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Autore: Inucchan    16/11/2007    5 recensioni
Due vite. Due stili diversi. Due modi d'essere diversi. Un passato in comune forse... Il Mondo Visto da Lei. Il Mondo Visto da Lui. A volte non è il fato a far si che due persone s'incontrino...sono loro che si cercano...si trovano... e a volte...
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Dopo averci pensato su e dato che ho avuto molti incentivi da alcuni lettori per farlo, ho deciso di continuare Simply Mine, anche perché mi spiaceva lasciarla da sola in disparte e anche perché mi ero promesso di continuarla non appena avessi finito Tra le corde del Pianoforte, ebbene. Buona lettura.

 

Atto IX : Tradimento

 

Amico. Colui che non t’abbandona. Affatto. La parola fedeltà ed amico il più delle volte non riescono a rimanere correlate sulla stessa retta. Infatti basta un nonnulla per concedere ad una vecchia fiamma d’ardere e d’accendersi ancora di più.

Basta una scintilla ed ecco il fuoco divampare largo. Esistono anche amici infedeli. Essi sono i reietti della specie, i volta gabbana. Coloro che ti tradiscono per una donna. Il gentil sesso è capacissimo d’interrompere se non deviare una relazione. E’ vista un po’ come una coppa d’avorio da vincere a tutti i costi e quando entra in gioco la lotta, eh no, in quel caso non c’è più nulla da fare.

E’ anche vero che per l’uomo viene prima di tutto l’amico. Una birra, una partita. Non si rifiuta mai, eppure c’è sempre quella piccola debolezza che s’insinua come una gramigna nella mente.

Se due uomini si contendono una donna due sono le possibilità : 1) Il vincitore taglia i ponti con lo sconfitto. 2) Orsù quando ci lasceremo forse ti darò un’altra possibilità.

Più probabile è la prima in quanto, quando un amico viene ferito è difficile che si lecchi le ferite.

Tradito. In tutti i sensi. Quello stronzo,invitarlo al suo compleanno per ottenere cosa? Un bel ringraziamento con tanto di presa per il culo e fermo immagine di un probabile bacio.

Da due ore rimuginava silenzioso nella sua posizione. Avambracci piegati sulle ginocchia, capo chino ed occhi socchiusi. Nemmeno sentiva più ormai i toni languidi delle musiche di sfondo che ancora dipingevano la festa.

Un completo disastro. Maledetto bastardo. L’aver visto con i suoi occhi quella scena ancora gli lasciava ribollire il sangue in vena.

Ritmico. Il movimento del piede che impertinente batteva ritmico sullo scalino. Iridi scure che si scostavano a destra e a manca.

Ebbene ora la mente era pervasa da due movimenti inibitori l’uno per l’altro. Il primo Scappare, il secondo prenderlo a cazzotti sino ad esser supplicato.

Furibondo. Era forse la parola più azzeccata per descriverne l’attuale stato. Pareva in trance. D’un lato, Kagome, silenziosa osservava la scena.

L’unico per cui sciogliere l’apparente sua malizia era Kouga. Vederlo in quello stato a causa sua le aveva soffocato in petto una morsa ben maggiore delle precedenti.

L’osservava seria. Non una parola era stata proferita in merito alla vicenda del bagno.

C’era solamente una cosa da fare e lei lo sapeva benissimo.

“Kouga-kun” un sibilo appena fuoriuscito dalle labbra. S’era poi fermata nel tentativo di riprender fiato inutilmente.

Alzando lo sguardo, lo youkai aveva automaticamente interrotto il flusso respiratorio all’interno del corpo.

Pregno di astio. Forse non nei confronti di lei, per lo più in quelli di lui. Inuyasha. Ecco qual’era il nome del problema in corso. Bastardo, infido e per di più seccante.

Eppure. Già, c’era un ma nella mente di lei che tornava a farsi vivo e ciclico da un po’ di tempo a quella parte. Il suo sapore.

