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Autore: ElodieH    05/05/2013    1 recensioni
La magia di Glee ed Harry Potter vi porterà qui, lo so :3
Dalla storia:
« Per il tema di una pergamena che dovrete fare per la prossima volta, voglio che vi mettiate a gruppi di due. Serpeverde e Grifondoro devono collaborare insieme, quindi, per vostra immensa gioia dovrete mettervi in gruppo con un compagno che non sia della stessa Casa d‘appartenenza. » gli insulti tra le due Case non mancarono e la Signorina Holliday sbuffò irritata.
Nessuno di loro aveva intenzione di passare il pomeriggio a fare il compiti assieme.
Nessuno.
« Avete davvero rotto le scatole, giovanotti. Io sono l’insegnante e voi fate quello che vi dico! I vostri Caposcuola saranno d’esempio: Mureau e Lopez, fate vedere che collaborate.. » Mylène e Santana si guardarono con disgusto e all’unisono esclamarono: « IO NON CI COLLABORO CON QUELLA! »
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love like fools.'
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Oddio, ce l'ho fatta! mi sono rimessa in pari :3




Non ero mai stata invasa da così tante emozioni tutte in una volta, soprattutto nessun bacio mi aveva mai trasmesso emozioni contrastanti come mi stava accadendo in quel preciso momento.
Le sue labbra si muovevano con le mie, ma con un ritmo diverso. Lei decisa e veloce, io timida e lenta. Quel bacio mi stava facendo scoppiare il cuore, dentro di me sentivo un vulcano pronto a esplodere.
Ero invasa dal desiderio di averla, di stringerla tra le mie braccia, di sentire quelle sue labbra di fuoco sul mio collo. Quando ormai anche io ero entrata nel suo ritmo, mi aggrappai alle sue spalle mentre le sue mani non si staccavano dalla mia schiena.
Ma avevo anche paura.
Paura che qualcuno ci vedesse, perché stavamo stravolgendo il corso delle cose. Paura perché sapevo che lei per me non provava niente visto che non era in grado di amare. Sapevo che era uno il motivo per cui mi stava baciando.
No, non perché mi amasse.
Lo stava facendo per soddisfare il suo desiderio di Lussuria, il suo peccato preferito.
Stava giocando sporco, io ci stavo cascando e ne ero consapevole.


Mylène spalancò gli occhi con il cuore che le batteva forte e l’intimità eccitata. Si asciugò la fronte con il dorso della mano e guardò fuori dalla finestra.
Pioveva.
Da sempre adorava il suono della pioggia che picchiettava leggera sulle strade, il suo inconfondibile profumo che invade le narici non appena si esce di casa.
Quella sera non riusciva a dormire, così aveva alzato la tapparella e dalla finestra della sua camera si mise ad osservare la pioggia che bagnava il prato illuminato solo dai lampioni e dai fari del guardiacaccia. Si mise a canticchiacchiare a bassa voce le sue canzoni preferite, mentre guardava fuori dalla finestra con la fronte appoggiata al vetro. Lo facevo sempre, quando non riuscivo a prendere sonno.
A differenza di molti, non aveva mai odiato la pioggia, anzi, le era sempre piaciuta. Da piccola se ne stava per un tempo indeterminato davanti alla finestra di casa sua a guardarla scendere dal cielo chiedendosi come poteva essere possibile che cadesse così tanta acqua. Aveva formulato una sua ipotesi: il cielo era triste, quindi le gocce di pioggia erano le sue lacrime. Anche quando poi avevo imparato che la pioggia faceva parte di un certo processo che comprendeva evaporazione, mari e nuvole, lei preferiva la sua teoria.
Sospirò e ripensò al sogno appena fatto: da ormai un paio di giorni Rachel e Quinn stavano insieme e lei non aveva fatto altro che pensare a come il suo cuore batté forte quando il suo sguardo e quello di Santana Lopez s’incatenarono.
Ogni notte si ritrovava a rifare sempre il solito sogno e si svegliava eccitata, sudata e con tanta rabbia.
Rabbia perché lei non poteva amare una ragazza, cos’avrebbero detto i suoi nobili genitori se avessero scoperto una roba simile?
