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Autore: Yuffietheninja    29/04/2013    5 recensioni
Una giovane ninja che ha sempre cercato la felicità ... Ma un giorno, la sua vita cambierà, e nulla sarà più come prima. Il suo viaggio la porterà a scoprire i segreti del Pianeta, della vita e del proprio cuore.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Un po' tutti, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Square-Enix, così come la canzone utilizzata, mia traduzione di Secret Crush di Rin Kagamine, Vocaloid appartenente alla Crypton. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Capitolo 1: L’inizio

Come provo ad odiarti

Il mio amore per te è immenso

Perciò, desidero poter dimenticare

Tutti i miei sentimenti per te

“Chi sta cantando?”

Lasciami godere dei momenti dolci solo per ora

So cosa è vero

Per favore almeno

Fatti sentire chiamare il mio nome …

“Ehi, c’è nessuno? Yu-huuu!!”

Anche se un giorno

Questo sentimento andasse via,

Ti voglio nel mio cuore

Per restare per sempre dove eri in quel momento

“Pronto, pronto, ci sei?”

 

D’improvviso svanì tutto. O meglio, non svanì nulla, dato che vedevo tutto nero. Mi svegliai ai piedi di un albero, con la testa dolorante. Dannazione a me e al mio vizio di sonnecchiare sugli alberi, DANNAZIONE.

“Stupido albero! Ma un giorno te la farò pagare, sai? Ricordati questo nome: Yuffie Kisaragi!”

Ebbene sì, giurai vendetta contro un albero. Un albero. Oh, giusto, sottolineo che la cretina che ha fatto una cosa del genere sono IO, Yuffie Kisaragi, ninja di 16 anni. Oddio, proprio ninja non direi … Diciamo che ero ancora una praticante, più che ninja ero una ladra. Ma mi rendevo conto che il sottile fra le due cose era molto labile: molti dei ninja che conoscevo si erano ritrovati a fare i ladri a causa della guerra a Wutai. Stupida guerra, ancora mi chiedo chi avesse avuto la malaugurata idea di darle avvio. Oh, vero, quel CRETINO di mio padre. E io ero l’unica che tentasse di risistemare la situazione.

Certo, Kisaragi, inventati scuse per giustificare il fatto che vai in giro a fregare Materia alla gente. Ma finché la freghi alla Shinra mettiti l’anima in pace: loro sono i maledetti che hanno rovinato la tua Wutai. Un attimo, da quando parlo con me stessa?!

“Ahhh, tutta colpa della solitudine! Ecco cosa succede dopo essere rimasta sei mesi da sola, si dà di matto! Beh, almeno gli psicologi sapranno su cosa lavorare”.

L’unica cosa che mi giovasse era il fatto di non aver perso la mia allegria, almeno quello. Per il resto, posso giurare di aver perso tutto. Avevo gentilmente preso la mia vita e l’avevo buttata nel gabinetto. Ah, e poi avevo tirato lo sciacquone. Come sprecare occasioni, parte 1. Sì, ci verrebbe un bel libro.

“Ha ha, che battutone. Sto perdendo colpi”. E stavo perdendo davvero colpi, una settimana che non fregavo niente a nessuno. Una settimana. Io. Non frego nulla. No materia. No cibo. No soldi. Mi ci voleva giusto un aiuto del mio fattore C per poter rientrare in gioco. Tra l’altro, la probabilità di trovare gente nelle foreste sai di quant’è? Il 20%, se sei in periodo di pic-nic, altrimenti ci trovi giusto gli scout. Poveracci, mi hanno sempre fatto tanta pena, con quelle divisine. Eppure da piccola ci avevo pensato. Le contorsioni del mio cervello, penso che non le capirò mai. Fatto sta che non eravamo in periodo pic-nic, la gente preferiva andare al mare ultimamente, chissà perché. Tutti lecchini della Shinra, da quando la società ha aperto uno stabilimento balneare a Costa del Sol stanno tutti lì. Ma il fato volle che il mio fattore C non fallisse. E così, trovai la mia preda. Se mi avessero detto cosa sarebbe successo poi, non ci avrei creduto. Il finimondo, e non è per dire.

