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Autore: Dave1994    24/04/2013    1 recensioni
Skyrim, poco prima della resurrezione dei draghi e del ritorno di Alduin.
Una terra immersa nel mistero e nella magia...talvolta così antichi da trascendere persino il tempo stesso.
Due universi che si incontrano,per ridipingere un passato sconosciuto e incredibile.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La donna sollevò una palpebra con fare incerto, come risvegliandosi da un profondo sonno. Inspirò silenziosamente incamerando aria fresca nei polmoni, così da schiarirsi la mente, e istantaneamente si rese conto che qualcuno la stava reggendo su una spalla. I rintocchi regolari dei passi sul suolo le rimbombavano in ogni muscolo, ridestando di tanto in tanto fitte pungenti lungo tutto il braccio destro: quasi si stava voltando per poter vedere in che direzione stavano procedendo, ma cambiò idea all'ultimo momento. Non voleva che i due si accorgessero che era rinvenuta, seppure ancora ferita e provata dallo scontro con lo stregone che intuì essere a capo della fila.

- In nome di Akatosh, Tevinias – brontolò una voce calda e chiara, proveniente da qualche parte poco distante dal suo fondoschiena – si può sapere dove diavolo siamo? E soprattutto, sarà almeno un'ora che camminiamo senza sosta. Perché hai tanta fretta? -

Non vi fu nessuna risposta, solo il grattare indistinto della carta di pergamena srotolata su sé stessa.

- Siamo nel Pale, ormai. E per rispondere alla tua sciocca domanda, c'è una bufera coi fiocchi poco distante da qui: se il vento mantiene la stessa direzione, sarà su di noi in men che non si dica. Perciò datti una mossa. -

- Facile a dirsi per te, che hai dietro solo il tuo bastone. Hai idea di quanto pesa? Perché non mi dai il cambio, o semplicemente lanci uno dei tuoi incantesimi e risolvi il problema? - ribatté la prima voce con fare seccato e in quel preciso istante Ashlotte avvampò dalla rabbia.

Le stava dando della grassa? Questa non l'avrebbe passata liscia, quel Nord irriverente. Poteva starne certo.

- Sei tu che hai insistito tanto, io l'avrei fatta fuori dopo tutti i problemi che ci ha causato. - rispose l'uomo di nome Tevinias e Ashlotte si stupì nel constatare come la sua voce fosse incredibilmente profonda e ipnotica, come se parte del suo potere riverberasse persino attraverso le sue corde vocali.

E in un lampo i suoi pensieri corsero agli eventi della notte prima, all'esplosione della nave e alla terribile furia del mago. La donna non aveva mai avuto molta familiarità con la magia e tuttavia non ci voleva certo un esperto per capire che quell'uomo, quel Tevinias, non era uno stregone come gli altri.

Niente, neanche i più epici e conosciuti racconti delle gesta compiute degli arcimaghi di Winterhold, lasciava intendere che un potere simile potesse esistere: la magia aveva da sempre giocato un certo ruolo nella storia del mondo, ma senza mai imporsi prepotentemente su di esso. Semplicemente esistevano maghi dotati e capaci di incredibili imprese e altri che si limitavano a dilettare i viandanti con simpatici giochi di prestigio. Ma quello di cui era stato capace lo stregone, un simile potere di distruzione...

Ashlotte rabbrividì al solo pensiero di come quel fulmine, sceso dalle nuvole per abbattersi sulla terra, si fosse piegato al volere del mago donandogli la sua forza e scatenandosi con rabbia contro di lei, sopravvissuta per un soffio a quell'orchestra di morte e devastazione.

- Ehi – disse la prima voce, interrompendo il corso dei pensieri di Ashlotte – quella là in lontananza è per caso Dawnstar? -

- Sì. Abbiamo bisogno di rifornirci, le nostre provviste sono andate perse...sulla nave. - rispose Tevinias, esitante.

Sapeva dunque il disastro che aveva causato? La donna avrebbe voluto essere nella sua testa per conoscere le emozioni provate dall'uomo. Era attanagliato dai sensi di colpa? Temeva il suo stesso potere? Era per caso conscio...

