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Autore: David19494    05/05/2013    1 recensioni
Ehilà! Cari lettori, che dire... semplicemente, questa è la mia prima ff.
Ranma & Co. - Vent'anni dopo!
+++STORIA RIPRESA DOPO 18 MESI (titolo vecchio: "In a Hypothetical Future...")+++
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cari ragazzi, molti di voi non si ricorderanno della mia storia perché l’ho interrotta circa 18 mesi fa xD Nell’ultima settimana, leggendo alcune ff sul sito, mi è ritornata quell’ispirazione persa ormai da tempo e ho deciso di aggiornare questa storia, che è la mia prima fanfic.
Ah, ovviamente, chiedo venia ai miei vecchi lettori che seguivano la storia e spero che possano riprendere a leggerla come io ho ripreso a scriverla ;)
Detto ciò, ripartiamo, finalmente, con questa fic!
Buona lettura :)
 
 
 
 
CAPITOLO 22 – Dramatic Awakening

 
 
 
Il piccolo rumore della serratura della porta di casa che si muoveva fu ugualmente udito chiaramente da Akane, intenta in quel momento a fare il bucato fuori nel giardino.

“Sono a casa, Akane!” esclamò Ranma, appena entrato nell’ingresso di casa. Si tolse le scarpe e si diresse nella veranda che dava al giardino con il laghetto.
“Come ho dormito male in quell’albergo, e dire che era un 4 stelle! Ma... Akane?!” dovette interrompersi poiché, giunto davanti alla moglie, non poté che scorgere l’evidente preoccupazione che aleggiava sul suo volto candido.
 
“Oh Ranma, è terribile...” il tono della donna non lasciava alcun ombra di dubbio: doveva essere accaduto qualcosa di brutto, pensò Saotome.
 
“Ehi, mi stai facendo preoccupare, che è successo??” le chiese di botto, avvicinandosi a lei serio in volto.
 
“Ieri sera Kyoko ha avuto un brutto incidente... è stata investita da un’automobile” disse lei, guardandolo come per cercare sicurezza nello sguardo di suo marito.
 
“Cosa?! E come diamine è accaduto?” domandò l’artista marziale, ora anch’egli spaventato.
 
Akane dunque raccontò tutto a Ranma, il quale ascoltò con molta attenzione.

“Non posso crederci, Yamato e il figlio di Aida dovevano fare a botte proprio in quell’occasione?” sbottò il codinato, abbastanza accigliato.
 
“Ora non vorrai mica prendertela con tuo figlio, spero! L’ultima cosa di cui ha bisogno Yamato adesso è di una tua strigliata. È una cosa che può capitare, purtroppo è successo a lei. L’unica cosa da fare è sperare che vada tutto bene” finì Akane, stringendo con veemenza una T-shirt bagnata che aveva tra le mani.
 
“DEVE andare tutto bene. Ora finisci qua e andiamo in clinica, ok?” fece Ranma, mettendole le mani sulle spalle per rassicurarla.
 
La minore delle Tendo annuì e continuò da dove aveva interrotto con il bucato.
 
 

“Ma insomma Saotome! È la terza volta che ti richiamo stamattina, se hai sonno perché non sei rimasto a letto? Va’ fuori a rinfrescarti con due secchi d’acqua!” urlò seccato, indicando la porta, il prof di giapponese contro uno Yamato distrutto che cercava di appisolarsi sui libri.
 
Il giovane moro non rispose neanche. Si limitò soltanto ad obbedire, cosa di cui si meravigliò e non poco il professore, che era abituato a immediate proteste da parte del suo alunno più scarso e fannullone.
Masahiko, mentre il compagno usciva, lo guardò appena: anche lui non aveva chiuso occhio la notte, ma riusciva comunque a seguire la lezione. I gemelli Aida, invece, lo osservarono con espressioni completamente diverse: Shinichi aveva gli occhi pieni di astio, mentre in quelli di Sakura si scorgevano preoccupazione e tristezza.
 
Yamato sbatté la porta scorrevole.
Le sue occhiaie erano evidenti, prese uno dei secchi e ci infilò dentro la faccia, che tirò fuori dopo un minuto scarso.

