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Autore: Jay_Myler    04/05/2013    1 recensioni
“Che ne sai? I sogni a volte ci sembrano così veri, ma sono solo sogni! Può averti parlato chiunque, Mago Merlino, una principessa, un drago parlante o la Isabel del futuro, è comunque un sogno!”
“Frederick, assomigli molto a tua madre, a zia Marzia.”
Ma il ragazzo non rispondeva ed aveva sempre le lacrime agli occhi.
“Ora ricordo... Stavamo davanti alla porta di casa e mia mamma mi disse di fare il bravo; io le chiesi il perché di quella raccomandazione, e lei mi disse soltanto di badare sempre a voi due. E mi ricordo che tu, Isabel, stavi abbracciata a tua mamma, e infondo, avevi capito la gravità della situazione, come me d'altronde. E che invece Konstantin non aveva capito niente e la mamma gli diceva di correre e lui diceva sempre...”
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da poco tempo si è ripreso a parlare del villaggio di Changestone, l'ultima volta che si era sentito era per via del grande incendio... non ne sai niente? Allora è meglio partire dall'inizio di tutto, dal Principio....Changestone era un villaggio grandissimo, che deve il suo nome alla sua materia prima, la roccia, che ogni stagione cambiava di colore e di forma, trasformandosi completamente; famoso anche per tre grandi famiglie, famiglie con membri illustri ed illuminati che avevano portato prestigio e benessere, non solo nella città, ma in quasi tutto il mondo conosciuto.

Queste famiglie erano molto unite tra di loro, era un'alleanza secolare che li univa; feroci battaglie e pacifici armistizi avevano segnato la vita dei loro avi, facendo essere loro ciò che erano. Nel quinto secolo dopo la discesa del Male, quando ormai era tutto finito e non c'era più niente da temere, decisero di stabilirsi definitivamente in una fissa dimora, e di lasciare per sempre il loro girovagare in cerca d'avventura.

Così anche le case che costruirono, furono eresse vicine e comunicanti; la ricchezza di queste famiglie traspariva anche dallo stile delle loro case; finestre sfarzose si affacciavano dalle pareti color avorio dell'esterno, e neanche una foglia di edera si era azzardata ad avvicinarsi alla casa. I bellissimi intarsi delle finestre e delle porte erano fatti completamente a mano, e quando si diceva ad alta voce che quella casa era stata costruita dai proprietari senza l'aiuto di nessun falegname, o chicchessia specializzato in ciò, la gente rimaneva a bocca aperta; il più delle volte iniziava a dissentire boccheggiando, mostrando la sua incredulità, ma quando alla fine divenne palese l'identità dei proprietari di quell'enorme magione, tutto ebbe un senso.

Si erano stabiliti sulla collina più alta della cittadina, in modo da tenere tutto sotto controllo; non pensavano a catastrofi di alcun genere, ma alla fine era meglio prevenire che curare. La casa, dall'alto della collina, era facilmente raggiungibile, ma distava un buona mezzora dalla vera e propria anima della cittadina.

Erano considerati da tutti molto importanti, un ancora di salvezza, un punto di riferimento, così che, dopo pochi anni, l'unanimità del popoli chiese che i tre capofamiglia insieme al sindaco, mandassero avanti l'economia e la vita nella città.

I cittadini affermarono che non ci fu periodo più florido e tranquillo di quello; c'è chi dice che regnasse una pace innaturale, senza neanche un pensiero brutto: una specie di sogno bucolico ad occhi aperti, senza che nessuno venisse a destarti dandoti un pizzicotto sulla guancia.

Ma alla fine, chi erano questi esseri così bravi e generosi, quanto famosi? I migliori libri della biblioteca di Changestone ne parlavano, come ne parlano ancora, ma negli anni ci sono state aggiunte e strane storie al riguardo, tanto che neanche gli anziani, che a quel tempo erano i baldi giovani della situazione, riescono a riconoscere il vero da falso. Ma c'erano le notizie di base, su cui tutti concordavano, che ancora vengono raccontate senza alcun indugio ai propri figli per parlare di questi tre imponenti casati.