Leccò le labbra solo per rendersi conto di che gesto stupido s’era macchiata. Come quelle bambinette dopo il primo bacio che, pur di ricordare la presenza del loro amante compiono gesti insulsi e romantici. Scosse la testa dandosi più volte della scema.

Infilando le mani in tasca, affondandole completamente mosse il passo in direzione del demone. Ora lui aveva bisogno di lei, seppur non avesse ancora inteso bene il motivo della sua apprensione e gelosia.

Erano amici no? Forse aveva sperato più volte in un qualcosa di diverso. Forse. Prese posto accanto a lui estraendo una sigaretta dalla borsetta, mentre l’altra stringeva le falde della giacca lunga per

Mascherare i segni di quel che era accaduto poc’anzi.

Lui aveva rivolto lo sguardo altrove, più in La. In corrispondenza della macchina dal tettuccio rosso. Chissà dov’era finito quel bastardo. La vettura era ancora la, se la ricordava benissimo.

Le iridi bluastre compirono un movimento antiorario dall’alto verso il basso, come a voler sottolineare la scocciatura della sua presenza.

Gli pareva persino di sentirlo quel puzzo di cane. Non l’aveva mai definito a quel modo, pur sapendo di che pasta fosse fatto l’altro. Avrebbe dovuto aspettarsi un simile colpo basso.

“Non ti chiederò nulla perché alla fine non sono affari miei” sbottò di colpo con una tonalità talmente distaccata ch’ebbe per Kagome una parvenza quasi informale all’orecchio.

Le pozze scure d’ella si spostarono veloci in sua corrispondenza, stavolta in modo più diretto.

Quasi in uno scatto.

“Cos’hai detto?” formulò quieta. Quasi quella frase l’avesse disturbata. Aveva utilizzato un verbiare talmente finto da sottolineare perfettamente quel che in realtà doveva essere sott’inteso, del resto Kouga non era mai stato ferrato in materia di ‘mostra solo l’essenziale’.

Lui non ripetè altro, si limito ad uno sbuffo per poi tornare a smuoversi poggiando i palmi sotto il mento. Possibile che lei non l’avesse ancora capito dopo tutto quel tempo?

Testarda come poche. Era lei infondo.

Pareva che l’ultima frase avesse voluto concludere il tutto. Era calato un improvviso silenzio, disturbato soltanto dal vociare insistente di quel che era rimasto della festa.

Un respiro profondo da parte di lei ruppe la momentanea tensione.

Pareva uno di quei giochini del silenzio che si fanno da mocciosi, quando la maestra tanto per farti star zitto finge che sia solamente un modo per divertirsi. Che cazzata.

“Hai frainteso” cominciò lei, tentando d’instaurare una possibile conversazione. In realtà nemmeno lei sapeva cos’avesse voluto intendere con quella frase.

Un sottile nodo aveva cominciato a stringerle la gola in modo soffocante, quasi si trattasse d’un senso di colpa improvviso.

Lui finalmente le concesse lo sguardo. Tutto quello che lei vi scorse fu stavolta, solamente divertimento.

Lunatico il ragazzo. Le labbra si lui s’accesero in una fattispecie di sorrisetto ironico ed amaro nel contempo, come se con quelle parole l’avesse preso per il culo in tutto e per tutto.

“Frainteso cosa? D’averti visto praticamente in principio di pre-copulata col mio ex-migliore amico nel MIO bagno?” e sollevò le mani per applaudirla.

Nell’istante in cui avvenne il primo contatto tra le due mani, un’altra assai più veloce colpì in pieno il volto dello youko arrestandone immediatamente l’ilarità derisoria.

Rimase immoto. Mentre per un attimo gli parve addirittura che la mano di Kagome gli si fosse incollata pienamente sulla guancia.

Uno schiocco, niente di più.

