Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Redrum    09/11/2007    0 recensioni

Red feat. jKnife:
una raccolta di brevi e lunghi raccontini sulla tagliente linea che separa orrore e fantasia, pelle d'oca e amore, crudezza e lievità.
Concepita (sin dal 2004) dalle menti malate di due cugini, dei quali il prode Redrum ha preso la malsana iniziativa di renderla pubblica su EFP, questa serie di "esperimenti" vanta situazioni da brivido degne di essere narrate a voce bassa, in tenda, con la torcia puntata sotto il mento, un pacco di popcorn al vostro fianco... e magari, stretta all'altro, la ragazza che vi fa provare qualche altro brivido.

e non ve la dà, chiaramente.
Genere: Thriller, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

So che sono stato in errore,

ma dammi solo una pausa e

guarda i cambiamenti che ho fatto.

Ho alcune imperfezioni,

ma come puoi collezionarle tutte

e gettarmele in faccia?”


Staind, Right Here





Si chiamava Kyra, ed era bellissima. Aveva occhi con un taglio particolare, obliquo, quasi orientale, e poi un grazioso naso all’insù, una bocca dolcissima, capelli lunghi castani che le ricadevano lungo la schiena e un corpo perfetto, con curve morbide e fluide. Si chiamava Kyra, e ora probabilmente mi odiava. Fantastico. Girai la chiave e spensi l’autoradio. Le note di She Hates Me dei Puddle of Mudd si troncarono di netto e le casse della macchina si ammutolirono. Uscii sbattendo la portiera dietro di me, con un gesto che era a dir poco spossato. Con una smorfia mi raddrizzai gli occhiali sul naso e mi asciugai il sudore dalla fronte. Per essere metà luglio faceva anche troppo caldo, saranno stati quaranta gradi, dannazione. Nonostante ciò non avevo proprio tanta voglia di farmi un bagno in piscina, ma decisi che se non altro mi avrebbe schiarito le idee. Mi diressi verso il bungalow numero 37, mi cambiai, presi il mio asciugamano, la mia vecchia cuffia, ormai diventata più brutta di quando l’avevo comprata, e andai verso la piscina del campeggio.

Dopo essermi trovato un lettino libero mi piazzai lì, sdraiato sull’asciugamano a meditare sulla mia situazione sentimentale. Disastrosa. Perché mi odiava? Perché? Dopotutto la conoscevo solo da poche settimane. E a nulla servivano i numerosi (eccessivi forse) squilli che le facevo. Quella non rispondeva mai. Mai. Da una parte c’ero io, completamente rincoglionito sin dal primo momento in cui l’avevo vista, e dall’altra c’era lei, che pareva fregarsene di tutto quello che facevo, della mia esistenza. Ecco, questa è l’espressione giusta, pensavo. Se ne fregava della mia esistenza. O meglio, non voleva la mia esistenza. Non sapevo perché, ma avevo questa impressione. Riuscivo quasi a percepire il suo odio verso di me, che si manifestava il più delle volte con il tono seccato e rabbioso della sua voce. Ah, già, pensai. Se poi contiamo che avevo scoperto che (udite udite) aveva il ragazzo... Non che fosse strano, sapete. Ogni ragazza che notavo, ogni ragazza che vedevo per strada e di cui dicevo “Però, è carina!”, subito dopo, facciamo tre secondi dopo - ZAN! - veniva cinta da una specie di gibbone con la maglia rosa (e sottolineo rosa) e i capelli gialli (non biondi, gialli). Oh-oh-oh, ma che sorpresa.

Ma che sorpresa.

