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Autore: Ari_92    23/04/2013    16 recensioni
Crossover Glee/Harry Potter; Beauxbatons!Kurt & Durmstrang!Blaine
Dal primo capitolo:
"«Almeno non sono l’unico a rientrare perfettamente negli stereotipi.»
«Conosci la parola “stereotipi”? Sono impressionato.»
«Certo che la conosco. E non mi serve neanche essere odioso e portare un cappellino da donna.» Kurt spalancò gli occhi.
«Wow. Tu sì che hai sempre la risposta pronta, ragazzo-di-Durmstrang! O almeno ce l’hai quando si tratta di offendere; tre volte in due minuti, complimenti!»"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon martedì guys :)!
Posso amarvi? No, sul serio: sono felicissima di vedere quante persone leggono e seguono questa storia, ci sono affezionata per tanti motivi e mi fa davvero un immenso piacere ç__ç  Quindi, tanto aMMore sia quelli che la mettono tra seguiti, preferiti e ricordati sia chi recensisce, in particolare stritolo in un abbraccio virtuale neversaynotollamas, Anna_Vik, IanLaRossa, Anacleto_, P e r l a, Klaineislove, LUcy__, Lama_Mustache, Ginny_Sara, Estel84, Rorori, Chriscolfer is my angel, beerpong e mikygleek91 che hanno commentato lo scorso capitolo, grazie davvero <3
Non vi rubo altro tempo e vi lascio subito all’aggiornamento ;) Per eventuali note e precisazioni e scleri vi rimando a fine capitolo <3
 
 

 

Capitolo Quarto

 

Era stato un idiota. Un completo, totale e assoluto idiota. Avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa del genere da Blaine Anderson, e invece aveva semplicemente lasciato che la serie di eventi che l’aveva condotto fin lì succedesse. Una giornata in cui si erano insultati meno del solito, un bigliettino dove gli chiedeva di accompagnarlo ad una insulsa gita e lui che – come uno stupido – si presentava alle sette di mattina davanti all’ingresso di Hogwarts, con un freddo da delinquenti, dopo aver lasciato un biglietto di spiegazioni a Sebastian e a costo di sorbirsi le ramanzine infuriate di Rachel una volta tornato.
Ma Blaine gli aveva dato buca. Ovviamente Blaine gli aveva dato buca, e probabilmente l’avrebbe preso in giro da lì alla fine dell’anno scolastico – dopo non avrebbe più dovuto vedere la sua brutta faccia, se non altro – sentendosi un genio del male per essere riuscito ad ingannarlo. Kurt non si era mai sentito più stupido in tutta la sua vita. E gli stava bene, in realtà: non era altro che colpa sua se aveva pensato che fosse una buona idea fidarsi di un ragazzo di Durmstrang-
«Stai parlando da solo. Di nuovo.» Kurt si voltò di scatto, trovandosi davanti lo sguardo perplesso di Blaine. Si sentì sollevato. Non perché fosse Blaine – naturalmente non per quello – ma l’idea di fare dietrofront e tornare in camera con la coda tra le gambe era davvero troppo umiliante da gestire. Si appuntò mentalmente di non dargli mai buca, in futuro: lui avrebbe potuto, ma non l’aveva fatto.
«Sei venuto.»  Constatò, senza particolare entusiasmo. Blaine annuì, sembrando un tantino confuso. Come se non fosse riuscito a concepire un’alternativa diversa, dopo quel bigliettino. Kurt rivisitò le sue certezze su di lui: era stupido, ignorante e insopportabile, ma non era una persona cattiva.
«Allora? Cosa dovrebbe esserci di così bello ad Hogsmeade?» Blaine lo fissò con ovvietà.
«Mielandia!» Kurt aggrottò la fronte.
«Mielandia...?»
«Non sai cos’è?! E poi dai a me dell’ignorante!» Kurt sorrise alla genuinità del suo entusiasmo. Blaine sembrava sinceramente felice di essere in procinto di visitare quel piccolo villaggio... con lui. Kurt escluse per principio che quel “con lui” avesse minimamente a che fare con la sua esaltazione anche se, in effetti, gli aveva chiesto esplicitamente di accompagnarlo. Avrebbe potuto domandarlo a chiunque altro, e invece aveva chiesto di lui. Per come la vedeva Kurt o questo faceva di Blaine un perfetto masochista, o gli piaceva davvero quando trascorrevano del tempo insieme. Benché non si sentisse di escludere l’ipotesi che fosse effettivamente un masochista, gli piaceva l’idea di piacere a Blaine. Perché la cosa poteva iniziare ad essere vagamente reciproca, forse.
Gli accompagnatori recitarono brevemente la lista dei partecipanti, assicurandosi che i più piccoli disponessero dell’autorizzazione dei loro genitori.
Quando finalmente iniziarono ad incamminarsi – a nord-ovest rispetto al castello – Kurt, per la prima volta da quando lo conosceva, non era così infastidito di avere Blaine al suo fianco.
 
