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Autore: TooSixy    26/04/2013    2 recensioni
Nonostante Las Noches sia a tutti gli effetti una città di morti, l'esistenza di una Fracciòn non è mai tranquilla o pacifica. Ma nemmeno per sbaglio.
Basti pensare alle incombenze di tutti i giorni: spiriti minori da cacciare, Shinigami da trucidare, Espada testardi e capricciosi a cui badare… insomma, bisogna essere un po' un incrocio tra un gladiatore e un baby-sitter. E malgrado tutto, diciamocelo, si ha pure la reputazione di essere "creature inferiori", poco più che docili schiavetti al servizio dei propri Espada.
Quando però una misteriosa entità compare a Las Noches, pronta a tracciare la sua scia di sangue perfino tra i pezzi grossi, sarà proprio una Fracciòn a rimboccarsi le maniche per fermarla. Armata della sua determinazione, di un dono tanto prezioso quanto molesto e di una Zanpakuto che si fa beatamente i fatti suoi, Rayen si prepara a combattere per la sua vita e per tutto ciò che le è caro.
E chissà, forse potrebbe scoprire di essere coinvolta in un gioco molto più grande e pericoloso di quello che immagina.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio, Shūhei Hisagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XVI. Another life, another story
Midnight

 

12 giugno 1951

Il sole ormai è calato da un bel pezzo, ma di Shuhei nemmeno l'ombra. Raiha è triste, forse anche un po' arrabbiata, ma non può certo dire di essere sorpresa: anche se lei continua a presentarsi tutte le sere al vecchio punto d'incontro, ormai sono quasi tre mesi che lo Shinigami manca ai loro consueti appuntamenti. La ragazza sospira e si accarezza la pancia, ora lievemente arrotondata. Per ora riesce ancora a nasconderla, ma non potrà tenere segreta la sua condizione per sempre: adesso più che mai ha bisogno del giudizio di Shuhei, tuttavia il tempo passa e Raiha inizia a rendersi conto che forse stavolta Shuhei non tornerà. 

La sola idea è come una lama di ghiaccio piantata nel petto.

Per giorni ha fantasticato su come sarebbe stato bello correre incontro a Shuhei e comunicargli la lieta notizia. Lì per lì, lui sarebbe rimasto un po' stupito, senz'altro, ma poi avrebbe sorriso - un sorriso lieve, il sorriso che lei amava - e le avrebbe dato uno dei suoi baci intensi e appassionati. Forse le avrebbe persino detto che aspettava quel momento da secoli, prima di inginocchiarsi e chiederle di sposarlo. 

Così. È così che sarebbe dovuta finire

Raiha ricaccia indietro un singhiozzo e dà un calcio a un sasso, spedendolo in mezzo al buio. 

A tormentarla non è solo il fatto che ora dovrà affrontare quella difficile situazione da sola, quanto l'assenza di Shuhei in sé. Senza di lui, si sente esposta e vulnerabile. Shuhei è diventato il suo punto di riferimento, il suo amico e il suo amante, la sua stella polare personale in un cielo tumultuoso e in continuo movimento: Raiha non riesce ad accettare il fatto che di punto in bianco sia semplicemente sparito nel nulla, senza dire una parola e nemmeno lasciarle un messaggio. In cuor suo, la giovane prega che sia stato richiamato dalla Soul Society, ma ogni volta che ci pensa non può fare a meno di considerare anche possibilità più infelici... dèi del cielo, e se gli fosse capitato qualcosa durante una missione? E se fosse morto? 

Eppure, proprio l'ultima volta che si sono visti, lui glielo ha promesso. Le ha promesso che ci sarebbe sempre stato, che sarebbe sempre ritornato da lei. Ha detto che non l'avrebbe mai lasciata sola.

Oppressa da un’infinita malinconia, Raiha si trascina nella casupola che condivide con Ryuuji e Asami. Dentro trova solo Asami: la ragazza, seduta alla sua nuova macchina da cucito, sta canticchiando una vecchia canzone popolare con voce dolce e argentina. Quando vede Raiha, però, subito s'interrompe e le sorride con calore. 

