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Autore: Ily Briarroot    23/04/2013    4 recensioni
"Percepì i lampi e, subito dopo, i tuoni in lontananza che si avvicinavano piano. Un urlo, degli uomini in fondo alla strada.
Una voce femminile urlava il suo nome, le ordinava di scappare. Occhi che non riusciva a intravedere, nascosti da un berretto nero. La pioggia che picchiettava forte, la confusione nella testa.
Il battito accelerato del proprio cuore. Due battiti che si univano in una sola persona, quello della piccola che era lì, in carne e ossa, e quello della ragazza che non poteva fare nulla, se non guardare".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Brock, Misty | Coppie: Ash/Misty
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Anime
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Capitolo 2

 

Fu quando videro Brock appena oltre le rocce che costeggiavano il confine della foresta, che si buttarono a capofitto in quella direzione.
Ash non lasciò neanche un secondo il braccio di Misty, percependone abbastanza il tremolio. Non si voltò a guardarla, puntava dritto alla meta, perché sapeva che avrebbe visto lo sguardo rigato sia dalle lacrime che dalle gocce di pioggia.
“Da questa parte!”.
Brock fece loro cenno e il ragazzo si lanciò in quella direzione, rallentando appena per far sì che l'amico più grande si scostasse dalla sua traiettoria.
Una volta sotto l'enorme masso, Misty si buttò a terra, riprendendo a respirare appena. Neanche si era resa conto del motivo per cui aveva reagito in quel modo, non ne aveva la minima idea. Si strinse le gambe al petto, accucciandosi ulteriormente nell'angolo coperto dalla roccia.
Ash guardò brevemente nella sua direzione, dopodiché si volse verso il lampo che aveva appena squarciato il cielo scuro.
Lei sussultò istintivamente, cercando di rendersi ancora più piccola.
“Chissà quanto smetterà... “ sussurrò Brock, osservando i nuvoloni che si stagliavano su di loro.
Il moro sospirò, arrendendosi.
“Non subito, credo”.
Si sedette vicino all'amica, tenendo lo sguardo fisso verso l'erba rigogliosa davanti a se'. Non si voltò verso Misty, non subito almeno.
“Mi vuoi spiegare che cos'hai?”.
Lei ebbe un fremito, tornando alla realtà soltanto in quel preciso istante. Le gocce di pioggia le scivolavano dai capelli sulla pelle e si sfregò una mano sotto gli occhi per cancellare il passaggio delle lacrime che non aveva avuto il coraggio di controllare.
“Niente, Ash. Non ho mai amato i temporali”.
Cercò di rispondere allo stesso modo di sempre, ma ci fu un lieve tremolio nella sua voce.
“Non mi riferisco solo a questo, lo sai bene”.
Il giovane allenatore alzò lo sguardo su Brock che non ascoltava la conversazione, intento a frugare nello zaino alla ricerca del cibo per pokémon preparato da lui qualche ora prima.
Misty si voltò automaticamente verso il ragazzo, sgranando leggermente gli occhi.
“Devo dedurre che tu sia preoccupato per me, Ash Ketchum?”.
Si strinse le braccia al corpo, chiudendo gli occhi alle immagini di flash dolorosi che ancora le confondevano la mente. Non si era ancora capacitata del fatto di essersi mostrata così vulnerabile, così debole, per uno sciocco temporale. Eppure, in quegli attimi non aveva capito più nulla di ciò che stesse accadendo. Non era stato il temporale in se' a farle paura, lo sapeva bene. Perché ciò di cui si era spaventata, era stata la situazione in cui si era catapultata all'improvviso. Dove quei rumori non erano tuoni e quelle luci non erano lampi. Si era lasciata trascinare da Ash, perché altrimenti non sarebbe stata in grado di muoversi da lì. Si sentiva una stupida: si era lasciata sopraffare da una situazione orribile, che non era riuscita ad affrontare da sola. Una situazione che si era presentata così, all'improvviso, senza senso, da qualche giorno. E che, soprattutto, la teneva inchiodata in quel qualcosa che, per qualche motivo, non voleva conoscere. Sentiva di trovarsi in un mondo, in una realtà, che aveva già vissuto.
Vide Ash acquisire lo sguardo tipico della persona che non vuole dare a vedere di essere imbarazzata. Prese aria, riprendendo poi a parlare.
 “Neanche per idea! Cos'hai capito?”.
Sbuffò paonazzo e tornò di nuovo a fissare Brock poco più in là, che adesso li guardava con un'aria interrogativa impressa sul volto.
“Ehi, ha smesso di piovere” esclamò Misty, notando le gocce sulla pelle diminuire pian piano e il cielo schiarire lievemente.
Ash seguì il suo sguardo e si stiracchiò, alzandosi in piedi.
“Direi che possiamo partire. Che ne dici, Brock?”.
Guardò l'amico e, dopo un segno d'intesa, riprese a camminare immediatamente.