Sarebbe stata la vergogna dei Mureau, la nobile famiglia francese di cui faceva parte.
Odiava i suoi nonni francesi, odiava il fatto che comandassero su tutto quello che la madre di Mylène e quest’ultima facevano.
Addirittura volevano che l’iscrivessero alla scuola di magia francese: Beauxbatons; solo che lei era a tutti gli effetti una cittadina inglese.
Rabbia perché sapeva che ad un certo punto avrebbe dovuto fare i conti con Santana Lopez.
L’aveva sempre saputo, sin da quando i loro occhi s’incrociarono per la prima volta.
Rabbia perché voleva stringerla tra le braccia e non lasciarla andare più.
Rabbia perché voleva amare ogni centimetro di quella pelle ambrata.
Rabbia perché voleva annegare in quel mare di oro nero.
Una lacrima percorse la guancia della ragazza, la lasciò cadere e appoggiò di più la testa alla gotica finestra della stanza che condivideva con Marley e una ragazza di nome Kitty.
Se si concentrò sui lori respiri regolari che la tranquillizzarono un po’, ma ad un certo punto qualcosa attirò la sua attenzione: Santana Lopez si stava addentrando nella Foresta Proibita.
Mylène scatto all’in piedi, si mise le converse ai piedi, prese la bacchetta e corse fuori dal dormitorio facendo attenzione a non svegliare nessuno.
Arrivò al portone che permetteva alle persone di uscire, stranamente lo trovò aperto.
Uscì.
Il freddo della notte penetrò nella sua pelle e si maledisse per non aver messo nulla sopra al pigiama.
Corse fino all’entrata della foresta proibita e il buio non le permetteva di vedere all’interno della boscaglia.
« Lumos. » sussurrò Mylène e la bacchetta emise una flebile luce che le permetteva di vedere un po’ di più senza attirare l’attenzione.
Si addentrò nella foresta e il silenzio di quel posto le fece battere il cuore per la paura, sentì un rumore provenire da poco più lontano.
Seguì il suono di quel rumore, ma non vi era nessuno.
« Santana? » chiamò nel silenzio tombale la ragazza. Rabbrividì.
Nessuno rispose.
Un urlo squarciò il silenzio e Mylène corse verso la ragazza che aveva scacciato quell’urlo, non le importava se i rami degli alberi squarciassero il suo pigiama sottile e graffiassero la sua pelle.
Sentiva il sangue scorrere sulla sua pelle bianca, non aveva tempo per controllarsi le ferite: doveva trovare Santana.
Fu invasa da una strana sensazione: la sensazione di essere osservata. Si sentiva fissata da occhi invisibili e questo non fece altro che agitarla di più. Avrebbe voluto gridare, ma sentiva la gola secca e incapace di emettere qualunque suono. Non si azzardò a fare il minimo movimento, era immobile e con le orecchie tese, pronte a cogliere qualunque tipo di rumore.
Un lampo illuminò la foresta e poi lo vide.
Era il viso più bello che avesse mai visto. Apparteneva a un ragazzo alto e dalle spalle larghe. I capelli erano castano scuro e gli occhi di un blu intenso. I lineamenti del viso erano perfetti, sembrava guardarmi intensamente, quasi con desiderio.
Fu solo un attimo e sparì nel nulla.
Puntò la bacchetta nella direzione dove aveva visto il ragazzo ma non c’era nessuno.
E poi la vide.
« SANTANA! » urlò Mylène quasi mettendosi a piangere dalla paura. Corse verso di lei ed intravide la ragazza a terra e sanguinante. Fuori pioveva ancora, anzi sembrava che la pioggia cadesse più forte di prima. Sentì un tuono e il vento ululare. I capelli bagnati erano appiccicati al viso e la disperazione di non riuscire a salvare Santana si fece sempre più forte.
Si chinò sulla ragazza che aveva gli occhi vacui, stava perdendo troppo sangue dal collo.
« Merda! » esclamò Mylène spaventata.
Santana boccheggiava e lacrime salate uscirono dai suoi occhi neri.
