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Autore: K u r a m a    29/04/2013    6 recensioni
-Vattene San Potter, non ho bisogno di te – la sua voce era flebile, ma allo stesso tempo, dura e quasi disperata. Non avrebbe pianto, non lo avrebbe permesso, ma in qualche modo quell'abbraccio, quel profumo di pioggia, aria ed erba appena tagliata e il calore dell’altro su di sé stava facendo cedere quella sottile difesa che aveva innalzato. No, non avrebbe pianto, non era nella sua natura e avrebbe lottato perché nessuno lo vedesse piangere. Non avrebbe commesso di nuovo l’errore di farsi scorgere debole.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La morte non ha padrone

esattamente come l'amore.

Il cielo era grigio e fredde lacrime cadevano da esso nonostante fosse primavera inoltrata.
Appoggiato a un ruvido e umido tronco d’albero, nascosto tra i lunghi e verdi rami, si riparava un ragazzo dai capelli biondi e occhi di un grigio fuso che rifletteva il cielo che lo sovrastava. Le sue guance erano leggermente arrossate e le labbra schiuse da cui usciva una flebile nuvoletta a causa dell’aria fredda contrapposta al suo respiro caldo.
Guardava assente l’enorme distesa grigia sopra si sé, incurante della pioggia che lo stava completamente bagnando scivolando sul suo corpo coperto da una leggera camicia bianca e da dei neri pantaloni di pelle.
Dalla manica ormai diventata trasparente a causa dell’acqua si ergeva prepotente, su quella pelle pallida e candida come il latte, un tatuaggio che raffigurava un teschio attraversato da un serpente: il simbolo dei mangiamorte, la maledizione di una vita.
Una goccia d’acqua cadde sul suo volto e automaticamente chiuse gli occhi risvegliandosi dalla lunga trance in cui era caduto. Rimase così, a occhi chiusi a godersi le piccole perle d’acqua che filtravano tra le lunghe braccia dell’albero sotto il quale si era riparato, poi la mano destra andò a coprire il braccio sinistro dove compariva il marchio nero. Automaticamente accarezzò violento le linee che lo componevano come a volerlo cancellare, sia dal suo corpo sia dalla sua memoria. Le unghie curate graffiarono quello strato di pelle, tanto da farlo diventare rosso, ma quelle linee di agonia non svanirono.
Aprì gli occhi e guardò il suo braccio. Non poteva far altro che odiarlo, vederlo come un simbolo di morte e dolore e non solo per sé, ma anche per gli altri.
Non importava se la guerra era finita e il signore oscuro era finalmente morto, lui sarebbe sempre rimasto un mangiamorte, un’icona malvagia alla quale nessuno si sarebbe mai avvicinato.
Lui aveva scelto quella strada, non perché volesse realmente, ma perché non aveva avuto scelta.
Aveva creduto, o almeno aveva finto di farlo, a ideali che in realtà non gli erano mai interessati solo per salvare la sua famiglia, solo per avere quell’affetto che gli era mancato durante la sua infanzia.
Lui non era forte, non era un impavido Grifondoro avvezzo al coraggio e così pieno di emozioni; lui aveva imparato a controllarle e a distruggerle dentro di sé costringendosi così alla solitudine e a diventare quasi apatico nei confronti del mondo. Ormai tranne che la paura e la solitudine, non riusciva a provare più nulla. Ciò che una volta aveva, la guerra se l’era portata via: il suo orgoglio, la sua freddezza, la sua indole bastarda; ormai non gli era rimasto più nulla, nemmeno una famiglia o degli amici su cui contare. Era rimasto solo e nessuno l’avrebbe salvato, perché avrebbero dovuto farlo?
All’improvviso le foglie verdi dell’albero si colorarono di un caldo rosso-oro e in seguito di un freddo verde-argento. Osservò meravigliato quel cambiamento che tanto gli ricordava i colori della sua casa e di quella nemica, tanto che non si accorse che la figura che era rimasta nascosta sotto un mantello dell’invisibilità gli si avvicinò.