 
«Okay, noi restiamo sulla High Street: ci sono tutti i pub e i negozi migliori!» Kurt era seriamente tentato di aprire il suo Manuale degli Incantesimi e cercarne uno in grado di fargli staccare la lingua. Blaine era apparentemente fuori di sé dalla gioia, e comunque non riusciva a smettere di parlare.
«Lo sai che Hogsmeade ha più di mille anni? È l’unico villaggio inglese ad essere abitato solo da maghi... Pensa che Hengist di Woodcroft dovette fondarla per sfuggire alla persecuzione dei Babbani!» Si guardò intorno con gli occhi più grandi e curiosi che Kurt gli avesse mai visto. Era eccitato in un modo così tipicamente infantile che non riuscì nemmeno a dirgli di smettere di rifilargli tutte quelle informazioni, cosa che non aveva mai smesso di fare da quando avevano lasciato Hogwarts.
«Blaine- »
«Oddio, la Testa di Porco! È stata il quartier generale della ribellione dei folletti del 1612!» Perché. Perché una ribellione di quattrocento anni prima lo esaltava in quel modo?
«Dobbiamo assolutamente andare ai Tre Manici di Scopa, e passare vicino alla Stamberga Strillante- »
«Non è il luogo più infestato di tutta l’Inghilterra?» Blaine annuì energicamente, indicando un colorato negozietto al bordo della strada che recava un’insegna inequivocabile.
«Quindi è questa la tua adorata Mielandia?» Blaine non lo stette nemmeno a sentire. Avanzò a grandi passi nella neve fresca, rischiando di travolgere qualche ragazzo più piccolo nell’impeto. Kurt gli stette dietro a fatica, piuttosto intorpidito per via del freddo dal quale la sua mantellina lo riparava solo molto parzialmente.
Quando finalmente varcò la soglia del negozio, Kurt si fece una vaga idea del perché Blaine ne fosse così magneticamente attratto. C’erano dolci ovunque; letteralmente. Dolci colorati, diversi per forma, dimensione e caratteristiche. I bambini si rincorrevano per tutto lo spazio disponibile, brandendo strane caramelline e infilandosene in bocca altre che facevano riprodurre loro strani versi di animale. Tra la folla riconobbe due sue compagne di scuola che si curò attentamente di evitare: non voleva correre il rischio che si accorgessero che era insieme ad un ragazzo di Durmstrang. Intanto, Blaine si era impossessato di una abbondante varietà di dolci che aveva più o meno ordinatamente disposto dentro a un sacchetto.
«Kurt, non prendi niente?» Lui fissò i suoi futuri acquisti con aria scettica.
«...Penso che mi limiterò ad assaggiare qualcosa da te.» Quando Blaine fu soddisfatto delle sue scelte si mise in coda all’immensa fila che portava alla cassa, affiancato da Kurt.
«Ti prego, dimmi che non hai davvero intenzione di mangiare tutta questa roba.»
«Certo che no. La compro per incorniciarla.»
«Sappi che quando ti contorcerai al suolo per il mal di pancia io sarò lì a guardarti morire, e l’ultima cosa che sentirai in questa vita è “te l’avevo detto”.» Blaine si strinse nelle spalle, sbirciando soddisfatto nel suo sacchettino.
«Dovrei essere sorpreso? È esattamente da te.» Kurt annuì, perché in effetti era decisamente da lui. Anche se forse non l’avrebbe lasciato morire per davvero. Forse.
 