La prima era famiglia Archer; famiglia di abili tiratori, la cui mira non sbagliava di mezzo millimetro, abili strateghi e brillanti condottieri portavano sempre le loro truppe alla vittoria, senza alcun indugio. Si parla anche di alcuni rami marci della famiglia; persone che sfruttarono le proprie abilità per tornaconto personale, ma probabilmente sono solo dicerie. Si parlava anche di membri della famiglia che decisero per il bene delle loro mogli e figli, che non avrebbero sfruttato le loro capacità per aiutare il prossimo, e che si fossero ritirati nei boschi al nord, senza che nessuno ricordasse più la loro esistenza, cambiando aria, cambiando posto, cambiando nome.

L'abilità dei membri della famiglia si mostrava già ad un'età molto tenera: un innato senso della mira, un'ottima vista, un buon senso dell'orientamento ed un'acutezza mentale; il rafforzamento dei muscoli della braccia sarebbe avvenuto poi in seguito, nel tempo, con un adeguato allenamento mirato.

Paolo era il capofamiglia e da generazioni che si prediligeva sposare altri arcieri, per continuare la propria discendenza in tal modo, per avere una discendenza pura, composta da soli arcieri; in tempi più remoti era usanza anche sposarsi tra parenti stessi, cugini di gradi lontani, o anche tra la parentela più stretta.

Paolo incontrò Mena, una donna che sapeva tenergli testa e quasi superarlo, era stato questo ad attirarlo verso di lei, perché lo spronava sempre a migliorarsi con una sana competizione tra di loro ed un immenso amore.

Si erano incontrati all'accademia, lui stava frequentando già il terzo anno, mentre mena era appena una matricola.

Per tutti e tre gli anni, l'attenzione sull'abilita del tiro con l'arco erano concentrate solo ed esclusivamente su di lui, membro della prestigiosa casata degli Archer, ma da qualche settimana stava sempre più prendendo la voce che c'era qualcuno al suo livello; alcuni parlavano addirittura del suo essere superiore all'illustre figlio degli Archer.

La notizia gli arrivò all'orecchi per mezzo dei suoi migliori amici, con cui stava sempre insieme: Kayle, Duilio ed Ulisse, i primi due maghi e il terzo un guerriero.

Il ragazzo aspettò qualche settimana, per vedere se era solo una stupida voce di corridoio, ma si accorse che con il passare del tempo, non solo gli alunni, ma anche i professori iniziarono a farsi sfuggire dei brevi commenti su un'eventuale parità di talento tra una matricola del primo anno, e il tanto chiacchierato Archer. Paolo era sempre stato pieno si sé, un ragazzo per quanto buono, molto sfacciato, che pensava di essere l'unico al mondo a saper tenere in mano un arco come si deve.

Blaterava qualcosa come essere in sintonia con il proprio corpo, l'arco e le frecce, diceva che quando si tirava tu dovevi essere la freccia per andare a segno, tutte argomentazioni che lo allontanavano ancora di più dalla gente, che lo prendeva per un povero ragazzo impazzito a colpa della fama;

Questo per lui, quindi, era un vero e proprio affronto e decise di andare in fono alla questione; e così conobbe Mena, ed iniziarono a gareggiare senza sosta, per tutti gli anni ed anche oltre, sua avversaria nel tempo, e sua futura moglie.

 

Poi c'era la famiglia dei Master, famiglia di guerrieri, forti ma dal cuore buono e puro; si distinsero fin da giovani con la loro potenza e forza inaudita. Inizialmente a portare avanti la tradizione del capofamiglia che avrebbe portato avanti il nome era destinato ai primogeniti maschi, e se il primo figlio era una donna non poteva essere mai ammesso che fosse lei a portare avanti il nome della loro prestigiosa famiglia di maschilisti.

