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Autore: Acinorev    08/05/2013    25 recensioni
«Hai pianto?» mi chiede, distraendomi e mettendomi in imbarazzo: evidentemente è palese quello che ho fatto fino ad un minuto fa.
Per qualche secondo mi limito a fissarlo, facendomi consolare dalla sua espressione preoccupata, ma poi scuoto la testa e mento. «No.»
Mentre abbasso lo sguardo, per impedirgli di scorgere altre verità così semplicemente, il silenzio piomba su di noi: io, nella mia testa, lo sto riempendo di tutte le cose che vorrei dire, di tutti i “mi manchi” che vorrei confessare. Chissà lui con cosa lo sta rimpiazzando, dentro di sé.
Posso provare a chiederglielo, però.
Racimolo un po’ di coraggio e torno a guardarlo. «Zayn…»
«Ho bisogno di te», mi interrompe lui tutto d’un fiato, prima che io possa dire qualcos’altro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You knew it
 

Non ho mai pensato che il sabato sera potesse essere piacevole anche se passato con una persona con la bronchite, ma evidentemente ho dovuto ricredermi: forse perché quella persona è Becka, la mia inimitabile migliore amica; forse perché il film che ha scelto è più divertente di quanto pensassimo; o forse perché il caldo che scaturisce dal camino acceso rende tutto più confortevole. In qualsiasi caso, stare accoccolata insieme a lei sul piccolo divano del suo salotto è più piacevole che mai: mi stupisce come questa ragazza riesca a mantenere il suo spirito allegro anche in queste condizioni, con una tosse spaventosa, il naso che cola ed altri sintomi poco rassicuranti. 
Sorrido nel vederla imbacuccata fino al viso sotto la coperta di lana che sono andata a prenderle prima, ma che condividiamo, ed inizio a sgusciare fuori, dicendo: «Vado un attimo in bagno».
«Ricordati di tirare lo sciacquone», borbotta lei, senza distogliere lo sguardo dalla televisione.
Sbatto le palpebre, stupita dalla sua raccomandazione. «Come?»
«Non si sa mai», spiega, alzando le spalle.
«Ringrazia che hai la bronchite», la minaccio, alzandomi per raggiungere il bagno.
Dopo qualche minuto ho la vescica vuota e la faccia rinfrescata dall’acqua tiepida del lavandino: mentre mi asciugo il volto, la suoneria del mio telefono riempie il piccolo bagno. Accelero i miei movimenti, sperando che sia Zayn, ma quando osservo lo schermo e vi trovo il nome “Niall”, il mio cuore perde un battito.
Continuo a fissare le lettere illuminate, senza capire cosa fare o cosa io voglia effettivamente fare: perché mi sta chiamando? Aspetto troppo prima di decidere, però, perché il telefono smette di squillare: per un secondo mi è quasi dispiaciuto, forse più per curiosità di sapere il motivo di quella chiamata che per altro.
Eppure, il caso vuole che la suoneria torni ad inondarmi le orecchie: questa volta, senza pensarci due volte, rispondo istintivamente.
«Pronto?»
Subito riesco a distinguere un gran baccano provenire dall’altro capo del telefono: sembra musica, mischiata ad un diffuso chiacchiericcio. Riconosco a malapena la voce confusa di Niall, quindi sono costretta a richiamarlo più volte.
«Melanie!» esclama poi, con una voce storpiata da qualcosa che non mi è ancora chiaro.
«Niall! Dove-dove sei? Non sento niente», spiego, corrugando la fronte. Lui borbotta qualcosa ed io aspetto, distinguendo chiaramente il rumore farsi sempre più lontano, come se il ragazzo si stesse allontanando.
«Melanie, perché mi hai lasciato?» chiede. Spalanco gli occhi e per qualche secondo rimango in silenzio: lascio perdere la sua domanda, nonostante significhi molto, e mi concentro sul suo tono di voce.
«Niall, sei... Ubriaco?» domando, nonostante io sappia già la risposta.
«Sì», ammette, facendomi sentire l’abbozzo di una risata. «Sono venuto al Klensis e ho bevuto come una spugna. Cazzo, se sono ubriaco. Ma a te… A te non importa, non è così?»
Il mio cuore ha iniziato a battere più velocemente: mi fa male ascoltare le parole di Niall, soprattutto se lo immagino ubriaco in un pub, e sobbalzo quando sento dei clacson suonare rabbiosi, probabilmente contro di lui.
«Niall, rientra nel pub», gli ordino, cercando di addolcire la voce.
«Ho caldo», è la sua risposta, mentre riconosco il rumore delle macchine che sfrecciano sulla strada.