Colpii il telo del lettino con un cazzotto, e mi accorsi - troppo tardi - che vicino a me c’era un bambino che mi guardava sconvolto. Sapete, quando medito sulla mia vita sentimentale (disastrosa) a volte mi capita di parlottare e gesticolare tra me e me. E quel bambino, a giudicare dall’espressione che aveva stampata sul volto, doveva avermi osservato proprio mentre parlavo da solo. Diamine, dovevo essergli sembrato uno psicopatico. Cercai di rimediare alzando il pollice e ghignando verso di lui, con un sorriso forzato che sembrava più la mia smorfia sulla foto di classe, scattata mentre starnutivo. Tuttavia il ragazzino parve rassicurato (forse perché era passato dal considerarmi pazzo al considerarmi completamente scemo) e si avvicinò al mio lettino. Avrà avuto 13 anni, forse, e osservandolo meglio mi resi conto che la capigliatura biondo grano lo rendeva simile a Billy di Jeepers Creepers 2, sapete, quello che viene catturato dallo spaventapasseri. Vabbé, sorvoliamo, pensai, e, tanto per cambiare, lo dissi anche a voce alta. Il ragazzino sembrò non farci caso e, a bruciapelo, mi domandò:

Che hai? Problemi di femmine?”

Lo guardai interrogativamente, e stavo per proporgli di farsi gli affaracci suoi, ma lui mi anticipò scusandosi:

No, ero venuto qua perché mio fratello grande ha scordato la cuffia e, dato che tu non facevi il bagno, magari...”

Abbassai lo sguardo verso la mia cuffia da piscina, appallottolata ai piedi del lettino. Dio, com’era brutta.

Oh, sì, prendila pure...”, feci, “Casomai me la rendi dopo, o me la lasci davanti al bungalow, è il numero trentaset--”

Ma perché eri arrabbiato?”, mi interruppe. “La tua ragazza ti ha lasciato?”

Ecco, ci siamo, pensai. Ma è così evidente? Beh, non scordiamoci che avevo parlato da solo per un quarto d’ora.

Magari ce l’avessi una ragazza”, dissi con fare noncurante, come se non me ne fregasse nulla del fatto che eravamo rifiniti sull’argomento. “Questa mi odia...”, proseguii, e poi esordii con un rivoltante effetto sonoro che voleva essere la parodia della colonna sonora di Gundam Wing.

ZAN-ZAN!”, gracchiai, e il ragazzino fu momentaneamente occupato a schivare le gocce di saliva che avevo sparato. Dannato caldo. Cominciavo ad avere sete.

Come sarebbe, ‘ti odia’? Non è un po’ esagerato dire così?”

Mah, sarò anche insistente, ma lei... è cattiva, non mi risponde mai...”

Naah, impossibile”, fece il ragazzino, che, a giudicare dalla scritta sul braccialetto, doveva chiamarsi Benjamin. Ci avevo quasi azzeccato, pensai trionfante. Billy, Benjamin... La ‘B’ c’era.

E’ impossibile che una ragazza ti odi senza motivo...”, proseguì. “Tu le hai fatto qualcosa?”

No, amico”

E allora ricordati che non può essere davvero cattiva. Non sul serio”

Notai che aveva un abbastanza evidente accento del Massachussets, lo capii dal modo in cui sottolineava la parola ‘cattiva’, wicked, come se ci pestasse sopra con un pressacarne.

Ma lei ha già il ragazzo?”

Annuii.

E lui è forte?”

Mah, è un po’ atletico”, feci con aria vaga, sfoderando la mitica arte di minimizzare yankee. Lui giocava a football ed aveva un collo largo come il rimorchio di un diciotto metri.

In quel momento arrivò il fratello di Benjamin, un tipo alto, forse quanto me, coi capelli castano chiari e un po’ di baffetti.

Ciao, sono Jason!”, si presentò, e io gli strinsi la mano.

Piacere, mi chiamo Brian”

Scusa per mio fratello, è un po’ troppo curioso..”

Non è vero!”, protestò Benjamin contrariato.

Ma no”, lo rassicurai. “E’ un bravo ragazzo, non disturba affatto...”

Senti, Brian”, mi fece Jason. “Volevo sapere se...”

Ah, sì, prendi pure la cuffia, io non la sopporto”, lo interruppi.

Originale combinazione di colori, Bri”, ironizzò lui osservandola. “Verde e viola... Un pugno nell’occhio! Tu non te lo fai un bagno? Fa un caldo maledetto, qui”

Riecco la mitica parlata del Massachussets: “’s wicked hot, in here”, col wicked evidenziato come se fosse scritto a colpi di pallottole su una staccionata. Non ne potevo più di sentire quella parola. Wicked, malvagio, cattivo. Mi ricordava lei. Dissi che non avevo voglia di tuffarmi.