*Ma perché, perché? Perché doveva andare così, eh?! Per mia irruenza e impulsività Kyoko rischia di morire... non potrei mai accettare una cosa del genere, non potrei mai vivere con questo rimorso e con il dolore per aver perso la persona che amo...*

Yamato buttò a terra il secchio e uscì fuori.

Il suo cammino senza meta lo portò al campetto, dove trovò sua sorella maggiore intenta a giocare una partita di baseball nella sua ora di educazione fisica.
Ranko dopo un po’ si accorse di suo fratello appoggiato alla rete metallica che delimitava il campo con espressione persa nel vuoto.
 
“Ragazze ho un problemino alla spalla. Sostituiscimi tu, Fukawa” mentì lei, mimando il gesto di circonduzione della spalla destra, rivolgendosi ad una delle sue compagne.
 
Raggiunse quindi Yamato e provò a scuoterlo sulle braccia.
 
“Ehi, riprenditi! Che ci fai qui? Non dovresti essere in classe?” chiese lei, guardandolo negli occhi.
 
Nessuna risposta. Yamato non cambiava la sua espressione, sempre assente. Ranko decise allora di insistere.
 
“Ti ho fatto una domanda Yamato!” alzò la voce la rossa.
 
“Lasciami in pace” mormorò lui, sempre con lo stesso sguardo.
 
“Ma come, sembri un automa! Devi farti forza, vedrai che Kyoko si riprenderà a breve” cercò di rassicuralo lei, con fare amorevole.
 
“Come fai ad esserne così sicura?” il ragazzo alzò per la prima volta il suo sguardo.
 
“Lo sai che noi Saotome siamo sempre stati di indole ottimistica! Dimmi perché tu non lo sei adesso” la rossa lasciò la presa e incrociò le braccia al petto.
 
“Io... è colpa mia... non doveva finire in questo modo...” blaterò lui, chinando il capo.
 
“Cavolo, non devi dire così! Non è stata colpa tua e lo sai... è stato il destino a deciderlo purtroppo. Dai, dopo la scuola facciamo un salto dagli zii per vedere come sta” concluse Ranko, prima di salutarlo e tornare alla partita.
 
“Non vedo l’ora di andarci” si disse sottovoce, dirigendosi poi verso l’ingresso dell’istituto.
 
 
 
“Come sta?” fu la domanda di Ranma, dopo essere stato accolto nella camera riservata a Kyoko.

Lui e Akane avevano trovato lì anche Mousse e Shan-pu, che avevano ritenuto opportuno e rispettoso andare a trovare la giovane Hibiki. Ryoga era appoggiato in piedi al davanzale della finestra con le braccia conserte, Akari stava invece seduta su uno sgabello vicino al letto con fare vigile sulla figlia, tenendole la mano posta fuori le lenzuola. Avevano entrambi delle espressioni distrutte: evidentemente non avevano osato dormire quella notte. Vi era inoltre anche Tofu, che stava dando un’ennesima occhiata alla paziente.
Kyoko dormiva ormai da circa 12 ore.
 
“Beh, ho notato che è uscita dal coma da qualche ora... fra non molto dovrebbe aprire gli occhi” rispose il dottore, con lo sguardo puntato sulla giovane Hibiki.
 
“Ma è fantastico, questo significa...” esultò Akane, stringendosi a Ranma.
 
“...che è fuori pericolo!” concluse Shan-pu, con enfasi.
 
“Questo sì, ma bisogna vedere in che modo si sveglierà...” asserì Tofu, con sguardo grave.
 
“Spiegati meglio” disse Ranma, spostando l’attenzione sulla figlia di Ryoga.
 
“Intendo dire che dovremo verificare le sue reazioni al risveglio. Dopotutto ha subito un brutto colpo alla testa” fece l’esperto in agopuntura, sistemandosi gli occhiali sul naso.
 
“Ho capito. Ragazzi, voi che dite?” fece Ranma, rivolgendosi a Ryoga e Akari.
 
“Niente, aspettiamo il suo risveglio e vedremo” rispose l’eterno disperso, senza distogliere lo sguardo da un punto indeterminato del pavimento.