Livida di rabbia era. Lo si scorgeva dalle iridi che avevano assunto una specie di colorazione tendente al rossiccio, tipico di quando era arrabbiata.

Non disse nulla. Si limitò ad alzarsi abbandonandolo sugli scalini con tanto d’occhi sbarrati. Era la prima volta che riceveva uno schiaffo e dato da lei, cazzo, faceva venti volte più male.

Incurante di Sango che se ne stava placidamente distesa su d’un divanetto con uno sconosciuto si diresse verso la piazzola poco distante per recuperare la macchina parcheggiata, per di più, dietro altre due.

Impossibile uscire al momento.

Rabbiosa. Delusa e presa per il culo. Cosa ci poteva essere di meglio nella serata?

Oh si. Qualcosa d’ancora meglio. Eccolo il motivo di tanto scalpore, beatamente poggiato sul cofano della SUA macchina, anzi, disteso a fumarsi chissà quali schifezze.

Inarcò le sopracciglia ulteriormente osservandolo dall’alto in basso da lontano. [Ma guardalo, perfettamente consapevole d’aver scatenato il pandemonio. Sorride lui, contento della sua vittoria eh?] In un modo o nell’altro era palesemente infastidita da quella particolare posizione, da quel che si palesava ai suoi occhi ad ogni passo ed ancor maggiormente Lui.

“Sei contento vero?” proruppe maligna, quasi ormai si conoscessero da chissà quanto. Proprio non le importava nulla di quel che sarebbe potuto succedere prima, ora non era esattamente al centro dei suoi pensieri.

Lui non emise parola. Si limitò a smuovere appena le orecchie sulla testa avendo avvertito la voce di lei in avvicinamento, aveva sollevato il braccio per avvicinare la sigaretta alla bocca e null’altro.

Lei fumava nevrotica, pareva che tutto il corpo le stesse andando a fuoco tanto era inviperita.

Spense la sigaretta pestandola per ben tre volte sotto il tacco.

Non gliel’avrebbe data vinta a quel pagliaccio, non ancora. Doveva calmarsi al momento, sapeva, per quel poco che l’aveva conosciuto di che giochetti era capace.

Si limitò dunque a circoscrivere la prima macchina, poi la seconda per poi raggiungere la posizione di lui.

Incrociate le braccia al petto si sforzò d’emettere un sorrisetto compiaciuto in direzione di lui.

Infingarda.

Lui ancora, si limitò a smuovere le orecchie quasi infastidito. Nient’altro.

Odioso, era questo solamente. Un bulletto smargiasso e nient’altro. Il suo comportamento non fece altro che far trapelare la palese scocciatura di lei che sbottò.

“Sei uno stronzo” fece per voltarsi, quando finalmente parve esserci una reazione da parte del meticcio che si sollevò completamente dalla macchina.

Diavolo, da sottolineare per l’ennesima volta che la vettura in questione era di lei.

“Mi pare che prima non tu non fossi di questo parere” puntuale come un orologio svizzero dalle parole dell’hanyou cominciò a farsi viva quella sottile ironia mista a malizia di cui era padrone ed aveva anche ragione per giunta.

Le labbra di lei si sollevarono verso l’alto in un sorriso di scherno. Quanto più lui la stuzzicava, tanto attraeva la sua attenzione.

Si volse a mezzo busto, posando la mancina sul fianco.

“Allora ce l’hai ancora la lingua” proferì spinosa. Nascondere la rabbia infondo era quel che sapeva fare meglio, anche se la situazione più che rovente parve divenire mano a mano sempre più simile a quella precedente.

Aveva uno strano potere quel meticcio, dal quale era bene porsi sulla difensiva.

Sollevò un poco il busto lasciando la giacca libera d’aprirsi sul davanti.

Da che mondo è mondo, gli occhi di un uomo son sempre attenti a certi ‘particolari’ e nemmeno quelli di Inuyasha furono immuni, stavolta dalla mercanzia messa la in bella mostra come a dire ‘guardale’.

