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Autore: Yuffietheninja    07/05/2013    3 recensioni
Una giovane ninja che ha sempre cercato la felicità ... Ma un giorno, la sua vita cambierà, e nulla sarà più come prima. Il suo viaggio la porterà a scoprire i segreti del Pianeta, della vita e del proprio cuore.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Un po' tutti, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Capitolo 2: Infiltrazione

Mi svegliai madida di sudore. Quel sogno mi aveva messo un ansia terribile. E quella canzone … ero sicura di averla già sentita. Tentai di rimettere in ordine i pensieri, quando mi accorsi che non c’era più nessuno nella stanza. Ero l’unica ancora a letto. Sentii delle voci di fuori, fra le quali una che diceva:

“Mi chiedo come faccia a dormire nonostante tutto questo rumore …”. Era Aerith a parlare. E non riuscivo a capire di cosa stesse parlando, c’era una calma assoluta. Ma all’improvviso, ecco che si ode il tanto anelato rumore: una strombettata che mi spaccò i timpani. Caddi letteralmente dal letto, dando una sederata sul pavimento.

Ottimo, come cominciare al meglio la giornata.

Mi alzai dolorante, raccolsi alla bell’e meglio le mie cose ed uscii di fuori. Vidi tutti radunati in cerchio con le teste alzate a guardare la parte alta della città, da dove veniva quel rumore infernale. Mi balenò in mente di chiedere cosa stava succedendo, ma per carità, mi morsi la lingua. Non volevo cominciare la giornata con un insulto. Preferii rimanere in silenzio in attesa di capire da sola.

“Certo che si stanno proprio dando da fare con i festeggiamenti … Deve essere per l’arrivo di Rufus” disse Tifa. Rufus? Non parlavano mica di Rufus Shinra, il figlio del presidente?!

“Ma intendete quel Rufus?! Che cosa verrebbe mai a fare qui? E poi, agli affari di stato ci pensa il padre!” urlai, con la paura di non essere sentita.

“Se hai deciso di spaccarci i timpani di prima mattina, ti avviso che abbiamo già trovato una soluzione più che efficace, non ci serve il tuo supporto”. Eccolo, sapevo che sarebbe arrivato. Non potevo sfuggirgli. Tentai di lasciar correre, ma a lungo andare sarei esplosa. E considerare che ci dovevo viaggiare insieme non mi aiutava a sentirmi meglio.

“Cloud, non essere scortese!” lo sgridò Aerith. E questo mi fece scappare un sorrisetto, la fioraia non sembrava il tipo da sgridare.

“Sì, si parla proprio di Rufus Shinra. Non hai sentito? Il padre è stato ucciso” mi spiegò Red XIII.

“Oh, beh, un problema di meno. E si sa chi è stato? Non è che siete stati voi?” dissi con una punta di sarcasmo, che a quanto pare non fu ben accetta.

“Sephiroth. È stato lui” quando Tifa pronunciò quel nome, vidi gli sguardi di tutti disperdersi. Ciascuno allontanò lo sguardo da una parte. E anche io, quando sentii quel nome, un po’ mi stupii. Pensavo che fosse uno scherzo.

“Su, su, ragazzi, seriamente” e sentito dalla mia bocca, sembrava quello lo scherzo.

“Siamo seri”. Ok, va bene che l’aveva detto Cloud, ma il tono era talmente freddo che mi tolsi ogni dubbio. Sephiroth, l’eroe, che aveva ucciso il presidente della Shinra?! Non era possibile. Assolutamente no. Odiavo la Shinra, e la morte del presidente non era certo una tragedia, anzi … Ma pur essendo contro di loro, la fama di Sephiroth era talmente grande che era un eroe nonostante tutto. Com’era potuto accadere? Che fosse stato un complotto per affossarlo? O era veramente stato lui? Non sapevo che pensare. Sapevo solo che in quel momento, tutti quei rumori mi attiravano terribilmente, volevo scoprire cosa stava accadendo.

“Voglio andare nella parte alta della città e scoprire cosa diamine stanno combinando … Insomma, questo Rufus deve essere importante se si sente la marcia da qui!” dissi.