«Per favore, torna dentro», lo prego, mordendomi l’interno della guancia. Ho paura che possa succedergli qualcosa e mi sento terribilmente in colpa per questo.
Non risponde: le uniche cose che sento sono i motori delle automobili e qualche clacson, alcuni in lontananza altri vicini in modo spaventoso. Non ho il tempo di dire altro, però, perché la chiamata si interrompe. Resto per qualche secondo con il telefono attaccato all’orecchio, sperando che sia solo un scherzo, ma, quando mi arrendo al fatto che non lo è, non esito a richiamare Niall.
Provo più volte, ma l’unica risposta che ottengo è la segreteria telefonica. Non ci metto molto a capire cosa io debba fare: ha detto di trovarsi al Klensis e non è tanto lontano da casa di Becka, potrei arrivarci a piedi. Mi precipito fuori dal bagno e torno in salotto dalla mia amica: non posso dirle dove sono diretta perché non mi lascerebbe andare da sola, e, con la bronchite che ha, l’ultima cosa che voglio è farla uscire con questo freddo.
«Fatta tutta?» mi chiede, abbozzando un sorriso.
Io lo ricambio e mi stringo nelle spalle, cercando di mascherare al meglio il mio nervosismo. «Becka… Mi ha chiamata mia madre e… Devo tornare a casa».
«Cosa? Perché? Sono solo le undici e un quarto!»
«Lo so, il fatto è che è tutto il giorno che è un po’ nervosa… Mi dispiace».
«Ma-»
«C’è un pullman tra pochi minuti. Tornerò con quello», la anticipo, sperando di averla convinta. La sua espressione è tutt’altro che fiduciosa, ma io mi sto già infilando il giubotto pregando che non mi faccia altre domande. Sarà merito della bronchite, ma Becka si limita a salutarmi, un po’ dispiaciuta. «E va bene», sbuffa, mettendosi seduta. «Mandami un messaggio quando arrivi a casa».
Le lascio un bacio sulla guancia e mi scuso ancora per l’improvviso cambio di programma, mentre la mia testa è già fuori casa alla ricerca di Niall.
 
Ci ho messo più del previsto ad arrivare, soprattutto a causa della mia scarsa memoria che mi ha fatto sbagliare strada un paio di volte. Sono talmente preoccupata da non sentire nemmeno il freddo pungente, dato che il telefono di Niall continua a risultare spento o almeno irraggiungibile.
Per le strade di Bradford, ho cercato anche di contattare Aaron, sperando in un suo aiuto, ma la festa a casa del suo amico starà andando particolarmente bene dato che il suo cellulare squilla a vuoto.
Diversa, invece, è la situazione per quanto riguarda Zayn: ho pensato che magari avrebbe potuto accompagnarmi, ma dopo averlo chiamato un paio di volte ed essermi sentita staccare la chiamata per altrettante volte, ho rinunciato. Quello che mi ha convinta a lasciar perdere, in particolare, è stato il suo messaggio: “Sono con Andrea, non posso parlare”. Così ho mandato giù il rospo, maledicendo per qualche secondo quella ragazza e sentendomi subito dopo in colpa: anche io ho bisogno di Zayn certe volte, ma a quanto pare semplicemente non posso ancora averlo. Quindi gli ho risposto con un semplice “Chiamami appena puoi” e ho proseguito per la mia strada.
Ora mi trovo davanti al Klensis e ho appena parlato con il buttafuori all’entrata: a quanto pare è uno dei pub che non accetta persone più piccole di sedici anni, io ne ho quasi diciassette, ma non ho un documento, quindi quell’omaccione non ha intenzione di lasciarmi entrare. Inoltre, non ha nemmeno intenzione di provare a cercare Niall all’interno del pub, come gli ho chiesto: «Sai quanti ragazzi ci sono che corrispondono alla tua descrizione? E chi credi che prenderebbe il mio posto all'entrata?» è stata la sua motivazione.
Sospiro, formando una nuvoletta d’aria davanti al mio viso, e mi allontano di qualche metro dall’entrata, dato che alcuni ragazzi hanno iniziato ad osservarmi in modo poco rassicurante. Mi guardo intorno, nella speranza di avvistare Niall, e riprovo a chiamarlo.
Ancora niente.
Decido di attraversare la strada, immaginando l’ipotetico percorso che il ragazzo avrebbe potuto seguire mentre era al telefono con me, nonostante le possibilità di trovarlo siano davvero scarse: così mi ritrovo dall’altra parte delle larghe carreggiate, su un marciapiede illuminato da pochi lampioni e fiancheggiato da diverse macchine parcheggiate. Percorro qualche metro, continuando a guardarmi attorno, e, proprio quando sto per arrendermi, scorgo qualcuno seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro.
