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Autore: Alien T    19/04/2013    0 recensioni
Storia scritta per il concorso "Macchina da scrivere - Original Talent Edition's".
La prima parte tra virgolette è l'incipit dato a tutti i partecipanti, il resto della storia è scritto di mio pugno.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non erano mai stati in un luogo come quello, ma i riflessi della luna sull'erba erano familiari, ancestrali e meri. Le stelle parevano essere briciole di pane su uno sfondo nero, che si disperdevano lungo le cime delle montagne che sfidavano il cielo. Era un luogo idilliaco, in cui regnava la tranquillità. Era una fortuna aver trovato un posto del genere durante l'escursione, ma entrambi sembravano desiderosi di trovare qualcosa di molto più invitante, anche se oramai non si vedeva nulla a causa del buio. 
Avevano camminato per ore, cosa che molti del villaggio non avrebbero fatto, perché non avevano il coraggio nemmeno di raggiungere il limitare della foresta all'imbrunire, proprio quando tutto si oscurava. Il che era un peccato, data la spettacolarità del cielo. L’alto piano permetteva ai due intrepidi viaggiatori di godere di una vista che mozzava loro il fiato: le stelle erano così nitide e a loro parevano così vicine da poterle toccare semplicemente con un dito. Guardarono lo spettacolo di colori, finché uno di loro non si alzò dal suolo, per poi raggiungere l'albero dalla corteccia rugosa e spessa. Il vento si stagliava sui rami e sulle foglie, alzando uno strato di polvere dal terreno, che si perse dopo qualche minuto oltre la barriera di arbusti e rovi.
L’altra rimase distesa a terra, troppo innamorata di quella visione stellare per staccarsene, tuttavia se ne allontanò con un notevole sforzo, per appoggiare poi gli occhi sull’amico. Anche lui la stava guardando e sulle sue labbra aleggiava un sorriso. Quella curva sinuosa si increspò per dare vita a delle parole."

 
“Ricorderemo la strada per tornare a casa?” Disse la ragazza continuando a guardare il cielo.
“Non credo ce ne sarà bisogno.”
Nessuna parola avrebbe mai potuto distogliere il loro sguardo dal mantello blu che sovrastava i loro pensieri oltre che le loro stesse teste.
“Sai Leila, ho sempre pensato che il cielo nascondesse qualcosa, qualcosa di tanto prezioso da non poter essere rivelato. Ora ho come la sensazione che quel tesoro sia al mio fianco.”
“Tutti nascondono qualcosa, chi un tesoro, chi una virtù. Siamo tutti bugiardi su questa terra.”
“C’è chi nasconde solo la verità.”
“E’ bugiardo a modo suo.”
Uno scambio di sguardi tra loro bastava a far tremare le montagne.
Il ragazzo avvicinandosi alla sua compagna, la prese per mano.
Erano a pochi di centimetri distanza, lei, capelli lunghi neri sciolti sulle spalle e occhi color del miele, lo guardava come se in tutto il mondo fosse l’unico ragazzo degno di tenerle la mano, lui, alto, slanciato, biondo e sorridente, intrecciò le dita alle sue e le accarezzò una guancia.
“Mi concedi questo ballo?” Chiese lui con la sua voce profonda e cavernosa.
“Con estremo piacere.” Disse lei assecondandolo.
Sotto quelle stelle, ballarono, ballarono come Anastasia e il suo Dimitri, come Elena e il suo Damon, ballarono come Cenerentola e il suo principe. Lui la fece volteggiare come la più bella delle reginette, lei lo strinse forte a sé come la più dolce delle madri. Nelle loro teste risuonava una canzone stupenda, la stessa ad entrambi. Una magia che sembrava realtà. Risero e girarono su loro stessi, dimenticandosi dell’escursione, del loro villaggio, delle loro famiglie. Erano solo loro due, stretti in un unico abbraccio, uniti in un saldo legame indistruttibile. Ballavano senza pensare, senza preoccuparsi di come ballando avevano dimenticato di guardare il cielo. Vedevano nell’altro la stella più brillante.
Abbracciandosi avevano oltrepassato ogni barriera, si completavano l’un l’altro come due parti di uno stesso puzzle. Erano così vicini da potersi scambiare ogni battito cardiaco, intorno a loro il mondo era fermo, immobile ad ascoltare il loro eterno ed infinito amore.
Smisero di volteggiare e si guardarono così in profondità da svelare qualsiasi loro segreto.
“Non resisto più.” Disse lui avvicinando piano il viso a quello della ragazza.
“Jason, sai che non possiamo.” Rispose lei spezzando l’atmosfera come uno specchio in mille pezzi.
“Sei condizionata, sei ancora vittima del pensiero altrui. Ci vogliono allontanare ma tu sai che non è possibile, non ascoltare ciò che la gente dice, ascolta ciò che ti consiglia il tuo cuore.”
“Jason, non possiamo, l’hai sempre detto anche tu.”
“Sì, prima di capire quanto speciale tu sia.”
In quello sguardo albergava l’amore, l’amore quello vero. Ne erano sicuri, entrambi. Fermati da non si sa quale forza oscura, presero i loro zaini e per mano se ne andarono. Del cielo non importava più niente a nessuno, le stelle parevano essersi spente una ad una. Presero per un sentiero buio, ancora mano nella mano Jason parlò:
“Io ti amo comunque, qualsiasi cosa tu possa pensare, ti amerò da qui alla fine dei nostri giorni.”
“Si, anche io ti amerò, in silenzio piangendo su ciò che non è mai potuto esistere.”
“Sei la cugina migliore del mondo Leila, la migliore del mondo.”
Si dileguarono nella notte, sparirono in preda ai loro sentimenti, come Batman e Robin continuarono a stare l’uno accanto all’altro.
 

 
  
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