“Forza piccola mia, ti stiamo aspettando” mormorò Akari, stringendo la candida mano della figlia.
 
 

Arrivò l’ora di pranzo e sia Ranma e Akane che Shan-pu e Mousse decisero di tornare a casa. Kyoko non si era ancora mossa dal suo sonno profondo, cosa che non fece neanche quando suonò la campanella della scuola che sanciva la fine delle lezioni pomeridiane.
 
“Forza andiamo” disse uscendo dalla scuola Yamato, con più colorito rispetto a qualche ora prima, rivolto a Masahiko, alle sue sorelle e ai suoi cugini dietro di lui.
 
“Aspettateci ragazzi!” urlò Sakura, qualche metro più lontana, alzando la mano. Aveva affianco Shinichi.
 
“Veniamo anche noi” fece quest’ultimo, guardando Yamato, che si era girato dopo aver sentito la sua voce.
 
“Tu non vai da nessuna parte, non sono affari tuoi” sbottò il giovane Saotome, stringendo i pugni.
 
“Di sicuro tu non mi impedirai di vedere Kyoko, quindi levati di torno” replicò l’Aida, con tono di sfida.
 
“Vuoi che concluda il lavoro di ieri sera? Vuoi che ti uccida?” Yamato, con le vene che gli pulsavano, aveva buttato la cartella a terra per prepararsi al duello.
 
La situazione stava degenerando. I due si erano avvicinati, avrebbero combattuto di nuovo.
 
“Adesso basta, tutti e due!” esclamò Masahiko, molto innervosito, separandoli.
 
“Ha ragione lui. In un momento come questo, pensate a battervi? Dovreste pensare a Kyoko, dannazione! E tu Yamato, lascia che vengano anche loro. Non ti deve interessare” il tono di Ranko, avvicinatasi anche lei nel frattempo, non ammetteva repliche.
 
“Bastardo...” imprecò sottovoce il moro, prima di iniziare a incamminarsi insieme agli altri verso la clinica Ono.
 
 
 
“Ben trovati, ragazzi” li accolse Izumi, col suo solito fare gentile che tanto la accomunava alla madre.
 
La figlia di Kasumi accompagnò dunque la combriccola nella camera di Kyoko.
 
“Eccovi qua, vi prego però di non fare troppo baccano, è già abbastanza che vi ho fatti entrare in massa” li avvertì il dottore, non appena fossero entrati tutti gli ospiti. “Ah Izumi, perché non vai a preparare un tè?” chiese poi alla figlia, che acconsentì dileguandosi per le scale.
 
“Come sta?” Shinichi bruciò tutti sul tempo. Yamato non ci diede troppo peso e aspettò la risposta del dottore, che arrivò repentina.
 
Tofu, infatti, disse loro le stesse cose che aveva riferito qualche ora prima a Ranma e Akane.
 
“Tesoro, vieni a salutare tua sorella” fece Akari, rivolta al figlio.
 
Masahiko si avvicinò a Kyoko prendendole la mano e portandola poi sulle labbra.
Tutti i presenti guardarono rapiti la scena. Poi uno alla volta salutarono, chi in un modo, chi in un altro, la loro amica.

*Quando dormi sei ancora più bella, ora so che fra poco riprenderai conoscenza. Mi sento molto più tranquillo, non potevi lasciarmi* si disse Yamato, una volta arrivato il suo turno.
 
Shinichi non apparve seccato, poiché era sicuro di aver ormai battuto il rivale nella corsa al cuore di Kyoko.

*Il nostro rapporto in questo mese si è consolidato in maniera esponenziale, dolce Kyoko... quello lì non ha ancora capito che io e te siamo fatti l’uno per l’altra, perciò svegliati... ti aspetto* fu il suo pensiero mentre le baciava la mano.
 
Yamato avrebbe potuto fracassare il tavolino a cui era appoggiato, nel vedere quella scena. Si contenne a stento, digrignando i denti, lasciando trasparire con evidenza che stava tremando dalla gelosia.
 