-Finalmente ti ho trovato, Draco - disse quella togliendosi il mantello che sino allora lo aveva protetto da qualsiasi sguardo. Il ragazzo biondo si girò verso di essa e se avesse potuto, sarebbe arretrato per andarsene lontano. Davanti a lui vi era un alto ragazzo dai capelli neri come la pece che risaltavano quei bellissimi occhi verdi come smeraldi, che ora lo stavano fissando attraverso quegli occhiali che da sempre portava. Sul lato destro della fronte, tra una bagnata e ribelle ciocca e l’altra, si poteva intravedere una sottile cicatrice a forma di saetta e un’unica persona al mondo la possedeva: Harry Potter era proprio dinanzi a lui.
-Che vuoi?- chiese duramente Draco, cercando di mostrare quel coraggio che però non aveva.
Il ragazzo moro sorrise e gli si avvicinò ancora di più. Sarebbe bastato un passo e i loro corpi si sarebbero toccati. –Paura Malfoy?- chiese recitando quella vecchia battuta ricorrente tra di loro.
-Ti piacerebbe, Potter- rispose automaticamente quello. Subito si morse l’interno della guancia maledicendosi per esserci cascato di nuovo proprio come quando era un ragazzino come tutti gli altri.
Il sorriso di Harry si ampliò ancora di più, si tolse la pesante giacca che portava e compì quel passo necessario ad avvicinarli poggiandolo sulle spalle del biondo che rimase immobile e con lo sguardo stupito. Fu solo un momento, ma era sicuro di aver potuto udire il battito cadenzato e rassicurante del suo nemico mentre quello lo sfiorava portandolo quasi tra le sue braccia. Il moro subito si allontanò e Draco sentì freddo per la prima volta, non si era accorto fino a quel momento di star tremando.
-Che vuoi?- ripeté senza ringraziare. Tra loro era sempre stato così: il giovane serpeverde, non era mai stato in grado di reprimere le sue emozioni quando il re dei grifoni gli era attorno e questo gli aveva sempre creato una certa difficoltà e odio nei confronti di quello. Stessa cosa valeva per l’altro.
Entrambi erano in un certo senso simili, ma contemporaneamente contrapposti.
L’uno era la luce, l’altro l’ombra.
L’uno era l’eroe, l’altro il cattivo.
L’uno era il padrone della morte, l’altro la morte stessa.
-Ti stavo cercando- rispose Harry senza perdere il sorriso. Nella mente di Draco l’unico pensiero che si era formato era che quello non era cambiato, era sempre il solito San Potter, sempre pronto a salvare le povere pecorelle smarrite.
-Ora che mi hai trovato puoi anche andartene- disse fulminandolo con lo sguardo e togliendosi la giacca per lanciarla verso il proprietario. Lui non aveva bisogno di essere salvato, non lo avrebbe permesso. Men che meno da Potter.
Il grifondoro sbuffò infastidito, riprese la giacca che era caduta a terra e la sbatté con una mano per pulirla dai fili d’erba e dalla terra. –Draco- tentò poi quello cercando di rimettergli la giacca sulle spalle, ma il biondo si scostò immediatamente e cercò di allontanarsi il più possibile.
-Stai congelando- osservò l’altro raggiungendolo subito e afferrandolo per il polso piccolo e magro.
-Lasciami!- ringhiò Malfoy cercando di divincolarsi da quella ferrea presa.
Harry non lo fece né disse nulla, si limitò a guardarlo tenace.
“Sai che non lo farò” diceva quello sguardo verde come l’erba. Fu questo a convincere l’altro a smettere di dimenarsi, ma non lo guardò né gli parlò. Harry lasciò la presa e posò di nuovo l’indumento su quelle spalle tremanti, ma questa volta non si scostò da quel corpo in preda ai brividi. Lo abbracciò da dietro.
-Andiamo - soffiò dolce il moro all’orecchio del biondo.
-Vattene San Potter, non ho bisogno di te – la sua voce era flebile, ma allo stesso tempo, dura e quasi disperata. Non avrebbe pianto, non lo avrebbe permesso, ma in qualche modo quell’abbraccio, quel profumo di pioggia, aria ed erba appena tagliata e il calore dell’altro su di sé stava facendo cedere quella sottile difesa che aveva innalzato. No, non avrebbe pianto, non era nella sua natura e avrebbe lottato perché nessuno lo vedesse piangere. Non avrebbe commesso di nuovo l’errore di farsi scorgere debole.
Si girò e tirò un pugno dritto in faccia all’altro che barcollò all’indietro rimanendo in piedi. La mano di Harry andò a pulirsi il rivolo di sangue che scendeva lento all’angolo del suo labbro spaccato, tuttavia non lo attaccò. Il serpeverde continuò a colpirlo, ma lui non reagì né si mosse.
-Perché?- chiese dopo poco –Perché non reagisci?- smise di colpirlo e cadde in ginocchio.
