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Autore: Shadowhunter    22/04/2013    4 recensioni
Dalla sua nascita Ryan Stone vive con la sorella maggiore nel quartier generale degli Esclusi, finché un giorno si offre di andare in missione. Il suo compito è di intrufolarsi nella sede dei Livelli Superiori e partecipare alla Cerimonia della Scelta, dimostrando che gli Esclusi sono uguali agli abitanti delle fazioni.
Si dimostrerà una missione suicida oppure il primo passo della ribellione?
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Livelli Superiori
David

 


Mancano due ore e quarantasette minuti al test attitudinale. Dovrei aver paura del risultato, ma non ne ho. Dovrei riflettere sulla scelta della fazione, ma non lo faccio. Dovrei essere un normale ragazzo di sedici anni che deve compiere la decisione più importante della sua vita, ma non lo sono.
Indosso i pantaloni neri e una maglia a maniche corte bianca, vestiti tipici dei Candidi. Mia sorella Anne li ha rubati la scorsa settimana. Mi ha raccontato che impossessarsene è stato un gioco da ragazzi, giacché il Candido era un idiota patentato. Secondo mia sorella, tutti i ragazzi sono degli idioti patentati. Non ho ancora capito se io sono l’eccezione alla regola oppure l’esempio principale.
Infilo il coltello di famiglia dentro la tasca segreta dei pantaloni e mi reco nella stanza accanto.
“Oddio, Ryan. Sembri proprio un Candido” afferma Anne, venendomi incontro.
Ha i capelli neri come l’inchiostro che le arrivano fino alle spalle, gli occhi azzurri che brillano come gemme e la corporatura alta. Indossa una maglia e un paio di pantaloni grigi di una taglia più grande della sua, un regalo da parte di un’Abnegante. Intorno alla vita porta una pistola e un ricetrasmettitore.
“È un complimento?” chiedo.
“No.” Sorride. “Comunque, voglio verificare se hai anche l’atteggiamento da Candido.”
“Va bene.”
Diamo il via all’interrogatorio.
“Come ti chiami?”
“Ryan Stone. Dovresti saperlo, sorellona.”
“Non mi riferivo al tuo vero nome, ma al tuo nome di copertura.” Anne sbuffa. “Ricominciamo. Qual è il tuo nome?”
“David Morgan.”
“Quanti anni hai?”
“Sedici anni.”
“Di che fazione fai parte?”
“Dei Candidi. Non si vede?” Indico i miei indumenti. Mia sorella scuote la testa e mi guarda come se volesse uccidermi.
“I Candidi non fanno battute sarcastiche. Mai.”
“Allora sono proprio delle persone noiose. Perché non hai potuto rubare i vestiti a un Pacifico o a un Intrepido? Almeno da loro è concesso essere spiritosi.”
“Te l’ho detto cinquemila volte. I Candidi, essendo onesti, credono che tutti gli dicano la verità, quindi si bevono tutto quello che gli dici. Per questo è stato facile ingannare un Candido e impossessarsi dei suoi vestiti e della sua identità. Capito?”
Annuisco con la testa. Odio quando Anne fa la sapientona, però questa volta ha pienamente ragione.
“Continuiamo. Hai una ragazza?”
“Che cosa c’entra?” chiedo seccato.
Non voglio che Anne si intrometti nella mia vita privata. Io non le chiedo mai dove esce di notte oppure chi frequenta e lei dovrebbe fare lo stesso con me.
“Niente. Volevo vedere se eri completamente onesto con me. Allora, hai una ragazza sì o no?”
“No. La mia vita sociale, se non ti ricordi, è pari a zero.”
“Mi piace sentirtelo dire.”
Scuoto la testa, cercando di non pensare ai modi per ucciderla. Certe volte è proprio insopportabile e crede di potermi comandare a bacchetta solamente perché ha tre anni più di me.
“Posso andare? L’autobus parte fra poco” affermo, passandomi una mano fra i capelli dal nervosismo.
