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Autore: Ed_GiveMeLove    08/05/2013    0 recensioni
Caro diario,
Sei l'unico che rimane, l'unico con cui posso parlare.
Sei solo fatto di pagine, pagine bianche ancora da riempire.
Le riempirò.
Prima devo ricominciare da capo, devo riscrivere la mia vita perchè il passato è fatto solo di pagine piene di dolore.
Da oggi la mia vita ricomincierà e forse tornerò quella di prima...voglio tornare la sorridente e solare Hannah, la vera Hannah.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3.

No ti prego!! Non mi  lasciare!! saremo una famiglia normale, ma ti scongiuro, non mi lasciare!!
Mammaaaa


Mi svegliai.
Come dopo una lunga corsa, il respiri erano profondi, il cuore batteva forte e la gola mi bruciava.
Come potevo fare dei sogni così stupidi, dovevo smetterla di rinnegarmi nel passato ed andare avanti.

Guardai la sveglia: 3.34 a.m.

Era notte fonda e sarebbe stata dura riaddormentarsi così decisi di scendere in cucina a bere un sorso d'acqua.
Prima di scendere diedi uno scorcio fuori dalla finestra e notai quanto era diversa quella città da Londra, niente rumori di auto, tranquillità assoluta, i lampioni illuminavano la strada mettendo in evidenza le vetrine dei negozi chiusi.
Notai che una luce in casa Sheeran era ancora accesa e un'ombra si muoveva.
Anche se erano quasi le 4 di mattina, ero troppo curiosa di sapere chi abitasse in quella casa, così uscii dalla stanza e percorsi il corridoio fino ad arrivare alla finestra da cui si riusciva a vedere meglio l'ombra.
Mi scorsi più che potevo ma riuscii a intravedere solo l'ombra di un uomo o un ragazzo e quella che doveva essere una chitarra, ma in un istante la luce si spense.
Così dopo aver perso le speranze mi diressi alle scale.
Le scesi cercando di fare meno rumore possibile e andai in cucina.
Senza accendere neanche la luce, presi un bicchiere d'acqua e mi sedetti sul divano, era veramente comodo ma sopprattutto morbido sembrava di stare su una nuvola o forse un peluche, ah che tenerezza!

Ma questo momento dolcioso venne interrotto dal rumore di uno sportello chiudersi, dei passi si avvicinavano alla porta, così ricordai la parole di Bett:
suo figlio sarebbe tornato dopo un weekend dagli amici.

AIUTO
c'erano due possibilità:
prima= quando sarebbe entrato mi sarei alzata e molto gentilmente avrei salutato e mi sarei presentata per poi tornare nella mia stanza.
seconda=nascondersi

c'era troppo poco tempo per pensare così presi la decisione più saggia...e mi nascosi.

l'unico posto disponibile era dietro le tende. si...ok un pò ovvio, ma non c'era tempo per pensarne uno migliore.
Mi alzai e velocemente mi sistemai dietro le tende cercando di fare il minimo rumore.
Sentii il rumore delle chiavi girare nella serratura, poi la porta aprirsi.
Passò qualche minuto così scostai un pò la tenda per vedere cosa stesse facendo.

Era tutto buio ma sentivo dei rumori di bicchieri dalla cucina e poi il cigolio della porta del frigo.
A un tratto la sagoma del ragazzo si fece più nitida nel buio, allora indietreggiai fino a sbattere contro il muro provocando un fievole rumore, ma forse abbastanza forte per quel silenzio.

-C'è qualcuno?- le sue parole erano forti in quella tranquillità, così sussultai.
Ero sempre più decisa a uscira allo scoperto, ma finalmente il mio salvatore si fece avanti.

-hei Josh sei tu?- era la voce di Bett dal piano di sopra.

-si mamma, sono appena tornato, ora salgo- detto questo sentii solo il rumore dei passi sulle scale.
Ero salva! grazie al cielo o meglio grazie a Bett!
Quando non ci fu più traccia di luci salii e mi rimisi a dormire.
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Come se fossero passati solo cinque minuti, mi risvegliai in una stanza illuminata leggermente.
Mi girai verso il comodino per vedere l'ora: 6.05 a.m.

Scesi le scale ancora in pigiama, mentre cominciarono a farsi più forti delle voci in cucina.
Bett e Peter facevano colazione seduti intorno al tavolo inbandito di ogni genere di cibo.

-Buongiorno a tutti- sorrisi con gli occhi ancora un pò stanchi.

-ciao Hannah, hai dormito bene? non sapevo cosa prepararti per colazione così ho fatto un pò di tutto.Stamattina io e Peter dobbiamo andare via prima, mi dispiace farti uscire da sola il tuo primo giorno di scuola-

-oh no non preoccuparti, me la caverò-

-non c'è neanche mio figlio ad accompagnarti perchè esce sempre presto la mattina, così non si è neanche presentato, che maleducato!Oddio Peter siamo in ritardo, penso di averti detto tutto, ci vediamo oggi tesoro- prese velocemente la giacca e uscì seguita dal marito.

