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Autore: Kuri    10/11/2007    4 recensioni
"E per l’ennesima volta è ancora estate. Gli yukata leggeri vengono tirati fuori dalle loro buste di plastica, il condizionatore riprende a riempire tutta la casa del suo quieto ronzio. E come ogni estate si rinnova questo rito, da anni e anni e anni, questo aggrapparsi ostinatamente alla memoria per non andare alla deriva."
Satsuki è cresciuta. Ha diciassette anni e vorrebbe solo essere felice, vorrebbe solo potergli dire che lo ama. Ma ci sono troppe cose che non conosce del passato delle persone che la circondano.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei dirvi qualcosa su questo capitolo, ma credo che non lo farò... vi dico solo che io l'ho amato moltissimo e ho amato moltissimo anche la spalla di Sa-chan, ma come è possibile non amarlo?? Cioè, è semplicemente fantastico e siccome è l'unico che non sta con nessuno, perciò me lo prendo io! Ops, ho detto anche troppo... buona lettura!



Bibite


L'auto sportiva è ferma proprio di fronte al cancello della scuola come se al proprietario non importasse nulla delle regole della strada. Il colore richiama l'attenzione come un pugno nello stomaco, un giallo allegro e solare che non può non essere notato.
Appena la vedo all'uscita vorrei mollare la cartella qui sul selciato, voltarmi e tornare a scuola per chiudermi nello sgabuzzino degli attrezzi sportivi.
Invece Naoki, appoggiato al cofano con naturalezza, le gambe accavallate, mi saluta alzando la mano e agitando le dita.
È imbarazzante. Insomma, sarà un amico di famiglia, ma ho diciassette anni ed è imbarazzante farsi venire a prendere a scuola da un tipo stravagante come Naoki, anche se ha un'auto sportiva.
Quando vede un gruppo di studentesse avvicinarsi al cancello spinge indietro i capelli biondo platino e ride fragorosamente.
«Ciao Satsu-chan!» esclama a voce alta.
Eppure non sta esagerando di proposito i propri gesti per esibizionismo. Naoki è così, e basta. E forse è proprio questo ad averlo reso più felice degli altri, con il trascorrere del tempo.
Essere sé stessi perché non potrebbe essere altrimenti.
Piacerebbe molto anche a me, riuscirci.
«Ciao Naoki...» mugugno aprendo la portiera e gettando dentro la cartella. Lui distoglie a fatica lo sguardo dalle studentesse e si volta a guardarmi. Stringe le labbra, come se qualcosa lo contrariasse.
«Sei pallida, Satsu-chan. Cosa succede?»
Assottiglio gli occhi.
«Se sei qui vuol dire che qualcuno ti ha raccontato tutto. Non fare domande inutili.»
Naoki apre la bocca orripilato dalla mia risposta, completamente senza parole, mentre io mi lascio cadere sul sedile di pelle dell'auto.
«Quando ti comporti così assomigli tantissimo a Takumi. E questa cosa è inquietante! Non mi libererò mai del suo spettro.» lo sento dire mentre gira attorno al cofano dell'auto e viene a sedersi accanto a me, al posto di guida.
«E ti perseguiterà finché non ti deciderai a vivere più responsabilmente la tua vita.» gli rispondo incrociando le braccia sul petto mentre Naoki inserisce la prima e sgomma sull'asfalto di fronte alla scuola con un fastidioso stridio di pneumatici.
Non risponde, si limita a fissare la strada attraverso le lenti colorate degli occhiali, stringere le labbra con concentrazione e l'auto prende velocità tra le strade trafficate.
Quando mi accorgo che non sta andando verso casa mia o l'appartamento di papà e Reira mi rilasso sul sedile avvolgente con un sospiro.
«Dove stiamo andando?»
«A rilassarci un po'. Tu ne hai proprio bisogno, Sa-chan.» mi risponde Naoki con un sorriso, svoltando con l'auto in una stradina affollatissima. Quando si ferma al semaforo una massa compatta di persone ci passa davanti marciando impettita sulle strisce pedonali.
Io e Naoki siamo così. Nessuna delle persone che conosciamo ci considera abbastanza adulti e di conseguenza, secondo loro, quello che diciamo non è che valga davvero qualcosa.
«Lo sai che sei molto carina con la divisa scolastica, Sa-chan?» mi dice Naoki voltandosi verso di me con un sorriso enorme che gli invade tutta la faccia.
E parte sgommando, senza neppure guardare la strada.
Istintivamente cerco di aggrapparmi a qualsiasi cosa, puntando i piedi sul cruscotto, ma l'auto scivola via tranquillamente, proseguendo la sua folle corsa lungo la lingua d'asfalto.
Forse è proprio per cose come queste che non ci prendono sul serio.
Io ancora troppo bambina, ma ossessionata costantemente dal desiderio di essere adulta.