«Come mai sai tutte queste cose su Hogsmeade? È abbastanza inquietante, soprattutto vista la tua scuola di provenienza.» Considerò dopo un po’ Kurt, quando finalmente si avvicinava il loro turno per pagare.
Blaine lo guardò di sottecchi, valutando l’ipotesi di mentire. Non sapeva se Kurt glielo stesse chiedendo per sincera curiosità o come semplice pretesto per una delle sue battutine, ed era abbastanza a disagio all’idea di parlare di sé con qualcuno con cui non aveva scambiato altro che insulti. Tuttavia, sperò con tutto se stesso che Kurt avesse intuito che c’era dell’altro. Era insopportabile, acido e mille altre connotazioni negative, ma non era stupido. Prese un piccolo respiro, senza incrociare il suo sguardo.
«... I miei nonni hanno abitato qui per una decina d’anni. Prima di ricevere la mia lettera per Durmstrang passavo molto tempo con loro. I miei genitori non c’erano mai, e- sai come sono le persone anziane. Ho sentito così tante storie su Hogsmeade che sarebbe assurdo se non avessi imparato niente.» Blaine aspettò che dicesse qualcosa. Doveva pur dire qualcosa, giusto? Agonizzò per altri dieci secondi prima che lo facesse.
«...Dev’essere un bel posto dove vivere.» Blaine alzò timidamente lo sguardo su di lui. Kurt gli stava sorridendo.
«Sì, sai? In uno di questi piccoli cottage con il tetto di paglia, e tutti i negozietti inquietanti. Lo trovo molto pittoresco.» Mimò la forma dei tetti spioventi con le mani, e Blaine realizzò che era la prima volta che era gentile con lui per davvero.
Fu più o meno in quel momento che si rese conto dell’ovvietà della situazione: aveva invitato un insopportabile, lunatico ed estremamente carino ragazzo di Beauxbatons ad andare ad Hogsmeade con lui. Da soli. La realizzazione lo colpì così prepotentemente che a stento si rese conto che era arrivato il loro turno di pagare, e di Kurt che infilava una mano nella sua tracolla, allungando una manciata di galeoni al venditore. Blaine spalancò gli occhi.
«...Cosa diavolo stai facendo?» Kurt si strinse nelle spalle, rifiutando il resto che gli spettava.
«Evito di metterti in imbarazzo.»
«Mettermi in- »
«Ehi. Lo so che da dove vieni tu il circolo di moneta è ancora limitato e vige tuttora il baratto. Non devi sentirti a disagio.» Blaine si mise una mano su un fianco, sventolando con l’altra il suo sacchetto di dolciumi.
«Kurt, sono serio. Non voglio che paghi le mie caramelle.»
«Le mie caramelle, vorrai dire.» Blaine spalancò gli occhi.
«Che cos- »
«Le ho pagate io. Sono le mie caramelle, mi sembra ovvio.» Kurt gli strappò il sacchetto di mano con gesto rapido, avviandosi a grandi passi verso l’uscita. Blaine lo rincorse.
«Non posso credere che mi hai appena rubato le caramelle! Non può essere vero!»
«Non ti ho rubato niente, Blaine. Le ho comprate legalmente.» Fece per ribattere, ma Kurt gli fece cenno di tacere.
«E adesso ti regalerò le mie caramelle un po’ alla volta. Così non mi tocca lo strazio di vederti morire per terra affogato nel tuo vomito ai mirtilli e alla fragola.» E, con quelle ultime parole, tornò a voltargli le spalle, proseguendo impettito lungo la High Street.
Blaine rimase fermo per un momento, esattamente il tempo che gli servì a realizzare che Kurt gli aveva appena offerto le caramelle tenendo al contempo in pugno la sua libertà di attingerne. Quel ragazzo era strano; tipo, davvero strano. Blaine scosse la testa, e si rimise a correre per stargli dietro.
 