“Huh huh huh, la Shinra pensa di prendere possesso anche della mia foresta? Si sbagliano!”

Sì, la Shinra. O almeno così pensavo. Vai a spiegare alla gente che le divise di SOLDIER sono solo per chi lavora ancora con quelli. Quando non si ha sale in zucca. Mai in vita mia feci cretinata più grande. O forse sì. Beh, se è accaduto, è dipeso comunque da quell’evento. E il bello è che fu tutto un errore.

Decisi che era ora di riprendere il mio lavoro. Vai a capire a sedici anni che fare la ladra non è un lavoro e che potresti essere indagata per furto di proprietà e finire in galera. Con nessuno che te lo spiega, poi. La cosa più normale del mondo, penseresti.

Forse è solo il tuo cervello farlocco, Kisaragi. Ecco, lo sto facendo di nuovo.

La strategia dei miei furti è la più semplice del mondo: bomba fumogena. Ti fai una bella nebbiolina, il poveraccio che ci capita in mezzo non capisce nulla e puoi darti alla pazza gioia. Peccato solo che quel giorno le bombe fumogene avessero deciso di entrare in sciopero. Lancio una bomba. Salto fuori dal mio nascondiglio. La bomba non esplode.

Sono fo****a. Perché non hai il buonsenso di pensare prima di agire?

La situazione era spiacevole. Mi trovavo davanti un agente SOLDIER, un tizio abbastanza … enorme con una mitragliatrice al posto di una mano e un leone addomesticato. Forse la belva feroce era quella che faceva meno paura. Almeno finché rimase zitto.

“Chiedo scusa signorina, ma dovremmo passare” disse.

Parla?! Ok, o sto ancora dormendo, o ho sbattuto la testa talmente forte da essere diventata matta.

Non sapevo più che fare. Ancora una volta prevalse l’istinto al buonsenso. Che cosa fareste in una situazione del genere? Scappare, no? Miss Furbizia decise invece di rimanere lì e affrontarli in combattimento.

Bella mossa, davvero bella mossa.

Le presi di santa ragione. E forse mi stava anche bene, ero io ad aver cominciato. Ma loro avevano risposto alla provocazione, quindi la colpa non era solo mia. Anzi, forse non era per niente mia, in fondo avrebbero ben potuto fare i galantuomini e lasciar correre. No, ero innocente, ne sono certa.

Ero stesa per terra, con uno dei miei migliori bronci. Non è bello starmi intorno quando sono nervosa, sono parecchio irascibile. Divento intrattabile. E poi ho uno sguardo tagliente, da far venire i brividi lungo la schiena: l’effetto è come quando ti ficcano del ghiaccio nella maglietta. Ovviamente queste descrizioni provengono da conoscenti, non certo da me. Beh, la situazione era simile. Gli attributi descritti sopra c’erano tutti, ma in più mi rodeva incredibilmente per essere stata sconfitta. Da tre passanti che sembravano quasi più pericolosi di me. Quasi.

Mi tirai su barcollando. Vidi i tre che mi fissavano. Li gelai con un’occhiata: distolsero tutti lo sguardo. Tutti tranne il SOLDIER, quello continuava a fissarmi. Quel poveraccio era stato scelto come bersaglio della mia invettiva.

“Che hai da fissare, cerchi rogne? I SOLDIER non mi stanno per niente simpatici, quindi gira alla larga da me se non vuoi trovarti all’ospedale con un trauma cranico!” gli gridai. Non mi parve più di tanto sconvolto, secondo me più che altro mi prese per matta. E in effetti, non è che avesse tutti i torti, li avevo praticamente attaccati senza motivo. Ovvio che tutto ciò era dal loro punto di vista, io i motivi ce li avevo eccome. Ma non mi ero resa abbastanza ridicola, una volta fatto trenta, perché non fare trentuno? Cominciai a tirare pugni in aria, urlando più forte di prima: “Fatti sotto, avanti! Ne hai già abbastanza? O forse hai paura?”. Fra me e me mi ero già detta che questa me la potevo risparmiare, la mia parte masochista poteva rimanere a fare la nanna. Fortunatamente il biondino si limitò a rispondermi con un ironico: “… Sono pietrificato”. Ma no, non era ancora abbastanza. Non avevo dato spettacolo a sufficienza, dovevo sembrare un clown. Beh, c’ero quasi.