Puntò la bacchetta contro il collo della ragazza e sussurrò « Epismendo.» subito lo scorrere abbondante di sangue dalla gola di Santana s’arresto, ma pochi secondi dopo perse i sensi.
Qualcuno le toccò la spalla e lei saltò per lo spavento, si ritrovò quel bellissimo ragazzo di prima davanti.
Aveva i canini di fuori e voleva la Grifondoro, la spinse sul terreno bagnato e lui le tenne i polsi ben piantati sull’erba.
Era forte e Mylène iniziò ad urlare.
« Io sono Eyan e sarò l‘ultima cosa che vedrai questa notte. » disse il ragazzo con i canini di fuori, era un vampiro.
Mylène non ne aveva mai visto uno prima di quel momento.
Eyan si chinò sul suo collo e fece per morderla quando sentì un paio di zoccoli che lo fecero volare via.
Mylène si alzò dal terreno bagnato e guardò la centaura piena di gratitudine, ma non c’era tempo ora per i ringraziamenti a parole.
Doveva darsi una mossa ad uccidere quel vampiro che stava quasi per ammazzare Santana e lei. Si guardò attorno per cercare la sua bacchetta, la trovò pochi passi più in là.
Aveva bisogno di qualcosa che facesse sparire quel dannato vampiro per sempre; Mylène si batté la mano sulla fronte.
Tutto ciò di cui aveva bisogno era di legno e lì ce n’era in abbondanza. Si avvicinò ad un grosso ramo e pronunciò l’Incantesimo di Taglio, che fece cadere il ramo a terra con un tonfo.
La ragazza con fatica piazzò il grosso ramo appuntito nel cuore del vampiro ancora senza sensi, quest’ultimo divenne verdognolo e con le vene visibili.
La tempesta sembrò essersi placata, ma la pioggia continuava cadere lenta.
« Occupati della ragazza priva di sensi, del vampiro morto ce ne occuperemo noi centauri. » disse con dolcezza la centaura che poco prima le aveva salvato la vita.
Mylène annuì e corse verso la ragazza distesa a terra; le toccò i capelli neri dolcemente, le accarezzò il viso bagnato e posò gli occhi chiari sulle varie ferite che sicuramente si procurò cercando di scappare da Eyan.
La Grifondoro si girò e vide che la centaura la stava fissando: « Grazie per averci salvate, Maëlle. Senza di te, non saremmo qui. »
Maëlle sorrise alla ragazza bionda e le fece l’occhiolino; poi si fece aiutare da Mylène a mettergli sul dorso il vampiro morto e se ne andò.
La biondina tornò dalla ragazza svenuta, le si sedette accanto, posò la bacchetta sul corpo di Santana e disse con voce chiara « Reinnerva! » il fascio di energia che uscì dalla bacchetta infuse energia alla Serpeverde che subito aprì gli occhi spaesata.
« Oddio, sono morta! » furono le prime tre parole che Santana disse. Mylène sorrise e la Serpeverde la guardò.
« No, ma ben presto lo sarai! Che diavolo ci facevi qui?! » sbottò la Grifondoro arrabbiata.
« Cercavo di fuggire da un cazzutissimo vampiro. » rispose tranquillamente Santana e si portò automaticamente la mano sulla gola.
« Te l’ho curata. Stavi perdendo molto sangue, pensavo stessi per morire..» la Grifondoro a quelle parole abbassò il capo e nascose il viso tra i capelli bagnati.
Santana con fatica si sedette sul terreno e con due dita alzò il mento alla ragazza davanti a lei, la guardò negli occhi e le sorrise piena di gratitudine.
« Grazie. » Mylène sorrise di rimando e aiutò la Serpeverde ad alzarsi. Insieme percorsero la strada che le avrebbe portate ad Hogwarts.
Dieci minuti dopo erano nei corridoi della scuola e le scarpe bagnate lasciarono impronte bagnate sull’antico pavimento.
Accompagnò Santana davanti al ritratto che racchiudeva il dormitorio dei Serpeverde, Mylène diede un’occhiata alla ragazza: ci voleva la parola d’ordine.