Stranamente, arrivò una risposta che mai avrei aspettato. “È un’ottima idea, così possiamo anche controllare la loro prossima destinazione … però dovremo infiltrarci in qualche modo, non dobbiamo farci notare”. Cosa? COSA?! Un’ottima idea? La mia? Cavoli, dovevo pensare che stesse male, quando mai mi avrebbe dato ragione così facilmente?

Ok, qui stiamo calando proooooprio in basso. Cedi troppo facilmente, ragazzo … Un attimo, questo è un bene o un male?

Un bene, assolutamente. Avevo campo libero per il furto, niente di meglio. L’avrei osannato per questo. No, aspetta, non avrei mai fatto una cosa simile. Falso allarme.

“E come facciamo ad arrivare lassù, mettiamo le ali?” disse Barret. Beh, in effetti non l’avevamo considerato … Ma insomma, anche mettere le ali non era una cattiva idea.

“Cloud, ma non dovevi dare nulla a Yuffie?” chiese Aerith. Non so perché, ma sentivo che c’era un po’ di malizia nella sua voce, e questo non mi piaceva.

Cloud tirò fuori dalla tasca una specie di cellulare e me lo diede, il tutto senza fiatare, ovvio. E mi sembra anche inutile dire che me ne dovevo uscire con una cretinata.

“Cos’è, ora mi chiederai di uscire?”.

Idiota, idiota, idiota, questa te la potevi DAVVERO risparmiare. Sei una deficiente.

Non so descrivere la faccia con cui mi guardò. Allucinata penso che fosse il termine più giusto. Io mi limitai ad aggrottare un ciglio e dire un atono “Beh?”. Mi resi conto solo dopo che mi guardavano tutti come se fossi stata un’aliena. Gente, dopo questa avevo sicuramente fatto colpo. Già, in senso negativo. State sicuri che se cominciavo a piacere loro, ogni dubbio se n’era andato. Mi ero scavata la fossa. Il biondino era completamente impallidito, non se l’aspettava. Le ragazze avevano sbarrato gli occhi, il mitragliatore se la rideva e Red … guardava. Sembrava non capire bene le meccaniche umane, gli animali non avranno avuto la concezione di “appuntamento”.

Poveretto, un po’ ti compatisco. Se non altro per aver avuto la sfortuna di trovare me, ti farò dannare più di quanto tu non farai dannare me. Ben ti sta, biondo.

Sì, avevo deciso che lo volevo mandare fuori di testa. Prima che lui mandasse fuori di testa me.

1 a 0 per me, SOLDIER. Palla al centro, ma stai sicuro che il prossimo punto sarà di nuovo mio.

L’avevo presa come una cosa seria, ormai era nella mia testa che lo avrei massacrato prima di fregarmi tutte le sue Materia. Ben gli sta, così impara a prendersi gioco di me.

“Allora, come funziona il piano, capo?”.

“…………”

“Simpatico, sono riuscita a farti zittire. È forse un record o cosa?” continuavo a punzecchiarlo, volevo vedere fino a che punto avrebbe resistito. Cielo, nessuno sa come stavo godendo nel vederlo ribollire di rabbia. Lo odiavo. Davvero, senza scherzi.

“Yuffie, lascialo perdere”. Ecco, giusto della voce della coscienza avevo bisogno in quel momento, altrimenti chi mi avrebbe più fermato. Il mio buonsenso felino, alias Red XIII, mi convinse a lasciare in pace testa-a-punta. Era completamente sbiancato. Cominciavo quasi a pentirmi di essermi comportata in quel modo. Ma solo ripensare a come mi aveva trattato LUI, il giorno prima, mi fece passare ogni risentimento.

“Penso che dovremmo trovare il modo di entrare da lì” disse Tifa indicando una porta enorme con un fante della Shinra di guardia. La ragazza sembrava infastidita da quello che avevo fatto, ma sinceramente non ne capivo il motivo. Va bene, potevo aver esagerato, ma in fondo che le importava?

“Ooook, gente, lasciate fare a me, sono un asso nel trattare, ci penso io!” dissi fiera di me. E chi mi diceva che avrebbero lasciato a me l’incarico?

“Ma desteremmo sospetti così!”. Aerith non aveva torto, ma non c’era altra scelta.

Un attimo, perché diamine mi sto scervellando a pensare a come aiutarli?!