Naoki, di crescere, proprio non ne ha voglia.
A volte lo tratto male, però in fondo mi piace quando mi viene a prendere a scuola e a volte mi porta poi al karaoke oppure a fare spese a Shibuja, lasciandomi comprare tutto quello che voglio.
A dir la verità mi chiedo come faccia a sostenere uno stile di vita così sfarzoso.
«Perché mi stai guardando male, Sa-chan?» piagnucola lui all'improvviso. Non faccio in tempo a rispondere perché lui inchioda con l'auto, facendo fischiare le ruote sull'asfalto.
«Ma sei impazzito?» grido con le mani posate sul cruscotto.
Naoki scende dall'auto rivolgendomi un sorriso e facendomi cenno con la mano di scendere.
La strada in cui ci troviamo è stranamente tranquilla, per trovarsi a Tokyo. Quando alzo lo sguardo, la mia attenzione è catturata dall'insegna rosa e bianca del locale davanti al quale Naoki si è fermato.
Alza anche lui lo sguardo insieme a me mentre infila le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Oggi ci vuole proprio un frappé alla fragola bello grosso.»
Arriccio il naso.
«Cosa? Un frappé alla fragola? Non sono più una bambina!»
Naoki ridacchia, sollevando le spalle con un gesto noncurante.
«Quando lo avrai tra le mani vedremo se la penserai ancora così, Satsu-chan...» mi dice dandomi un colpetto sulla schiena per spingermi verso la porta rosa del locale, dalla vistosa maniglia a forma di gelato.
Quando Naoki entra salute le commesse con un allegro gesto della mano e queste gli rispondono cordialmente, chinando appena la testa.
«Due frappé alla fragola!» grida in mezzo al locale alzando la mano con l'indice e il medio sollevati.
In un certo senso credo che tutti invidino a Naoki questa capacità di vivere sopra le righe e la spensierata leggerezza con cui lo fa.
Quando ci sediamo ad un tavolo isolato lui lancia un'occhiata soddisfatta al locale pieno di ragazzine e poi punta gli occhi su di me, aspettando.
Io abbasso lo sguardo, mi fisso le unghie come se la loro forza improvvisamente mi interessasse.
«È stata Reira a chiamarmi e raccontarmi tutto, Sa-chan. Tuo padre era molto triste per quello che è accaduto.» inizia a dire togliendosi gli occhiali dalle lenti rosa e passandosi una mano tra i capelli. Quando una delle cameriere si avvicina con due enormi bicchieroni colmi di frappé schiumoso, lui le sorride gentilmente.
Afferro il mio con entrambe le mani e porto la cannuccia colorata alla bocca. È fresco e piacevole ed ogni sorsata mi risolleva. Il sapore intenso della fragola si spande nella mia bocca.
«Takumi è sempre stato un uomo molto attaccato al lavoro.» prende a dire Naoki, mentre il suo sguardo sembra perdersi nei ricordi del passato «In qualsiasi momento della sua vita ha sempre e solo pensato a come poter esaltare la voce di Reira. Era questa la sua unica preoccupazione. Nulla poteva distoglierlo dal suo obbiettivo, neppure tua madre, anche se lui ha sempre fatto molto per starle vicino.»
Le parole di Naoki hanno una dimensione di sogno e assomigliano tanto agli sbiaditi ritagli di giornale che la mamma conserva ancora.
Io rimango aggrappata con entrambe le mani al bicchiere come una bambina e ascolto avida le parole di quest'uomo così strano sperando di trovarvi una risposta. Perché forse, se riuscissi a capire finalmente i miei genitori, potrei anche comprendere cosa mi sta accadendo e dimenticare più in fretta il dolore di ieri sera.
«E poi sei arrivata tu. E proprio Takumi, che non riusciva mai a rilassarsi, è riuscito finalmente a tratte un sospiro di sollievo. Per tuo padre sei l'unica speranza di non perdersi, Sa-chan.»
I miei occhi sono piantati su Naoki, sulla speranza di sentirmi finalmente raccontare la verità su tutti loro.
Lui distoglie lo sguardo da me e persa improvvisamente tutta la serietà che aveva addosso fino a qualche secondo fa, occhieggia allegramente in giro per il locale, soffermandosi soprattutto sui gruppetti di liceali.
«Tutto qui?» gli chiedo sollevando un sopracciglio.
«Già!» risponde lui serafico «Quindi non essere troppo arrabbiata con papino, ok?»
Mi alzo di scatto appoggiando i pugni chiusi sul tavolino per sollevarmi.
Non so neppure io perché in questi ultimi giorni io mi stia comportando così. È come se il mio corpo stesse reagendo ad una sensazione dolorosa mentre il cervello si chiede confuso cosa stia accadendo e cerchi una via d'uscita che non è mai esistita.
Lo sguardo di Naoki ridiventa serio e avvolgendo la mano tiepida intorno al mio polso mi spinge a sedermi di nuovo.