 
«Quindi, questa sarebbe la Stamberga Strillante?»
«Pare che nessuno abbia mai resistito ad una notte chiuso lì dentro.» Spiegò Blaine, fissando il vecchio edificio a poche decine di metri da loro con reverenziale timore, in ognuna delle sue finestre sfondate e tegole traballanti.
«Li capisco perfettamente. Non passerei una notte lì dentro neanche per tutto l’oro del mondo.» Commentò Kurt, rannicchiandosi più comodamente sulla panchina su cui erano seduti.
Blaine avrebbe potuto giurare che stava morendo di freddo, ma non era ben sicuro di come accertarsene né di come ovviare al problema: di certo non avrebbe potuto chiedergli di avvicinarsi a lui in modo che la sua pelliccia coprisse entrambi. No, nel modo più assoluto. Erano due ragazzi, non si può semplicemente chiedere ad un altro ragazzo di avvicinarsi a te e abbracciarti per stare più al caldo. Oppure sì? Blaine non lo sapeva, non aveva idea di come funzionassero quelle cose.
«Posso avere una caramella?» Kurt gli lanciò un’occhiata sospettosa, per poi allungargli cautamente il sacchettino che teneva saldamente stretto tra le dita. Blaine allungò una mano.
«Una sola.» Gli ricordò. Lui estrasse un enorme lecca-lecca rotondo al gusto di caramello. Kurt richiuse il sacchetto alla velocità della luce, infilandoselo nella tracolla.
«Immagino che dovrei ringraziarti per avermi pagato le caramelle- »
«Com’erano?» Blaine diede un’ampia leccata al suo dolce, completamente in estasi.
«Questo, dici? È buonissimo, Kurt. Dovresti- » Lui scosse la testa.
«Non il lecca-lecca. Com’erano i tuoi nonni.» Oh. Oh.
Blaine non era nemmeno sicuro che Kurt si ricordasse ancora di quella conversazione in assoluto, e comunque di certo non si aspettava che gli avrebbe chiesto qualcosa di più al riguardo. Organizzò velocemente le idee. Sembrava passata una vita, e inoltre era la prima volta che lo ripercorreva ad alta voce.
 
«Non devi rispondere per forza.»
«No, mi fa piacere parlarne. Erano dei grandi nonni, sul serio.» Kurt sorrise alla Stamberga Strillante.
Evidentemente, parlare di cose del genere faccia a faccia era troppo. Blaine decise che era troppo anche per lui, così iniziò a raccontare il suo passato ad una villa in rovina, piena zeppa di fantasmi.
«Ho passato tutta l’infanzia con loro. I miei genitori non erano mai a casa, così badavano loro a me e a mio fratello maggiore. Poi Cooper ha ricevuto la sua lettera per Durmstrang, quindi sono rimasto solo io.»
«E ti raccontavano delle storie su questo posto.» Blaine annuì.
«Questo, e un sacco di altri posti. Hanno viaggiato parecchio, soprattutto durante il periodo in cui Tu-Sai-Chi stava cercando nuovi seguaci. Purosangue di una famiglia piuttosto influente, era piuttosto ovvio che avrebbe pensato a loro.»
«Li ha trovati?»
«No, mai. Molti dei loro racconti erano incentrati su come fossero riusciti sempre ad aggirarlo, in un modo o nell’altro.» Sentì un piccolo fruscio accanto a sé. Si voltò di scatto, sorprendendo Kurt intento a fissarlo, palesemente indeciso se dire o meno qualcosa.
«Che cosa c’è?» Lui esitò un attimo.
«Vorrei sentire altre di queste storie, davvero. Però sto per morire di freddo.» Blaine scoppiò a ridere, solo per ricevere una spinta sulla spalla ancora indolenzita dal calcio volante dell’altra settimana.
Alla fine si rifugiarono ai Tre Manici di Scopa, dove Blaine prese esempio da Kurt e si pagò due Burrobirre, regalandogliene una.
 