“Hmm, proprio come pensavo. Siete mediocri, non siete alla mia altezza. Chissà, magari quando sarete più forti …”.

Cretina, sei stata sconfitta.

Cominciai ad allontanarmi con passo lento. La scenata era servita a suscitare quasi pena per me. Alla fine però ebbi l’esito sperato. Il SOLDIER capelli-a-punta mi fermò e cominciò con tutte quelle moine che uso di solito io quando voglio qualcosa. Il ragazzo non era esperto, sono io la maestra nell’inventare scuse. Non so come, alla fine mi feci convincere ad andare con loro. In realtà ciò che mi convinse ad andare fu una cosa: Materia. Non me ne fregava assolutamente niente di fare amici e tutte queste storielle sdolcinate, volevo quelle belle biglie colorate, specialmente perché ne avevo adocchiate alcune discretamente rare. Il gruppetto si mise a discutere e dopo un po’ vidi il mitragliatore umano andarsene. Bello, scaricato per far posto alla prima che passa, pensa come si doveva sentire.

Faccio davvero così pena?

Fu l’unica cosa che riuscii a pensare. La risposta arrivò: sì. La depressione s’impadronì di me: ero proprio scesa in basso. Dovevo scendere in pista e prendere le mie Materia. Certo, sarebbero state presto mie, non lo erano ancora. Ma per farcela dovevo guadagnarmi almeno un pochino di fiducia. Il leone sembrava più disponibile, tra l’altro con il SOLDIER non ci volevo manco trattare. L’unico vantaggio: parlava poco, almeno quello. Cominciai a discutere con il leone, e non prendetemi per pazza, un leone che parla non l’avevo mai visto nemmeno io.

“Allora … Siccome dobbiamo viaggiare insieme, da quel che ho capito, almeno posso sapere il tuo nome?”.

“Certamente. Mi chiamo Red XIII, esemplare di una razza quasi estinta”.

“Ok … E cosa fai nella vita?”. Cielo, questa me la potevo risparmiare.

“Sono stato una cavia di laboratorio”.

“Uh … buono a sapersi, ecco. Io mi chiamo Yuffie. Yuffie Kisaragi ad essere precisi, ma il cognome puoi anche scordartelo. In quanto ad occupazione, beh, sarei una ninja, ma per vivere prendo in prestito “cose” dalle persone”.

“Prendere in prestito … Si chiama rubare” si intromise il SOLDIER.

“ScusaMI, se non ti sta bene me ne vado. Tra l’altro, sei anonimo o cosa? Ce l’hai il nome o ti devo chiamare fischiando?”. Ecco, le battute ci servivano proprio. Non sono brava a scegliere i momenti giusti.

“…..Cloud” disse.

“Allora ce l’hai la voce, pensavo fossi muto. Se sei sempre così sai che noia! Non ti annoi con lui, Red?”

“Mi chiamo Red XIII, gradirei essere chiamato con il mio nome completo”.

“Oh, dai, Red XIII è troppo lungo! E poi Red è più carino!” sentenziai.

“Ma stai mai zitta?” mi chiese Cloud.

“Ah, ah, ma che simpatico. E se t’interessa, no, non sto mai zitta, ma d’altronde faccio quello che mi pare, SOLDIER! Il fatto che tu sia della Shinra non m’imp …”.

“Non sono più un SOLDIER”.

“Ma sei un genio, continua a girare vestito da SOLDIER, nessuno penserà che stai con la Shinra. Ma dico, ti funziona il cervello al contrario?”.

“Sai una cosa? Penso che tuo padre ti chiudesse la bocca con lo scotch per farti stare zitta” disse, per poi allontanarsi.

“È davvero odioso! Ma non t’infastidisce?” chiesi a Red XIII.