« Raiha-chan! » cinguetta allegramente. A ogni piccolo movimento della testa, i suoi lunghissimi capelli scuri catturano e riflettono il chiarore del lume a olio. « Non ci crederai mai, ma ho una notizia incredibile, quando l’ho sentita sono rimasta scioccata! Sai che Sugimoto-san mi ha detto che sua moglie… » La sua voce perde di colpo ogni leggerezza, tingendosi di preoccupazione. « Ehi, che ti prende? Cos'è quel viso scuro? » 

Raiha s’accomoda accanto a lei e le prende le mani, un po’ trepidante. Asami è vivace e chiacchierona, ma quando vuole sa custodire i segreti meglio di chiunque altro. In fondo, è la sua migliore amica e si fida di lei. « Anch’io ho una notizia abbastanza scioccante, Asami-chan. Ascolta... non so bene come dirtelo, ma credo, cioè, so… voglio dire, sono incinta! »

 Incinta. Quasi lo grida: la parola le esplode dalle labbra come dotata di vita propria.

Raiha incassa la testa nelle spalle, ma con sua sorpresa Asami non dà di matto: anzi, dopo un iniziale momento di stupore, la mora le stringe dolcemente le dita. « Ne sei sicura? »

 L'altra annuisce.

« Beh, questo se non altro spiega tutte le nausee e gli attacchi di vertigine che hai avuto negli ultimi tempi. Da un certo punto di vista ti confesso che sono sollevata, sai? Cominciavo a temere che avessi contratto la salmonella, se non di peggio. » Le sistema teneramente una ciocca dietro l’orecchio. « Il bambino è di Hisagi-san, vero? »

Raiha fa di nuovo cenno di sì e si morde il labbro. « Asami, non so cosa fare » ammette disperata. « Shuhei non è ancora tornato e senza di lui mi sento perduta. Oltretutto, non ho la minima idea di come si allevi un figlio! Vorrei tanto potermi aggrappare un po' di più agli insegnamenti dei miei genitori, ma di loro ricordo davvero poco e ho paura a chiedere consiglio a qualcuno del villaggio. Non so proprio dove andare a sbattere la testa! »

 « Calma, tesoro, calma: affrontiamo una cosa alla volta. Adesso occupiamoci del problema più pressante. Ascolta, se non te la senti di portare avanti la gravidanza, forse posso aiutarti io con un infuso di prezzemolo... »

« Ma non voglio abortire! » replica subito Raiha.

Asami inarca un sopracciglio. « Se non vuoi diventare madre… »

« Sì, hai ragione, è un po’ complicato. » Raiha comincia a torturarsi un lembo della veste. « Se proprio devo parlare col cuore in mano, il solo pensiero di partorire mi spaventa a morte, e mi spaventa ancora di più l’enorme peso della responsabilità che si porta dietro. Però voglio questo bambino, lo voglio davvero. È l’ultima cosa che mi rimane di Shuhei. »

« So che tu e Hisagi-san eravate molto legati e trovo ammirevole la tua devozione, ma ti prego di riflettere bene sulle conseguenze della tua scelta » obietta Asami. « Questo bambino ti stravolgerà la vita, soprattutto se lo alleverai senza un padre. E non dobbiamo dimenticare che comunque nascerebbe fuori dal vincolo del matrimonio, e perdona la rudezza, Raiha-chan, ma i figli bastardi non sono ben visti a Karakura. »

Raiha si porta una mano alla pancia. « Nemmeno la nostra vita è stata facile: il destino a noi non ha mai regalato nulla e quel poco che abbiamo l'abbiamo ottenuto con la fatica e il sacrificio. Ma non capisci? È proprio per tutto quello che abbiamo passato che non intendo privarmi di un dono simile. Proprio per quello che abbiamo passato, Asami, dovresti fidarti di me e capire che questo non è il capriccio di una bambina. »

La mora sostiene il suo sguardo per un lungo istante. « Sarà per sempre perseguitato dai pregiudizi e dalla solitudine, lo sai. »