È immobile e l’oscurità mi impedisce di riconoscerne i tratti, quindi mi avvicino, con la speranza che sia Niall e con la paura che non sia lui. Arrivata ad un paio di metri di distanza, non ho più dubbi.
«Niall!» esclamo ad alta voce, correndo nella sua direzione e ringraziando il cielo per averlo trovato.
Si volta lentamente verso di me e, quando mi fermo davanti a lui, cerca di rialzarsi appoggiandosi al muro. Lo aiuto, sorreggendolo come meglio posso mentre sento l’odore dell’alcol arrivarmi alle narici. Una volta in piedi, mi osserva con i suoi occhi azzurri, un po’ offuscati e quasi assenti, per poi abbozzare un sorriso tutt’altro che sobrio.
«Hey, come ti senti?» gli chiedo esaminando il suo viso, nonostante sia una domanda stupida. Sono davvero sollevata: finalmente la paura che gli potesse essere successo qualcosa è scomparsa. 
La sua espressione torna immediatamente seria ed il braccio si divincola dalla mia presa, facendolo barcollare. «Che ci fai qui?» domanda, quasi con disprezzo. Apro la bocca per ribattere qualcosa, ma lui mi precede. «Non mi vuoi più, no? Allora perché sei qui?»
«Niall-»
«A te non frega un cazzo di me!» urla, interrompendomi. Io trattengo il respiro, mentre lo guardo fissarmi con rabbia e passarsi una mano tra i capelli disordinati.
«Non è vero», dico semplicemente, facendo un passo verso di lui. Allungo una mano verso il suo viso, ma lui si ritrae bruscamente, facendomi quasi spaventare. Non l’ho mai visto in questo stato e mentirei se dicessi che so come comportarmi o cosa fare per farlo sentire meglio.
«Vattene via», mi ordina, barcollando per sedersi di nuovo a terra, nella stessa posizione in cui era quando l’ho trovato.
«Vieni con me», insisto, provando a convincerlo.
Niall per un secondo mi guarda quasi come se volesse accettare, ma subito dopo «Vattene, ho detto», ripete.
Inspiro profondamente l’aria gelida di Bradford e mi lascio scivolare lungo il muro dell’edificio, sedendomi al fianco di Niall, che non si volta per guardarmi né mi rivolge altre parole scostanti, forse troppo stordito dall’alcool. Non so nemmeno se sia qui da solo, anche se le possibilità sono due: o lo è, oppure i suoi amici sono ubriachi quanto lui, dato che l’hanno perso di vista nonostante lui fosse in questo stato.
Non so cosa dire, soprattutto perché l’alcool che ha in circolo lo rende molto imprevedibile, molto diverso da come è in realtà, quindi mi limito ad osservarlo: i capelli biondi sono lasciati disordinati sulla fronte e la sua espressione sembra quasi sofferente, tanto da farmi contorcere lo stomaco. È per me se sta così? Sono io la causa di tutta questa rabbia?
Abbasso lo sguardo e lo poso sulla sua mano, abbandonata sulla sua gamba destra, vicina alla mia: titubante, e forse anche timorosa di un suo rifiuto, allungo la mia mano fino a raggiungere la sua. Niall sobbalza per quel contatto, ma subito dopo si rilassa, lasciando che le nostre dita si intreccino.
«Mi dispiace», sussurro.
 
Forse sono passati quindici minuti, al massimo venti, da quando io e Niall ci siamo seduti qui: credo si sia addormentato, le nostre mani ancora intrecciate e forse congelate per il freddo. Io sto giocherellando con il mio cellulare nell’attesa che lui si senta meglio per poter tornare a casa, anche se non so di preciso quanto ci vorrà. Penso che sia il minimo che io possa fare: in qualche modo sento di essere la responsabile di tutto questo.
Il mio telefono squilla inaspettatamente e non posso nascondere una certa emozione nel leggere il nome di Zayn sullo schermo.
«Zayn», rispondo, guardando Niall con la testa abbandonata sulla mia spalla.
«Melanie, ciao». La sua voce mi infonde una tranquillità che negli ultimi minuti ho perso definitivamente, quindi chiudo gli occhi e respiro lentamente. Ho bisogno di lui.
«Scusa per prima», riprende. «Non potevo proprio parlare».
«Certo, ehm… Non fa niente», mormoro, nonostante non sia la verità. In realtà, ogni volta che mi dice qualcosa del genere, io devo impegnarmi per non pensare al fatto che Zayn sia stato di Andrea, per non lasciare che la gelosia mi divori.