«Non chiederti che cosa ne è stato dei tuoi genitori e di tutti noi, Satsuki. Sapere cose di questo genere non ha mai fatto bene a nessuno di quelli che vengono dopo. È giusto che tu possa vivere al tua vita senza condizionamenti.»
Mi lascio cadere di colpo sulla sedia. Al frappé ancora di fronte ai miei occhi di tanto in tanto scoppia qualche bollicina sulla superficie.
«Perché continuate tutti a dirmi così, senza che qualcuno mi spiega il motivo?» appoggio una mano sul petto «Non sono una bambina, anche se tutti pensate il contrario!»
Naoki incrocia con lentezza le gambe, facendo ondeggiare il piede chiuso in uno stivaletto di cuoio. Lascia cadere il braccio all'indietro e con l'altra mano afferra il bicchiere di vetro e porta la cannuccia alla bocca.
«Credi che riusciresti ad osservarli con lo stesso sguardo, se io ti dicessi qualcosa di quello che sono stati?» si interrompe per dare una lunga sorsata al frappé «Già loro non riescono a separarsi dal loro passato. Sarebbe ingiusto che tu ne rimanessi intrappolata.»
«Perché non ho dei genitori normali?» sussurro tra i denti, stringendo i pugni chiusi sulle ginocchia. La scia tiepida di una lacrima mi percorre una guancia.
Naoki si sporge verso di me osservandomi con un sorriso di comprensione.
«Sai quanto avrei desiderato io dei genitori come i tuoi?»
Scuoto la testa. Le ho sentite mille volte queste parole. Le mie amiche me lo dicono sempre quando vedono gli abiti alla moda della mamma e l'auto con cui papà viene a prendermi a scuola quando è in Giappone.
Vorrei solo poter gridare quando sono arrabbiata che non mi capiscono, ma in verità sono io a non capire loro.
Non capisco la mamma quando passa ore a sfogliare album zeppi di ritagli di giornale oppure quando papà si ferma a fissare fuori dalla finestra per lunghissimi minuti, assorto.
In quei momenti loro non ci sono più. Sono ricordi, rimpianti, frammenti di lacrime e mille e mille parole mai dette.
«Satsuki...» la mano di Naoki incontra la mia «So che non dovrei dirti queste cose e se tuo padre mi scoprisse me ne farebbe pentire amaramente. Ma io ti voglio bene. Sono stato la prima persona a cui tua madre ha mostrato come aveva preparato la tua cameretta. E soprattutto odio non vederti più sorridere come tempo fa...»
Quando alzo gli occhi su di lui, Naoki mi guarda con gentilezza, cercando di farmi coraggio.
«Un anno prima che tu nascessi, Shin e Reira ebbero una relazione. Tuo padre, appena scoprì la cosa, fece di tutto per separarli, mettendo in Shin dubbi circa il suo amore per Reira e isolando sempre di più lei, sommergendo la band di lavoro. Quando poi Shin venne a sapere che Takumi aveva lasciato tua madre per stare con Reira... la prese molto male. Quello che è rimasto sospeso tra di loro è qualcosa che rischierà di schiacciarti, Sa-chan, se avrai la sfortuna di trovarti sotto.»
E lo sento ancora nelle orecchie il respiro di Reira, quel tentativo affannoso di riprendere respiro per non morire.
«Non è vero...» sussurro mentre scuoto piano la testa in senso di diniego e le lacrime non possono fare a meno di cadere. Non è nient'altro che un pigolio, un ultimo tentativo di non pensare alle bugie dietro i sorrisi di tutti e alle parole false che mi sono sentita dire.
Mi alzo di scatto in piedi.
Li odio. Li odio tutti. Ma soprattutto odio me perché non riesco a smettere di piangere e di sentirmi piccola e stupida, e sperduta in qualcosa più grande di me.
«Sa-chan...» quando la mano di Naoki mi sfiora il braccio lo respingo con violenza e i capelli mi si appiccicano alle guance bagnate di lacrime.
La mia mano urta il bicchiere con il frappé che va a schiantarsi a terra, andando in frantumi. Sulle punte delle mie scarpe schizzano alcune gocce rosa.
Nel locale cala il silenzio. Immobile e fermo, mentre quella palude rosa si allarga sempre di più.
«Non è vero...»
Mi volto e inizio a correre verso la porta. Le suole delle mie scarpe fanno scricchiolare i frammenti di vetro per terra.
Urto la porta d'entrata, cerco di afferrare la maniglia ma non vedo nulla. C'è solo il nero profondo dei miei capelli, lacrimi e singhiozzi senza respiro.
Quando sono finalmente in strada mi fermo, ansimando appena con le mani piantate sulle ginocchia.
Tutto quello che mi hanno detto era una bugia.
Tutta una bugia.
Sento la porta aprirsi, accompagnata dal un leggero scampanellio.
Inizio a correre lungo la strada con sempre meno aria nei polmoni.
In alto, da qualche parte nel cielo ormai scurito, risuona il rombo suono di un tuono.





