Crepes for dinner ?
Roy
si arrotolò le maniche della camicia fino sotto i gomiti con
espressione stranamente concentrata.
Infilò
i guanti, aprì e richiuse le dita più volte, come
per saggiarne la
consistenza. Uno schiocco leggero, e subito una fiammella
scoppiettante si accese dal nulla, rimbalzando sul suo indice destro.
L’alchimia era qualcosa di spaventoso, certo, ma allo stesso
tempo,
in situazioni particolarmente critiche, poteva risultare un alleato
prezioso da sfruttare a proprio favore. Infatti, come previsto, i due
occhioni subito si spalancarono, affascinati. Roy, assicuratosi con
un certo compiacimento di avere tutta l’attenzione su di
sé, da
inguaribile esibizionista qual era sempre stato, ritenne dunque
opportuno mettersi all’opera in quella che, non
c’erano dubbi,
sarebbe stata ricordata negli anni a venire come una delle sue
imprese più brillanti e meglio riuscite.
D’altra
parte, se c’era di mezzo una sfida, il colonnello non era
tipo da
tirarsi indietro. Certo che no.
Dando
un’altra sbirciatina alla pagina del ricettario, giusto per
essere
sicuro, cominciò a rovistare dentro la credenza, alla
ricerca degli
ingredienti. Sostenuto
come sempre dal suo incrollabile ego, il pensiero che forse tutta
la faccenda era nettamente più facile a dirsi che a farsi
non lo
aveva sfiorato neppure per un attimo. Roy Mustang (appena
auto-elettosi per l’occasione primo chef
di Central City) si
calò dunque in un silenzio quasi religioso, rotto solo ogni
tanto da
una specie di leggero risucchio di sottofondo. Seduta a gambe
incrociate, una bambina dai codini biondi e dalla faccia paffuta
prese un lungo sorso dalla cannuccia del suo frappè,
osservandolo
con interesse dedicarsi a quella che in teoria
sarebbe dovuta
essere la loro cena.
-
Ah Ah! Osserva attentamente il tuo papà,
piccola. Chi dice
che non so cucinare, eh? guarda un po’ qui. Op!
Visto? - con
un largo movimento di braccio fece ruotare la padella, e una specie
di frittata panciuta si rivoltò in aria spargendo un odorino
agrodolce - Ah Ah! Sono un fenomeno, eh?
Op! - Ancora
un altro salto, un po’ più in alto - Ora vedremo
se la mamma avrà
ancora il coraggio di venirmi a dire che non sono neanche in grado di
accendere un fornello! Op! Op! - Una
critica personale per sminuire il suo grande orgoglio maschile, ecco
cos’era stata! E lui ovviamente non
poteva passarci sopra.
Non poteva accettare così spontaneamente quella
constatazione tanto
assurda! Eh no! ne andava del suo amor proprio
ferito! Ah,
ma gliel’avrebbe fatta vedere! Eccome!
Riza
si richiuse la porta di casa alle spalle con un sospiro sollevato,
lasciando cadere i sacchi della spesa sul tappeto. Si
inginocchiò
per scrollare la neve rimasta sulla giacca a vento del figlioletto,
con le guance accese dal freddo e i guanti premuti sulla bocca per
farsi caldo. Il bambino si sfilò in fretta la sciarpa,
correndo
tutto trafelato fino in cucina per salutare. Si bloccò sulla
soglia,
guardandosi intorno sorpreso. In rapida successione, notò: la sua sorellina che si rotolava per terra dalle risate. Una frittata
dall’aspetto malconcio spiaccicata sul soffitto. Suo padre
che
armeggiava con la rubrica del telefono, la cornetta appoggiata su una
spalla e un’ espressione che non lasciava dubbi
sull’accaduto. -
Che sta succedendo di là? - domandò Riza
vedendolo tornare indietro
con una faccia corrucciata. Il bambino incrociò le braccia,
assumendo una posa composta, e premette un labbro tremolante contro
l’altro nel disperato tentativo di rimanere serio -
Stasera si mangia cinese -