Ad un tratto, arrivò Priscilla, la bambina del giorno precedente. “Se volete andare nella parte alta, non potete certamente passare della torre sulla spiaggia, ha un alto voltaggio e potrebbe essere pericoloso! Però … Forse se Mr. Dolphin vi aiutasse potreste passare senza problemi”.

Ottimo, ci mancava solo l’aiuto di un delfino. Certo che questi stanno messi proprio male.

Arrivammo al compromesso che Cloud avrebbe fatto l’eroe e sarebbe andato a friggersi sulla torre ad alto voltaggio e noi, grandi sfigati, ci saremmo salvati la pelle passando della via più normale. Con tanti auguri e a mai più rivederci, fai l’eroe e crepa.

Un problema in meno, il mio più grande ostacolo fatto fuori. Cosa voglio di più dalla vita?

Lasciammo il biondo sulla spiaggia a giocare col delfino e a beccarsi una polmonite stando in acqua, mentre noialtri andammo al portone. Mi misi a parlare col fante lì di guardia, e in poco tempo arrivai al compromesso che ci avrebbe fatto passare se gli avessimo dato una manciata di guil. Passammo e ci ritrovammo su un enorme montacarichi.

“Bene bene, ho fatto il mio lavoro. Ora però non vorrete mica girare lì in mezzo così conciati?” dissi appoggiandomi alla ringhiera dell’elevatore.

“Beh, in effetti  così siamo troppo riconoscibili … Dovremmo procurarci delle divise da fanti, così passeremo inosservati” propose la fioraia.

“Nessun problema, ci penso io a recuperare le divise” dissi con un mezzo sorriso. Allora essere una ladra non era così inutile.

“E come fai a procurartele?” mi chiese la barista.

“Cara, se non avessi tentato di rubare le vostre Materia non sarei qui … Rubare è il mio lavoro. E non ti preoccupare, non vi metto nei guai, nemmeno se ne accorgeranno”.

“Cosa si è messo in testa quel mezzo SOLDIER, ha reclutato una ladra!” gridò l’uomo-mitra.

“Ehi, ehi, piano con le parole, lo dici come se fosse un crimine!”.

Idiota, rubare È un crimine.

Arrivammo in cima. Mi intrufolai nello spogliatoio e cercai quanto più potevo. Sfortunatamente, trovai solo tre divise da fante. Il meglio che potevo procurarmi in alternativa erano delle divise da marinaretto.

“E vada per quelle … Lo sento, mi dovrò vestire così”. Una smorfia di disgusto si disegnò sul mio volto, mai avrei immaginato di ridurmi così. Tornai indietro col bottino e spiegai il problema che si era venuto a creare. Inutile dire che la soluzione fu quella che temevo: mi dovevo vestire da marinaretta. Ciò che mi fece ridere fu il fatto che Barret mi faceva compagnia: sembrava … un orso con un marshmallow addosso. Orripilante, sul serio.

Vestiti in questo modo, riuscimmo ad entrare nella zona senza problemi. Quando vidi il luogo in cui dovevamo ficcarci, rischiai l’infarto: una nave. Pensavo di morire. Il fatto è che soffro terribilmente di mal di mare e mal d’aria, cose da non riuscire a tenere il pranzo nello stomaco.

“Dobbiamo nasconderci lì … Mi raccomando, per nessun motivo devi toglierti il travestimento” mi spiegò Red XIII. Era così buffo vederlo su due zampe con indosso una divisa da fante che non potei fare a meno di ridere.

Sono tipi strani, ma almeno sembrano simpatici.

Entrammo dentro. Vidi un gruppo di tre fanti che marciavano davanti a … Rufus Shinra. Era lì, con la sua perfezione schifoltante. Sì, schifosa e rivoltante, schifoltante. I capelli tra il rosso e il biondo perfettamente ordinati, il vestito perfettamente bianco, lo sguardo perfettamente fisso. Troppa perfezione in un uomo così schifoso, il capo di tutti quei vermi della Shinra. Gli sarei voluta saltare addosso e squartarlo vivo, ma qualcosa mi disse di trattenermi. Tra l’altro, mi sembrava che uno dei tre fanti mi avesse notato. Mi ritirai dietro ai cassoni che mi nascondevano.

Mah, sarà stata la mia testa bacata.

