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Autore: Charlotte McGonagall    25/04/2013    6 recensioni
Beetee/Wiress
"Non era forte, non era attraente, non era carismatica. Era una quindicenne schiva, gelosa del proprio mondo e delle proprie emozioni. Non timida, ma - piuttosto - diffidente e chiusa in un riserbo che celava appena la paura e il disprezzo, era la tipica ragazza del Distretto Tre: fiera del suo ingegno, come le era stato insegnato."
Wiress ha subito un grave trauma - e non solo psicologico - dopo gli Hunger Games, ma il suo mentore sarà pronto ad aiutarla.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beetee , Wiress
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia ff d'esordio nel fandom di HG e ho pensato di partire dal mio OTP, Beetee e Wiress. Li shippo sin dalla loro prima apparizione in Catching Fire.
Non sono del tutto soddisfatta di questa ff, ma sentivo il bisogno di pubblicarla. Aspetto eventuali consigli, correzioni o suggerimenti.

Dare voce

I cittadini di Capitol City non avevano amato Wiress, durante gli Hunger Games, e non avevano tifato per lei; non avevano nemmeno immaginato che avrebbe potuto vincere.

Non era forte, non era attraente, non era carismatica. Era una quindicenne schiva, gelosa del proprio mondo e delle proprie emozioni. Non timida, ma - piuttosto - diffidente e chiusa in un riserbo che celava appena la paura e il disprezzo, era la tipica ragazza del Distretto Tre: fiera del suo ingegno, come le era stato insegnato.

Il pubblico non aveva apprezzato la sua arguzia e la sua ironia, durante l'intervista.
Fosse stata almeno bella o affascinante, forse le avrebbero perdonato perfino l'intelligenza, ma, per loro, lei non era bella: era bassa, minuta, col seno troppo piccolo, i capelli troppo fini, di un banale nero, un viso anonimo e le labbra sottili.

Era una ragazzina del Distretto Tre come ne avevano viste altre - dicevano. Nessuno credeva che avrebbe vinto.

*

Eppure, quella ragazzina sfuggente e anonima vinse. Vinse senza che nessuno le avesse dato il permesso di farlo.
Fu un colpo di scena e la curiosità si destò nel pubblico: ora tutti aspettavano di vederla, di scoprire la forza nascosta in quel piccolo corpo in apparenza così fragile.

Tuttavia, rimasero nuovamente delusi.

*

"Può dirmi il suo nome?".
"Provi a ripetere quello che dico".
"Conti fino a venti".
"Ora le mostrerò una serie di immagini e lei dovrà nominare gli oggetti raffigurati".
"Può descrivere questa immagine?".
"Alzi il braccio sinistro".
"Legga ad alta voce".

Wiress era confusa da tutte quelle richieste. Sapeva solo che aveva subito un'operazione al cervello e che ora aveva un terribile mal di testa.
Aveva subito un trauma cranico e aveva avuto un'emorragia cerebrale - le avevano detto - anche se non riusciva a ricordare come.

Di una cosa era certa: qualcosa era andato storto.
Lo aveva capito sin da quando aveva cercato di porre domande ai medici e aveva scoperto di non riuscire a parlare correttamente: a volte non riusciva a formulare una frase, altre non ricordava una parola e altre ancora ciò che diceva non era quello che avrebbe voluto.

I test non fecero che confermarlo.
Odiava tutti quegli assurdi esercizi; detestava soprattutto le tavole a colori vivaci che illustravano gli oggetti più disparati e, ancora di più, disprezzava l'infermiera coi capelli azzurri che la trattava come una demente e annuiva accondiscendente mentre Wiress cercava di ricordare le parole.

Era scoppiata a piangere, infine, mentre fissava l'immagine di uno spazzolino da denti, incapace di fare altro che singhiozzare.

Gli Hunger Games le avevano distrutto la vita: non solo aveva perso l'inncenza, non solo era diventata un'assassina, ma ora aveva perso anche la parola.
Era quasi un'Avox; ora comprendeva più che mai la sua crudeltà di quella pena: essere isolata, essere sola, essere prigioniera.

*

Non fu possibile intervistarla nel modo tradizionale.
Dal momento che Wiress era ancora in grado di leggere, l'unica soluzione parve quella di preparare le risposte.
Mentre era ricoverata, Caesar aveva concordato con Beetee le domande e quest'ultimo aveva scritto per lei le risposte da leggere durante la diretta.
Wiress era grata che lo avesse fatto al posto suo: si sentiva così vuota e debole che non avrebbe avuto la forza di preparare qualunque discorso, seppur breve.

