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Autore: shadesofsunset    05/05/2013    3 recensioni
Eleanor aveva chiuso gli occhi da un paio d'ore quando uno strano rumore risuonò nelle sue orecchie.
*Wvrom Wvrom Wvrom*
Aprì gli occhi lentamente e cercò di capire da dove quello strano suono provenisse. Non notando niente cercò di riaddormentarsi.
*Wvrom Wvrom Wvrom*
Di nuovo quel rumore! Ma cosa...?
I suoi pensieri vennero interrotti da un insolito oggetto comparso davanti casa sua.
Oh mio dio, non è possibile...
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi state odiando? oso immaginare che un poco di rabbia repressa ci sia ahahah, vi ho fatto aspettare troppo.
A voi l'ultimo capitolo, se vorrete ci sarà un epilogo, e poi sarà ora di mettere questa storia nelle ricordate. :)



Capitolo 14.
 

«Staremo bene.» disse Amelia facendo un gran sorriso.
Li strinse in un abbraccio, così forte come a farlo durare in enterno.
«Ci prenderemo cura l'uno dell'altra.» aggiunse Rory al vortice di emozioni che si stava creando.
Il Dottore non riuscì a pronunciare parola, sorrideva, ma con un sorriso che sapeva di amaro. Scese gli scalini e si voltò mentre Eleanor salutava calorosamente i due.
Guardò la scenetta e vide la sua compagna tornare da lui e dargli un bacio sulla guancia. «È ora.»
Ne era consapevole, ma non riusciva a staccare gli occhi da quella coppia che era stata accanto a lui dopo molti viaggi. Lo guardavano anche loro sorridenti e ad Amelia scappò più di una lacrima.
Sapeva che molto probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visti. Una notte aveva sognato la loro morte. Quell'incubo aveva cambiato tutto. Doveva tagliare questo cordone ombelicale, o avrebbe sofferto molto più di adesso, andando sempre più in là.
Fece un saluto militare e sorrise un ultima volta per poi voltarsi e entrare nel Tardis.
Eleanor era in postazione. Ormai sembrava averci preso mano, e Lei la faceva guidare.
«Le sono simpatica.» disse mentretoccava qua e là.
Il Dottore le si avvicinò e guardò in alto. «Sei un signore del tempo, sente di potersi fidare.» e si sedette sulla piattaforma, con le gambe penzolanti verso il pavimento.
Eleanor diede gli ultimi ritocchi per le coordinate e tirò giù la leva. Fece un respiro profondo, non si stavano certo diregendo verso una fantastico mondo da esplorare, piuttosto verso una probabile morte.
«Ho paura, devo ammetterlo.» disse sedendosi vicino a lui.
Il Dottore si girò e la strinse in un abbraccio. «Siamo in grado di distruggerli El. Sii forte.»
Il rumore del Tardis smise, erano arrivati.
«Andiamo.» disse con fermezza il Dottore.
Si incamminarono verso la fortezza. Avvicinandosi sempre di più notarono che un muro di questo era distrutto, segno evidente che non era passato molto da quando i Pond li avevano salvati.
Aggirarono la fortezza e usarono proprio il muro distrutto per entrare. La stanza era vuota. Eleanor cominciò a girarla toccando il muro, arrivando poi sul piedistallo su cui sembrava avesse dovuto aver luogo la sua fine.
Il Dottore la prese per una mano. Non servivano parole, quel gesto le dava la forza che serviva per superare tutto.
Attesero nella sala, sapevano entrambi che molto presto avrebbero capito che la fortezza era stata violata. Così fu. Non passarono che una ventina di minuti ed entrò con un ghigno sulla faccia scura il re.
«Che coraggio Dottore, sapevo che eri un essere testardo ma non fino a questo punto.»
«Mi è dispiaciuto l'altra volta essermene andato senza averti salutato.» disse facendo un piccolo inchino.
«Il tuo umorismo non ti salverà Dottore. Cosa dovrebbe impedirmi di catturarti e chiuderti in una sala a morire, di nuovo?»
«Questo!» disse indicando il cacciavite sonico.
Il re scoppiò in una delle sue grasse risate. «Tutto qui? Ne ho distrutti a migliaia di quei gioccatolini. GUARDIE!»
in un secondo la stanza era piena di ombre, pronte a saltare addosso ai due.
«Pronta?» sussurrò alla sua compagna.
«Non vedo l'ora.» disse lei sorridendo.
«PRENDETELI!» urlò il re, covinto già della vittoria. Ma il povero
Huctaz stava mandando a morte i suoi soldati.
Incosapevole che quel semplice cacciavite sonico era diventato un idrante. I due si misero schiena a schiena e attivando il cacciavite cominciarono a girare ricoprendo tutte le ombre di acqua, che andava mano a mano a scomparire. In poco tempo il grande "esercito" del re era distrutto.
In una marcia tronfale i due avanzarono verso il re con i cacciaviti puntati.
«Dicevi?» disse Eleanor con un ghigno.
Non c'era più da dire, ne da pregare, il re ammise la sua sconfitta. Si inginocchiò pronto ad essere distrutto.
«Così in fretta ammetti al tua resa?» disse il Dottore mettendo il cacciavite nella tasca.
«Mi avete stupito. Con un semplice trucco avete distrutto i miei compagni, sono rimasto solo. La solitudine in questo mondo sarebbe più atroce della morte, uccidimi.»
«È contro la mia stessa "anima", se ne ho una, uccidere. Sono stato costretto dopo tanti anni perchè ho visto che una delle persone a me più care nell'universo stava per morire. Ho sempre spaventato, sconfitto, trattato con i miei nemici, ma mai ucciso. Almeno fino ad oggi. Volevi una vendetta che seguiva una via così cieca che sei finito da solo, come sono stato io per molto tempo. Hai distrutto gli unici esseri come me che rimanevano, e adesso io ho distrutto i tuoi. Non credo di doverti niente.» dicendo così si allontanò. El stupita gli corse dietro fermandolo. «Per quando crudele è stato nessuno merita una cosa del genere.»
«Ha ucciso coloro che potevano capirmi veramente, ha tentato di uccidere te. Io sono stato solo per molto tempo, e sono andato avanti. Impari a convivere con i suoi sbagli come io ho fatto con i miei.» provò ad uscire fuori ma Eleanor lo fermò di nuovo.
«No Dottore. Tu non sei stato mai solo, hai sempre trovato persone più pazze di te pronte a seguirti in qualsiasi tempo e spazio. Hai vissuto avventure che nessun altro essere al mondo può dire di aver provato. Sei un signore del tempo, sei l'essere più intelligente, ironico, buono che io conosca. Facendo così non ti riconosco, non sei tu.» gli accarezzò il volto.
Abbassò la testa e tornò su i suoi passi.
L'ombra sembrò sorridere e nell'istante in cui il Dottore la bagnò gli sembrò di sentire grazie.
Tutto era finito. La più grande minaccia per i signori del tempo era scomparsa, e loro con essa. Solo due erano rimasti, e ne avrebbero portata alta la bandiera.
Prima di entrare nel Tardis Eleanor si fermò davanti. «E adesso?»
«Mmmh?»
«Cosa succederà?»
Il Dottore le si avvicinò prendendole il faccino tra le mani e guardandola negli occhi verdi smeraldo che aveva.
«Adesso noi. Né tempo né spazio ci può separare. Vivremo in eterno. Viaggeremo per tutto l'universo e salveremo vite in continuazione. Correremo senza mai fermarci.»
«Mi offri il paradiso?»
«Ti offro l'universo.»