Terminata la marcia, Rufus se ne andò e i fanti scapparono tutti via. Ma uno entrò nella nave. Era stranamente circospetto. Il portellone si chiuse, e quello cominciò a guardarsi intorno. Volevo andare da lui e capire chi diamine era, ma la nave partì. Il suo inizio, la mia fine. Mi fermai di botto, lo stomaco mi si contorceva. A breve, avrei vomitato. Lo sapevo. L’unica cosa che mi avrebbe potuto aiutare era un Tranquillizer, trovalo lì però. Non è che potevo andare dal primo marinaio che c’era e chiedere: “Ehi, non è che mi puoi dare qualcosa per non dare di stomaco? Sai, soffro il mal di mare”. Sarebbe stato ridicolo, oltre che imbarazzante. Ma dico, di cinque che eravamo, proprio a me dovevate far fare il marinaio? Io che ho il mal di mare?

Mi appoggiai ai cassoni, cominciavo anche ad avere i capogiri. Forse sarei svenuta nel giro di cinque minuti, mi avrebbero portato in infermeria e tanti saluti. ZAC! Scoperta. Gettata in mare perché clandestinamente a bordo. Vidi il fante avvicinarmisi. Non potevo sfoderare lo shuriken, non solo perché mi avrebbe causato l’espulsione diretta dalla nave, ma anche perché non ne avevo la forza. Mi si piazzò dietro e cominciò a guardarmi.

“Mal di mare?”. Voce familiare, ti avrei risposto.

Non dare nell’occhio, ricordati.

“Hmm, un pochino”.

“Fai poco l’orgogliosa, stai male” mi disse il fante. OrgogliosA? Bene, scoperta. Fregata, fregata in prima linea.

“Come hai fatto a capire che sono un ragazza?!”.

“Perché ancora non sono stupido, Yuffie. E per la tua gioia, i cavi elettrici non mi hanno ammazzato”.

“Non ti avevo riconosciuto così conciato. E così, già ci eri passato, eh? Cosa si prova a tornare indietro a quando si era una nullità?”.Ora che avevo realizzato che era Cloud, non potevo certo starmene zitta. La lotta era ricominciata.

“Assolutamente nulla”. Non sembrava scosso per niente dalla domanda. Io, invece, ero scossa a causa delle onde. Non volevo cedere a chiedergli di aiutarmi, non lo avrei mai fatto. Invece fu lui a darmi un Tranquillizer.

“Perché me l’hai dato? Non ne ho bisogno”.

“Smettila di fare la bambina, non vorrai mica dare di stomaco qui. Se poi vuoi star male, affari tuoi”.

La solita gentilezza …

Presi il Tranquillizer. Non so se lo feci perché stavo talmente male da non poterne fare a meno, per farlo contento o perché mi sentivo orgogliosa del fatto che mi avesse aiutato. So solo che lo ringraziai, e lui mi disse di starmene in coperta fino alla fine del viaggio. Mi disse anche che muovermi un pochino mi avrebbe fatto bene. Se ne andò sul ponte, forse a vedere la condizione degli altri.

Strano, sembra uno che se ne intende di queste cose … Chissà che non faccia l’orgoglioso e che non stia male anche lui.

Mi misi poi a pensare sul fatto che mi avesse aiutato. Conclusi che l’aveva fatto perché avrei potuto far saltare la copertura. Sì, doveva essere così.

Quello ha il cuore di ghiaccio, non aiuterebbe mai senza un motivo specifico.

Mentre pensavo, sentii suonare l’allarme della nave. Temevo che ci avessero scoperto. Feci per andare verso le scale, ma vidi una scia di cadaveri andare verso una stanza chiusa a chiave. La sala motori. Mi chiesi come avevo potuto non accorgermi di nulla. Forse perché mi ero messa in un angolo al buio, nascosta. Ringraziai di non aver fatto quella fine e corsi di sopra. Gli altri stavano tutti bene, ero l’unica che mancava, e cominciavano a preoccuparsi.

“Se siamo tutti qui, allora perché l’allarme ha suonato?!” gridò Barret.

“C’è solo una spiegazione … c’è un altro intruso sulla nave” disse il biondino.

“Sephiroth!” gridarono tutti all’unisono.