Caesar era stato gentile e diplomatico come sempre e aveva fatto il possibile per metterla a suo agio, ma con scarsi risultati.
Era tesa e ansiosa e non riusciva a nasconderlo dietro ad un sorriso falso, come altri tributi erano riusciti a fare prima di lei.
Inoltre, l'intera intervista aveva un che di falso e di studiato - o, per meglio dire, più del solito: leggere le risposte era stato un esperimento fallimentare.

Non era il primo vincitore al quale i Giochi avessero rovinato la vita, ma i cittadini di Capitol City non erano abituati a guardare in faccia la realtà, ad essere posti di fronte all'evidenza di ciò che gli Hunger Games possono causare.
Era il trionfo, non la sconfitta, che cercavano in un vincitore e non volevano vedere quello che gli abitanti dei distretti sapevano da più di cinquant'anni: nessuno vince davvero gli Hunger Games.

*

Rientrata nell'appartamento riservato al Distretto Tre, Wiress si lasciò cadere a terra, in ginocchio, scoppiando in lacrime, e si strappò la parrucca nera, rivelando il cranio rasato e ancora fasciato a seguito dell'operazione.
Tremava e singhiozzava, accucciata sul pavimento, senza preoccuparsi del vestito rosso che si sarebbe sciupato.
Forse, se fosse rimasta lì abbastanza a lungo, immobile, con gli occhi chiusi, se avesse dimenticato il mondo, allora anche il mondo si sarebbe dimenticato di lei.

Sentì una mano sulla spalla.
Beetee la fece alzare di peso e quasi la trascinò fino al divano, dove la fece sedere accanto a lui.
"Stai tranquilla," disse, accarezzandole una spalla. "Domani torneremo a casa, andrà tutto bene".

Stava mentendo, perché niente può davvero andare bene dopo gli Hunger Games, ma l'unica cosa che poteva fare come mentore era cercare di consolarla, farle sentire che non era sola.
Non le disse più altro e lei fu lieta di non dovergli rispondere.
Lasciò che Wiress piangesse sulla sua spalla, quella sera, abbracciandola e accarezzandole la schiena, sapendo che in quel momento era l'unico che potesse aiutarla.
Sapeva anche che solo un altro Vincitore può comprendere a fondo quanto sia devastante l'esperienza degli Hunger Games, per chi sopravvive, e anche per lui i Giochi erano un'esperienza recente, anche le sue ferite erano ancora aperte. Quella sera decise che l'avrebbe protetta.

Nessuno dei due sospettava che avrebbe fatto molto più di questo: che l'avrebbe sostenuta, che avrebbe dato voce al suo mondo, che l'avrebbe salvata; e lei avrebbe salvato lui.
Non credevano che avrebbero finito per amarsi discretamente e teneramente, avvicinandosi sempre più, condividendo incubi e dolori, trovando nell'altro la ragione per aprire gli occhi ogni mattina, sapendo di trovare qualcuno accanto.

Negli anni, Wiress era in parte migliorata, anche se continuava ad avere difficoltà a ricordare le parole e pronunciare una semplice frase la metteva in ansia.
A Beetee, però, importava poco: ormai avevano imparato a comunicare con gli sguardi e i gesti e lui sapeva sempre quello che Wiress avrebbe voluto dire.
Senza Beetee ad aiutarla, si sarebbe sentita chiusa sotto campana di vetro, isolata dal resto del mondo; lui, invece, era stato la sua voce.

Non aveva importanza se molti la credevano pazza, non aveva importanza se non era considerata bella: se lo era abbastanza per avere l'uomo che amava, tutto il resto era perfettamente irrilevante.

Spero che la ff vi sia piaciuta, anche se non la ritengo uno dei miei lavori migliori.
La sezione in cui Wiress è ricoverata e i medici eseguono i test è ispirata ai test a cui sono davvero sottoposti i pazienti con disturbi del linguaggio per comprendere l'entità del danno.
Sì, sono l'unica pazza che si è posta il problema di fare una ricerca per scoprire perché Wiress non finisca le frasi, credo. Si può dire che questa storia sia nata proprio da quelle ricerche.
Sostanzialmente ho scoperto che un trauma cranico nel punto giusto dell'emisfero sinistro può causare diversi disturbi del linguaggio. Nel caso di Wiress, ha avuto un incidente durante i giochi (magari ne parlerò in un'altra ff) e questo ha intaccato il linguaggio spontaneo, mentre è ancora in grado di leggere, comprendere quello che le viene detto e - come sappiamo - anche cantare (linguaggio automatico), ma fatica a esprimersi. In particolare ho attribuito il suo disturbo ad un problema di anomia (non ricorda i nomi, verbi o aggettivi). Inoltre, anche l'ansia che le causa parlare e la paura di sbagliare potrebbero acuire il suo disturbo.
Ok, dopo questa noiosissima precisazione vi saluto!

   
 
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