“No. È la prima volta che lo vedo così indisponente, potresti stabilire un nuovo record, Yuffie” rispose.

“Oh che bello, mi sento proprio importante ora” dissi alzando il braccio con poca flemma.

 

Camminare per lande sterminate sotto il sole in compagnia di un leone e un SOLDIER … ops, scusatemi, di un ex-SOLDIER, altrimenti ci si offende … dicevo, non è proprio il massimo che ci si aspetta nella vita. Tra l’altro, specialmente se i due fanno a gara a chi parla di meno, ti viene voglia di ficcarti una pallottola nel cranio. A forza di camminare eravamo quasi arrivati a Junon, ed eravamo partiti dalla zona di Fort Condor. 

Certo che questi hanno proprio una voglia di camminare … Cielo, mi butterei per terra a dormire!

Purtroppo sono una che raramente si trattiene, così mi piantai in mezzo alla strada e mi sdraiai sul prato. Vi lascio immaginare cosa potessero aver pensato i miei due “accompagnatori”: ciò che so è che Red XIII mi disse che fermarsi al sole non era una buona idea, perché quelle erano le ore del giorno più calde e i raggi solari erano più pericolosi (fece un discorso sui raggi ultravioletti, cose che non posso certo ricordare), mentre il biondino, che cominciava a darmi davvero sui nervi, disse:

“Togliti di lì, rischi di bruciare quel poco di cervello che ti rimane”.

Alla provocazione scattai in piedi e gli mollai un ceffone. Senza scrupoli, dico sul serio. L’unica cosa che fece fu bisbigliare un “… Mi hai fatto male”.

“Ti sta bene, sei un cafone!” gli gridai, allungando il passo. Riusciva ad aprire la bocca ogni mezz’ora e quando lo faceva era per insultarmi. Una cosa intollerabile, avrebbe fatto i conti con il mio orgoglio.

Arrivammo a Junon e … beh, non era certo come la immaginavo. Sapevo vagamente che nella parte alta della città, o come la chiamano qui Upper Junon, c’era una delle tante basi della Shinra, ma non avrei mai pensato che ci fosse un tale divario tra la parte alta e i “sobborghi”, se così li volete chiamare. Mi ero già preparata all’idea di andare nella locanda cittadina, buttarmi sul letto e fare il sonnellino che mi spettava, dopo aver camminato così tanto. Ma quando ti fai dei piani tutti carini e piacevoli, ecco che arriva sempre qualcuno o qualcosa a guastarti la festa.

“A quanto pare siete arrivati prima voi, avete vinto la scommessa”. Era una voce femminile, di una ragazza sulla ventina, ed aveva un tono quasi materno. Mi girai e vidi due ragazze e l’uomo che prima viaggiava con Cloud e Red XIII. Una delle due ragazze indossava un lungo abito rosa che le arrivava quasi alle caviglie, una giacchetta a maniche corte rossa e un paio di anfibi marroni, il tutto contornato da una treccia tenuta ferma da un enorme fiocco rosa. L’altra invece aveva una canotta bianca, una mini-gonna nera (veramente mini, qualcosa di impressionante), un paio di guanti rossi e pure lei un paio di anfibi, però rossi. Aveva lunghi capelli neri legati sul fondo, quasi a mo’ di coda di delfino. Ma ciò che più mi stupì era il suo seno. Dire abbondante è dire poco. Ma non sembrava una che si mette in mostra. L’uomo mitragliatrice invece era lo stesso di prima.

Scoprii che erano un unico gruppo e che si erano divisi per non dare nell’occhio. Le due ragazze si chiamavano Aerith Gainsborough e Tifa Lockheart, mentre l’uomo si chiamava Barret Wallace. Mi avevano fatto una buona impressione, tra l’altro le due ragazze non mi sembravano nemmeno delle smorfiose, di quella specie che ti fa venire l’urticaria. Aerith era una fioraia, mentre Tifa era la gestrice di un bar, il Settimo Cielo. Venivano entrambe dai sobborghi di Midgar. Sembravano avermi preso di buon occhio, e questo era tutto sommato un punto a mio vantaggio, ottenere la fiducia dei membri della squadra era ciò che mi serviva per portare a compimento il furto di Materia.