« Contro i pregiudizi non posso fare molto, la gente di Karakura prima o poi dovrà accettarlo. Ma per quanto riguarda la solitudine, ti garantisco che mio figlio non la sentirà mai: avrà sempre tutto il mio sostegno, e scommetto anche quello di Ryu... Oh, Ryuuji! » Raiha impallidisce. « Stasera dovrò dirlo anche a lui. »

« Per forza, deve pur sapere che presto diventerà zio. Non puoi certo aspettare che lo scopra da solo. » Di colpo, l'espressione tesa di Asami si scioglie in un sorriso. « Per gli dèi, ma te lo immagini? Zio! Zio Ryuuji! »  

Raiha ridacchia. È un risolino breve e nervoso, ma è la prima cosa di vagamente simile a una risata che le sfiora la bocca da settimane, se non da mesi. 

« Allora hai deciso una volta per tutte? Terrai il bambino? » la incalza Asami. 

« Sì, lo terrò. Già sento di amarlo. » Raiha abbraccia l’amica. « Grazie, Asami-chan. »

« E di cosa? Non ho fatto niente. » Asami ricambia con affetto. « La parte difficile, adesso, sarà impedire a Kurosaki-kun di smuovere mari e monti per trovare il delinquente che ha osato violare la sua sorellina. Forse è un bene che per un po' Hisagi-san si tenga alla larga da Karakura, per la sua stessa incolumità! »  
 

*

Karakura, Giappone. 10 dicembre 1951

Tormento. 

È l’unica sensazione che prova: un tormento senza fine che domina il suo corpo e la sua mente, liquefacendo ogni pensiero razionale.  

Un fuoco invisibile le divora la pelle, le carni, le ossa, lasciando dietro di sé solo cenere ardente e sofferenza. In sottofondo le sembra di sentire una cacofonia di suoni ovattati (urla, urla umane) e solo confusamente capisce che provengono dalla sua gola. Raiha si contorce, le guance arrossate invase da calde lacrime di dolore, mentre una lancia di metallo incandescente – o così le pare – le strazia il ventre e le cosce.

« Ci sei quasi! » La voce di Asami è debole e lontana, come un’eco portata dal vento. « Continua a spingere, Raiha-chan, riesco a vedere la testa! »

Al di là della rossa nebbia d’agonia che le vela la vista, Raiha scorge di sfuggita il bel viso dell’amica stagliato contro il soffitto della loro casupola. Qualcosa di fresco e bagnato le preme sulla fronte, dandole qualche secondo di sollievo.

« Avanti! » continua a incitarla Asami. « Un ultimo sforzo ed è tutto finito, tesoro. Tieni duro ancora un minuto, solo un minuto, e poi – Kurosaki-kun esci immediatamente da qui! »

Raiha ha la fugace visione di Ryuuji pallido come un cencio che si precipita fuori dalla casupola. In un’altra occasione le verrebbe da ridere, a vedere il suo gelido fratellone darsela a gambe  in quel modo, ma in quel momento vorrebbe solo morire, spegnersi in una beata e fredda oscurità, qualunque cosa pur di far finire quel supplizio.

E all’improvviso, proprio quando sente di non potercela più fare, un nuovo suono le raggiunge le orecchie: il pianto acuto e vigoroso di un neonato.

« È un maschio! » trilla Asami. « Un bellissimo maschietto, sano e forte! »

Tutta la tensione e il dolore e il patimento che fino a quel momento hanno gravato su Raiha si sciolgono di colpo, quasi per magia. La ragazza crolla all'indietro e chiude gli occhi, esausta, mentre un soave e graditissimo torpore avvolge dolcemente la sua coscienza. 

    *

Quando si sveglia, è ormai calata la sera. Raiha rimane immobile per alcuni secondi, ancora stordita, poi nella sua mente appannata fa capolino un nuovo, strano pensiero: Ho un figlio. Si tira su dal letto come una sonnambula e i suoi occhi scattano subito sulla piccola culla di legno che Ryuuji stesso ha intagliato per lei: al suo interno, rannicchiato sotto le coperte, il bambino - il suo bambino - dorme pacificamente, succhiandosi il pollice. Dalla testolina gli spunta un unico ciuffetto di capelli corvini, chiara eredità paterna. Dal suo minuscolo, adorabile corpicino irradia perfino un'azzurra fiammella di reiatsu.