“Ragazzi, mi dispiace ma devo congedarvi. Siete stati fin troppo tempo in molti in questa stanza... vi farò sapere non appena si sveglierà la piccola Kyoko” sostenne Tofu, invitando gli ospiti a lasciare la camera.
 
“Posso rimanere solo io?” chiesero all’unisono Yamato e Shinichi, che non esitarono a lanciarsi sguardi di fuoco reciproci.
 
“Mi spiace ragazzi, potranno rimanere solo i suoi familiari. Ripeto: dovete stare tranquilli, vi informerò subito” replicò il medico, calmandoli.
 
I due rivali si arresero, se ne andarono insieme agli altri.
 
“Dai fratellone, Kyoko è forte, a momenti si sveglia” Kurumi gli mise una mano sulla spalla, mentre scendevano le scale.
 
Ma i più piccoli dei Saotome, con un ingegnoso stratagemma, riuscirono a rimanere in clinica, al piano inferiore da Izumi e Kasumi, senza far rimanere gli altri, che tornarono ognuno nelle proprie abitazioni. Ranko, invece, optò per andare a casa a cambiarsi e tornare poco più tardi.
 
 

Da quel momento passò un’oretta. Akari, leggermente assonnata, stava strofinandosi un po’ gli occhi, quando all’improvviso sentì un mugugno.
 
“Ma... tesoro!” urlò la donna con le mani sulla bocca, in preda alla felicità più assoluta, nel vedere la figlia muovere la testa e aprire lentamente gli occhi.
 
Ryoga, Masahiko e i tre Saotome si precipitarono in camera, seguiti a ruota da Tofu e Kasumi.
 
“Kyoko!!” esclamò Ryoga, con le lacrime agli occhi.
 
“Sorellina!!” l’espressione di Masahiko era simile.
 
Kurumi era al settimo cielo, così come Ranko. Yamato non esitò ad avvicinarsi all’amata.
 
Akari volutamente non impedì a lui di prenderle le mani. Sapeva che fra i due c’era qualcosa.
 
*Mi sento frastornata... che cosa mi è successo...* fu il primo pensiero di Kyoko, dopo essersi svegliata.
 
“A-allora, ti sei ripresa” cominciò Yamato, con voce tremante sia per l’imbarazzo che per la gioia.
 
Kyoko incrociò per la prima volta lo sguardo con quello del ragazzo che le era di fronte. Avvertì subito una sensazione di vuoto. Poi passò ad osservare gli altri presenti. Davvero non riusciva a capire. Ma quando si decise a parlare...
 
“Scusatemi, posso sapere dove mi trovo? Ma soprattutto, voi chi siete?”
 
Yamato lasciò immediatamente la presa. Riuscì soltanto a pronunciare un “C-come?” con evidente spavento e confusione.
 
“Come sarebbe a dire chi siamo, cara?! Io sono tuo padre, lei è tua madre e lui è Masahiko, tuo fratello!” esclamò Ryoga, estremamente preoccupato.
 
Nessun altro spiccicò parola. Masahiko era rimasto di sasso, così come Akari, Ranko e Kurumi.
 
“Aspettate. Cara Kyoko, davvero non li riconosci?” chiese Tofu, avvicinandosi alla paziente, che pian piano si era alzata dal letto, sedendosi.
 
“Io... non so assolutamente chi siate” rispose mettendosi la mano destra sulla guancia. Dire che la sua espressione era confusa è poco.
 
“Ho capito. Ormai è evidente, mi spiace amici...” chiuse gli occhi il dottore, prima di terminare quella frase dolorosa.
 
“... devo sottoporla ad accertamenti, ma sembra proprio trattarsi di un’amnesia totale”
 
“Non è possibile...” sussurrò Yamato con gli occhi sbarrati.
 
L’atmosfera si fece glaciale.
 
 
 
 
TO BE CONTINUED
 
 
 
 
Bene ragazzi, capitolo 22 archiviato. Come andrà a finire adesso?
Francamente non so quando riuscirò ad aggiornare, sto entrando nel periodo caldo della scuola (menomale che è l’ultimo anno xD). Di sicuro appena avrò un po’ di tempo lo farò ;)
Alla prossima,
David
  
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