« Ah, giusto! Purosangue. » bisbigliò Santana al ritratto del Barone Sanguinario, quest’ultimo con fare scocciato aprì il dormitorio.
‘Certo che questi Serpeverde ne hanno di fantasia!’ pensò sarcasticamente la Grifondoro trattenendo una risatina.
Santana guidò Mylène su per i dormitori e pazientemente si fece aiutare dalla biondina a spogliarsi, ad asciugarsi e ammettersi dei vestiti asciutti, dopodichè l’aiuto ad infilarsi sotto le coperte.
La Serpeverde sorrise nel buio alla biondina e la ringraziò nuovamente. Mylène fece per andarsene ma Santana la chiamò, così torno indietro.
Era girata su di un fianco e la luce della Luna le illuminava il bellissimo volto, la Grifondoro ne rimase totalmente affascinata.
« Potresti.. Ti va di farmi compagnia questa notte? » chiese timidamente la Serpeverde arrossendo.
Mylène non disse nulla; semplicemente si tolse le scarpe, i vestiti e si asciugò con la morbida asciugamano verde e argento.
Santana le indicò dell’intimo da mettersi e una maglietta con abbinati i rispettivi pantaloncini, li prese e se li mise.
Con eleganza s’infilò nel letto di Santana Lopez e si tirò su le coperte fino al mento.
Sentì Santana ridacchiare e si voltò verso la Grifondoro che fino ad ora era stata molto premurosa nei suoi confronti.
Si avvicinò piano a Mylène, la guardò attentamente e con il dito delineò le sue labbra morbide. Il cuore della biondina batté forte contro la sua cassa toracica, aveva paura che potesse uscire da un momento all’altro.
Santana posò le labbra su quelle della Grifondoro e chiusero gli occhi a quel piccolo e delicato bacio.
Mylène, facendo attenzione a non farle male, portò un braccio attorno alla vita di Santana e dolcemente avvicinarono ancora di più i loro corpi.
Si guardarono negli occhi e scappò un altro bacio, questa volta più profondo.
La lingua della Grifondoro toccò le labbra di Santana quasi a chiederle il permesso per entrare, quale non tardò ad arrivare.
Si ritrovarono così, in una notte di pioggia, a baciarsi sempre più appassionatamente. Santana si mise sopra di lei, le sfilò dolcemente la maglietta che le aveva prestato e la buttò a terra.
Guardò la ragazza bionda distesa sotto di lei ed iniziò a baciarle il collo, a succhiarlo e a lasciare piccoli morsi che lasciavano intendere che quella ragazza era ormai sua.
Mylène ansimò dolcemente e lasciò che la Serpeverde le togliesse gli ultimi indumenti che aveva indosso.
Santana baciò il seno morbido della ragazza e iniziò a succhiare il capezzolo, facendo ansimare sempre di più la biondina sotto di lei.
Leccò ogni centimetro della pelle di Mylène, voleva sentire che sapore aveva e quando incontrò le ferite che si era procurata per salvarla, le scese una lacrima.
Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lei, nessuno. Baciò ogni ferita che vide sul corpo di Mylène, poi alzò il viso e le schioccò un bacio a fior di labbra.
Sorrisero.
Quella notte fecero l’amore più volte e ogni volta era una sorpresa per entrambe. Mylène sorrise felice mentre Santana le accarezzava dolcemente i capelli biondi, si abbracciarono e baciarono.
La Grifondoro si addormentò per prima con la testa appoggiata sul seno di Santana, quest’ultima restò a guardarla dormire per una buona oretta.
La baciò a fior di labbra e sussurrò: « Sei bellissima mia piccola francesina. » e si addormentò anche lei, felice per la prima volta in vita sua.
Entrambe si sentivano a casa.

Era stata una notte strana, da dimenticare, ma che per quanto ce la mettessi, non ci sarei mai riuscita. Forse era l’inizio di qualcosa o più semplicemente l’inizio di niente.
La tempesta sembrò essersi placata, ma la pioggia continuava cadere lenta.
Per la prima volta nella mia vita non ero così sicura che il rumore della pioggia fosse così piacevole.

  
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