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Autore: _LeChatNoir_    23/04/2013    3 recensioni
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Roma 1505.
Elena, borghese romana, odia la sua vita e vorrebbe cambiarla.
Ezio Auditore, un Assassino con una missione ben chiara.
Una sera le loro strade s'incontrano, su di un tetto... e da li, il loro destino cambierà.
Genere: Erotico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'Assassina assaporò il sole sulla pelle e si riempì i polmoni d'aria fresca. Dopo dieci giorni di prigionia era riuscita a fuggire, ma con una gamba rotta non poteva andare molto lontano
«Mi basta solo inviare... solo quello» Elena raccolse le sue forze ed ignorando la fitta tremenda raggiunse la piccionaia nell'angolo. Il suo biglietto era scritto col sangue, non avendo altro a disposizione aveva dovuto accontentarsi. Prese il primo uccello disponibile e legò quel macabro messaggio e gli diede il volo. Non importava dove volasse, tutti avrebbero riconosciuto il simbolo dell'Ordine
«Piccola troia» un calcio seguì la voce dell'uomo alle sue spalle, facendola cadere e urlare «Pensavi di poter fuggire eh? Male, molto male» Edoardo la tirò su di peso e le mollò un pugno «Vedrai come si divertirà Madonna Camelia con te» la riportò dentro, mentre la ragazza urlava disperatamente.

Lorenzo osservò ancora una volta l'orizzonte. Possibile che il Mentore tardasse così tanto? Un gabbiano volò sopra la sua testa, posandosi su un barile poco lontano. Senza Ezio non avevano speranze di ritrovarla. Si passò una mano nei capelli. Se non le avesse detto di andare dalla moglie...
«Ti troverò sorellina, non ti preoccupare. So che stai bene e che te la caverai...»
«LORENZO!!!» l'Assassino si voltò verso il grido e quando vide Flavio correre sorrise mestamente
«Buone nuove fratello?» il giovane riprese fiato
«Si. Sappiamo dov'è» il cuore di Lorenzo perse un battito
«Cosa? Come? Parla Flavio per l'amor di Dio» l'amico gli mostrò il biglietto
«Una monaca ha trovato il messaggio...» Flavio prese un respiro profondo «Dentro il loro cortile interno» poggiò una mano sulla spalla del fratello «E' stata geniale»
Lorenzo lesse quelle poche righe «Flavio... questo è sangue cazzo!»
«Non aveva altri mezzi evidentemente» i due osservarono il mare «Il Maestro la salverà, non preoccuparti Lore»
«Sempre se tornerà in tempo»
«Ce la farà... dai torniamo all'isola e vediamo di organizzare qualcosa noi» insieme se ne tornarono a casa, speranzosi.

Poco lontano una nave attraccò. Alcuni marinai urlarono dei saluti, altri risero; felici di essere di nuovo a casa. Solo un uomo rimase in diparte sulla banchina, cercando con lo sguardo qualcuno. Si chiese cosa fosse successo, perché non era li? Stanco decise di tornarsene a casa, speranzoso di trovare almeno li, qualche faccia amica.

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Il nuovo pugno mi colpì in pieno volto, in bocca ormai non avevo altro che il sapore del sangue. Sputai, osservando Camelia con un sorrisetto
«Ti rode che sia riuscita a fuggire vero?» gli occhi spiritati di lei si chiusero in due fessure verdi
«Sei stupida o cosa? Non lo vedi che sei legata?» che idiota. Non riusciva a cogliere la mia presa per il culo
«Ma prima non lo ero» risi «Ho un segreto Camelia, vuoi saperlo?»
«NON PRENDERMI PER IL CULO!!!» mi afferrò per i capelli, urlando come una dannata. Ottimo, volevo proprio farla incazzare. Avevo progettato la mia piccola fuga nei dettagli. La scema mi torturava due volte al giorno, per poi lasciarmi alle cure di Edoardo.
Il giorno prima, dopo la seconda tortura, avevo finto uno svenimento. Quando la guardia mi aveva soccorso, gli avevo mollato una testata. Nel tempo che lui aveva trascorso a lamentarsi ero uscita e avevo mandato il mio messaggio.
«Mi stai ascoltando eh?!» Camelia strinse la caviglia rotta, facendomi urlare
«No, non m'interessa quel che dici stronza» un altro pugno, questa volta alla spalla
«Allora te lo ripeto: Dov'è Cesare Borgia?» la guardai
«Non lo so, non l'hai ancora capito?» le sputai contro «NON LO SO!» la testa mi girò. La perdita di sangue mi aveva sfiancata
«Morirai per le tue menzogne» un urlo al di fuori della chiesa e un cozzare di lame «Che succede?! Sei stata tu?!» risi di cuore
«Illuminami Camelia, come potrei aver fatto? Siamo qua da un'ora» ero stufa di quella situazione. Perché non mi uccideva? Poteva chiudere tutto in un modo
sicuro e veloce... invece tirava la corda. Chiusi gli occhi, esausta «Uccidimi» mi meravigliai di averlo detto

«Prenditi la tua vendetta e facciamola finita» percepii il suo smarrimento, ma durò solo un istante; il rumore della lama che veniva estratta dal fodero coprì tutto il resto.
«Voglio essere clemente Elena, esaudirò la tua richiesta e ti ucciderò» mi lasciai sfuggire un sorriso felice. Di li a poco ogni mia sofferenza avrebbe avuto fine.
Un suono strozzato, come un rantolo, mi distrasse dai miei pensieri funesti
«Vuoi sapere dov'è Cesare? E' morto, per mano mia. L'ho spinto giù da un bastione, in Spagna. Ho lasciato il suo destino a Dio e lui ha deciso di farlo morire» la voce di Ezio riempì la mia mente, riportandomi alla realtà. Teneva Camelia per il collo, la sua lama grondava sangue. Mi guardò e in quel momento capii di essere salva. Il mio Mentore, il mio uomo era venuto a salvarmi. Sorrisi, lasciando vincere il dolore e scivolando nell'incoscienza. Niente poteva nuocermi, se lui era li.

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L'Assassino osservò l'ex adepta con disgusto. Le sue unghie gli graffiano la mano, mentre la sua bocca si contorceva nel disperato tentativo di prendere aria
«Tuo padre è morto, Cesare pure. Cosa farai adesso eh?» la ragazza strabuzzò gli occhi, mentre la vita l'abbandonava. Ezio piegò la testa
«Voglio essere clemente con te» ripeté le parole di Camelia, un sorriso malvagio sul volto. La sua lama penetrò facilmente nel suo fianco, togliendole l'ultimo respiro. Il Mentore gettò il suo corpo lontano, poco gli interessava, e raggiunse la sua amata. Dolcemente la sciolse dalle corde e dalle catene, adagiandola per terra. Respirava ancora e l'uomo si concesse un sorriso

«Sii forte Elena. Sono tornato per te, non puoi abbandonarmi» le scostò una ciocca di capelli insanguinati dal volto. Le controllò le ferite, stringendo i denti «Mia guerriera, non mollare» la prese tra le braccia ed uscì, raggiungendo il resto dei suoi Adepti e Assassini. 

   
 
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