«Tutto bene?» chiede con tono preoccupato. Probabilmente la mia voce non sembra tanto tranquilla.
Per qualche secondo rimango in silenzio. «Puoi… Venire a prendermi, per favore?»
«A prenderti? Dove sei?»
«Al Klensis», rispondo semplicemente.
«È successo qualcosa?»
«No...» dico spontaneamente, ma poi mi correggo. «Sì. Ero… Ero da Becka e Niall mia ha chiamata. Era ubriaco e a dir la verità credo lo sia ancora». Faccio una pausa, inspirando a pieni polmoni, poi continuo: «Sono venuta a cercarlo perché… Sì, be’, pensavo che sarebbe potuto succedergli qualcosa e ora… Sta dormendo, ma vorrei portarlo via da qui».
Zayn aspetta un po’ prima di rispondere. «Sono qui vicino. Arrivo», dice semplicemente, con un tono quasi duro.
«Grazie», sussurro con un sorriso, terminando la chiamata.
Sento Niall muoversi sulla mia spalla e deduco che si sia svegliato: quando lo vedo alzare la testa, infatti, i suoi occhi sono aperti e un po’ disorientati.
«Hey», lo chiamo, cercando la sua attenzione. «Riesci ad alzarti?»
Lascio la sua mano e mi alzo in piedi, guardandolo dall’alto: lui fa forza sulle mani, ma non ottiene dei buoni risultati, quindi gli tendo le mie lasciando che le afferri e che le usi per fare leva. Dopo alcuni tentativi lo ritrovo al mio fianco, con un braccio sulle mie spalle per sostenersi.
Non riesce a camminare dritto, quindi mi obbliga a procedere lentamente in direzione del Klensis: devo tornare all’entrata in modo che Zayn possa trovarci senza problemi.
«Amico, dov’eri finito?!» esordisce un ragazzo, venendoci incontro. Abbiamo appena attraversato la strada e le persone davanti al pub sono molte più di prima: in particolare, quello che ha appena parlato ha dei buffi capelli ricci e neri che gli coprono anche le orecchie e la fronte per quanto sono lunghi; la sua andatura non è rassicurante e nemmeno il bicchiere che stringe tra le mani, eppure sembra essere un amico di Niall. Questo significa che non era solo.
Niall non risponde ed io sto per aprire bocca quando un altro ragazzo si avvicina a noi: il suo viso sembra più sobrio, rispetto a quello dell’amico, che intanto ha trovato qualcun altro con cui distrarsi.
«Niall, ti stavamo cercando!» esclama, mettendogli una mano sulla spalla per poi spostare lo sguardo su di me. «E tu chi sei?»
«M-Melanie», mormoro, arrossendo. «Una sua amica. Mi ha chiamata prima e pensavo… No, niente, non fa niente». Non mi va di raccontargli tutte le mie preoccupazioni e le motivazioni ad esse collegate.
«Be’, grazie per avercelo riportato», mi sorride il ragazzo, facendo scintillare i suoi occhi verdi, che risaltano grazie ai capelli biondo cenere.
«Prego», borbotto, lasciando che recuperi Niall dalle mie braccia per sorreggerlo con una mano intorno al suo busto.
«Potrei offrirti da bere per ringraziarti, se ti va», dice ammiccando, ma prima che io possa rispondere, qualcuno lo fa al posto mio.
«No, non vuole da bere».
Riconosco la voce di Zayn ed il mio cuore inizia spontaneamente ad agitarsi, provocando dentro di me un turbinio di emozioni. Mi volto e lo trovo al mio fianco, con gli occhi puntati sul ragazzo di fronte a me ed i pugni chiusi. Sembra nervoso. Arrabbiato.
Senza dire altro, l’amico porta via Niall, che non sembra capire molto di quello che lo circonda: io lo guardo barcollare un po’, fino a quando scompare oltre le porte del pub, poi torno ad osservare Zayn. Inaspettatamente le sue iridi mi stanno studiando attentamente e non esitano a mettermi a disagio con la loro intensità: c’è qualcosa, in loro, che non riesco a riconoscere e che mi rende quasi nervosa.
«Andiamo», ordina Zayn, prima di voltarsi e dirigersi verso la macchina, quella che deve aver rubato ai suoi genitori, dato che gli avevano proibito di usarla dopo aver preso una multa. Io mi muovo solo dopo qualche secondo, sconvolta dalla sua freddezza e curiosa di sapere il perché di quel turbamento, come se il mio non bastasse. La faccia devastata di Niall, infatti, è stampata nella mia testa ed il senso di colpa continua a divorarmi.
