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Autore: Debbi96    08/05/2013    0 recensioni
" [...] Ma quella mattina,forse solo per caso,mentre il treno andava,e le case,gli alberi e tutto ciò che apparentemente da fuori era immobile scorreva,i loro sguardi si incontrarono. [...]"
Sana96
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Si lasciarono con l'intenzione di ritrovarsi..."
 
 
Prendeva sempre il treno,era usuale per lei alzarsi presto la mattina,fare una veloce colazione e correre fin alla stazione,il cuore che le batteva a mille e il fiatone per la corsa fatta preoccupata di poter perdere la fermata che l’avrebbe portata a scuola.
E così ogni giorno,sia che ci fosse sole,sia che la pioggia scivolava forte e batteva sui tetti e sulle gradinate,che fredda l’entrava nella maglietta sfiorandole la pelle e scendendo piano,piano giù come un tenero amante; Forse era la sua impressione,ma quando pioveva era come se il cielo volesse unirsi alla sua tristezza,al suo incolmabile vuoto,come se quasi volesse rassicurarla,e prendersi un po’ del suo dolore.
Dolore che però non dava a vedere facilmente,ma che si teneva dentro,nascondendolo con un finto sorriso.
Oh,lei amava sorridere,sebbene tutto. Non era una di quelle che si davano per vinte,ma lottava con tutte le sue forze per raggiungere i suoi scopi,per poter colmare i suoi sogni; E quando era triste ce la metteva tutta per non lasciar sgorgare quelle amare lacrime dai suoi piccoli e dolci occhioni color cioccolato,ce la metteva tutta per sorridere. Tutti vedendola sempre così soleggiante,alla prima risatina,le chiedevano “Perché ridi?” e lei con il sorriso sulle labbra rispondeva “Che è,devo piangere?”, sempre la solita,forse anche un po’ banale,risposta,ma le si leggeva negli occhi che amava. Si,lei amava! Amava la vita,amava la natura,amava vedere l’arcobaleno subito dopo una tempesta,amava coricarsi per terra e guardare le stelle,o trovare le varie figure che formavano le nuvole,amava sentire il cinguettio degli uccellini appena sveglia la mattina,amava il profumo della pioggia e quello del mare,amava osservare tramontare il sole che pian piano lascia spazio alla luna splendente,amava i suoi genitori,che qualche volta si prendevano ancora per mano durante una passeggiata sulla via Marina,e amava osservare i suoi fratelli e le sue sorelle studiare,giocare e anche litigare,ma soprattutto amava un paio di occhi;
Un paio di occhi che non si toglieva dalla testa da quel giorno,un paio di occhi color verde smeraldo che le sorridevano,un paio di occhi che al sol guardarli ci faceva l’amore,un paio di occhi che la schernivano,un paio di occhi che la osservavano,un paio di occhi che si l’amavano davvero.
Ma purtroppo se ne erano andati,quel paio di occhi verde smeraldo,quei capelli chiari che ne sentiva ancora il profumo,quel sorriso che le illuminava le giornate,quelle mani che si incrociavano perfettamente alle sue,quelle labbra carnose e quella lingua che andava sempre alla ricerca della sua,e lui,con quel suo carattere che la faceva impazzire,con la sua allegria,con i suoi modi di fare un po’ da bambino,con la sua timidezza che lo rendeva tanto cucciolo ai suoi occhi,la sua testardaggine e il suo orgoglio con il quale aveva lottato per un po’ più di otto mesi … lui se ne era andato,l’aveva lasciata da sola,su quel treno.
Da sola ad aspettare la prossima fermata,da sola nel veder scendere e risalire gente che oramai vedeva così tante volte che poteva descriverla nei minimi particolari;
C’era un vecchietto,per esempio,portava gli occhiali marroni che gli circondavano gli occhi,e le rughe sul volto che segnavano gli innumerevoli ricordi,si portava sempre il giornale e lo leggeva,seduto accanto al finestrino,ogni tanto sbirciava qua e là se riconosceva qualche persona con la quale scambiare qualche parola,e sorrideva,aveva un sorriso immenso,racchiudeva in se tutte le memorie,tutte le felicità,tutte le sconfitte,scendeva sempre alla fermata prima di lei,la osservava un attimo prima di varcare lo sportello del treno,le sorrideva e si allontanava,zoppicando,ponendo la maggior parte del peso sullo spesso bastone. Una volta le aveva confessato,così per caso,che andava al cimitero,lei si immaginò il vecchio accasciato,in ginocchio di fronte la tomba della moglie,con in mano una rosa rossa,segno che il loro amore non si sarebbe mai spento.
Una volta aveva notato un bambino,era di colore e si portava sempre i pennarelli per colorare,era insieme alla madre,che forse stava andando a lavorare,forse faceva la signora delle pulizie,lo capì dalla grande borsa che portava sempre con se; una volta le cadde e da lì ne uscirono due stracci per la polvere e uno scopino,lei  li riprese e li riordinò in quella che assomigliava alla borsa di Mary Poppins; Il bambino si chiamava Mohamed,e aveva due occhioni color ghiaccio,quando incrociò il suo sguardo curioso ne rimase subito colpita,paralizzata dalla loro incantevole bellezza e dolce ingenuità.
Ecco il treno si fermò,ed entrò altra gente,altri studenti che dovevano andare a scuola,altri adulti che frettolosi correvano al lavoro,entrò pure lui.
Erano stati insieme per più di otto mesi,e adesso lui faceva finta di niente,non la guardava,non le sorrideva,non la salutava,come se non esistesse,come se non fosse nulla,come se tutto ciò che avevano passato fosse nullo,come se tutto fosse inutile e vano,come se lei fosse niente,ma che c’è da aspettarsi da uno che una sera come un’altra ti chiama al telefono dicendoti che non vuole farti soffrire? Forse quell’aria da bambino che aveva,gli era solo andata alla testa,forse che ancora doveva crescere.
Ma quella mattina,forse solo per caso,mentre il treno andava,e le case,gli alberi e tutto ciò che apparentemente da fuori era immobile  scorreva,i loro sguardi si incontrarono. Si incontrarono in quel caos,in quel groviglio di persone,in quel parlare continuo:gente che rideva,che ascoltava musica, chi colorava o chi si leggeva il giornale,e il rumore del treno che camminava sulle rotaie riecheggiava come sottofondo; Ma in quel momento tutto si fermò,in quel momento nulla era importante,in quel momento per lei il vecchio,il bambino,gli alberi,il rumore del treno,era tutto scomparso,in quel momento c’era solo lui,solo i suoi occhi e quel dolce sorriso,perché le sorrise,finalmente, le sorrise ancora e le se si avvicinò pronunciando un piccolo ed insignificante “ciao”,su quel treno che si fermava e ripartiva,su quel treno che saliva e scendeva così tanta gente,tutti diversi tra loro,su quel treno lui ritornò,e con gli occhi pieni di lacrime per essersi pentito,di lacrime che bramavano il suo perdono,di lacrime che le chiedevano di ritornare,perché non ce la faceva più,perché lei gli mancava,perché aveva fatto lo sbaglio più grande della sua vita a lasciarla sola,ad abbandonarla,a renderle quei due mesi lontani un vero inferno, e adesso piangeva,di fronte a lei,piangeva,e le sussurrava un flebile “scusa” all’orecchio; Ma lei era una tipa facile da poter sciogliere,e già in cuor suo l’aveva perdonato,già in cuor suo lui e lei stavano di nuovo insieme,perché forse “si lasciarono con l’intenzione di ritrovarsi”.

  
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