 

***

 
 
«Questo è un incubo
Kurt si buttò a peso morto sul letto, premendosi un cuscino sulla faccia in un non-poi-così-tanto simulato tentativo di suicidio. Rachel, che lo aveva appena raggiunto in camera, fissò con aria dubbiosa la scena che le si presentava davanti.
«E tu cosa diavolo ci fai qui?» La ragazza incrociò le braccia al petto.
«Prima di tutto modera i toni, Sebastian. In secondo luogo, sono qui perché Kurt mi ha chiesto aiuto, definendoti, cito, “ingestibile”.» Kurt si levò il cuscino di dosso, rimettendosi faticosamente a sedere.
«Sebastian ha appena scoperto che a quanto pare esiste una specie di ballo natalizio tipico del Torneo Tremaghi. Dice che è obbligatorio che tutti gli studenti dal quarto anno in su partecipino. Digli tu che non è vero, tanto non mi ascolta.» Sebastian sembrava davvero disperato. Kurt lanciò un’occhiata supplichevole a Rachel, che si chiuse la porta alle spalle, per poi andarsi a sedere ai piedi del letto.
«State parlando del Ballo del Ceppo, immagino.» Kurt e Sebastian si voltarono all’unisono verso di lei, vagamente straniti.
«Ballo del Ceppo? È così che si chiama?»
«Okay, Sebastian, te lo concedo: il nome è orribile- » Come volevasi dimostrare, Rachel era già entrata in modalità enciclopedia.
«Il Ballo del Ceppo si tiene la sera del venticinque dicembre ed è aperto a tutti gli studenti dal quarto anno in su, sebbene sia consentito portare un accompagnatore più giovane. Dura dalle venti a mezzanotte, ed è buon costume per i ragazzi delle scuole ospiti aderire il più possibile.» Okay. Questo era decisamente un problema.
«Non ho intenzione di andare a un ballo. I balli sono per le ragazzine e per i gay.» Kurt e Rachel fissarono Sebastian con tanto d’occhi.
«Che c’è?!»
«Sebastian, tu sei gay.» Lui alzò gli occhi al cielo.
«Andiamo, Hummel! Mi riferisco al tipo di gay palesemente gay. Come te, ad esempio. O te.» Aggiunse, indicando Rachel. «Non certo io!» Kurt scosse la testa con rassegnazione.
«Se ti dà tanto fastidio non venire, Sebastian. Non hai firmato nessun contratto.»
«Puoi stare certo che non verrò. E poi non voglio correre il rischio di farmi venire il diabete per le troppe romanticherie. Quelle tra Kurt e il suo ragazzo, ad esempio.»
«Non ho un ragazzo, Sebastian. Non ho nemmeno una ragazza, se è per questo. Ho solo un coinquilino rompipalle e una specie di amico in un’altra scuola.» Sebastian gli lanciò un’occhiata consapevole.
«Se con “una specie di amico” intendi che andate a letto insieme, hai la mia totale approvazione.» Kurt lo ignorò completamente, rivolgendosi ad una ormai sgomenta Rachel.
«Verresti al Ballo del Ceppo con me?»
«Oh, Kurt, mi dispiace, ma ho già detto a Finn che vado con lui.» Okay, ottimo.
«Uhm... Brittany? Sai per caso se- »
«Brittany va con una sua amica di Hogwarts.»
«Harmony? Kitty? Chiunque
«Da quel che so sono già tutte accompagnate.» E questo era un problema. Un problema abbastanza serio, anche. Sebastian si alzò dal letto, dirigendosi verso il bagno.
«Mentre voi signore discutete del vostro accompagnatore per uno stupido ballo a cui io non verrò, se permettete vado a sistemarmi per il mio appuntamento di stasera.» Kurt allargò le braccia, esasperato.
«Il tuo appuntamento di stasera? Un altro?!» Di nuovo, si era già chiuso la porta alle spalle e lui stava parlando al muro. Kurt sbuffò rumorosamente, appoggiando la testa sulla spalla di Rachel, che gli accarezzò dolcemente i capelli.
 