La ragazza sorride intenerita e, avvicinatasi alla culla, passa affettuosamente un dito sulla delicatissima guancia del piccolo. È di una morbidezza sconcertante, più vellutata di una pesca. Dischiudendo le labbra inaridite dalla sete e dalla stanchezza, Raiha mormora il nome che ha scelto per lui.

 « Isshin. »

Isshin è il nome di un'antica virtù che combina devozione, determinazione e senso dell’onore. La virtù che unisce Shuhei e Ryuuji, i due uomini della sua vita.

Per un po’, Raiha resta a coccolare e a vezzeggiare il suo Isshin, poi una fitta alla gola secca le ricorda che non beve da almeno due giorni. A malincuore, si allontana dal bambino per andare in cerca il recipiente d’acqua che Asami ha l’abitudine di tenere vicino all’ingresso. Mentre passa davanti alla porta, coglie due voci ovattate e d’istinto si ferma, in ascolto.

« … che sia la cosa migliore » sta dicendo Ryuuji in tono serio. « Come soluzione non mi piace per nulla, ma se non altro così la gente di Karakura lascerà in pace Raiha e il bambino. »

Raiha drizza le orecchie.

« Mi assicurerò personalmente che si sparga la notizia. » Questa è Asami. « Se qualcuno dovesse interessarsi troppo al piccolo, diremo semplicemente che Raiha s’è sposata in segreto con il pescatore di Saka che negli ultimi tempi veniva spesso in visita alla città, e di cui purtroppo si sono perse le notizie dopo il tragico naufragio della sua nave. Nessuno s’insospettirà, so che quest’anno ci sono state numerose tempeste. »

« Per una volta, un evento drammatico ha il suo lato vantaggioso. Sarà una copertura perfetta. »

Per un minuto o poco più, tra i due cala il silenzio. 

« Senti, Kurosaki-kun… a proposito di matrimonio… » azzarda Asami.

« Non dire una parola di più. » Nella voce di Ryuuji s'è insinuata una nota più morbida. « Aspetteremo giusto che Raiha si riprenda e cominci ad abituarsi ai bisogni del bambino. Entro il prossimo equinozio di primavera, Inoue Asami, ti prometto che sarai la mia sposa. »

Un gridolino emozionato seguito da una dozzina di schiocchi leggeri suggeriscono all'origliante l’idea che Asami si sia lanciata addosso a Ryuuji e gli stia coprendo la faccia di baci. Ryuuji borbotta qualcosa, ma Raiha lo conosce troppo bene per non sapere che sotto sotto quello slancio d'affetto non gli fa altro che piacere.  

La ragazza si scosta dalla porta, trova il recipiente d'acqua e si disseta in silenzio, pensierosa. 
 

*

Karakura, Giappone. 15 marzo 1952

È una serata insolitamente tiepida, per marzo. Una dolce brezza entra dalla finestra aperta. Raiha è sola in casa, intenta ad allattare Isshin, quando la sua mente avverte qualcosa che non avvertiva da interi mesi… il crepitio di una reiatsu. Per un attimo la giovane resta spiazzata, poi una sorta di folle speranza la invade.

Shuhei? Shuhei è tornato?

La speranza è lesta a morire quando s’accorge che la nuova reiatsu non è verde e luminosa, ma scura e opaca, come vetro immerso nel fango. E si sta rapidamente avvicinando, come un predatore che ha appena fiutato la sua nuova vittima, puntando dritto verso di loro. 

Confusa, Raiha si chiede come sia possibile, dato che ormai è più di un anno che tiene la reiatsu praticamente azzerata… e poi, con orrore, guarda Isshin. Isshin e la sua piccola, innocente fiammella di reiatsu.