Fino a quel momento molte delle donne della famiglia cercarono di ribellarsi, ma senza alcun risultato: infatti erano sempre uno scalino al di sotto dei maschi in campo di preferenza e pure se avevano più capacità rispetto ai fratelli venivano eclissate lo stesso; da che mondo e mondo non si nessun uomo avrebbe mai voluto sposare una donna che avesse una forza maggiore della propria , sarebbe stata una grande vergogna, e per gli uomini della sua stessa famiglia essere classificati come deboli rispetto ad una madre o una sorella era vergogna ancor maggiore.

Ma un giorno nacque Marzia, e fu lei che rivoluzionò tutto. La loro famiglia aveva la tradizione del primogenito, non solo perché sarebbe stato il primo figlio ad essere nato, ma anche perché il primogenito della famiglia sarebbe stato quello che avrebbe preso la maggior forza da entrambi i genitori. In tutto c'erano state tre donne ad essere nate per prime, ma nacquero nei periodi più arretrati nei quali la donna era sottovalutata e quasi ignorata del tutto; ma proprio con Marzia, che nacque in un periodo di rivoluzioni, cambiarono le cose.

Primogenita e quindi ereditiera per nascita della maggior forza rispetto ai suoi due fratelli minori, dimostrò con i fatti che poteva eguagliare ma soprattutto superare l'abilità dei fratelli, dimostrando che doveva essere lei a portare avanti il nome della famiglia.

Infatti anche una volta sposata lei non perse il suo cognome, bensì fu il marito a prendere il suo; suo marito Ulisse, anche esso guerriero.

Era più facile trovare comprensione e accettazione da un guerriero come lei che neanche da un arrogante mago o uno spocchioso arciere, come li definiva lei, fatta eccezione per i suoi amici; doveva infatti ringraziare proprio il suo amico arciere, perché era grazie a lui che aveva conosciuto il suo futuro marito.

L'ultima famiglia, la più importante oserei dire, era la famiglia dei Foster, famiglia di maghi ed alchimisti. I loro meriti si ergevano al di sopra di quelli degli Archer e dei Master, ma non per questo si ritenevano superiori. Erano i più conosciuti forse perché le loro imprese erano quelle più dettagliate, o forse perché i giornali volevano dare più importanza a loro, ma i successi erano avvenuti solo grazie ad un perfetto lavoro di squadra tra le tre famiglie.

Il capofamiglia era una donna, Aurora, e nella loro famiglia c'era stata sempre e solo discendenza femminile. Le loro origini risalgono alle curatrici di un tempo e una leggenda vuole che la loro famiglia discenda dalla grande fata curatrice che una volta regnava sulla terra, chiamata anche Dea della Luce.

Le famiglie erano legate tra di loro da un grande affetto e da una grande e forte amicizia che durava da secoli. I nomi delle tre famiglie erano sempre citati insieme nei libri di storia e non mancava occasione per ricordare le loro grandi imprese.

Da soli erano riusciti a far mantenere la pace nel loro paese e al loro tempo, avevano sconfitto più volte la più potente famiglia di mercenari di quell'epoca, costringendoli ad abbandonare ogni piano a scopo di lucro riguardante soprattutto, la felice e ridente cittadina di Changestone.

 

Queste tre famiglie furono allietate, a distanza di poco tempo l'una dall'altra, dalla nascita di un figlio. Il primo a nascere fu Frederick, erede della famiglia dei Master che nacque il 2 Marzo; tre mesi dopo il 10 Giugno, nacque l'erede degli Archer, Konstantin; l'anno dopo, infine, nacque l'erede dei Foster, Isabel, che nacque alla fine del mese di Maggio.

I lori figli ogni giorno giocavano insieme e si divertivano un mondo, e questo ai genitori faceva molto piacere, perché si rivedevano un po' nei figli stessi. I bambini non erano tra i più tranquilli, anzi erano abbastanza vivaci e non mancava occasione di mettere in disordine la stanza dei giochi o di tirarsi di capelli a vicenda, una volta per un motivo, una volta per un altro.