«E adesso che cosa faccio?»
«Oh, Kurt. Potresti venire con me e Finn, vuoi?» Certo. Il suo sogno più grande era fare da terzo incomodo.
«Non ho intenzione di rovinare la vostra serata.»
«Ma non la rovineresti- »
«Rachel.» Lei sospirò, senza smettere di separargli le ciocche con le dita. Rimasero in silenzio qualche istante prima che Rachel riprendesse a parlare.
«Davvero non hai intenzione di dirmi niente della tua gita ad Hogsmeade dell’altra settimana?» Kurt spalancò gli occhi.
«...E tu come fai a- »
«L’hai detto a Sebastian.» Oh, certo. Non sapeva esattamente cosa dire, perciò non disse niente.
«Ti ha invitato quel ragazzo di Durmstrang, non è vero? Quello che era dietro di noi alla prima Prova del Torneo.» Kurt annuì, senza sapere bene come giustificarsi. Rachel si sarebbe cimentata nella sua perenne invettiva contro quella scuola, lui si sarebbe sentito in colpa e non avrebbe comunque smesso di parlare con Blaine. Perché evidentemente era il genere di idiota con cui è piacevole trascorrere il tempo.
«Mi dispiace.» Beh. Questo era totalmente imprevisto.
«Eh? E per cosa?»
«Lo scopo principale di questo Torneo è far sì che maghi e streghe cooperino tra loro, nonostante le loro differenze. Quello che io e le altre ragazze abbiamo detto sugli studenti di Durmstrang non è stato carino. Sei un mio amico, ti conosco e se piace a te allora questo Blaine è sicuramente una brava persona.» E fu più o meno in quel momento che se ne rese conto per davvero: Rachel era la sua migliore amica, da sempre. Era stata disposta a rivedere i suoi pregiudizi per cercare di capirlo e supportarlo, e questo la rendeva più degna di fiducia di chiunque altro. Così glielo disse.
«Penso che... Penso che forse Sebastian ha ragione.»
«Su che cosa?» Prese un profondo respiro.
«Sul fatto che magari sono davvero gay.»
Rachel smise di accarezzargli i capelli. Kurt maledisse se stesso per non essersi applicato di più nel corso avanzato di Trasfigurazione: al momento sarebbe tornato piuttosto utile.
«In questo caso dovresti chiedere a un ragazzo di accompagnarti al Ballo del Ceppo.» Disse tranquillamente, riprendendo a lisciargli le ciocche. Kurt emise un piccolo sospiro di sollievo, per poi sprofondare nuovamente nello sconforto.
«Rachel, non posso andare da un ragazzo e invitarlo, mi direbbe che mi servono un paio di occhiali- »
«Non conosci nessuno che sarebbe disposto a venire con te?»
«Lista delle persone gay che conosco: Sebastian. Sebastian vuole venire? No. Vuole venire con me? Assolutamente no.»
«E Blaine?» Kurt sbuffò. Non gli piaceva Blaine: aveva appena imparato come stare nella stessa stanza con lui senza iniziare ad insultarlo. Certo, era carino. In realtà era molto più che carino. Ma lui non era ancora sceso completamente a patti con il fatto di trovare attraente un ragazzo, e soprattutto non trovava attraente Blaine. Non proprio. E poi... Lui e Blaine a un ballo. Era assurdo perfino pensarlo.
«Non ne sono sicuro. Credo che proverò ad invitare una ragazza.» Rachel annuì, comprensiva.
«Devi fare solo quello che ti senti.» Si alzò dal letto tranquillamente, avviandosi verso la porta.
«Vado a dire a Finn come deve vestirsi per il Ballo, non sono sicura di potermi fidare- »
«Per favore, non dirlo a nessuno.» Rachel gli sorrise.
«Te lo prometto.»
 