Feci velocemente colazione, poi mi rinfrescai con una doccia veloce e mi preparai con i vestiti concordati il giorno prima.
Felpa blu , jeans e sneakers
Sarei passata inosservata agli occhi di tutti, mooolto bene!

Semplicemente felice presi la borsa, uscii e comincia a incamminarmi verso...da che parte è la scuola?, ah già, nessuno me lo aveva detto!
Presunsi fosse verso il centro allora cominciai a camminare cercando dei ragazzi con degli zaini ma a quanto pare ero fuori strada.
Entrai in un negozio e chiesi la strada per il liceo.
Seguii le indicazioni e mi ritrovai in un affollato viale alberato.

E fu in quel momento che il cuore cessò a battere per un istante, ogni sforzo per passare inosservata erano diventati inutili.
Nessuno mi aveva informato.
Nessuno mi aveva detto che si doveva indossare un'uniforme.
Perchè?Perchè a me??

Cominciai a camminare il più normale possibile con atteggiamenti il più normali possibili.
Cercai di restare impassibile agli sguardi incuriositi dei ragazzi.
Arrivai davanti il cancello della scuola, mi fermai un attimo a osservarla.
Era un edificio bianco ed elegante e preceduto da un grande cortile.
I ragazzi erano divisi in gruppetti e c'era chi parlava, chi rideva, chi restava in silezio e chi, stando in disparte leggeva o ripassava prima che la campanella suonasse.

Cominciai a camminare velocemente.
Dovevo superare tutto il cortile cercando di essere più indifferente possibile.
Salii le gradinate e varcai la soglia del portone per poi dirigermi verso la segreteria.

-Emm...mi scusi, dovrei ritirare gli orari delle lezioni-

-nome?- mi chiese indifferente senza rivolgermi uno sguardo
-Hannah-
-cognome?-
-Donald-
Alzò lo sguardo per la prima volta

-Ma certo! la signora Donald è venuta a iscriverti pochi giorni fa, ma come mai non sei in uniforme?-

-nessuno mi aveva informato- risposi abbassando la voce per l'imbarazzo.

-per oggi dovrai restare così, ma domani non dimenticartela, mi raccomando-

-certo, può contarci- non l'avrei dimenticata sicuramente!

Mi consegnò il foglio delle lezioni e mi avviai verso la porta.

-Senti cara, sicura di poter trovare l'aula da sola?-

-me la caverò-sorrisi gentilmente.

mi sarei affidata al mio senso dell'orientamento...
-ok, comunque la porta è dall'altra parte-
...o forse no.
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Il corridoio si era riempito, così cominciai a farmi spazio per passare e andare alla ricerca dell'aula di storia.
Mentre ancora stavo cercando, la campanella suonò e una massa di studenti mi travolse.
-scusa potresti dirm... hei scusami, sapresti dov...-tutti erano di corsa e nessuno mi ascoltava.
In pochi minuti non non restò più nessuno, Incredibile quanto siano veloci.

Comincia a correre per il corridoio e finalmente trovai la classe giusta.
Prima di aprire la porta feci un lungo respiro per scaricare un pò l'ansia.
L'avevo provato tante volte, in ogni scuola che cambiavo, ma il giudizio delle persone è qualcosa di frustrante. Incredibilmente frustrante.
Girai la maniglia e mi ritrovai con gli occhi puntati addosso e un silenzio fastidioso.

-Tu devi essere Hannah- sentenziò la professoressa dopo aver interrotto la spiegazione.
Era alta, snella, perfattemente retta in piedi in una posizione quasi da militare. I capelli erano raccolti e un pò sccompigliati e gli occhiali erano abbassati e appoggiati sulla punta del naso.
Incuteva timore, sia per quello sguardo severo che per quella posa così rigida da farla sembrare una statua.

-Si, mi scuso per il ritardo, ma non trovavo l'aula-

-per questa volta passa, ma che non si ripeta, comunque io sono la professoressa White-
Annuii e velocemente mi sedetti alla unica copia di banchi liberi.

-Allora ragazzi, finite di ripassare, devo parlare un attimo con la vostra nuova compagna- e cominciò a camminare nella mia direzione.

-Volevo comunicarti che, essendo a metà anno, dovrai sicuramente recuperare, dato che io esigo il massimo nella mia materia ho deciso di affidarti a un tuo compagno che però devo ancora scegliere- mi spiegò con fare molto serio.

-si certo, mi sembra una buona idea-

-domani ti comunico il nome, ora ascolta la lezione senza disturbare- e così dicendo tornò a spiegare alla classe.