Avevo notato che c’erano delle scale che sembravano portare ad una spiaggia. Purtroppo per me, quando decido qualcosa, non riesco a cambiare idea, così decisi di andare a dare un occhiata. Mi allontanai dal gruppo, causando non poco stupore, dato che si era nel bel mezzo di una discussione per decidere i piani del giorno seguente. Vidi in fondo alla scalinata una spiaggia bianchissima … Purtroppo quella bellissima vista era turbata della presenza di una torre della Shinra. C’era una bambina lì, che giocava con un delfino. La sentii chiamarlo Mr. Dolphin. Sembrava felice … Chissà che lei non lo fosse stata veramente. Qualcosa che io volevo e non avevo ottenuto … Un infanzia. Mi ero persa nei miei pensieri, nei miei ricordi di una vita che forse avrei potuto vivere diversamente. Ma qualcuno pensò bene di riportarmi alla realtà.

“Cos’è, stai meditando se buttarti in mare e porre fine alle nostre sofferenze?”

Mi girai e vidi lui, la causa di tutte le MIE, di sofferenze. L’avevo conosciuto poche ore prima, eppure era già riuscito ad ottenere un posto nella mia mente. Sì, un posto perché mi stava facendo dannare.

“Ma che problemi hai? Ti diverte tanto insultarmi? Allora ti do una notizia: a me non piace”. Scesi di corsa le scale e arrivai sulla spiaggia. La bambina si voltò a guardarmi, come se avessi interrotto un momento per lei magico. Mi sentivo quasi colpevole. Il vedere la piccola rimettersi subito a giocare mi fece tornare serena. Una serenità che presto svanì, quando comparve dal mare un enorme serpente marino. In seguito mi informai, e scoprii il suo nome: Bottomswell. Bello poco, era tendente al blu, con qualche riflesso iridescente, enormi pinne rosacee ed occhi gialli. Quando lo vidi avvicinarsi alla spiaggia, un brivido mi percorse la schiena. Provocò un onda che sommerse la bambina. Degli schizzi arrivarono fino a me. Temevo che l’acqua avesse inghiottito la bambina. Ed io non avevo fatto nulla per aiutarla. Nulla. Non sapevo che fare. So solo che in quel momento, mi venne alla mente un nome. Solo uno. Il nome che meno che mai avrei voluto pronunciare. Corsi al villaggio, mi scrutai intorno.

Dannazione, quando serve aiuto non si trova mai chi cerchi.

Io che cerco qualcuno? No, non è possibile. Sto forse male?

Eccolo. Lo vedo. Sento l’odio bollirmi dentro … e poi sparire. In quel momento avevo sentito di avere bisogno di aiuto. Il suo aiuto.

“Cloud!” gridai il suo nome con quanto fiato avevo in corpo. Corsi da lui, lo afferrai per un braccio e lo trascinai giù per le scale. Feci in tempo a dire a Red XIII di venire. Arrivati sulla spiaggia, l’imponenza del mostro mi fece letteralmente impallidire. Sì, avevo paura. Feci un passo indietro, ripensai alla bambina. Dovevo fare qualcosa, lo sentivo. Combattemmo il mostro e riuscimmo a sconfiggerlo.

Corsi verso l’acqua e presi in braccio la bambina. Riuscii a malapena a tirarla fuori dai flutti. Cloud la prese dalle mie braccia e la portò al sicuro sul lido. Vidi un anziano arrivare dal villaggio. Gridava il nome della bambina, Priscilla, ed aveva paura. Era il nonno. Ordinò a Cloud di eseguire la CPR, respirazione bocca a bocca. Perché Priscilla non stava respirando. Eppure … era restio. Non voleva. Continuavo a guardare impietrita il corpo disteso sulla spiaggia della piccola.

Perché diamine non ti decidi a fare qualcosa? Sei un cretino.

Mi sentii osservata. Alzai lo sguardo. Mi fissava.

Che vuoi, che ti dica io cosa devi fare?