Seduta sulla soglia della porta Eleanor faceva penzolare i piedi tra le stelle. Il suo compagno le si sedette accanto.
Sì, non era più il Dottore, era il suo compagno di avventure, e il suo compagno dell'eterna vita.
«Posso farti una domanda?»
«Certo» disse lui facendo spallucce.
«Doctor Who?»
Lui rise e la fece alzare in piedi. La fece appoggiare alla porta del Tardis e stringedola a sé la baciò con passione.
Uno sguardo di occhi e corsero all'interno del Tardis. I corridoi erano tanti e le stanze di più, ma c'era una nuova stanza nel Tardis. Una stanza che Lei aveva creato solo per i suoi singori del tempo.
Sembrava un appartamento per la grandezza, e un arcobaleno per la gamma di colori che conteneva. C'erano stelle nane a irradiare il percorso che i due stavano facendo, e raggi di sole catturati dentro speciali teche che formavano strani giochi di luce sul soffitto. Eleanor era senza parole, ma mentre lei rallentava il passo il Dottore accelerava e la trascinava verso delle scalette. Queste erano fatte come zucchero filato, avrebbero giurato fossero nuvole. Arrivati in cima un alone di vapore richiudeva tutta la stanza, erano proprio nuvole. Al centro c'era un letto a baldacchino alle cui tende erano attaccati dei fiori color oro, che emanavano un profumo dieci volte più soave di quello di una rosa. Davanti al letto si fermò e le sorrise.
«Ti avevo promesso l'universo.»
Non erano essere umani, ma le passioni che provarono e la felicità nei corpi che si univano era vera. Il Dottore, come Eleanor aveva detto, aveva vissuto tante avventure che nessuno avrebbe mai potuto raccontare, ma per lui l'avventura più bella era passare l'aeternam con lei.
Passarono ore a conoscersi davvero, e ad unire corpi e anima in un sinolo.

Accarezzava i suoi capelli e ogni tanto gli schioccava un bacio.
«Però non hai risposto alla mia domanda!» disse lei stuzzicandolo.
Lui rise di nuovo ma stavolta non passò alla passione e le sia avvicinò all'orecchio.
Adesso non era il solo a conoscere il suo vero nome, il suo vero io.
«Quasi meglio di "Dottore".»
Si strinsero e rimasero per un poco a guardarsi negli occhi. «Ora sai tutto di me, ma questa cosa la devi sapere solamente tu, perchè per tutti rimarrà sempre Doctor Who?»


 

   
 
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