- Sebastian, perché non chiedi alla tua amica se conosce qualcuno da queste parti in grado di darci una mano? Io non ho un septim in tasca e credo sia lo stesso anche per te. -

Ashlotte raggelò all'istante. L'uomo sapeva che era sveglia e li stava osservando, valutando la situazione prima di agire.

- Ma.. -

- Ci sta ascoltando, e anche da un bel po'. - sussurrò Tevinias, afferrando saldamente il manico del suo bastone stregato dalla cui sommità proruppe una fontana di scintille magiche.

Lo sfrigolio prodotto dal bastone del mago fece risuonare tutti i campanelli d'allarme nella testa di Ashlotte che, con un colpo di reni, si staccò dalla flebile presa di Sebastian eseguendo un'elegante piroetta a mezz'aria e atterrando poco meno di un metro distante da lui, la spalla destra dolorante e i denti serrati in una smorfia di dolore. Avrebbe dato battaglia, se necessario: sebbene non sentisse più il confortante peso dei suoi pugnali lungo i fianchi, possedeva ancora qualche asso nella manica che ogni assassino dovrebbe avere sempre a disposizione.

Sebastian imprecò voltandosi verso di lei mentre qualcosa scintillava alla luce della luna, ben stretto nel suo pugno. L'uomo le puntava contro il suo pugnale dall'elsa d'ebano finemente decorata con fare insicuro.

Questo qui non deve aver tirato molto di scherma nella sua vita” pensò Ashlotte, maggiormente concentrata invece sullo stregone poco distante da lei, il bastone ben saldo e ostentatamente tenuto lungo l'asse formata da mano, braccio e spalla. Un'espressione indifferente era dipinta sul volto dell'uomo e Ashlotte sentì la gelida morsa della paura afferrarle il cuore all'interno del petto.

- Ehi! - le urlò l'uomo che l'aveva sorretta lungo il viaggio con fare implorante – fermati subito e cerca di calmarti... -

- Andiamo – sussurrò lo stregone, catturando il suo sguardo con i suoi occhi magnetici – colpiscimi con forza, fammi male. Vediamo se ne sei capace. -

Ashlotte si rese conto di non riuscire a muovere nemmeno un muscolo del suo corpo. Ogni grammo della sua essenza, ogni suo pensiero era fisso su quello sguardo terribile che come una profonda ipnosi le impediva di pensare ad altro, di fare qualsiasi altra cosa: contemporaneamente percepì una presenza estranea a lei, come se il ronzio di mille api nella sua testa la stesse assordando facendole tremare i denti nelle gengive dalla violenza della vibrazione. La donna credette di gridare, convinta che la testa le si sarebbe spaccata in due se quell'assalto fosse continuato ad oltranza.

Non sei più tanto sicura di te stessa ora, non è così?

Ti sei finalmente resa conto con chi tu abbia a che fare?

Ashlotte sentì un urto secco riverberarsi sulle sue gambe e fu conscia del fatto che era crollata in ginocchio, la testa stretta tra le mani e il volto contratto da una smorfia orribile. Sentì i tratti del suo viso storpiarsi deformandosi in mille direzioni diverse mentre scariche di dolore la attraversavano da cima a fondo e in quel preciso momento fu sicura che sarebbe morta, quando...

- TEVINIAS! -

 

 

Il dolore era cessato. Ashlotte si rese conto di potersi alzare in piedi e sbatté più e più volte le palpebre, dissolvendo gli ultimi resti del profondo sconvolgimento psichico cui era stata sottoposta: quando vide Sebastian, la mano testa e rivolta verso il terreno, di fronte a Tevinias non comprese subito ciò che era successo.

Poi, non appena vide un rossore indistinto diffondersi sul volto dello stregone a partire dalla sua guancia sinistra, raggelò.

Uno schiaffo.

Quell'uomo, quel Sebastian, aveva appena schiaffeggiato il suo compagno.

- Perché?! - sbraitò, inveendo contro il mago – dimmi perché! -

Tevinias non rispose, massaggiandosi invece la superficie del suo viso lesa dall'improvviso colpo del suo compagno con un'espressione incerta, esitante.

