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Autore: Zeepbels    19/04/2013    6 recensioni
Qualcuno si è mai chiesto cosa pensava Caesar Flickerman mentre intervistava i Tributi partecipanti ai 74esimi Hunger Games?
*Dal testo*
Sui maxischermi che compongono la scenografia compare il mio volto in varie espressioni. Mentre rido, faccio una battuta o ammicco. Il pubblico, intanto sta battendo le mani a ritmo, sillabando il mio nome.
Ormai ci ho fatto l’abitudine. Quasi quasi mi trovo a mio agio solo in quando sono ripreso da qualche telecamera. Ma dopotutto, sono o non sono la persona che Capitol City ama di più?

*Titolo e citazione iniziale presa dalla canzone "The show must go on" dei Queen*
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caesar Flickerman, Favoriti, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 THE SHOW MUST GO ON.

"... On and on, does anybody know what we ar lookng for?                                       "... Qualcuno sa dirmi che cosa continuiamo a cercare?
Another hero, another mindless crime.                                                                             Un altro eroe, un altro stupido crimine.
Behind the courtain, in the pantomime.                                                                            Stanno in fila dietro il sipario, sulla scena.
Hold the line, does anybody want to take it anymore?                                                     C'è forse qualcuno che ne ha abbastanza?
The show must go on,                                                                                                         Lo show deve andare avanti,
Inside my heart is breaking,                                                                                                dentro il cuore mi si spezza,
my make-up be flacking,                                                                                                    forse il trucco mi si sta sciogliendo,
but my smile still stays on ..."                                                                                             ma devo continuare a sorridere ..."