E ora faccio un po' la fastidiosa!

SakiJune: aiuto! Ma tu non eri una sostenitrice del pairing Shin/Reira? Cosa è successo? :P I tuoi commenti li apprezzo sempre molto, perchè hai una sorta di "visione obbiettiva" dei rapporti all'interno di Nana (per quanto il nostro amore ci conceda di essere obbiettive) perciò stimolano molto la mia curiosità. Approposito... ma la Yasu/Miu è una delle storie che hai scritto? Io sono una maledetta, perchè ho letto solo una tua storia e invece tu sei carinissima e commenti tutte le mie... è_é comunque io la vogliooooooo! Voglio quella storiaaaa!
Liveinthedark: Cucciola, non piangere più! *___* Spero che questo capitolo ti abbia dato un po' di tregua, però anche tu che mi ascolti Kuroi Namida! XD Ottima colonna sonora però! *bussa alla porta di casa di Liveinthedark con una confezione per un anno di kleeneks* Grazie per i tuoi complimenti... ma mi sa che alla Yaza-sama non sono degna neppure di portare le tavole in tipografia!
ValHerm: Mi sa che al punto di adesso Sa-chan non l'ha proprio capito che si cresce dopo un amore non corrisposto! Ma crescerà, come lo abbiamo fatto tutte noi... ma poi, come non ci si potrebbe innamorare di uno come Shin che a 34 anni circa io me lo immagino come un figo pazzesco? Impossibile!
majinannetta: Accontentata! Questa volta sono stata abbastanza veloce! Grazie mille per tutto, ma aspetta a commuoverti... la parte peggiore deve ancora arrivare! Il prossimo capitolo è di un intenso patetismo di quelli che piacciono tanto tanto a me!

Grazie anche a tutti gli altri, il prossimo sarà molto probabilmente l'ultimo appuntamento per Recorded Butterflies! Questo perchè sarà un aggiornamento corposo fatto di due capitoli. Mi dispiace quasi lasciare la storia, ma non è mai detto... finita una storia se ne inizia un'altra, no? Bacini!

   
 
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