Misty si sollevò poco dopo, quasi stupita nel vedere la nuova energia di Ash dopo la corsa in mezzo al diluvio.
“Non cambierà mai, eh?” si chiese, accorgendosi solo qualche istante dopo della presenza di Brock alle sue spalle.
“No, direi di no” rispose l'ultimo ridendo, mentre osservava l'espressione stupefatta dell'amica “Coraggio, andiamo”.

“Ehi, Ash! Finalmente ci siamo”.
Brock sorrise una volta varcata la soglia di Pallet Town, cancellando ogni traccia di stanchezza dal volto.
“Puoi dirlo forte! Era da tanto che non tornavo a casa, chissà mia madre quanto sarà in pensiero” disse Ash ridacchiando, poggiando entrambe le mani sulla nuca.
“Non dovresti farla preoccupare così, sei pur sempre suo figlio” s'intromise Misty, stupendosi di quanto Ash riuscisse a essere così superficiale, certe volte.
“Sì ma che posso farci? Mica le chiedo io di farlo”.
“Basterebbe farle una telefonata ogni tanto, Ash”.
Il moro non ebbe il coraggio di ribattere, sapeva che con Misty era comunque fiato sprecato. E sapeva anche che l'amica aveva ragione.
Giunsero nel giardino di casa Ketchum qualche minuto più tardi, trovandovi Mime che spazzava il viale impolverato.
“Ehi mamma, sono a casa!”.
Il ragazzo entrò a passo spedito nell'ingresso di casa, spalancando la porta come se non se ne fosse mai andato realmente.
Delia sbucò dalla cucina, affacciandosi appena a causa del timore di sapere chi fosse entrato senza bussare. Non appena vide Ash gli corse incontro, stringendolo a se'.
“Oh tesoro, sono così contenta che tu sia tornato!”.
“M-mamma... mi soffochi... “.
Quando fu finalmente libero, Ash retrocedette, nascondendosi quasi dietro le spalle di Brock nel tentativo di riprendere a respirare.
“Scusa, tesoro. Mi sei mancato così tanto... anche voi, come state?”.
Misty si perse nel sorriso della signora Ketchum, incapace di distoglierne lo sguardo. Un sorriso dolce, effettuoso. Il sorriso di chi si getterebbe nel fuoco pur di salvarti la vita, il sorriso di chi ti vuole bene.
Lei, che non lo aveva mai provato davvero sulla propria pelle, se non le poche volte in cui tornavano a Pallet e Delia era sempre lì, pronta ad accoglierli. Pronta ad accoglierla, come se fosse sua figlia.
Ed era in questo modo che si sentiva, ogni volta che la rivedeva.
Non le erano mai mancati i sorrisi, nella sua vita. Non le erano mai mancati gli abbracci e le carezze, quando era piccola. Ma il sorriso della donna che ti ha messo al mondo, di quella saggia che ti consiglia ciò che puoi fare e non fare perché ha esperienza, perché ha già vissuto ciò che tu stai passando. Il sorriso della donna più importante, che sappia guidarti e che ti vuole bene come nessun altro può volertene. Il suo affetto non è paragonabile a quello di nessun altro.
La sua mano che ti tocca, la sua pelle calda. Sono caratteristiche che possiede soltanto lei. E si fa di nuovo tutto scuro, in un susseguirsi di immagini mal accastonate tra di loro. La senti, adesso, la sua pelle. La sua mano che stringe il tuo braccio, è quella di Ash.

No, non è più la sua

Un sorriso bello, radioso. Che illumina lo sguardo, che rende più belli i suoi occhi cerulei.

S
vanisce
All'improvviso
Non c'è più

"Misty, tesoro?”
Delia corrucciò la fronte quando notò che ci fosse qualcosa di strano nella ragazza che le stava davanti.
Alle sue parole, gli altri due si voltarono senza pensarci, notando l'amica arretrare contro il muro.

L'acqua
Il nero, tutto nero

“Non mi lasciare”.
Misty poggiò una mano contro la parete accanto a se', portandosi l'altra sulla tempia. Gli occhi sgranati, fissi sul pavimento lucido, non vedevano niente. Era la sua mente a comandare, il suo cuore le faceva guardare altro.
“Misty!”.
Ash la prese per le spalle, scuotendola. Lei si riscosse di punto in bianco, sbattendo le palpebre un paio di volte.
Rimasero tutti in silenzio, senza il coraggio di dire niente.
“Ti senti bene, Misty? Non sarai stanca per il viaggio?”.
Delia la prese per mano, conducendola piano all'imbocco delle scale.
“Ti accompagno in camera, così potrai riprenderti un po', se ti va puoi fare la doccia. Riposati e poi se ne hai voglia vai con Ash al supermercato qui vicino a comprare qualcosa da mangiare, va bene?”.
“Io, veramente... “ sussurrò appena, cercando ancora di realizzare ciò che avesse visto nella propria mente.
“Su, non fare complimenti. Fai come se fosse casa tua, io intanto vado ad aiutare Mime in giardino”.
“Mamma, ma-”
“-Ash, metti pure le tue cose in camera tua e fai vedere a Brock la sua. Avete proprio bisogno di riposo”.
Delia accompagnò Misty al piano di sopra, lanciando un'occhiata eloquente ai due che rimasero stupiti e in silenzio nel soggiorno.