Distolse da me lo sguardo, fissò un punto indefinito del suolo. Disse con voce flebile che l’avrebbe fatto. Quando cominciò la respirazione bocca a bocca …

Perché mi sento infastidita? Mi sento bruciare di rabbia.

“Che cos’hai, Yuffie?” mi chiese Red XIII.

“N-Non è niente”.

È … gelosia? No, non può essere. Perché mai dovrei essere gelosa?

La gelosia è … per chi ama.

 

Quella notte dormii poco e malissimo. Priscilla si era salvata, ci aveva anche donato una rara Summon Materia , Shiva, eppure … c’era qualcosa che non mi faceva dormire. Eravamo tutti in un'unica camera. Red XIII si era addormentato ai piedi del mio letto. Noi ragazze eravamo da un lato della stanza, molto piccola a dire il vero. Una vecchietta del luogo ci aveva offerto ospitalità, perciò gli spazi erano compatibili con le sue possibilità economiche. D’altronde era già tanto che ci avesse offerto un letto. Ciò che più mi infastidiva era il fatto che io fossi la ragazza più vicina al lato degli uomini, e sulla parte più vicina a noi dormiva Cloud. Sì, mi dava fastidio di essere vicino al SUO letto. Soprattutto dopo quello che era successo quel giorno.

Non è successo nulla. È solo stata la tua immaginazione. Nulla di quello che hai sentito poteva essere vero. E soprattutto, non avresti mai potuto essere gelosa.

Già, gelosa. Io. Non era possibile, assolutamente no.

Non di una persona che odio. Non di … lui.

Mi caddero gli occhi su di lui. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Ed era …

“Hai finito di fissarmi?”

Sobbalzai. Era sveglio, e si era accorto che lo stavo fissando. Mi fece prendere un colpo, possa essere sempre dannato. Mi girai subito dall’altra parte, gridando al: “Non guardavo te”. Certo, guardavo il muro, bello che non ti dico. Una meraviglia.

“Meglio così, e vedi di dormire. Ah, un'altra cosa: mi dà fastidio il fatto che tu mi stessi fissando”.

Bene, siamo in due ad essere infastiditi, a me dà fastidio la tua presenza.

Non mi addormentai comunque. Nella mia testa c’erano troppi pensieri. Quell’inizio così improvviso, quel viaggio, quelle persone … quella persona, il mio maggior problema attualmente. Ciò che più mi turbava era quel sentimento … la gelosia.

Toglitelo dalla testa, la gelosia non è roba per te.

Già, forse è così. Non mi fermerò mai, porterò a compimento il furto. E poi … laverò via tutti i miei problemi.

Mi sentii rinnovata, come se in un attimo tutte le paure, le preoccupazioni che per poco si erano affacciate alla mia porta fossero andate via. Cavolo, dovevo ancora imparare che non è così facile scacciare certi fantasmi. Non so come, ma riuscii a prendere sonno. Un sonno breve e tormentato. Rividi la guerra, la mia Wutai distrutta, disonorata … SOLDIER ovunque, la Shinra che mette a ferro e fiamme il villaggio. Mio padre che si arrende, la guerra è persa. Tutto è perso. Nulla ha più senso. E all’improvviso … il buio che avvolge tutto. Sento solo una voce … una voce che canta sempre la stessa canzone, con voce insistente … Una voce dolce e calma, una voce che porta serenità.

 

La pioggia che cade fuori dalla finestra

Ho scritto il tuo nome con le mie dita

Con chi sei ora?

Chi stai fissando?

Fissando. Quella parola risuonò con uno strano eco, e mi fece trasalire. “Cosa vuoi da me?” dissi con voce tremolante.

 

Non importa quanto duramente io preghi

Non ho possibilità di starti vicino

Se è così, spero di poter cancellare

I frammenti dei miei sentimenti

“Fai silenzio … Stai zitta!!” ero esasperata, continuava a ripetere sempre la stessa cosa, sempre con lo stesso tono, e non si curava di me. Volevo ucciderla, farla stare zitta.

 

Questo … Non accadrà mai.

Non sono debole.

Non lo sono.

  
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