« No! »

Il cervello della giovane comincia a lavorare febbrilmente, in preda al panico. Shuhei non c’è più, non verrà più a salvarla. Karakura dovrebbe essere pattugliata da un altro Shinigami, un certo Uragiri, ma lei non lo ha mai incontrato (e neppure percepito, a dire il vero) e non ha idea di come chiamarlo. Naturalmente, non c’è verso che un neonato possa imparare a sopprimere la propria reiatsu, meno che mai nel giro di due minuti. Forse potrebbero provare a scappare, ma quanta strada possono fare da soli una ragazza madre e un bambino di pochi mesi?  

Le idee si rincorrono frenetiche nella testa di Raiha, fino a quando l’illuminazione non la colpisce. È un espediente pericoloso, sì, e le possibilità che finisca male sono altissime, ma le sembra l’unico modo per assicurare a Isshin un certo grado di protezione.

Ryuuji è andato di nuovo a Kyoto – meglio così, pensa Raiha, almeno lui è al sicuro. Asami invece si sta prendendo cura della figlia malata dei loro vicini di casa, e ormai dovrebbe rientrare da un momento all’altro. Raiha regala ai due un lungo pensiero pieno di affetto, poi dà un lieve bacio sulla fronte a Isshin e lo depone amorevolmente nella culla. Buona notte, tesoro. 

Senza un rumore, la giovane esce di casa a incontrare il cielo viola e nero e le prime, pallide stelle.

La tua reiatsu è come un faro nella notte, le ha detto una volta Shuhei scherzando solo a metà.

Raiha prega che sia ancora così e, mentre s’allontana correndo dalla casupola, rilascia al massimo la sua reiatsu. Dopo essere stata repressa per tanto tempo, la calda energia spirituale esplode verso l’esterno come una vampata azzurra, più splendente che mai. Molto più allettante del tenue lumicino di reiatsu emanato da Isshin.

Raiha oltrepassa l'orto di Ryuuji e quello dei loro vicini di casa, poi supera in due balzi il piccolo ponte di legno inarcato sopra il fiume Onikawa. Qualche pescatore di ritorno dal lavoro si gira a guardarla, stupito da tanta fretta, per poi stringersi nelle spalle e riprendere ad arrotolare le reti o a pulire il pesce. Raiha non li degna di uno sguardo; tutta la sua attenzione è rivolta verso il limitare del villaggio, laddove i campi coltivati cedono il posto alla boscaglia. Se riesce a raggiungere il riparo degli alberi, forse fuggire le sarà più facile: da bambina giocava in quei boschi intricati e di certo un mostro farebbe una bella fatica ad addentrarsi là dentro. 

Attirare il mostro laggiù e poi far perdere le proprie tracce. È possibile, conosce la zona palmo a palmo e di sicuro saprà destreggiarsi tra gli ostacoli della natura. E un giorno, magari non così lontano, potrebbe ritornare. Dalle persone che ama. Ma per quanto cerchi di essere ottimista, in cuor suo Raiha non crede veramente che riuscirà a salvarsi. Spera solo di riuscire ad allontanare a sufficienza l’Hollow da Ryuuji, Asami e Isshin, prima che sia troppo tardi. 

Mentre sta per svoltare l’angolo dell’ultima casa, la ragazza si trova costretta a inchiodare di colpo. Un’altra reiatsu è comparsa all’improvviso davanti a lei… una reiatsu talmente gigantesca da far apparire ridicola quella dell'Hollow alle sue spalle, e persino quella di Shuhei. È in trappola, presa tra due fuochi. Intimorita, Raiha alza la testa, aspettandosi come minimo di vedere un terrificante colosso grande tre volte la sua casa, e resta di sasso quando si rende conto che, in realtà, la figura che le sbarra la strada è un ragazzo magro e pallido come il gesso, e neppure troppo alto. Il ragazzo in questione indossa vesti stranissime, forse di taglio occidentale, di un bianco così puro e immacolato che al confronto parrebbe sporco persino un fiocco di neve. Raiha lo guarda negli occhi, e d’istinto si sente attraversare da un brivido: sotto gli scompigliati capelli neri, le iridi di quello sconosciuto sono verdi e glaciali, quasi prive di vita. L’unico tocco di espressività, nel volto pallido, sono due scie di quello che sembra trucco, che gli solcano le guance come lacrime color smeraldo.