Misty scese qualche ora dopo, stiracchiandosi. Si sentiva in forma oltre il previsto.
“C'è nessuno?” chiese, percependo uno strano silenzio. Scrutò ogni angolo del soggiorno, ma degli altri nessuna traccia. Fu quando si diresse verso la cucina che la signora Ketchum entrò in casa, con il grembiule blu stretto attorno alla vita.

“Allora, cara, tutto bene?”.
Rimase incantata dal suo sorriso per l'ennesima volta. Glielo restituì, annuendo.
“Sì, grazie. Questa dormita deve avermi fatto bene”.
“Bene, quindi puoi accompagnare Ash al negozio. Sai, detto tra noi, mi fido molto più di te” scoppiò a ridere, contagiando la ragazza “Non dirlo ad Ash, ma è totalmente negato. Dimentica sempre qualcosa”.
“D'accordo. Allora ci vediamo dopo”.
La signora Ketchum annuì allegra.
“Lo trovi in giardino con Mime. Buona passeggiata”.

Meno di dieci minuti dopo, si trovava sulla strada principale di Pallet con Ash che non aveva ancora proferito parola e lei era troppo imbarazzata per farlo.
“Sei sicuro che la strada sia giusta?” gli chiese, nel tentativo di stuzzicarlo.
“Certo, perché me lo chiedi?!”
“Beh, sai... di solito sei tu quello che ci fa perdere, Ash Ketchum”.
Lo sentì irrigidirsi, segno che la provocazione stava funzionando.
“Non sono io che mi perdo, sei tu che dici sempre di prendere la strada opposta e chissà come sono le volte in cui succede!”.
Misty scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi. Lo prese totalmente alla sprovvista, lasciandolo totalmente confuso.
“Sai benissimo che non hai un buon senso dell'orientamento” disse poi lei, asciugandosi le lacrime dagli occhi.
“Senti chi parla!”.
Ash sbuffò, incrociando le braccia. Persino Pikachu, sulla sua spalla, rideva contagiato da Misty.
“Traditore... “.
La ragazza aveva ripreso a camminare e lui la seguì titubante, cercando di ignorare quel qualcosa che avrebbe voluto chiederle, anche se sarebbe stato totalmente inutile.
Misty era strana. Stava succedendo qualcosa, lo vedeva. Ma non aveva il coraggio di ammettere, neanche a se stesso, che in certe occasioni le reazioni di lei lo preoccupavano. Brock aveva alzato le spalle,una volta che Delia la ebbe accompagnata in camera, senza sapere cosa dire.
“Forse è davvero soltanto stanca. In fondo in questi giorni non ci siamo fermati un attimo” aveva risposto, godendosi il panorama di Pallet illuminato dalla luce soffusa del tramonto dalla finestra del soggiorno.
“Muoviamoci, prima che inizi a piovere” disse poi Ash, raggiungendo la ragazza. I nuvoloni si stavano muovendo verso la loro direzione, il cielo cominciava a scurirsi di nuovo.
“Sei tu quello lento!” esclamò Misty, facendogli la linguaccia. Prese a correre e lui riuscì a stento a starle dietro, finché poi lei non si bloccò, alzando lo sguardo. Piccole gocce di pioggia ricominciarono a scivolarle sul viso e sui capelli, che pian piano le bagnarono le spalle. Si voltò indietro, verso Ash. C'era soltanto lui nelle vicinanze, la strada era completamente deserta. I negozi dall'altra parte della strada erano già chiusi, le saracinesche abbassate. Delle figure scure che non riusciva a intravedere a causa della poca luce, si erano fermate davanti a lei. Retrocedette di un passo, guardandosi attorno.
“Misty?”.
Ash la chiamò appena, aspettando. Non la lasciò perdere un secondo, notò ogni suo movimento, ogni suo respiro.
Pendeva da ogni suo gesto e percepì un macigno nel petto quando la vide voltarsi velocemente intorno e appoggiare la mano sulla fronte.
“Ash”.
Guardò dietro di se', ma lui non c'era. Non c'era più. La pioggia era aumentata, ora. Le figure non si muovevano. Rimanevano lì, immobili, e le parve la stessero fissando.
“Ash!”.
Non lo vedeva da nessuna parte, ma ben presto altre immagini si sostituirono nella sua testa.

Non di nuovo

Quando la sentì pronunciare il suo nome, non ci pensò più. Le si avvicinò nel momento stesso in cui la sentì pronunciare frasi sconnesse, implorare qualcuno.
Cercò di afferrarla per scuoterla come aveva già fatto poche ore prima, ma la raggiunse troppo tardi. Misty era caduta per terra in meno di pochi attimi e, in quel preciso momento, Ash aveva un peso in gola che non riusciva a mandare via.

 

  
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