Senza aggiungere altro e senza guardarmi, il suo piede pesa sull’acceleratore mentre io mi abituo al calore dell’interno dell’auto: ho paura di dire qualcosa perché ho paura di scoprire che Zayn sia davvero arrabbiato, eppure devo farlo, perché la tensione in quest’abitacolo è insopportabile.
«Zayn», lo chiamo timorosa. Sul suo viso è dipinta un’espressione concentrata, forse troppo, ed i suoi occhi continuano a fissare la strada davanti a noi, come se non potessero farne a meno.
«Che c’è?» chiede bruscamente, stringendo il volante tra le mani. Corrugo la fronte ed abbasso lo sguardo, incapace di decifrare il suo comportamento: non so cosa gli prenda, ma non sembra intenzionato a dirmelo, quindi non insisterò.
Nel silenzio più totale, la macchina continua a percorrere le strade di Bradford.
I miei pensieri vengono interrotti, però, quando si ferma improvvisamente, accostando: mi posiziono meglio sul sedile e mi guardo intorno, cercando di capire dove siamo e finendo per riconoscere un quartiere vicino al mio. Non so perché Zayn si sia fermato proprio qui, né perché ora sia sceso dalla macchina chiudendo la portiera con poca delicatezza: rimango qualche secondo a fissare la sua figura, in piedi fuori dall’auto, ed i suoi movimenti, mentre tira fuori una sigaretta dal pacchetto che tiene sempre in tasca, per accenderla. Deglutisco a vuoto e decido di scendere, di avvicinarmi e capire una volta per tutte che cosa gli passi per la testa.
Mi posiziono davanti a lui e scruto ogni particolare del suo volto, nonostante la fioca luce del lampione non illumini granché di quello che le sta intorno.
«Zayn-» riprovo, sperando di incontrare di nuovo i suoi occhi, di scorgerci quel calore di cui invece stasera mi hanno privato.
«A che diavolo stavi pensando, eh?» mi interrompe, per inspirare poi del fumo prima di puntare il suo sguardo su di me con rabbia.
«Cosa… Di cosa parli?» gli chiedo confusa, corrugando la fronte.
«Come ti salta in mente di uscire da sola a quest’ora per andare a recuperare un tuo ex, ubriaco marcio, da qualche parte in giro per Bradford?» domanda, assottigliando gli occhi.
Ci penso qualche secondo prima di rispondere. «È di Niall che stiamo parlando», preciso, leggermente offesa dalle sue insinuazioni. «E… E mi ha chiamata mentre era ubriaco in mezzo ad una strada. Cosa avrei dovuto fare? Lasciarlo lì come… Come se non fosse successo niente? Gli sarebbe potuto succedere qualcosa-»
«E a te non pensi?!» mi interrompe di nuovo, alzando la voce. «Cosa avresti fatto se io non fossi riuscito a liberarmi e a venire da te? Non pensi che qualcuno avrebbe potuto divertirsi nel vedere la piccola Melanie da sola per la città? O non ti sei accorta di come ti guardavano quei coglioni del pub?»
Mi accorgo di aver trattenuto il fiato solo quando Zayn smette di parlare, facendo ripiombare il silenzio tra di noi: il mio respiro si sta facendo sempre più veloce ed il suo comportamento mi stupisce sempre di più. È così arrabbiato da sembrare eccessivo.
«Io… No, non me ne sono accorta», rispondo, incredula ed irritata dal suo urlarmi contro. «Non me ne sono accorta perché forse… Forse ero impegnata a recuperare dalla strada una persona a cui tengo! Zayn, io dovevo farlo», cerco di difendermi.
«No, invece. Non dovevi farlo», ribatte, calcando quelle parole quasi con disprezzo. «Tu volevi farlo, che è diverso. Perché non hai nessun dovere nei confronti di quel Niall: non sei tu a dover uscire nel mezzo della notte per andarlo a raccogliere da terra mentre è ubriaco! C’erano i suoi amici, no? Tu saresti dovuta rimanere a casa».
Sbatto le palpebre più volte, mentre i nostri occhi continuano a fissarsi insistentemente: i suoi carichi di rabbia, i miei di risentimento e dispiacere. Come può essere così insensibile?
«C’erano i suoi amici, è vero, peccato che l’abbiano lasciato andare in giro nonostante non si reggesse in piedi! E peccato che io abbia dovuto sentire al telefono le macchine che gli sfrecciavano di fianco senza sapere cosa stesse succedendo!» replico, questa volta urlando.