L'ora passò molto lentamente e una volta suonata la campanella tornai nel corridoio per avviarmi alla prossima lezione.
Nelle ore successive avevo conosciuto ogni genere di professore, quello cordiale, quello indifferente ma nessuno eguagliava la White.
Era l'ora del pranzo, così suguii gli altri verso la mensa.
Era grandissima e nella parete opposta si estendeva una lunga coda di ragazzi.
Passare nella fila centrale non era una buona idea, avrebbe attirato troppo l'attenzione, così decisi di passare nella fila laterale.

Mi guardavo intorno, cercando un tavolo libero, quando in un istante mi ritrovai per terra.
Attutii la caduta appogiando le mani e un dolore atroce mi avvolse il polso sinistro.
Cercai di trattenermi, non volevo apparire debole agli occhi degli altri.

Mi girai e notai che nel tavolo accanto ridevano, come nel tavolo vicino a questo e come in tutta la mensa.
Una ragazza mi guardava con un sorriso soddisfatto.

-hei tesoro attenta a dove metti i piedi- e poi scoppiò a ridere.
Era bellissima, i capelli lunghi e biondi ricadevano ordinati sulle spalle e gli occhi azzurri.

Non mi ci volle molto a capire che mi aveva fatto cadere di proposito.
-dai Jessica! non ti aveva fatto niente- disse il ragazzo seduto accanto a lei.

-era giusto per far capire chi comanda qui, dai Josh rilassati mi stavo solo divertendo!-
Il ragazzo sbuffò e abbassò lo sguardo ricominciando a mangiare.
Per questo non riuscii a vedere bene il volto ma aveva i capelli castani chiari e un po scompigliati fino ad alzarsi in un ciuffo.

Mentre mi rialzavo gemetti quando mi toccai il polso, faceva veramente male, ci mancava solo questa!

-hei va tutto bene?- il ragazzo aveva alzato lo sguardo e mi stava fissando, era terribilmente bello, gli occhi marroni erano così rassicuranti rispetto a quelli freddi della sua compagna, mi chiedo come possa sopportarla.

Lo guardai per qualche secondo, gli sorrisi annuendo e poi uscii velocemente dalla mensa.
Percorsi velocemente il corridoio.
Era completamente vuoto e la luce che entrava dalla finestra si rifletteva sul pavimento lucido.
Entrai nel bagno e mi fermai a osservare la mia figura allo specchio, ripensando all'accaduto.
Avrei dovuto digliene quattro a quella, invece ho lasciato scorrere.
Ora penseranno che sono una stupida e che non sono capace di difendermi.

'Dai Josh, mi stavo solo divertendo!'
Si certo!Come può una persona divertirsi così? e poi quel Josh!
Aspetta...Josh?
Non quel Josh, vero?
Ma in fondo ci saranno più di un Josh in questa scuola.
Magari Josh Donald è bello e gentile e quando lo incontrerò si presenterà e non mi dirà se va tutto bene dopo che le sua ragazza mi ha fatto cadere a terra!
Si, sarà così, me lo sento.

Appoggiai le mani sul bordo del lavandino, ma una fitta di dolore dal polso sinistro mi fece sussultare.
Uscii di fretta dal bagno e percorsi il corridoio sostenendomi il polso con la mano destra.

Non sapevo cosa fare, dove andare, chi chiamare.
Nessuno mi avrebbe consolato.
Il dolore mi assillava e gli occhi cominciarono ad inumidirsi.
Dovevo essere forte ma una lacrima mi rigò la guancia, così abbassai lo sguardo.

Mi sentivo tremendamente sola.

Decisi di aspettare il suono della campanella fuori dalla scuola.
Superai il portone e notai che aveva cominciato a piovere così mi sedetti sui gradini.
Il suono della pioggia era così rilassante.
Tirai fuori il blocco dei disegni e feci qualche schizzo.
Il terreno era fangoso con qualche pozzanghera e gli alberi sui lati del cortile oscillavano colpiti dalla fresca brezza primaverile.

La tranquilla atmosfera venne interrotta dal suono assordante della campanella.
Ancora due ore e sarei tornata a casa.
Le passai interamente a guardare fuori dalla finestra e ad ignorare i commenti sulla figura in mensa.

Il suono della campanella risuonò ancora segnando la fine delle lezioni.
Uscii il più velocemente possibile ma, una volta nel cortile, un' ondata di ragazzi mi travolse facendomi finire in una pozzanghera.
Uscii velocemente, ignorando le risate dei ragazzi e mi diressi verso casa.

Percorrevo il viale.
Le goccioline picchiettavano sull'asfalto e sulle foglie degli alberi che oscillavano sopra la mia testa.
Tenevo lo sguardo fisso sulle scarpe che ormai avevano perso il colore di origine e i capelli cominciarono a inzupparsi ancora di più quando un'altra coppia di scarpe si aggiunse alla mia visuale e la pioggia smise di colpirmi.

-Posso darle un passaggio sotto al mio lussuoso ombrello, graziosa fanciulla?-
  
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