 

***

 
 
La mattina della Vigilia di Natale, Blaine era disperato. Nonostante tutti i suoi sforzi, in un’intera settimana non era riuscito a trovare una singola ragazza disponibile ad accompagnarlo a quel dannatissimo Ballo del Ceppo. Puck gli aveva detto che per gli studenti ospiti partecipare era praticamente un obbligo, ma aveva dimenticato di fargli presente che tutti sembravano già essere accoppiati e felici e senza bisogno di nessun terzo incomodo, o in alternativa erano a casa per le vacanze.
Preso dal panico, Blaine aveva finito per andare nell’unico posto in cui era certo che sarebbe rimasto solo: il cortile interno, decisamente spopolato durante le mattine invernali. Salì sull’albero sotto al quale quel professore dall’occhio strano aveva trasformato quel Serpeverde in un furetto, e si sforzò di pensare.
Avrebbe potuto darsi malato, oppure nascondersi sotto al letto-
«Ehi, asociale!» Blaine guardò verso il basso, sorprendendosi parecchio di vedere Kurt. In realtà, era dal giorno della loro gita ad Hogsmeade che non gli capitava di imbattersi in lui. Era una sorpresa tutto sommato piacevole.
«C’è un motivo per cui sei tutto solo la Vigilia di Natale?» Kurt si strinse nelle spalle.
«Sapevo di trovarti qui. Sono venuto a lamentarmi del Ballo del Ceppo.»
«E naturalmente dovevi lamentartene con me
«Oh, scusa per il disturbo. Non volevo interrompere l’interessante conversazione tra te e lo spirito vitale di quella pianta- »
«Okay, te lo concedo. Il Ballo del Ceppo è uno schifo.» Kurt annuì, incrociando le braccia al petto.
«È totalmente uno schifo! Perché vestirsi di tutto punto per uno stupido ballo?»
«Infatti! E poi quella musica melensa, tutte le coppiette che ondeggiano- »
«I pianti isterici delle ragazze abbandonate a bordo pista.»
«È uno schifo.»
«Sì.»
«Già.» Un minuto di silenzio imbarazzante più tardi, finirono per esclamare le stesse identiche parole, nel medesimo istante.
«Tu con chi ci vai?» Si guardarono per un momento, prima di sorridersi.
«Pensavo che l’incarnazione umana di Beauxbatons avesse schiere di ragazze ai suoi piedi.»
«E io pensavo che l’unico ragazzo semi alfabetizzato di Durmstrang riscuotesse un certo successo, ma a quanto pare...»
«Già.»
«Sì.»
Kurt sembrava nervoso, il che era strano e gratificante allo stesso tempo. Blaine non lo aveva mai visto sotto quella luce.
 
«Sai cosa sarebbe buffo?»
«Che cosa?»
«Checiandassimonoidueinsieme.» E, con tutta la buona volontà del mondo, Blaine non poteva davvero avere idea di che cosa avesse appena detto.
«...Eh?» Kurt sospirò.
«Che ci andassimo noi due insieme.» Blaine spalancò gli occhi e – facendo appello a tutta la scarsa attenzione che era in grado di prestare in quel momento – provò a scendere velocemente dal suo ramo senza rompersi l’osso del collo, atterrando proprio di fronte a Kurt. Kurt, che non sembrava minimamente intenzionato a guardarlo in faccia. Oh, questo era interessante.
«Mi stai invitando al Ballo del Ceppo, Kurt?» Lui sollevò lo sguardo, improvvisando una strana espressione sdegnata che gli riuscì piuttosto male. Ed era arrossito, tra l’altro: Blaine era perfettamente consapevole di stare assistendo ad uno dei momenti più appaganti capitatigli di recente. Kurt scosse velocemente la testa, senza smettere di fare quella buffa smorfia.
«Non essere ridicolo!» Blaine inarcò le sopracciglia.
«V..Voglio dire, anche se volessi invitare un ragazzo – e non vedo per quale strano motivo dovrei fare qualcosa del genere – di sicuro saresti l’ultimo a cui penserei. Insomma, tu mi odi, io ti odio, non ci sopportiamo e- » Blaine lo lasciò inciampare nelle sue stesse frasi per qualche altro divertentissimo istante, prima di mettere fine a quella tortura.
«Vengo a prenderti davanti alla carrozza di Beauxbatons domani alle otto?»
Kurt aprì la bocca, poi la richiuse. Girò i tacchi e si incamminò a grandi passi lontano dall’albero, fino ad imboccare il porticato che circondava il cortile interno. Blaine rimase a guardarlo fino a che non sparì dietro il primo angolo.
Poi realizzò di essere un completo idiota.
 