«E allora hai avuto la brillante idea di andarlo a salvare da sola?» ribatte, tenendo la sigaretta tra le dita ed usando il mio stesso tono di voce.
«Ma qual è il tuo problema, Zayn? È perché si tratta di Niall? Non… Non credo che tu non avresti fatto lo stesso se in questa situazione ci fosse stato Louis!»
«No, il problema è che sarebbe potuto succederti qualcosa!» grida, mettendo in evidenza le vene del collo. «Ed io non…» conclude, abbassando di molto la voce. I suoi occhi si muovono velocemente nei miei, forse presi dal nervosismo, forse impazienti di farmi capire. Ma io ho capito, ho capito che Zayn si è preoccupato per me e la cosa mi fa sentire bene, però… Non potevo stare a casa senza sapere se Niall sarebbe stato meglio.
Zayn chiude gli occhi e respira profondamente, come se volesse calmarsi, ed io lo guardo mentre si porta la sigaretta alla bocca per aspirarne del fumo. Il mio petto si alza e si abbassa velocemente, riflettendo la mia agitazione ed i miei sentimenti contrastanti. Perché sì, mi fa piacere che lui si sia preoccupato per me, ma non mi piace per niente quando mi urla contro.
«Zayn», comincio, quasi sussurrando, «mi dispiace di averti fatto preoccupare, ma io non… Non potevo semplicemente far finta di niente», cerco di spiegarmi, sicura che lui potrebbe capire il mio punto di vista.
«Avresti dovuto farti accompagnare da qualcuno», ribatte serio, gettando la sigaretta a terra nonostante non fosse ancora finita.
Alzo un sopracciglio a quelle parole. «Becka ha la bronchite ed Aaron non rispondeva al telefono», spiego, per poi continuare scandendo bene le parole. «Ho chiamato anche te, ma eri con Andrea».
I suoi occhi quasi cambiano sfumatura mentre si spalancano leggermente. «Me lo stai rinfacciando?» mi chiede, con un filo di voce che sembra nascondere parecchio risentimento.
Sì, in un certo senso glielo sto rinfacciando,
«Ho solo detto che eri con Andrea», mormoro, abbassando lo sguardo.
Lui aspetta qualche secondo prima di rispondere: «Se mi avessi detto cosa stava succedendo, sarei venuto da te», dice, con una calma che secondo me è solo apparente. Rialzo lo sguardo su di lui ed osservo il suo viso. «Lo avresti fatto?» domando. «Ne sei proprio sicuro?»
Sappiamo entrambi che non è vero, che io rimarrò in secondo piano finché ci sarà Andrea. Lui infatti non risponde e mi dà implicitamente una conferma di quello che penso: credevo di essere in grado di sopportare questa situazione, ma forse semplicemente non lo sono. Probabilmente sono solo un’eogista a pensarla così, ma ho bisogno che Zayn mi dia di più: non riesco ad accontentarmi quando si tratta di lui e non riesco a stargli lontana, come invece dovrei essere in grado di fare, almeno per ora, per proteggermi e non illudermi.
«Zayn, io… Sono una persona, ok? Ho… Dei sentimenti e… Non puoi pretendere che me ne stia buona buona in un angolino ad aspettare te, senza che tu mi dia niente in cambio, niente di cui io possa saziarmi», provo a spiegare, consapevole della forma insensata sotto cui ho espresso la mia opinione.
«Non ti ho chiesto io di aspettarmi, quindi smettila di ricordarmi quanto tu stia soffrendo in tutto questo», sono le sue parole, dure e rabbiose. Fanno più male di quanto mi aspettassi, tanto male da farmi diventare gli occhi lucidi e da farmi sperare che nel buio della notte lui non li noti.
Deglutisco come per trattenere l’istinto di piangere. «Dici sempre così», sussurro, spostando l’attenzione sui miei stivali neri. «Non ti ho chiesto io di lasciare Niall. Non ti ho chiesto io di aspettarmi. Certo, tu non mi chiedi mai niente, ma io lo faccio lo stesso. Faccio tutto questo per te, perché voglio che tra noi ci sia qualcosa, ma tu… Tu nemmeno lo vedi! Non sono da sola in questa cosa, siamo io e te! Quindi perché non ti prendi le tue responsabilità?! Anzi no, perché non ammetti che in realtà non ti importa niente di questa situazione?! Perché se te ne importasse, a quest’ora avresti fatto qualcosa per venirmi incontro, per assicurarmi che non sono una povera illusa! Invece te ne stai qui ad urlarmi contro che non mi hai chiesto niente!» urlo, riportando lo sguardo nei suoi occhi e lasciando una lacrima a solcarmi il viso mentre il rancore ed il dolore si impossessano di me. Non aspetto un secondo di più e mi volto per andarmene, camminando velocemente e a testa bassa sul marciapiede freddo.