I genitori erano felici che i loro figli andassero d'accordo proprio come loro, che da anni e anni convivevano pacatamente sotto lo stesso tetto, dentro le loro case comunicanti costruite dai loro avi e che i loro genitori e loro stessi avevano migliorato e restaurato.

In quei tempi le cose scorrevano tranquille e spensierate; la cosa più fastidiosa poteva essere il rumore della cascata vicino casa.

Era un periodo rigoglioso e pieno di pace da circa venti anni, tanti, forse troppi...

I bambini uscivano di casa per andare a giocare in giardino dove il pericolo più grande potevano essere le farfalle.

I bambini, sono loro i veri protagonisti della storia, in particolare proprio questi tre: Isabel, Frederick e Konstantin. Nomi complicati per bambini semplici e generosi, bambini che avevano una vita del tutto normale, prima che accadesse...

Isabel era una bella bimba, con i capelli castani e gli occhi celesti, era una bimba cordiale e generosa e aveva molta simpatia per Frederick, che ricambiava. Frederick era un bambino dagli occhi azzurri e i capelli neri, ed aveva un visetto da angioletto.

Ogni giorno quando scendevano in giardino stavano sempre vicini a giocare insieme e se andavano a passeggiare si davano sempre la manina. Frederick condivideva qualsiasi cosa le lei, cose da magiare, giocattoli, caramelle, e ogni giorno andando in giardino prendeva una margheritina e gliela regalava.

Konstantin invece aveva gli occhi verdi e i capelli biondissimi ed era il più monello, faceva sempre pasticci ed era un rompiscatole, ma a modo suo sapeva farsi voler bene. Konstantin aveva una vera e propria cotta per Isabel che però lo cacciava sempre! E anche se le portava dei regalini Isabel gli faceva le pernacchie.

Vedere questi tre bambini giocare spensieratamente, senza problemi e così felici non avrebbe mai fatto pensare a qualcosa di brutto.

Può essere bella la pace ma è il periodo in cui le persone cattive, il male stesso, architetta i suoi piani.

Cosa poteva distruggere un villaggio così imponente ed importante?

In questo momento tutto, visto che i cittadini avevano abbassato la guardia, mai a pensiero di una sciagura. Ci volle un secondo per rovinare più di venti anni di pace e secoli e secoli di storia.

Una persona, una torcia e un villaggio... bastano per rovinare tutta l'armonia e l'amore delle persone che vivevano lì. I tre bimbi erano appena stati messi a letto e dormivano profondamente, senza sapere niente di ciò che stava per accadere, ignari di tutto sognavano un mondo colorato e felice, che poteva essere benissimo il loro villaggio.

I loro genitori si erano riuniti nel salotto a prendere il tè, e a parlare pacatamente. Un colpo di pazzia e una persona qualunque, di cui non si sa l'identità, diede fuoco alle case di queste tre nobili famiglie.

Odio, invidia, pazzia... non sapremo mai che cosa passò nella mente di qual pazzo che diede fuoco alle case.

Due secondi e le case iniziarono a prendere fuoco, prima la casa sulla destra, poi mano a mano anche le altre, fino a raggiungere la stanza dei bambini, che ignari del fuoco che li circondava dormivano alla grande.

Solo il padre di Isabel sentì la puzza di bruciato, e incuriosito volle vedere che cosa era che produceva quello sgradevole odore.

Appena lo fece, appena aprì la porta vide il fuoco che divampava per tutta la casa.

Le prime a capire il pericolo furono le mamme che corsero per le scale infuocate per andare a prendere i loro figli, che intanto, poco alla volta, venivano avvolti dalle fiamme.

Non si sentiva un gemito, un pianto, eppure ci doveva essere calore, fumo, un piccolo lamento doveva pur provenire da quelle stanze. E invece niente; questa cosa le preoccupò, tanto che pensarono subito al peggio. Mentre salivano per andare a prendere i figli, i padri erano rimasti giù per domare il fuoco, cosa davvero ardua visto che il fuoco ardeva vivido come non mai.