 

***

 
 
«Come ho potuto invitare Kurt?!»
«Blaine- »
«No, Puck, sul serio! Da come parlava sembrava ci volesse venire con me, dato che neanche lui aveva una ragazza. Insomma, era l’ultima spiaggia! Se non trovi nessuna ci vai con un amico, non è così che funziona?»
«Bl- »
«Ma non ci andrò a quel Ballo. Oh, no. Fosse l’ultima cosa che- » Puck si alzò dal letto con un colpo di reni, e gli mise letteralmente una mano sulla bocca per farlo stare zitto.
«Pu- mphf- » Lui gli schiaffò un pezzo di pergamena in mano.
«Il compagno di stanza del tuo amichetto mi ha dato questo, da parte sua. Quindi ora sta’ zitto e leggi: sembri un Bolide impazzito!»
Blaine a un tratto si sentì un’idiota. Prima di tutto per averne parlato con Puck – sul serio, perché ne aveva parlato con Puck? – e poi per il modo in cui si era comportato. Un Bolide impazzito, appunto. Il suo compagno di stanza gli tolse cautamente la mano dalla bocca e – appurato che non aveva intenzione di riprendere il suo monologo – si avviò verso la porta della loro camera.
Blaine aprì il foglietto con mani tremanti.
 
“Blaine,
Alle otto è perfetto. Ma passo a prenderti io.
 
P.S. Lo so che è solo uno stupido Ballo, ma mettiti comunque qualcosa di carino.
 

Kurt”

 
Blaine sorrise, e fece anche qualche piccolo saltello sul posto di cui non andava particolarmente fiero.
Puck alzò gli occhi al cielo e – ormai fuori dalla porta – si voltò un’ultima volta verso di lui, indicando preoccupato la sua reazione.
«Amico, ti conviene essere gay e avere una cotta per questo tipo, perché altrimenti non sei normale.»
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 
 
*parte l’applauso per Puck, l’unico abbastanza sano di mente da cogliere l’ovvietà della situazione* ...Dicevamo? Sì, capitolo sulla gita ad Hogsmeade nonché pre-ballo.
A questo proposito condivido con voi l’inutile la necessaria informazione che la scena in cui Kurt paga le caramelle a Blaine dicendo che da dove viene lui esiste ancora il baratto è la prima che mi è venuta in mente scrivendo questa storia :’) Sono pucciosi, è solo che lo sono a modo loro e sono anche incredibilmente pirla <3 Tipo nello scambio di battute finale, o il bigliettino. I can’t. Ancora una volta, potete facilmente immaginare cosa riserverà il prossimo capitolo ;)
Per quanto riguarda le allegre informazioni che sfagiola Blaine su Hogsmeade, nonché la descrizione dei luoghi, sono tutti figli illegittimi miei e di Harry Potter wiki, che in queste settimane ho leggermente stalkerato. Inoltre, tutti i dettagli importanti come la spiegazione enciclopedica di Rachel sul Ballo del Ceppo sono figli – legittimi stavolta, dopotutto siamo sposate – miei e della mia beta; nel senso che lei mi ha fornito tutte le informazioni e io le ho riportate, aka io non ho fatto un’ostia <3 Sul serio Giada, ti amo, lo sai che ti amo e che quando ti vedo ti spupazzo <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto *-* A martedì prossimo <3
 
As usual, la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
e il mio ask: http://ask.fm/Nonzy9

  
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