Nella storia non è mai successo che un Escluso si intrufolasse dentro la sede dei Livelli Superiori, quindi non so cosa potranno farmi se scoprono chi sono veramente. Non so se mi porteranno nella sede degli Intrepidi e lì mi uccideranno. Non so se verrò imprigionato nella sede degli Eruditi per ricavare informazioni sugli Esclusi. L’unica cosa che so è che non possono esiliarmi, perché sono già un Escluso.
“Certo, però prima ti devo dare una cosa.” Anne diventa improvvisamente seria e cerca qualcosa nella tasca dei suoi pantaloni grigi. Tira fuori un orologio. “Tienilo. Era di nostro padre. Mamma me l’aveva dato prima di morire quando tu eri molto piccolo. Voleva che lo tenessi io, invece lo do a te perché sono sicura che lo meriti più di me".
Afferro l’orologio e lo guardo. Ha il cinturino di pelle nero e il quadrante argentato. Le lancette si muovono ed indicano le dodici e ventotto.
“Devo scappare. Fra due minuti devo prendere l’autobus” dico, correndo fuori dall’edificio.
Dietro di me sento la voce di mia sorella che dice: “Buona fortuna”.
Sono sicuro che ne avrò assoluto bisogno.
~
Nell’autobus un ragazzo Abnegante mi cede il suo posto. Lo ringrazio e lui dice che è il suo dovere.
Tipica risposta da Abnegante.
Durante il tragitto verso la scuola non riesco a non pensare agli Esclusi: per tutta la mia vita sono stati la mia famiglia e la mia casa e, abbandonandoli in questo modo, sento di tradirli. Devo ammettere che penso anche a Anne, la mia sorellona insopportabile che sa essere dolce e premurosa nei momenti giusti, e al fatto che probabilmente non la rivedrò mai più.
Dopo un paio di fermate, scendo dall’autobus e mi trovo davanti alla sede dei Livelli Superiori. L’edificio è fatto di grandi vetrate contornate di metallo e davanti ad esso c’è un’enorme statua di metallo che rappresenta una donna con una bilancia in mano. Un’Esclusa mi ha raccontato che gli Intrepidi sono soliti ad arrampicarsi sulla scultura e a fare gare a chi arriva prima. Oggi non ci sono, probabilmente perché sono già dentro il palazzo.
Guardo l’orologio e noto che fra meno di un quarto d’ora cominciano i test attitudinali.
Attraverso l’ingresso della scuola e inizio a camminare lungo i corridoi. Nessuno si è accorto della mia entrata, perché tutti sono troppo indaffarati a preoccuparsi del test imminente, tranne forse gli Intrepidi che sembrano essere sicuri di sé e pronti al verdetto.
Mi appoggio al muro con la spalla destra e l’unica cosa che riesco a pensare è: “Ce l’ho fatta.”
“Mi stanno bene i capelli così?” mi chiede un’Erudita. Riesco a riconoscere la sua fazione di provenienza grazie ai suoi vestiti blu e ai suoi occhiali. “Sai, in questo momento posso solo fidarmi del parere di un Candido.”
Un Candido? Ah, già. Sono io.
La guardo attentamente. I suoi capelli hanno lo stesso colore del miele e le scendono lungo la schiena. Attraverso le lenti degli occhiali riesco a vedere i suoi occhi: sono di uno strano grigio acquoso e brillante. È più bassa di me di una spanna buona e indossa un vestito scollato e delle ballerine blu.
“Sì, ti stanno bene” rispondo, spostando lo sguardo da lei al pavimento.
“Come ti chiami? Non ti ho mai visto da queste parti” mi chiede.
Faccio per risponderle Ryan, ma mi trattengo. “David. E tu?”
“Io sono Jeanine. Piacere di conoscerti, David” afferma, allontanandosi con delle Erudite. Prima di uscire completamente dalla mia visuale, si gira, nota che la sto ancora guardando e comincia a ridere con le sue amiche.
“Ti avverto che Jeanine Matthews è una serpe in piena regola. Sta’ alla larga da lei” dice una ragazza, comparendo di fronte a me.