Nonostante la sua corporatura esile, quel tizio le mette addosso una paura tremenda. 

Raiha cerca di farsi coraggio. « Chi sei? » chiede con la voce più decisa che riesce a tirar fuori. « Sei anche tu una specie di Hollow? »  

Lui si limita a squadrarla con freddezza. 

I nervi di Raiha sono già abbastanza a fior di pelle: non ha proprio voglia di mettersi a giocare all’indovino. « Beh,  allora se non ti spiace io me ne vado. Ci si vede. »

Fa per passargli oltre, ma il giovane la gela con poche semplici parole: « Non t'interessa sapere dove si trova Hisagi Shuhei? »

« Shuhei? » Raiha si blocca, mentre un senso di gelo le stringe lo stomaco. « Che ne sai, tu, di Shuhei? Chiunque o qualunque cosa tu sia, di certo non sei uno Shinigami. »

« Non è necessario appartenere a quella feccia della Soul Society per ottenere informazioni su di lui. Soprattutto quando certe informazioni sono così ovvie scontate. »

Il giovane spalanca le braccia: dietro di lui, a mezz’aria, compare quello che a prima vista sembra una specie di specchio tondeggiante, sulla cui superficie liscia si rincorrono mille riflessi confusi. Raiha indietreggia, ma senza riuscire a staccare gli occhi dallo specchio. Poco a poco, i riflessi si riducono e la visuale diventa più chiara, fino a lasciar intravedere l'immagine di Shuhei. 

Shuhei, il suo Shuhei, che cammina lungo una strada fantasma. 

Il cuore di Raiha perde un colpo. Shuhei non è da solo: accanto a lui c'è una donna bellissima, anch'ella in divisa di Shinigami. I due stanno chiacchierando scherzosamente del più e del meno: anche se non sente le loro voci, Raiha quasi percepisce l'atmosfera di complicità e allegria che li circonda. Shuhei si china verso la donna e le mormora qualcosa, in tutta risposta, quella specie di sirena scoppia a ridere di gusto e getta indietro i meravigliosi boccoli d'oro rosso, per poi prenderlo sottobraccio - premendo casualmente i seni pieni e morbidi contro il gomito del giovane, un contatto che a Shuhei sembra non dispiacere per niente. 

Raiha fa un altro passo indietro, nauseata. « Non è vero… è un trucco. »

« Sei libera di non credermi » ribatte lo sconosciuto dagli occhi verdi. « Ma non trarrei alcun vantaggio a mostrarti qualcosa che non esiste. È ora che tu smetta di mentire a te stessa e cominci ad accettare la verità: perché mai Hisagi Shuhei si sarebbe dovuto vincolare a te, una patetica umana, quando può trovare ben altro appagamento altrove? Lo capisci, adesso, che ti sei chiusa da sola in un castello di illusioni? » Il suo tono non è sarcastico o aggressivo; resta sempre calmo, distaccato, e in un certo senso è ancora più crudele. 

Raiha vorrebbe solo tapparsi le orecchie, o chiudergli la bocca. « Stai mentendo, lo so! Shuhei non è così. Se se n'è andato, sono sicura che è per una valida ragione. » 

« Pensavi davvero che tra voi due ci fosse un legame speciale? » continua lui implacabile. « Sì, te lo leggo in faccia. Forse pensavi addirittura che ti amasse. Povera stupida, hai pregato per un traditore. »

« Chiudi il becco! Shuhei non è un traditore, sono certa che non è come sembra! »

Ma anche se la sua voce risuona sicura, la sua anima è divorata dall'incertezza. Si rende conto che si sta arrampicando sugli specchi, e non le viene in mente nulla di arguto e tagliente per dimostrare che la sua fede in Shuhei è ben riposta. Tutto ciò che riesce a registrare è Shuhei che ride e scherza con quella splendida donna. Non è ferito, non è in missione: sembra che nulla lo trattenga dal tornare da lei, a parte naturalmente la sua nuova amichetta

Shuhei, cos’hai fatto? …

L’Hollow si avvicina alle sue spalle. Come riscuotendosi da un lungo torpore, Raiha avverte la sua presenza, ma stavolta non tenta la fuga: si volta a fronteggiarlo, dando le spalle al giovane e al suo specchio maledetto. Non prova alcuna paura, solo una desolante rassegnazione. I suoi sentimenti ora giacciono cristallizzati, come se il suo intero animo fosse diventato di ghiaccio. 