«Ma non capisci, cazzo?!» urla lui, afferrandomi per un polso per farmi girare verso di lui. «Non lo capisci da come ti bacio?! Da come ti guardo?! È tutto qui, davanti a te, come fai a non accorgertene?!» continua, mentre i suoi occhi mi divorano anche l’anima. Io ormai ho perso la lotta contro le lacrime, mentre i ricordi dei momenti passati con Zayn mi ritornano in mente uno alla volta.
Eppure c’è dell’altro.
«Io me ne accorgo, invece! Me ne accorgo e fa male, perché tu sei ancora con Andrea! Mi parli come se io fossi un’insensibile che non capisce i tuoi sentimenti, mi riempi di scuse, di parole, ma alla fine quello che conta sono i fatti! E l’unico fatto è che stai ancora con Andrea!» grido, buttando fuori quel pensiero che da troppo tempo mi sta rovinando. La verità è che io non sopporto più la gelosia di ogni giorno, il dolore di vederli insieme o di sapere che sono insieme. E mi dispiace averglielo rinfacciato in questo modo, in mezzo ad una strada e durante un litigio, ma credo di essere arrivata al limite, al capolinea.
«Ci sto perché io ho bisogno di lei!» urla-
L’istante successivo, tutto è immobile.
Zayn si blocca, quasi si irrigidisce mentre si accorge di essersi lasciato scappare qualcosa che forse avrebbe voluto tenere per sé. Io, invece, lo guardo scioccata da quella rivelazione, da quel dettaglio che mi ha tenuto nascosto per tutto questo tempo.
«Tu... Hai… Bisogno di lei?» ripeto, con un tono di voce quasi inudibile.
Cosa significa?
Il suo silenzio mi fornisce una risposta sin troppo chiara e troppo dolorosa, quindi «Perché?» sussurro.
Lui aspetta qualche secondo prima di parlare: «Perché sono fatto così», dice semplicemente, inchiodandomi con i suoi occhi profondi e terribilmente scuri, questa notte.
«Cosa… Io non…» balbetto corrugando la fronte, ma Zayn mi interrompe, riversando fuori di sé parte delle sue emozioni. «Perché sono un fottuto complessato che deve avere qualcuno che abbia bisogno di lui per andare avanti! Perché ho bisogno che Andrea sia dipendente da me, per andare avanti! Perché mi fa sentire utile, perché mi fa sentire bene!» spiega, alzando sempre di più la voce, mentre io perisco sotto il peso delle sue parole. Ci metto un po’ per capirle, per rielaborarle, per crederci.
Non mi sembra vero che l’abbia detto, non mi sembra vero che me l’abbia nascosto e non mi sembra vero che io non l’abbia mai capito. Non mi sembra vero che io debba dare ragione a Becka, perché Zayn mi ha mentito, perché c’era dell’altro oltre la situazione familiare di Andrea, qualcosa di ben diverso.
Improvvisamente ogni suo comportamento ha un senso ai miei occhi: tutte le sue preoccupazioni, i suoi sforzi per far stare bene Andrea o chiunque altro, il suo altruismo smisurato… Tutto è stato fatto con un unico scopo e Zayn in questo momento mi appare come la persona più egoista del mondo.
Altre lacrime mi rigano il volto quando realizzo cosa effettivamente stia succedendo, ma non dico altro: libero il mio polso dalla sua presa e me ne vado, incredula e ferita fin nel profondo.
«Melanie! Dove stai andando?» mi richiama, piazzandosi di fronte a me.
«Spostati», gli ordino, evitando di incrociare il suo sguardo. Ma lui non si muove. «Zayn, per favore… Spostati», mormoro, interrotta dai singhiozzi che non sono più riuscita a trattenere, alzando lo sguardo su di lui come per volerlo pregare.
Sembra essere sconvolto quando incontra le mie iridi: «Aspetta…» sussurra.