- Mi hai colpito. -

- Sì, l'ho fatto. - rispose Sebastian, ancora furente. Richiuse la mano a pugno, pronto a ripetere il suo gesto nel caso fosse stato ancora necessario.

- Perché? -

- Non sembravi più tu. -

Lo stregone rimase in silenzio, allontanandosi dal compagno all'improvviso con un volto incupito e rabbuiato. Ripose il bastone sulla schiena e gli voltò le spalle, percorrendo il sentiero con passi lenti e quasi strascicati.

Il cuore di Ashlotte smise di battere all'impazzata e la donna si rilassò, sentendosi come se un peso morto gli fosse caduto dal petto. Osservò lo stregone allontanarsi pian piano, mentre tutt'intorno il vento sembrava crescere d'intensità ogni minuto che passava.

- L'hai fatta proprio grossa – disse Sebastian, massaggiandosi le tempie contratte da una smorfia di dolore – la prossima volta, ti sconsiglio di fare movimenti bruschi in sua presenza. Non credo gli sia ancora passata. -

- Lo terrò a mente. - rispose Ashlotte e in quel momento si rese conto che era la prima volta che rivolgeva la parola a quell'uomo se escludeva il fulmineo scambio di parole di qualche ora prima sulla spiaggia, in fin di vita e in pericolo sotto tiro degli incantesimi di Tevinias.

Sebastian grugnì un cenno di assenso, facendo per raggiungere il compagno, quando qualcosa pungolò Ashlotte nel profondo dell'animo.

- Aspetta. - disse, con un tono di voce terribilmente incerto.

L'uomo si voltò verso di lei, un'espressione interrogativa impressa sul viso.

- Sì? -

- ….grazie. -

Sebastian sorrise, poi si voltò e s'incamminò lungo il sentiero.

- Cerca di renderti utile come puoi, se proprio vuoi rendermi il favore. - disse, prima di scomparire nel folto della boscaglia.

Ashlotte rimase immobile, perplessa: quell'uomo non assomigliava per niente ad un Nord, nemmeno nell'aspetto fisico.

Si mosse per raggiungerlo, quando un brivido la percorse.

Non voleva ammettere a sé stessa di avere una paura folle.

Paura di Tevinias.

 

 

Il fruscio dei pini mossi dal vento, l'aroma delicato dei cedri fuori dalla città e perfino il puzzo pungente delle fogne di Solitude parvero a Gregorius la composizione più armonica che avesse mai percepito. Comparato al freddo penetrante e all'umidità della cella, l'uomo si sarebbe gettato anche nei canali di scarico pur di scordare quelle segrete anguste nelle quali era stato confinato per almeno mezza giornata.

Senza più un'arma, a piedi nudi e vestito soltanto di una tunica di seta grezza, Gregorius si aggirava furtivamente tra le vie della città che da qualche tempo era divenuta la sede principale della Legione.

Doveva fuggire quanto prima possibile da lì, la probabilità che iniziassero a cercarlo entro qualche ora era parecchio alta.

Quando finalmente riuscì ad uscire dalla città attraverso un sentiero poco battuto che dava direttamente sul porto, l'uomo tirò un sospiro di sollievo e si concesse qualche minuto per radunare i pensieri.

Doveva rimediare all'equivoco venutosi a creare con la Legione screditando allo stesso tempo Grigori: eliminarlo sarebbe stata un'automatica ammissione di colpa. Catturando i fuggitivi e riportandoli a Castel d'Our, sarebbe invece riuscito a riottenere quella reputazione che tanto lo aveva reso famigerato tra i suoi colleghi e forse avrebbe persino ottenuto una promozione sul campo.

Eppure, per la prima volta nella sua vita, l'idea non lo elettrizzava più di tanto. Gli eventi degli ultimi giorni stavano logorando in lui la convinzione e la dedizione che avevano sempre caratterizzato la sua carriera.

All'improvviso, udì uno schianto secco di sterpi dietro le sue spalle.

Stava per voltarsi, quando...

  
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