Il moro anche se dolorante gli si avvicinò, raccolse nuovamente la giacca da terra, s’inginocchiò davanti a lui e di nuovo lo coprì. Le sue mani si fermarono su quelle salde eppure deboli spalle.
-Andiamo via- disse come se nulla fosse successo.
Occhi grigi s’incontrarono con quelli verdi.
La libertà s’incontrò con la reclusione.
-Perché?- gridò. Alla fine aveva ceduto, calde e fredde lacrime iniziarono a rigare quel viso perfetto mostrandolo ancora una volta debole d’innanzi al suo nemico. In realtà sapeva che la guerra era finita, che i nemici non esistevano più, ma non poteva far altro che considerare Harry in quel modo, perché era lui l’unico che non voleva che lo vedesse debole, l’unico capace di distruggere ogni difesa, di aprire ogni cicatrice e poi risanarla magicamente senza utilizzare nessuna dannatissima bacchetta.
-Io sono un mangiamorte, non merito la tua gentilezza! Non merito il tuo perdono!- urlò di nuovo contro l’altro che lo lasciava sfogare guardandolo con tenerezza –Non voglio la tua compassione- pigolò infine sbattendo debolmente le mani contro quel caldo e rassicurante petto.
Harry fermò entrambe le mani, poi prese il braccio sinistro e scostò la camicia voltandolo verso la parte del tatuaggio. Draco si pietrificò.
-Credimi, la mia non è compassione- disse, posando le labbra su quelle linee nere e guardandolo dritto negli occhi. Il biondo una volta ripreso tentò di togliere il braccio, ma non vi riuscì. Sapeva cosa c’era scritto in quello sguardo, ma non poteva credervi anzi non voleva.
Amore. Quale parola più dolce e amara può esistere se non quella?
Lui l’amore non lo aveva mai provato.
Non sapeva esattamente cosa fosse l’amore familiare, figurarsi quello puro che vedeva dipinto in quegli occhi che lo stavano scrutando fin dentro l’anima.
-Lasciati amare, Draco- era quasi una supplica di un cuore che stava per sbriciolarsi in mille pezzi. –Vieni via con me-
-Non posso- scosse la testa cercando di scacciare la voce di Harry dalla sua testa. Lui non poteva amare, non era in grado di farlo e più di tutto quell’amore non se lo meritava. Non voleva sporcare quella cosa così pura, non voleva imbrattarla del sangue che aveva sulle sue mani, anche se non era stato direttamente lui a uccidere tute quelle persone. Harry era troppo per lui.
-Io sono la morte, non posso- la sua voce era disperata. Voleva andarsene, ma qualcosa glielo impediva.
-E io ne sono il padrone- replicò il moro carezzando il viso freddo del ragazzo.
- La morte non ha padrone-
-Esattamente come l’amore-
-Non verrò con te-
-E allora io ti seguirò- non lo avrebbe lasciato, mai. Non ora che finalmente lo aveva raggiunto.
-Vai a salvare qualcun altro-
-Tu non puoi amarmi- disse Draco cercando di convincere se stesso, ma senza accorgersene aveva avvicinato impercettibilmente il suo volto a quello dell’altro. Ora le loro labbra distavano solo pochi centimetri.
-Non puoi decidere tu per me- anche Harry avvicinò il suo volto. Ancora un movimento e finalmente si sarebbero congiunti. Ancora poco ed entrambi sarebbero caduti.
-E tu per me- le loro labbra si unirono. Dapprima si saggiarono lentamente, poi si divorarono fameliche cercando di vincere l’uno sull’altro in una lotta silenziosa dove non vi sarebbero mai stati vincitori. Le mani di Draco passarono tra quel cespuglio corvino, mentre quelle di Harry afferrarono saldamente la vita dell’altro e sorridendo nel bacio smaterializzò entrambi su un morbido letto in una delle sue stanze a Grimmuld Place. Sapeva perfettamente che il biondo ora non gli sarebbe più sfuggito.


--- Kurama Desk Note --
 
Era la lontana mattina del 29 Aprile, mi trovavo a scuola ed era l’ora di italiano.
Fuori stava piovendo e mentre scrivevo qualcosa tanto per passare il tempo, perché a me l’Orlando Furioso proprio non interessava, ecco che sbucò dal nulla su quel foglio bianco Draco Malfoy e quindi naturalemnte una Drarry.

Okay basta xD Vi risparmio che chi è arrivato fino in fondo deve avere un’enorme pazienza per aver letto tutto questo xD Spero mi lascerete un commentino <3
Baci Marty.
   
 
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