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Autore: debbythebest    09/05/2013    1 recensioni
Questa storia è ambientata Dopo The Departed, in un AU dove Stefan è stato soggiogato da Rebekah, ed Elena è morta come nella fine della serie. Ma qualcuno si sentirà in debito nei suoi confronti. Qualcuno la aiuterà con i nuovi e improvvisi cambiamenti. L'amore si nasconde dietro ogni momento. Tutto ciò che dobbiamo fare, è capire se siamo pronti ad accogliere questa consapevolezza.
/Tratto Dal Primo Capitolo/
Prima che potessi rendermene conto, la mia vista si offuscò, ed un senso di smarrimento si fece strada in me. Sentii che provare a respirare sarebbe stato solo tentativo di rianimare un corpo ormai inghiottito dall'acqua. Era dunque questo, ciò che significava morire? Perdere semplicemente conoscenza, e non risvegliarsi più?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Elijah, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the Departed - Elena's diary <3'
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29-Picture Of You




Firenze 1923
 
Le corte giornate siberiane facevano riflettere sulla natura di ciò che ognuno di noi é. Questo pensava Leo mentre si affrettava a scendere dal treno. Era stato bello dopotutto. Naturalmente per quello che può significare "bello" quando incontri di nuovo il tuo migliore amico dopo settanta lunghi anni. Sentiva freddo, il che gli fece capire che qualcosa non andava. Se non aveva freddo in Siberia, figuriamoci in una poco- fredda città italiana. Il cielo era pieno di nuvole, ma non quelle grige che segnavano l'inizio di un temporale. Era stracolmo di quelle piacevoli e soprannaturali nuvolette bianche che avevano accompagnato la sua infanzia. Si strinse nel cappotto e prese i suoi bagagli. Il trabiccolo rampante ancora sbuffava fumo, come se anche lui sentisse la rigida temperatura che si apprestava ad arrivare. In un attimo il sole scomparve, e un'atmosfera nevosa sembrò sovrastare tutto.
"Perfetto...". Pensò il semidio leggermente sconfitto. Riusciva già a vedere la neve che scendeva giù dal firmamento con quel suo candore argentato e quell'innocenza festiva. Doveva tornare a casa il più in fretta possibile. L'aveva promesso a Irina. Qualche settimana prima le aveva scritto, e l'aveva rassicurata che sarebbe tornato il prima possibile. Sbuffò e si avviò verso l'uscita. Sua nipote era l'unica cosa che gli era rimasta. La sola cosa che lo tenesse ancorato alla sua umanità. Lei e Greta (la bambinaia) costituivano la sua famiglia, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerle. Era un gentiluomo: manteneva la parola data.
 
Facendo rumore con gli scarponi perché lei lo sentisse arrivare e gli andasse incontro felice sorrise. Erano tre mesi che non la vedeva.
Continuò così per tutto il viale, ma non la sentì corrergli incontro. Un po' confuso smise di fare rumore e subito il peggiore dei pensieri gli si incatenò dentro. Un attimo dopo stava correndo come un ossesso verso la porta d'ingresso, e quando la vide forzata strabuzzò gli occhi.
 
-Irina!!!-. Urlò subito preso dal panico. Iniziò ad ispezionare la casa. Dove poteva essere andata? Cosa poteva esserle successo? Fermandosi un secondo si prese la testa tra le mani e cercò di fare il punto della situazione. Non c'erano né Irina né Greta, e la porta era stata forzata. Chi aveva fatto loro del male??
 
Poi, entrando in cucina, la prima reazione che ebbe fu emettere un urlo. Un urlo agghiacciante persino per se stesso.
-Noo!!!-. Si inginocchiò vicino a lei. No. Non poteva essere. Non lei. Strinse gli occhi, mentre quelli azzurri di Irina lo fissavano impauriti e scostanti. Il suo bel volto era del tutto sporco di sangue, come se ci avesse fatto il bagno. Incapace di proferir parola Leo sentì che un singhiozzo sottile e acuto scivolava fuori dalle labbra di Irina.
 
-Volevano fargli del male, hanno detto questo!-. Pianse lei, e lo abbracciò più forte che poté.
 
-Chi? Chi l'ha detto Iri???-. La prese per le spalle e la scosse.
 
-Dei demoni. Sembravano umani, ma non lo erano, e hanno catturato Demetri e poi...-. Sembrava sconvolta. Probabilmente non sapeva neanche quello che le era veramente successo. E come avrebbe potuto povera la sua bambina?
 
-Sai i loro nomi, vero?-. Lei annuì confusa.
 
-Sì. Hanno ucciso Greta, e poi non ricordo niente, so solo che mi sono risvegliata e ho sete!-. Leo strinse i denti  e la guardò come se fosse ancora lei. E probabilmente lo era, ma sarebbe stato lui a non vederla più così.
 
-I nomi Irina!!-. La scosse ancora in preda al panico e alla disperazione.
 
-Klaus.Noan.-. La ragazza iniziò a tremare, e prima che potesse dire altro si ritrovò il cappotto di Leo sulle gracili spalle.
 