Aurora era già arrivata nella camera dove riposavano i bambini e vide tutti e tre i piccoli, che potevano avere all'incirca due anni ed la piccola un anno, in una specie di bolla trasparente, creata da Isabel che teneva per mano gli altri due bambini. Per non farli allarmare, la mamma di Isabel, disse ai bambini che era solo un gioco e che dovevano rimanere nella bolla qualunque cosa accadesse, intanto Marzia era arrivata seguita da Mena con le coperte per proteggere i bambini dal fuoco, ma vista l'inutilità delle coperte le gettarono per terra prendendosi i propri figli e li portandoli al pian terreno.

Arrivate davanti alla porta d'ingresso le mamme lasciarono i bambini per portarli fuori, al sicuro.

Arrivati fuori, Aurora disse a Marzia:

Marzia prendi Isabel e bada a lei!”

Il terrore negli occhi di Marzia e Mena.

Aurora dove vai?”

Non ti preoccupare!”, la donna iniziò a rientrare in casa.

Aurora dove vai?”

Marzia la prese per un braccio, fermandola, nel tentativo di dissuaderla.

Devo aiutare mio marito!”

Aurora è pericoloso! Pensa ad Isabel!”

Aurora guardò negli occhi sua figlia e pensò che non aveva mai visto tanta bellezza messa insieme, e rivide i suoi e gli occhi del marito, in quelli di sua figlia.

Ci ho pensato e non voglio che da grande pensi che se il padre è morto sia colpa della mamma, quindi se il mio destino è quello di morire, lo farò!”

Aurora...”

Marzia cercava di farla ragionare, ma lei non voleva sentire ragioni, ormai aveva preso la sua decisione.

Marzia, sono sicura che anche tu e Mena state morendo dalla voglia di aiutare i vostri mariti.. i nostri mariti.... il tuo Ulisse, il tuo Paolo e.. il mio Kayle...”

Mena alzò lo sguardo e incrociò quello di Aurora e poi quello di Marzia che prese i bambini, tutti e tre,per mano e gli disse di correre velocissimi alla casa del sindaco e di dire che la mamma aveva bisogno di aiuto.

Avete capito piccoli?”

Isabel alzò lo sguardo e guardò la mamma.

Mamma posso?”

Certo tesoro, vai e corri velocissima, dici al sindaco che la mamma ha bisogno di aiuto, tanto aiuto!”

Isabel corse vicino alla mamma e l'abbracciò forte. Aurora l'abbracciò a sua volta.

Intanto Marzia raccomandava a Frederick di fare il bravo e lui la guardava stupito.

Perché mamma, dove vai?”

Da nessuna parte tesoro, mi raccomando solo di fare il bravo sempre e comunque e prenditi cura di Isabel e Konstantin, va bene?”

Si mamma, non ti preoccupare ci penso io.”

Konstantin era l'unico che non aveva capito niente, ma la mamma lo abbracciava forte e gli diceva di correre via velocissimo e lui diceva:

Si si mamma... sisi”.

All'improvviso Aurora prese Isabel e la cacciò via, quasi in malo modo.

Ora andate via e correte! Forza! Muoversi!”

I tre bambini incominciarono a correre e a ridere senza sapere che cosa stesse accadendo.

Aurora, Marzia e Mena guardarono i loro bambini correre via e subito rientrarono nella casa per aiutare i loro mariti.
Ma appena Marzia entrò ebbe una brutta sorpresa, suo marito era morto e ora giaceva a terra senza vita.

Era tanta la confusione e nessuno sentì l'urlo che cacciò Marzia.

Cacciò un urlo di rabbia, di disperazione, quasi disumano; non capiva più niente, sapeva solo una cosa che doveva lottare, proprio come quando erano in guerra, contro colui che aveva ucciso suo marito, il fuoco. Un essere umano, per quanto forte possa essere, visto che Marzia discendeva da una stirpe di guerrieri, può vincere contro un elemento naturale? O il suo destino è di morire sul pavimento abbrustolito?