Queen - The show must go on 

Una decina di preparatori cinguettanti irrompe nel mio camerino. Due donne dai capelli cotonati mi infilano gli abiti per la serata, un completo azzurro con lucine intermittenti incorporate nel tessuto e scarpe di vernice brillantata dello stesso colore. Mi avvicino allo specchio che ricopre la parete. Liscio distratto il risvolto della giacca, faccio qualche passo. Tutto mi calza alla perfezione. Poi, mi risiedo sulla poltrona, mentre Olef, il mio stilista, mi stende una mantellina sulle spalle e inizia a colorare con la tinta i miei capelli, che in breve, diventano azzurro polvere.
Contemporaneamente, vengo avvolto da una nuvola di cipria bianca e profumata. Chiudo gli occhi e tento di rilassarmi. I pennellini dell’ombretto fanno su e giù sulle mie palpebre, morbidamente. Sento un po’ di solletico quando uno dei preparatori mi tinge le labbra.
E’ sempre così, ogni anno. Ripassare i nomi dei Tributi per non dimenticarli quando li devo presentare, studiare le domande da rivolgere loro, la preparazione … la cosa inizia a farsi noiosa. Quanti anni sono che intervisto Tributi? Quaranta? Quarantuno? E chi se lo ricorda più!
- Finito! – trilla Olef. Mi guardo allo specchio. Ormai il mio volto è completamente bianco. Meglio, non farà vedere le rughe che sono spuntate. Mi sfioro le guance con la mano, pensoso. Credo proprio che prenderò appuntamento con il chirurgo plastico per giovedì, la mia faccia ha bisogno di un intervento immediato.
Gli stilisti e i truccatori escono, lasciandomi solo. Do’ un’occhiata all’orologio fosforescente appeso alla parete. Tra meno di venti minuti saremo in onda. Per passare un po’ il tempo, rileggo la lista di domande che mi sono appuntato. Mi gratto il mento leggendo quelle per i Tributi del 3. Sono banali. Dovrò inventare qualcosa una volta sul palco.
Sbuffo pensando al fatto che non possa portare un bloc-notes con me quando intervisto. E’ così stressante questo lavoro …
Una voce femminile annuncia che mancano cinque minuti all’entrata in scena. Mi alzo, rassetto un po’ i pantaloni e mi avvio dietro le quinte. Un omino minuto mi spruzza del profumo che mi fa tossire. Poi, parte la sigla che caratterizza lo show da me condotto. Salgo i gradini e finalmente sbuco sull’enorme palcoscenico, allargando le braccia  e stampandomi sul volto un sorrisone a trentadue denti.
- Salve salve Capitolini!!!
Un boato mi accoglie. L’anfiteatro cittadino è pieno zeppo, forse più degli altri anni. I flash lampeggiano da tutte le parti, mentre mi avvio verso una delle due poltroncine di pelle bianca al centro del palco, che sono circondate da altre, più piccole, dove siederanno i Tributi nell’attesa di essere intervistati.
Sui maxischermi che compongono la scenografia compare il mio volto in varie espressioni. Mentre rido, faccio una battuta o ammicco. Il pubblico, intanto sta battendo le mani a ritmo, sillabando il mio nome.
Ormai ci ho fatto l’abitudine. Quasi quasi mi trovo a mio agio solo in quando sono ripreso da qualche telecamera. Ma dopotutto, sono o non sono la persona che Capitol City ama di più?
Prima di iniziare, aggiusto il microfono nascosto nella giacca. Quello che ci manca è che si metta a fischiare.
- Allora, gente, siete elettrizzati?
Certo che lo sono. E infatti, uno scroscio di applausi conferma le mie parole. Molti urlano. Esaltati, non elettrizzati.
Racconto qualche barzelletta idiota, giusto per prendere un po’ di tempo. Poi, quando l’atmosfera mi sembra abbastanza calda, attacco: - Ma adesso, bando alle ciance! Ecco a voi, signori e signore, i Tributi partecipanti ai settantaquattresimi Hunger Games!
I giovani concorrenti escono dalle quinte e si avviano verso i rispettivi posti, finché non  sono letteralmente circondato. Mi volto brevemente verso di loro, facendo correre lo sguardo sui loro volti e salutandoli con un cenno del capo. Quindi, mi alzo e mi avvio verso la folla.
- Ed ecco qui, ad aprire il corteo, splendente come il suo nome … GLIMMER!
Una ragazza alta e magra viene verso di me. Cammina sicura nonostante i tacchi altissimi, muovendo le gambe in modo provocante e agitando la mano verso il pubblico in delirio. Indossa un abito cortissimo, aderente e dorato, fatto di stoffa semitrasparente. Le bacio la mano e la invito a sedersi. Lei si accomoda, accavallando le gambe e spostandosi i capelli dorati sulla spalla sinistra.
- Allora, cominciamo, Caesar? – chiede ammiccando.
- Ma certo cara!
Le rivolgo solo e soltanto domande sul suo aspetto e su come si comporterà nell’Arena, e la cosa, devo dire, le va fin troppo bene. Chiacchiera sorridendo maliziosa, lasciandomi appena il tempo per rivolgerle le domande.
Quando il segnale acustico scatta, lei si alza agilmente e urla: - Vi amo tutti, Capitolini! Ci vediamo alla fine dei Giochi!
Bene, mi ha tolto anche la battuta con cui l’avrei dovuta salutare. Sperando che il suo compagno sia meno loquace, mi sporgo verso le tribune: - Vi è piaciuta eh? – la mia frase viene accolta da un boato – Ma ora, lasciamo spazio agli altri … Ecco a voi … MARVEL!
Il ragazzo bruno arriva quasi di corsa accanto a me, saluta, sorride … insomma, sembra proprio un tipo sicuro di sé. Risponde a tutte le mie domande con enfasi, in particolare a “So che usi bene la lancia … “
Dopotutto, ha ottenuto un nove in addestramento, non credo gliel’abbiano dato a caso. Comunque devo dire che, mi dispiace per lui, non ha la stoffa per vincere … no, proprio non ce l’ha!
Nonostante i pensieri che mi frullano nella mente, gli riservo un saluto in grande stile. Arriva il turno della ragazza del 2, minuta, che si vede preferisca le divise degli addestramenti al vestito da sera rosa antico che la sua stilista le ha messo addosso.
- Clove … che immenso piacere … - dico prendendo la mano che mi sta tendendo.