Decidemmo che una squadra sarebbe andata a controllare. Io avevo implorato di non andare, perché mi sentivo male, ma il biondino sadico decise che la cosa migliore, giustamente, era potarmi in giro per la nave alla ricerca dell’intruso n°2. Ah, giusto, c’era anche il leone con noi.

Grazie mille, te ne sarò eternamente riconoscente. Dì la verità, mi vuoi portare perché così ti faccio da scudo umano e ti liberi di me. Bella fine, grazie del pensiero.

Arrivammo nella sala motori. Un uomo si era piantato in piedi davanti al motore principale della nave. Bellissimo, mi ricorda tanto il muro che fissavo stanotte.

Testa-a-punta aveva deciso di fare il temerario e andare a vedere chi fosse quel tipo, temendo fosse Sephiroth. Arrivato diero a lui, il tizio si girò. Aveva uno squarcio nel petto. Crollò a terra morto.

“Non è Sephiroth …”

“Ma sei un vero genio, non l’avrei mai detto” dissi.

Ad un tratto, mi sembrò che le luci si fossero abbassate. Pensavo avessi le traveggole, invece ben presto mi resi conto che anche Red XIII se n’era accorto.

“Red, non mi piace questa cosa …”.

“Ti ho già detto di chiamarmi Red XIII … Comunque, suppongo che tu abbia ragione, ho una brutta sensazione” disse cominciando a fiutare per terra.

Si sentì una voce, che diceva pressappoco “La madre sta per rinascere …”. Sì, domani, come se i morti tornassero in vita. Torna sul Pianeta, bello!

Solo quando vidi la sagoma emergere dal pavimento cominciai a temere per la mia vita, fino ad allora l’avevo presa molto alla leggera. Vidi dei capelli argentei, poi un cappotto di pelle nero … Ed infine, una lunghissima spada, circe 2 metri e mezzo ad occhio. Era lui, l’eroe, Sephiroth, di fronte a noi. E se era vero che era impazzito, eravamo in guai grossi. Nonostante tutto, il biondino, che era davanti, non si scompose, continuava a fissarlo con odio. Sephiroth se ne volò via, lasciandoci come regalino un qualche pezzo di braccio di un alieno, che presto cominciò a mutare. Era un essere orrido, enorme, tendente al grigiastro, con tentacoli e una specie di coda attaccata a quell’ammasso di corpo che si poteva definire come gambe. Era la prima forma di Jenova che avremmo affrontato: Jenova Birth. La battaglia non fu troppo difficile, fortunatamente ce la cavammo con poco, giusto qualche piccolo graffio. Io ero sicuramente quella messa meglio, combattevo a distanza, quindi giravo alla larga dai mostri; Red XIII era forse quello messo peggio, perché usava morsi e graffi per attaccare, quindi andava a diretto contatto con chiunque. Cloud aveva qualche graffietto, poteva sopravvivere.

Il mostro bellamente sconfitto era tornato il tentacolo che era in partenza, e lentamente si dissolse, lasciando abbandonata una Materia rossa come il fuoco: era Ifrit. Mi gettai a prendere la Materia … o meglio, tentai di, ma SOLDIER mi disse che l’avrebbe presa lui.

E ti pareva,mai una volta che riesco ad avere qualcosa anch’io.

Uscimmo dalla stanza e ci riunimmo agli altri, che cominciarono a discutere dell’accaduto. Io, come al solito, mi limitavo ad ascoltare. In breve arrivammo alla nostra nuova fermata: Costa del Sol. Ne ho già parlato, no? Quella bella cittadina sul mare, con una spiaggia deliziosa per le gite … Bella finché non scopri che è l’ennesimo giochetto della Shinra per accalappiare gente. E il bello è che ci cascano pure. Finalmente toccammo terra: il primo impulso che ebbi era quello di gettarmi a baciare il suolo, ma una volta tanto decisi di trattenermi. Eravamo finalmente liberi da tutti quei travestimenti … Tutti meno che Barret, che per qualche arcana ragione aveva ancora il completo da marinaretto indosso.

“Barret, hai intenzione di rimanere così vestito?” chiese Tifa. In effetti, me lo chiedevo anch’io, dato che non era il suo tipo di vestiti. L’ho già detto che era orripilante?

“Fa talmente caldo che mi si sono incollati i vestiti addosso” rispose l’uomo.