E se non ce la faceva la forza bruta a combattere il fuoco che cosa potevano fare le frecce, armi di legno che prendono fuoco facilmente? Il fuoco spuntava da tutte le parti e i Foster bene o male, riuscivano a tenerlo lontano da loro con incantesimi di acqua o di aria....

Perché tanto accanimento contro quelle fiamme? Non si poteva fuggire e tenere salva la vita? No, non loro, non potevano fuggire da un nemico, qualunque esso fosse e poi sotto quelle case erano seppelliti tutti i loro avi, e le case erano state costruite dai loro genitori e volevano salvarle, anche a costo della vita... Ma quando una causa è persa loro sanno che devono ritirarsi e cercando di portare fuori loro stessi e i loro amici andarono incontro al destino e alle fiamme...

Ormai non si distingueva più niente si poteva solo scorgere il colore rosso-arancio delle fiamme che divampavano iniziando ad attirare l'attenzione dei cittadini su di loro.

Intanto i bambini, convinti di giocare arrivarono alla casa del sindaco che stava uscendo. Appena li vide pensò che i bambini stavano facendo un scherzo ai genitori e che stessero giocando. Ma quando chiese che cosa succedeva la piccola Isabel gli rispose:

La mamma ha detto che le serve aiuto.”

Isabel, che cosa sta succedendo?”

Non lo so signor sindaco, ma la casa è calda!”

Che significa che è calda?”

Frederick allora rispose:

Fuoco, tanto fuoco...”

Si fuoco! Tanto, troppo...”

Isabel si fece ad un tratto seria.

Signor sindaco...”

Si Isabel, dimmi!”

Può aiutare la mia mamma che è rientrata in casa da papà?”

Cosa?!? Tua mamma è rientrata?”

Si, e anche zia Marzia e zia Mena!”

Cosa?!? Presto, presto tutti alle case alte, vanno a fuoco!”

Il sindaco rientrò dentro dichiarando lo stato di allarme e chiamando tutti i cittadini all'ordine per poter andare a salvare le persone che per tutti quegli anni avevano donato alla città un clima di pace eterea.

Frederick ancora non capiva bene la situazione, ma aveva intuito che c'era qualcosa di strano. Sapeva che il fuoco era cattivo e che bruciava se lo toccavi, ma non capiva la gravità del fatto. Vedendo tutte le persone che si stavano riunendo intorno alla casa prese per mano i fratellini e si avviò con loro. Arrivati davanti alla casa Frederick lasciò Isabel e Konstantin indietro e si avvicinò molto al muretto che stava di fianco alla casa, in modo che nessuno degli abitanti potesse vederlo e allontanarlo. Non si perse un solo momento fino a quando non vide una gettata di acqua sul fuoco che lo fece divampare ancora più forte, rendendo l'aria così calda da rendere impossibile tenere gli occhi aperti. Poi vide Isabel venire verso di lui e la prese per il braccio e la portò via, raggiungendo Konstantin. Una volta che riuscirono a spegnere il fuoco videro persone che entravano di fretta e furia dentro la casa, ma dopo all'uscita, non videro nessuno dei loro genitori. Una volta passata l'aria torrida e la gente aveva liberato completamente il giardino, Frederick si volle avvicinare alla casa semidistrutta e si soffermò davanti alla porta d'entrata davanti alla quale era sopravvissuta, chissà con quale fortuna, una margherita. La raccolse, si girò e la mise tra i capelli di Isabel. Fu lì che il sindaco li vide e prendendoli con amore li portò a casa sua.

Da qua tutto diventa confuso, le case continuano ad andare a fuoco ancora incessantemente nelle menti dei bambini, i corpi dei genitori ad un passo dalla porta, la loro salvezza, tutti gli sforzi sono inutili e oramai è troppo tardi e tutto è solo cenere...

 

 

 

 

 

  
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