Emise un colpo di tosse sollevandosi in piedi.

Qual’era il motivo per il quale lei se n’era andata? Il fatto è che cominciava a piacerle quello strano gioco d’odio e attrazione.

Pericoloso. Tanto meglio.

Un solo, sottilissimo pensiero riuscì a passare la mente ingegnosa di lui e se questo fosse andato in porto avrebbe ottenuto una vittoria schiacciante da tutti i punti di vista.

[Povero scemo] lei sorrise arpia ricominciando quel che poco prima aveva lasciato in sospeso a causa dell’attimo di debolezza.

Chissà cosa le era venuto in mente, si stava arrendendo davanti alle labbra di lui come una povera cogliona.

Eh no, ci voleva ben altro per metterle i piedi in testa.

Molto di più.

Lui mosse qualche passo, lasciando cadere la sigaretta di lato.

Emise un sospiro appena accennato mentre la linea retta delle labbra aveva assunto una strana conformazione, quasi fosse stato pronto a violentarla da un momento all’altro.

Oh no, lui era un signore con la S maiuscola, figuriamoci se aveva intenzione di scoparsi la prima sciaguatta di turno, anche se era stata capace di spiazzarlo.

Ecco, se l’era dimenticato quel particolare. Ed era quello che gli rodeva più di tutto.

Smosse di lato il capo, quasi in una mossa calcolata per riavviare la frangia di sbiego. Silenzio.

[Hai davvero in testa di potermi trattare uno zerbino? Dei, questa è pazza].

Ed intanto malpensanti l’uno dell’altra erano a poca distanza l’uno dall’altra. Il problema Kouga, pareva essersi accantonato per un istante.

“Cosa vuoi da me … eh?” chiese lui sprezzante, smuovendo la destra in direzione della guancia di lei in una di quelle languide carezze d’indice che avrebbero fatto imbestialire anche la più quieta delle sacerdotesse.

Lei no, rimase affabile e gli permise quel gesto.

Smosse leggermente l’anca di lato, chinandosi appena in avanti col busto. “Da te nulla, la domanda è… cosa posso volere di te”.

Che donna! Ah, adorava quando lo si metteva alle strette. Lei smosse alcuni passi in avanti bloccandolo tra cofano e corpo, cosa che ad Inuyasha non dispiaque affatto.

La lasciò fare, esattamente come lei poc’anzi.

“Di me? Interessante. Spiegati meglio” quanto gli piaceva provocarla. Gli piaceva provocare LEI.

Questa novità lo lasciò abbastanza perplesso, d’un tratto s’era ritrovato a pensarla davvero come una possibile preda.

Lo era in effetti. Dannatamente intrigante.

Lei continuò il gioco spostando l’indice sul petto di lui, lasciandolo correre lungo la superficie di questo sino all’addome per poi risalire.

Il sorrisetto malizioso di lui s’accentuò maggiormente. La stava lasciando fare apposta questo era il bello.

Lei, lo sapeva benissimo però continuò per puro gusto di farlo.

Slacciò il primo bottone della camicia di lui, andando a sfiorare col palmo la pelle di lui. Mani fredde contro corpo bollente.

“Questo ad esempio?” lo schernì lei sollevando il ginocchio tra le gambe di lui.

Socchiuse le palpebre il mezzo, mostrandosi ora quasi ‘eccitato’ dai gesti di lei. Tutta finzione ovviamente.

Avrebbe potuto continuare quello spettacolino divertente ma non lo fece. Si scansò di botto lasciandolo con un palmo di naso.

“Ti piacerebbe eh?” si volse di spalle con il chiaro intento di abbandonarlo li, come aveva già fatto con i precedenti.

Inuyasha però, non parve essere della sua stessa idea. Lui, non era gli altri.

Probabilmente quel piccolo particolare le era sfuggito. Infatti non gli ci volle molto ad afferrarle il braccio ed attirarla nuovamente contro di sé.