Tu vieni Ben?”, chiese Jason al fratellino.

No, vado alla nostra sdraio.”

Okay”, fece lui alzando le spalle e si tuffò a candela nell’azzurra acqua della piscina, mentre Benjamin si allontanava e si metteva a frugare nello zaino del fratello e a spippolare col suo cellulare. Sorridendo mi sdraiai e iniziai a guardare nel vuoto, in direzione della piscina, dove Jason sguazzava felice con la mia cuffia. Dio, era proprio orrenda. E poi così vistosa. Se ce ne fossero state altre messe in fila, probabilmente ci sarebbe atterrato sopra un 747.

Dall’altra parte della piscina c’era il bagnino, un uomo muscoloso che sembrava una statua di bronzo greca, e che mi ricordava troppo il ragazzo di Kyra. Poco distante da lui c’erano un marito e una moglie di mezz’età, che si spalmavano a vicenda di crema abbronzante e tentavano di completare un cruciverba allo stesso tempo. C’era anche un tizio magro con un accappatoio nero, che camminava avanti e indietro sul bordo della piscina. Se cercava i suoi occhialini, pensavo, era sulla strada sbagliata, dato che ce n’era un paio appesi sulla rete che divideva la piscina dal parco giochi. Sotto l’uomo in accappatoio c’era Jason, intento ad immergersi sott’acqua. Il tizio lo stava osservando. Sorrisi: anche lui aveva notato la cuffia. Intanto la signora col cruciverba, in un gesto stizzito, aveva lanciato il tubetto di crema oltre la rete, e il bagnino stava cercando di recuperarlo invano. Il tizio in nero frattanto si era rivelato essere quello della manutenzione, dato che si era messo a trafficare nell’acquedotto, vicino alla centralina. Il marito della signora, un uomo basso e grasso, stava incitando il bagnino, che, nonostante l’abbondante massa muscolare, sembrava sforzarsi come non mai per raccogliere il tubetto senza scavalcare la rete. Mentre l’ometto grassoccio faceva il tifo come se stesse guardando un incontro di Smackdown in tv, decisi che non avevo molta voglia di scoprire se il bagnino avrebbe avuto la geniale idea di scavalcare il recinto o se avrebbe continuato a contorcersi per l’eternità, allungandosi più che poteva per raggiungere il tubetto. Così chiusi gli occhi e iniziai a sonnecchiare.

Fu l’urlo a farmeli riaprire. Dove prima c’era Jason ora era tutto un muoversi di acqua che schizzava, schiumava e ribolliva dappertutto. Di colpo la mia cuffia emerse dalla schiuma e si mise a vorticare in superficie, mentre Jason si agitava sott’acqua. Si udì un rumore simile a un cespo di sedani che venivano spezzati, un suono che ricordava in modo agghiacciante la rottura delle ossa. L’acqua si tinse di rosso e tutti i bagnanti uscirono strillando dalla piscina, mentre il bagnino, che nel frattempo era riuscito a recuperare il mitico tubetto di crema, lo lasciava cadere di nuovo al di là della rete e accorreva per tirare fuori dall’acqua il ragazzo. Aveva un braccio rotto, con l’ulna che gli usciva in posizione innaturale dal polso. Jason era svenuto, e, mentre venivano chiamate le ambulanze, io vidi un’ombra fugace: una ragazza che si lasciava cadere un accappatoio nero giù dalle spalle nude e che correndo via dalla piscina mi rivolse uno sguardo torvo con i suoi occhi dal taglio obliquo, da lince, quasi orientale.

Benjamin nel frattempo aveva raccolto la mia cuffia dall’acqua vermiglia, e mi guardò spaventato mentre un gruppo di medici portavano via Jason con una barella e il tecnico della manutenzione - quello vero - invertiva il senso di scorrimento dell’aria dai tubi dell’idromassaggio, che avevano ‘aspirato’ il braccio del ragazzo. Allora fissai Benjamin e lentamente dissi:

Te l’avevo detto che mi odiava.”












  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Redrum