Non è una tipa chiacchierona, devo dire, e ciò mi fa prendere una pausa. E menomale! Perché, non appena urlo il nome di Cato, lui mi si piazza davanti. E’ una vera belva, un’ assassino nato. Quanto tempo avrà passato chiuso in nell’accademia del suo Distretto? Otto, dieci anni? Anche da sotto lo smoking posso immaginare i suoi muscoli possenti, non dubito del fatto che potrebbe benissimo uccidere molti degli avversari a mani nude. Penso che, a  interviste terminate, punterò qualcosina su di lui. Magari anche più di qualcosina.
I Tributi del 3 sono piccoli e smunti. Ma dico io, i loro genitori non danno da mangiare a questi ragazzi?!
Come spesso accade nelle interviste di chi proviene da questo Distretto, devo censurare la parte riguardante i punteggi, perché sono troppo bassi e li metterei in imbarazzo. Perciò mi limito a domande sulla famiglia.
Quelli del 4 sembrano tutto meno che Favoriti. Sono vanitosi e arroganti come molti prima di loro, ma non sembrano molto forti e neanche tanto intelligenti. Specialmente lei, che mi sa tanto di emarginata sociale.
Al momento di presentare la ragazza del 5, vado un attimo nel panico. Come si chiamava? Oddio non ricordo il suo nome … mi asciugo il sudore dalla fronte con il fazzoletto. Il pubblico, intanto, mi guarda un po’ perplesso. Così, sono costretto a improvvisare.
- E ora, la volpe di quest’edizione, il Tributo più intelligente che abbia avuto l’onore di rappresentare il Distretto 5 agli Hunger Games!
La farsa funziona, così accolgo la ragazza dai capelli rossi e la pelle bianca, che quasi brilla nel suo vestito di veli celesti. Nonostante l’aspetto angelico , fin dalle prime parole capisco che è piuttosto letale. Dice di sapersela cavare in ogni situazione, e che ha buone possibilità di tornare a casa. Beh, buon per lei … Potrebbe benissimo arrivare negli ultimi quattro o cinque, ma vincere …
La saluto con un inchino, lasciando spazio ai concorrenti successivi. Me ne pento subito.
Se i Tributi del 4 mi erano sembrati banali, niente può superare quelli del 6. E quelli del 7, poi! Si fa fatica a credere che un’ assassina come Johanna Mason provenga dallo stesso Distretto di perdenti come loro.
Le interviste dell’8 e del 9 sono tranquille. Niente colpi di scena, solo battutine incerte da parte dei Tributi e grandi risate – false – da parte mia. Tanto andrà come ogni anno, quelli del 9 muoiono sempre al bagno di sangue.
Il ragazzo zoppo del 10 è un’ attore nato. Ride, scherza, fa il simpaticone insomma … sembra a suo agio come non mai, lì stravaccato sulla poltroncina. Ma, in fondo, tutti recitano una parte in questo show, no?
Rue, la bimba dell’11. E’ così piccola nel suo vestito da farfalla argentata, che penso che un soffio di vento la potrebbe far volare via. E’ allegra e vispa, dice di essere difficile da prendere. Spero che lo sia per davvero.
Ha ma vinto un dodicenne? No, credo di no. Non sarebbe male però … ah, ma che dico, non accadrà mai!
Arriva il turno di Tresh, il gigante. Non posso che essere intimidito di fronte a lui, dalla sua possenza  e dalla sua espressione dura. Non risponde proprio e, se lo fa, dalla sua bocca escono solo monosillabi. Devo arrangiarmi con battute del tipo: “Siamo misteriosi eh, Tresh?” oppure “Ehi! Il gatto ti ha mangiato la lingua?”. Smetto subito quando lui mi fulmina con uno sguardo assassino. Sento un brusio di interesse  levarsi dalla tribuna riservata agli Strateghi quando si alza senza aspettare il segnale e ritorna al suo posto.
Abbiamo quasi finito, Caesar, resiti ancora un po’!
Finalmente tocca il 12.  - Oh si, ora la serata si scalderà parecchio! – esclamo ad una Capitol City fuori di sé.
- Voi la conoscete probabilmente con un altro nome, eh? La ragazza in fiamme, dico bene? Ma per noi è l’incantevole Katniss Everdeen!
La sedicenne del Distretto dei minatori, sale sul palco, avvolta in uno splendido abito fatto di pietre dai colori del fuoco. La invito a sedersi. Mi sembra un po’ stordita.
- Allora, cosa della Capitale ti ha colpita di più?
- L … L’agnello con le prugne …
Risate generali. Forse l’hanno presa per una battuta, perciò la supporto con un commento idiota, adattissimo alla situazione: “Anche io ne mangio a secchiate, non si vede?”
Poi, passo alla parte della parata. Per questo argomento ho preparato una bella farsa. Anche lei aiuta, perché risponde in modo sincero, anche troppo, direi! Purtroppo, però, non posso insistere sul punteggio, un favoloso 11, perché so che ai Tributi non è concesso parlare di ciò che accade il giorno delle sessioni private.
Il colmo lo si raggiunge quando inizia a piroettare, mostrando l’incredibile effetto ottico del suo abito. Certo che Cinna è proprio un grande, spero lo promuovano a qualche altro Distretto, l’anno prossimo. Tipo il 5, elettricità. Chissà cosa si inventerebbe.
- Favoloso, semplicemente favoloso! – dico quando la ragazza smette di volteggiare - Allora, Katniss, un’ultima domanda. Cosa hai detto a tua sorella, salutandola?
Tutti tacciono.
- Ho detto che avrei provato a vincere, che l’avrei fatto per lei.
- E lo farai, ne sono certo.
Faccio una fatica immensa per riportare l’ordine in platea e presentare l’ultimo concorrente, Peeta Mellark.
E’ un giovanotto alto, biondo e con gli occhi azzurri, il tipico ragazzo di cui tutte le giovani andrebbero pazze. E’ anche simpatico. Improvvisiamo un bello sketch sulle docce qui a Capitol City. Finalmente qualcuno che collabora!
Gli rivolgo un’ultima domanda: - Allora, Peeta, c’è qualche ragazza che ti aspetta, nel 12?
Lui continua a negare, ma alla fine cede.
- Beh sai che ti dico? Vinci i Giochi e poi dovrà per forza uscire con te!– dico con tono malizioso.
- Grazie, ma non credo che nel mio caso mi servirebbe – mormora.
- E perché?
- Perché lei è venuta con me.
 