“Eh no, se cominci un gioco non puoi interromperlo secondo il tuo volere. Io non sono

Un giocattolo.” sibilò basso nel tono, andando a sussurrarle al lobo destro in un sospiro.

La fece fremere.

Maledizione, era dannatamente sensuale quel bastardo.

Deglutì appena ma lo nascose con un suono strozzato della voce. “Quindi vorresti che io continuassi…” rispose convinta con una sottile malia.

Lui scosse la testa portando l’indice dinanzi al volto.

“No, era solamente per mettere una cosa chiaro” prese una pausa discostandosi dalla sua posizione per aggirarla.

Si volse di spalle ghighando perfido.

“Io decido quando finiscono i giochi” concluse schioccando la lingua al palato ed allontanandosi palesemente soddisfatto.

Ancora una volta, scacco matto.

Kagome rimase li, spiazzata. Maledetto stronzo.

Credeva d’avergliela fatta e lui aveva subito ripreso le redini della situazione. Cazzo.

Ebbene. Questa è la tipica situazione di rovescio della medaglia. Quando credi d’avere una vittoria in mano essa non è altro che sconfitta.

Le bruciò e tanto anche.

Per la prima volta, qualcuno le teneva testa e quel qualcuno non era altri che un mezzo demone con un autostima un po’ troppo sopra la media.

Il cellulare di lei cominciò a squillare interrompendo i pensieri che ora, stavano giungendo in un’unica direzione ed erano, casualmente tutti colpi rivolti ad Inuyasha.

“Pronto” la voce dell’amica dall’altra parte dell’apparecchio la risvegliò finalmente, ed ormai il meticcio era già lontano dalla sua postazione.

Quanta rabbia.

“Kagome, devo essermi addormentata. Mi accompagni tu a casa?”

D’un tratto un’idea le balzò alla mente, piuttosto ardimentosa.

“Mh, Sango ti spiace farti accompagnare da Kouga? Io stanotte non torno a casa” non diede tempo all’altra di rispondere, si limitò ad attaccare.

Smosse qualche passo in avanti prendendo ad accelerare sempre di più il passo.

Lui si fermò di botto, osservandola di sbiego.

Chissà perché si era immaginato quel tipo di reazione, d’essere seguito ovviamente.

Lei si fermò non molto lontana.

Sottilizzò le iridi un poco. “Stronzo, stanotte dormo da te” emise soltanto, questo non sorprese Inuyasha più di tanto che rimase in silenzio per qualche istante prima di voltarsi verso di lei completamente.

Cioè, gli si stava offrendo su un piatto d’argento? Avrebbe passato la notte con uno di cui conosceva a malapena il nome?

Era pazza? No. Che donna! Quella parola cominciava a tuonargli in mente da un pezzo ormai.

“Scusa, che hai detto?” si limitò ponendo entrambe le mani in tasca.

Lei non rispose si limitò a sorpassarlo silenziosa.

[Allora hai proprio intenzione di giocare col fuoco. Bene, adoro i giochi. Attenzione però, conoscermi potrebbe essere pericoloso].

Le si affiancò nuovamente, stavolta il riso malizioso divenne serio.

“Hai idea che potrei essere qualsiasi malintenzionato vero?”

Si fermò lei, contemplandolo per un istante. Da qui avrebbe cominciato il suo gioco, eh no, il signorino l’avrebbe pagata per il suo acume deviato.

Eccome.

“Un malintenzionato che sin ora non mi ha sfiorato nemmeno con un dito? Mfh” emise prima di continuare.

Lui sorrise, aveva ragione infondo, su questo punto almeno.

Volse un poco lo sguardo indietro, alzando le spalle.

Di nuovo le si affiancò.

Una sfida.

Quale migliore inizio.

Chissà che la preda stavolta, non fosse stata realmente lui.

  
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