“Carino, sembri un orso con un marshmallow addosso … Consolati, puoi usarlo come pigiama” commentò il biondo.

Eh no, oltre a rompermi le scatole ora mi copi anche la battute? E poi … Aspetta, ma come diamine ha fatto a pensare la stessa cosa?!

Rimasi un attimo perplessa, ma non ci feci molto caso. Aerith aggiunse che Barret era carino, non stava poi tanto male, mentre Red XIII disse:

“Possiamo sbrigarci, per piacere? Il caldo sta seccando il mio naso”.

“Già, anche il mio!” soggiunsi, guardata perplessamente da tutti. “Che c’è, è vero!”.

Dopo il mio intelligente intervento, decidemmo di muoverci dal porto. Decidemmo di fare tappa alla spiaggia, non tanto perché volevamo fare il bagno, ma perché passando davanti alle scale che conducevano ad essa Cloud aveva notato una “faccia nota”. Arrivati sulla spiaggia, scoprimmo chi era la faccia nota: un certo Hojo, che da quanto ne sapevo era il responsabile del dipartimento scientifico della Shinra. Lo scienziato pazzo, detto in termini spiccioli. Era circondato da un gruppetto di tizie in bikini, saranno state tre.

Ma che ci trovano in uno così? Fosse almeno uno della Shinra, ma bello … Chessò, uno alto, biondo e con gli occhi azzurri …

Mi resi subito conto di quello che avevo detto fra me. Guardai un attimo la persona che fra me avevo ritratto. Se non fosse stato un maleducato e un cafone, nonché un musone, forse un pensierino avrei potuto farcelo, ma dato che era quello … No, assolutamente no. E poi, era stato con la Shinra.

A proposito di lui, aveva deciso di andare a parlare con quell’Hojo. Non sembrava ci fosse un bel rapporto fra i due, così come con tutti gli altri. Mi guardava come se fossi stata un’aliena, forse perché si chiedeva dove mi avessero acchiappato, chissà. Scoprii ascoltando che di bello questo Hojo aveva fatto parecchio: aveva tenuto chiuso in un laboratorio Red XIII, voleva usare Aerith come tester per altri esperimenti … Già, perché a quanto pare Aerith era l’ultima Cetra, o Antica che dir si voglia, in vita sul Pianeta. Hojo aveva una risata sguaiata, proprio da scienziato pazzo … Non mi piaceva per niente.

“Prendilo a calci nel sedere, magari ci dice qualcosa” dissi a Cloud. Si limitò a scuotere la testa, come per dirmi di no.

Cavolo, fossi stata in lui lo avrei già gonfiato.

Aerith cominciò a martellarlo di domande. Hojo le chiese come stesse la madre, Ifalna, e lei rispose che era morta. Poi gli chiese se Sephiroth e Jenova erano degli Antichi. Hojo continuava a rimuginare fra sé, non voleva rispondere alla ragazza. Si sistemò sulla sdraio, continuando a rimuginare. Decidemmo che era meglio lasciar perdere, anche perché cominciava a farsi tardi e dovevamo trovare un posto dove dormire. Fortunatamente trovammo una stanza libera nella locanda locale.

Anche quel giorno, la stanza era unica, e mi toccò la stessa postazione della notte precedente. Che fortuna.

Fortunatamente non feci fatica ad addormentarmi. Anche quella notte però sognai quella canzone. Cominciavo ad odiarla.

 

Per favore, per favore continua a sorridere

Più di quanto tu stia facendo ora

Finché sorridi sotto lo sconosciuto cielo stellato

Sono soddisfatta

Volevo capire chi era a cantare. Cercai di individuare da dove veniva il canto e cominciai a camminare in quella direzione. Riuscii ad intravedere una sagoma, molto confusa. Era una ragazza, forse di 18 anni, con dei lunghi capelli corvini. Era seduta a terra. Mi avvicinai ancora, e notai che aveva due scintillanti occhi castani scuro, con dei riflessi violacei. Esattamente come i miei, era una strana coincidenza.

“Chi sei?” chiesi.

La ragazza smise di cantare. Si alzò, si avvicinò a me. Ebbi un sussulto. Ciò che vidi mi spaventò. La ragazza che cantava …

… ero io.

  
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