L'Hollow dardeggia da un tetto all'altro, troppo veloce perché se ne possano seguire i movimenti. Raiha intravede solo un’enorme sagoma scura con numerose zampe, forse simile a un ragno, poi lui spicca un balzo e le è addosso. Come al rallentatore, la ragazza vede un artiglio lungo e ricurvo brillare nel buio e dirigersi verso di lei, per poi colpirla con tanta forza da affondarle nel ventre e sbucare dall'altra parte. Raiha apre la bocca, ma un fiotto di sangue le sale alle labbra, soffocandole le grida in gola; s'accascia in avanti, tremante, tenuta in piedi solo dalla zampa adesso rossa e appiccicosa che ancora le trapassa il corpo.

Mi ha ucciso, pensa vacuamente. Sto davvero morendo.  

Due dita fredde come il ghiaccio le afferrano il mento, costringendola ad alzare la testa. È il ragazzo dello specchio, perfettamente impassibile, per nulla turbato dalla terrificante bestia che si erge a pochi passi da lui. 

« Ci rivedremo presto, umana. Ora vai, e raggiungi lo scopo che il mio signore ti ha prefissato. »

La zampa si ritrae dalle sue carni e Raiha crolla a terra, ancora contratta e sussultante. Un ventaglio rosso sangue s’allarga rapido sotto di lei, impregnando il terreno. Mentre gli ultimi istanti di vita le scorrono davanti agli occhi appannati e ormai ciechi, cerca di balbettare qualche scusa smozzicata a Ryuuji, ad Asami e soprattutto a Isshin. 

Ma il suo ultimissimo pensiero è per Shuhei. E non è né affettuoso né nostalgico.

È un caldo pensiero tinto d’odio.

Odio.

Odio

 

*******************************

Sixy: basta, ho ufficialmente concluso con questi cavolo di flashback. Dal prossimo capitolo si riprende con la storia vera ^^

Rayen: ah, perché, c'era addirittura una storia? Non erano solo i deliri sconclusionati di una psicopatica? 

*Sixy le dà un'amorevole padellata in testa*: silence ^^ tu che negli ultimi tre capitoli sei stata solo un continuo lamento non hai diritto di parlare.

Rayen: ma sono appena morta, ce l'avrò sì il diritto di lamentarmi!

Sixy: ma anche no ^^ dunque dunque dunque, miei cari... a dire il vero non ho un granché da dire! Come al solito spero che abbiate apprezzato il capitolo, nonostante la sua secchezza. Forse m'è uscito un po' troppo melodrammatico. Comunque, l'etimologia di Isshin l'ho trovata in giro per internet e non garantisco nulla, ma dovrebbe significare letteralmente 'un unico cuore' o 'un unico spirito' e in giapponese è un'espressione per simboleggiare appunto la determinazione, l'onore e la devozione nei confronti di qualcosa. Ora vado a dileguarmi nella notte, bacio a tutti! *se ne va accompagnata dall'effetto eco di una risata malvagia*

Rayen: sentite, ma non è che qualcuno mi vuole adottare? Dico sul serio, questa tizia mi fa paura...

*Asami fa capolino da dietro le sue spalle*: l'autrice vorrebbe anche sottolineare che tutto quello che accade in questa fiction non ha nulla a che vedere con ciò che succede dopo la saga di Hueco Mundo. (Anche perché -spoiler alert- Tite Kubo sta elegantemente sconvolgendo i legami familiari approntati da Sixy.) Ma in fondo, non trovate anche voi che Ichigo assomigli un po' a Hisagi-san? ^^ se prendete Fragolino e gli mettete i colori di Isshin, praticamente diventa Shuhei!

Rayen: cazzate... -.-

 

 

 

 

  
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