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Autore: explorers    06/05/2013    0 recensioni
Katie, Carrie, Dom e Matt giungono, per sbaglio, in un anonimo paesino, dove faranno incontri terrificanti e orribili conoscenze.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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«Dove siamo?» sbottò all’improvviso Carrie, annoiata. Carrie era la classica ragazza, alta, stupendamente bella, ma anche incondizionatamente facile. Sapeva essere anche una buona persona e una grande amica. «Ehm, siamo quasi arrivati…» rispose con gentilezza Dom, che guidava. Dominic era il classico tipo scherzoso, amichevole e non mancava la sua innaturale, sfiancante bellezza. Biondo, occhi azzurri, sapeva far perdere la testa a chiunque. Ma quel pomeriggio percepivo qualcosa di strano nella sua incertezza alla domanda di Carrie. 

Matt era in silenzio. Sapevo che c’era qualcosa che non andava, ma lasciai momentaneamente perdere. Non volevo peggiorargli l’umore e, soprattutto peggiorarlo a me.
Il sole filtrava dal finestrino dell’automobile. Iniziai a sentirmi male. La gola incominciò a seccarsi, la bocca diventò fastidiosamente asciutta e sentivo i miei insistenti battiti del cuore persino nella testa. Osservai il cielo limpido, terso, per cercare di rassicurarmi. Le nuvole formavano un dipinto, da togliere il fiato. Cercai di abbassare il finestrino per quello che mi consentiva la Cadillac noleggiata, per di più mezza scassata. ‘Bell’affare‘, pensai sarcasticamente.
Finalmente riuscii ad abbassare il finestrino e una folata di aria fresca entrò. ‘Ci voleva proprio! Katie, stai calma‘, pensai .‘Odio la mia stupida claustrofobia!’
Il sole cominciò a tramontare e non fummo ancora arrivati al Festival della musica. Mi addormentai in fretta. 
Quando mi risvegliai era ormai sera inoltrata, e ci trovavamo in un paesino sperduto. «Ma non siamo ancora arrivati?» Sbadigliai. «Ah, ecco chi si è svegliata, la Bella Addormentata!» sbottò infastidito Dom. «Ah, ho capito, ci siamo persi!» replicai. «No, non ci siamo persi! » Dom cominciava ad innervosirsi sempre di più. «Dai Dom, ammettilo, ci siamo persi! Merda, io non volevo neanche venire a quel Festival, mi avete praticamente obbligato a…» Matt finalmente parlò, ma fu subito interrotto da Dom: «E va bene, ci siamo persi!». Al pronunciare delle parole di Dom, un fragoroso scoppiettio provenne dalla parte davanti della macchina. 
«Oh, no! Che è successo? Ci conviene andare in un Hotel prima che sia troppo tardi…» trillò Carrie.
«Oh, mi sa che ci conviene veramente» concordai. «Dai Dom, fermati in quella locanda ». 
Sull’approssimarsi della strada deserta, l’unico edificio che spiccava era una locanda dall’aria vecchia e trasandata. Dominic parcheggiò e uscimmo dall’auto. «Finalmente, cominciavo ad annoiarmi!» disse Carrie con la sua voce squillante. Dom e Matt restavano in silenzio.
 
Entrammo nella locanda. Era un posto soffocante e parecchio umido, e le pareti scrostate color crema sbiadito mi mettevano un certo disagio. Gli unici elementi decorativi erano una poltrona marrone di pelle e una piccola macchinetta delle merendine. Prenotammo quattro stanze e la proprietaria, una donna anziana ma cordiale, ci condusse al piano di sopra, dove c’erano le camere. 
 «Buona notte», ci disse gentilmente la donna. «Buona notte», rispondemmo tutti in coro. Non ci dicemmo altro ed entrammo ognuno nella propria stanza. La camera era leggermente più accogliente e sistemata meglio dell’entrata. Le pareti rosa incorniciavano la stanza, composta da una comoda poltrona di velluto color prugna e un letto un po’ troppo piccolo per i miei gusti. Stavo giusto per mettermi a letto, quando il mio stomaco brontolò. Decisi di scendere a prendere qualcosa nella macchinetta, dato che non c’era di meglio. Uscii dalla stanza e andai di sotto. Le luci erano soffuse e la vecchietta era ormai a letto. Mi ritrovai a sperare che la macchinetta non fosse guasta. Quelle luci mi mettevano addosso una strana inquietudine. Presi comunque un pacchetto di cracker e un succo alla frutta, mi sedetti comodamente sulla poltrona affianco e gustai la mia misera cena. 
Al mio ritorno trovai la porta socchiusa, ma lasciai perdere, pensando fosse corrente d’aria. Entrai, e la finestra della camera era chiusa. 
Ero troppo, talmente stanca che lasciai momentaneamente perdere e, quando feci per sdraiarmi sul letto esausta, una mano gelida mi afferrò la caviglia.
 
 
 
  
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