***
 
Quest’anno tenere a bada il pubblico è stata davvero un’impresa titanica. Innamorati sventurati agli Hunger Games. Mai vista una cosa simile! Chissà se durerà anche nell’Arena. Ma tanto, il vincitore è uno solo, e potrebbe anche non essere nessuno dei due.
Quanti Tributi ho intervistato nel corso della mia carriera? 960, Tributo più Tributo meno …
Quanti sono tornati indietro? 40.
Tifa per i tuoi eroi e piangi quando gli uccidono. Quanto è vero …
 I primi anni mi affezionavo sempre a qualcuno. Qualcuno che, alla fine, perdeva sempre. Con il passare del tempo ho imparato a mettermi una maschera sul volto. Ad apparire un capitolino come tanti, per cui gli Hunger Games sono solo un programma televisivo. E all'inizio, lo ammetto, lo credevo anch'io.
Vedendo da vicino chi vi partecipa, mi sono reso conto che non è così. Solo adesso capisco perché il mio predecessore si è tolto la vita. E’ un lavoro difficile da reggere. Più volte ho pensato di “dimettermi” dal ruolo di presentatore, ma penso che se lo facessi Snow non me la farebbe passare liscia.
L’unica cosa che mi resta da fare è autoconvincermi che questi siano davvero dei giochi ed omologarmi ai voleri di Capitol City per mandare avanti il mio show.
Chissà …  magari un giorno finiranno gli Hunger Games e io sarò ricordato come un pazzo che li amava alla follia. 

Angolo autrice! 
Questa OS mi è venuta in mente mentre guardavo il film di Hunger Games (per la quinta volta lol) con mio padre. Ad un tratto lui mi chiede cosa ci trovi Caesar nel suo lavoro e ciò mi ha fatto riflettere. Perciò ecco questa OS!! OuO
Spero vi sia piaciuta e recensite u.u
Se vi ha interessato il mio modo di scrivere passate a leggere l'altra mia ff. Sennò, mangiatevi un panino e lasciate stare (?)
Vi 
lascio che è meglio .-.
- Mary

  
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