Non l’avevo vista arrivare. Indossa un completo da Pacifica, maglia a maniche lunghe giallo piscio e un paio di pantaloni rossi. Ha la pelle bronzea e ai piedi porta delle scarpe da ginnastica rosse. Intorno al collo porta una catenella raffigurante i simbolo dei Pacifici, un albero pieno di foglie. Ha i capelli castani raccolti in una crocchia, dalla quale sono scappate due ciocche che le incorniciano il volto. Ha gli occhi verdi che mi ricordano il colore dell’erba e le ciglia lunghe.
“Perché dici così?” le chiedo, curioso.
Jeanine mi aveva fatto subito una buona impressione. Mi è bastato guardarla negli occhi e notare che brillavano di intelligenza e astuzia, due caratteristiche che mi incuriosiscono molto.
“Soltanto in questo mese è stata con tre ragazzi e a tutti e tre ha spaccato il cuore in mille pezzi. Vuoi essere il prossimo della lista? Se hai un po’ di saggezza dentro la tua testolina mora, penso di no” dice con il tono di voce aspro.
“Non credevo che i Pacifici avessero la lingua avvelenata. Pensavo che fossero tutti calmi, gentili e pacifici, per l’appunto.”
“Non tutto è come sembra.”
La campanella suona. Tutti cominciano a entrare in mensa. Gli Abneganti tengono le porte aperte, lasciando passare tutti gli altri, mentre gli Intrepidi si fanno largo tra la folla a gomitate.
“Vuoi sederti a tavola con me?” mi chiede la Pacifica, guardandomi dritto negli occhi.
Il colore delle sue pupille mi sta dando alla testa.
Accetto. Devo sembrare un ragazzo normale e questa è la situazione perfetta per dimostrarlo di fronte a tutti. Entriamo spalla contro spalla nella mensa e ci sediamo in un tavolo libero in fondo alla sala. In questa posizione riesco a vedere tutta la città fuori dalle vetrate.
Dei volontari Abneganti cominciano a chiamare dieci nomi per volta e le persone escono man mano dalla mensa. Io e la Pacifica, invece, ci guardiamo senza dire una parola.
“Sei nervosa?” domando.
“Sei nervoso” mi chiede nello stesso momento.
Faccio una risatina imbarazzata e mi giro verso gli altri ragazzi. Tre tavoli dal nostro c’è Jeanine che mi sta fissando con un’intensità che mi fa paura. Le sorrido leggermente, deglutisco e mi giro verso la Pacifica.
“Allora, sei nervosa?” le chiedo.
“Non molto. Ho le idee molto chiare su quale fazione scegliere, quindi il test attitudinale sarà solo la conferma della mia scelta.”
“Cioè? Che fazione sceglierai?”
“Non te lo dico. Lo scoprirai alla Cerimonia della Scelta come tutti gli altri. Tu, invece?”
La domanda mi spiazza. Anne e gli altri Esclusi hanno detto che posso scegliere fra i Pacifici e gli Abneganti, perché sono le uniche fazioni in cui non darei tanto nell’occhio, però sinceramente non sceglierei nessuna di queste due. Forse sceglierei i Pacifici se ci sarà anche la ragazza, così conoscerei almeno qualcuno e lei potrebbe aiutarmi durante l’iniziazione.
“Non lo so ancora. L’unica cosa di cui sono sicuro è che non voglio rimanere fra i Candidi. Odio essere onesto in ogni situazione” mento.
“Immagino. Mi sono sempre chiesta come dovrebbe essere vivere come un Candido, sempre a dire la verità, e credo che non faccia per me…”
All’improvviso un volontario Abnegante pronuncia il mio nome. Devo andare, ma non voglio. Voglio rimanere seduto qui a chiacchierare con la Pacifica. Voglio chiederle come si chiama. Voglio chiederle cosa pensa degli Esclusi. L’unica cosa che faccio, invece, è alzarmi e andare verso la porta.
Sento la Pacifica dietro di me che urla: “Buona fortuna”.
Anche questa volta sono sicuro che ne avrò assoluto bisogno.



Nota dell'autrice:
Questa è la prima volta che provo a scrivere una fanfiction, quindi spero di non deludere nessun amante di Divergent come la sottoscritta.
Se vi è piaciuta la mia storia, se vi intriga oppure se vi ripugna e volete dirmelo, lasciate una recensione. Accetto anche le critiche negative.

  
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