«Cosa? Cosa dovrei aspettare?!» sbotto, con la vista appannata dalle lacrime. «Mi hai presa in giro per tutto questo tempo! Mi hai raccontato bugie su bugie ed io ti ho creduto! Ti ho creduto e ti ho difeso con tutti i miei amici, perché mi fidavo ciecamente! Perché le tue parole sembravano così… Vere… E invece… Invece tu mi stavi mentendo! Mi hai fatto credere che stessi con Andrea per una sua debolezza, per aiutarla, ed io ero addirittura fiera di aver conosciuto un ragazzo come te, così altruista! Mentre ora penso solo che tu sia un enorme egoista, perché hai fatto tutto questo solo per te stesso! Mi hai legata a te con i tuoi baci e le tue belle parole, hai acconsentito quando ho deciso di aspettarti, mentre dentro di te sapevi… Tu sapevi che non avresti lasciato Andrea per niente al mondo!»
La gola mi fa quasi male nell’urlare queste parole, ma di sicuro non è ai livelli del mio cuore, anche se sono troppo scossa anche solo per pensare a quali danni io stia realmente riportando.
Zayn, immobile di fronte a me, non parla: non ribatte, non si muove, si limita solo a respirare velocemente, quasi con il fiatone. Ed io non riesco più a guardarlo negli occhi, perché fa davvero troppo male. È quasi… Straziante.
Per questo, per l’ultima volta, corro via.
Nessun richiamo da parte di Zayn.
Nessuna speranza da parte mia.



 



 

 
Buoooooooooooooongiorno! 
Credo di non aver mai aggiornato così presto, ma almeno vi faccio una sopresa!
Allooora: innanzitutto mi scuso se questo capitolo è venuto un po’ lunghetto, ma dovevo assolutamente farci stare tutto. Plus, mi scuso anche se in questi
giorni sono scomparsa, ma, come molte di voi sanno, ho il tirocinio di pomeriggio e di mattina devo studiare :/ Mi mancate tutte, sappiatelo!
Comunque, bando alle ciance! Parliamo di questo capitolo, che c’è un bel po’ da dire! Niall: avevo detto che sarebbe ricomparso, no? E credo che gran parte di voi pensasse che avrebbe fatto qualcosa per rovinare la storia tra Zayn e Mel: be’, in realtà non è proprio così. Il suo inconscio, da ubriaco, ha pensato subito a Mel! Quindi, lei, da buona crocerossina quale è, non ha esitato ad andare da lui… Per il resto potete dirmi voi cosa ne pensate :)
Poooooooooooi arriva Zayn, che si è fatto aspettare perché era con Andrea: ora, io spero che si capisca lo stato d’animo di Mel. Voglio dire, lei è praticamente cotta di lui e sapere di doverlo “dividere” con qualcun altro fa abbastanza schifo. Eeeee niente, Zayn è arrabbiato nero, perché si è preoccupato, ma – c’è sempre un ma – la litigata prende un’altra strada: per l’ennesima volta lui se ne esce con un “non ti ho chiesto io di aspettarmi” e Melanie scoppia, finally! Proprio questo porta Zayn ad ammettere qualcosa che stava tenendo nascosto. Lo so che per ora è una cosa buttata lì in un litigio, ma ovviamente se ne riparlerà e si capirà meglio il carattere del bel pakistano! Ogni suo comportamento avrà una spiegazione, I swear :)
Mmmh, non so se l'ho spiegato bene ahahh Però, ci sono delle persone che hanno costantemente bisogno di sentirsi indispensabili per qualcuno... Naturalmente, per ora, Melanie è ferita e anche arrabbiata, perché alla fine, se ci pensate, quello che ha fatto Zayn è stata una bella merdata!
Soprattutto perchè lei era lì ad aspettarlo mentre lui le stava mentendo! (ricordate quando lei ha deciso di farlo? Lui le aveva detto che stava con 
Andrea solo per un "dovere", ma in realtà...) Quali, tra le cose che ha detto, sono vere? E quali no? :)
Comunque sono curiosa di sapere cosa ne pensate, se ve lo aspettavate o se credete sia una cazzata. Io posso solo dirvi che questa storia del “bisogno” verrà approfondita :) Ah, ora che avete questo accenno alle motivazioni di Zayn, potete capire cosa intendevo dire quando vi dicevo di fare attenzione alle sue parole :)
Bene, questo spazio autrice sta venendo più lungo del capitolo D: Fatemi sapere cosa ne pensate, please! Soprattutto perché non so se sono riuscita a descrivere bene i sentimenti di Mel e il motivo che la porta a scoppiare!
 
Come sempre, vi ringrazio infinitamente per tutto. Ho visto che lo scorso capitolo vi è piaciuto molto e io ne sono altrettanto felice. Per chi lo voleva sapere,
sì, ci saranno altre scene a rating rosso, forse solo una :)
E niente, vi saluto!! Risponderò alle recensioni appena avrò un pochino di tempo, lo giuro :)
Un bacione!!

 



 

  
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