-Ora ti dovrai fidare di me, Iri. Okay?-. Lei annuì senza pensarci due volte. Leo si guardò il polso per un tempo che parve indefinito, dopodiché glielo porse. Lo fissò interrogativa, e gli chiese cosa succedesse silenziosamente.
Quando sembrò avere le risposte indecisa posò le labbra sul polso di Leo, e come per un istinto primordiale lo morse e iniziò a bere il sangue mentre silenziose lacrime scendevano dagli occhi di Tolstoy. Questo era ciò che serviva per tenerla in vita, per completare la transizione.
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É orribile quando si perde una persona che é ti é sempre in qualche modo stata vicina. Si prova una strana sensazione allo stomaco, che sarà solo l'inizio di una tristezza che raggiungerà l'anima nel quotidiano. Proprio lì infatti risiederà il dolore. Quando morirono i miei, io e Jeremy ci sentivamo persi. Più lui che io in realtà, perché non era pronto ad accettare il fatto che Miranda e Grayson se ne fossero andati per sempre. Io sento che l'ho accettato, ma che non posso superarlo lo stesso. Sentirò la sua mancanza nelle piccole cose. Quando andrò a letto e sarò sola, quando prenderò una sacca di sangue dal frizer e lui non farà più finta di ignorarmi. Pensavo che saremmo stati insieme per sempre. Ma il "per sempre" non é stato che l'inizio della fine. Abbraccio Jeremy, Caroline, persino Meredith singhiozza contro la mia spalla, e mi ricorda che lui sarà sempre insieme a me. Io resto tuttavia impassibile. Provo dolore, ma non piango. Avevo già deciso cosa fare prima. Avrei spento l'interruttore. Non so come ma Caroline e Bonnie se ne accorgono, e mi fissano più preoccupate che tristi. Ma se hanno capito cosa sto facendo allora sanno anche che per me é meglio così.
Con la testa poggiata sulla spalla di Jeremy riesco a malapena a respirare. Stringo forte il suo braccio e le ricaccio di nuovo indietro, le lacrime. Mi limito a fissare il vuoto con distacco. Sognando e immaginando tutti i modi in cui lui potrà tornare da me. I miei amici mi lasciano stare, non so come ma sanno che devo stare un po' isolata. Ci sono tutti, ma Damon e Stefan non sono qui. Non so perché, ma nemmeno Kol e Andromeda. Non hanno voluto dire nulla, sono semplicemente troppo impegnati o non so...
Lancio uno sguardo alla porta, dove Leo e Itaca parlano animatamente. Lui ha gli occhi rossi, e non sembra darsi un minimo di pace. Sembrano totalmente presi dalla loro conversazione, e una strana curiosità cresce dentro di me. Soprattutto quando mi fissano all'unisono con preoccupazione e poi tornano alla loro animata chiacchierata. Allora sfrutto i miei sensi sviluppati e ascolto qualche parola.
 
-Che vuoi dire?-. Chiede la bionda.
 
-Voglio dire che riesco a vedere la verità del presente e so cosa succederà stasera alle 22:13. Lei non deve rimanere qui, deve andarsene e iniziare l'addestramento al più presto.-. Leo sospira.
 
-Scusami ma non sono d'accordo. Perché non glielo dici? Sarebbe molto più...-. Ma  l'altro non la lascia finire.
 
-Hai idea di cosa succederebbe se i Dodici decidessero di attaccarci? Deve imparare a controllarsi, é per il nostro e il suo bene!-. Sembra deciso, e il modo in cui inserisce "il nostro bene" prima del "suo" mi fa capire che in qualche modo sta cercando di manovrare Itaca. "Ma di che parlano? Cosa dovrebbero dirmi?". Penso alzando di scatto la testa.
 
-Ma non sappiamo cosa succederebbe se lei spegnesse tutte le emozioni. É meglio un doloroso ma temporaneo addio che un indefinito saluto funebre! Credimi!-. La semidea non perde le speranze. Leo scuote la testa e le posa entrambe le mani sulle spalle sottili.
 
-É già successo. Non c'é niente che possiamo fare per farla tornare da noi! Ha solo bisogno di controllo!-. "Controllo? Vogliono mandarmi con Andromeda?". Levandosi improvvisamente le mani del ragazzo di dosso Itaca assume un atteggiamento guerrigliero. Deve essere un bel tipetto che si fa rispettare.
 
-Beh la farò tornare indietro! Non può dire addio all'unica cosa che la rende umana. La forza della Quinta sta proprio nel suo lato umano. Hai idea di come sia una dea? Io si. Ho vissuto per cinquecento anni sotto il controllo di mia madre, e ti posso assicurare che lei di umano non aveva niente!-. Prende una pausa. -Non che non mi amasse, ma dopo un po' di tempo ho notato che gli umani avevano una scintilla in più. Una sorta di fragilità interna che invece manca agli Dei. Elena non può permettersi di spegnere la sua umanità perché non la renderebbe più forte, la distruggerebbe rendendola una di loro! Siamo più forti uniti Leo, e loro non vogliono che lo scopriamo!-. Il figlio di Apollo sembra pensarci un po' su, poi si allontana dalla ragazza e le regala un sorriso di scherno.
 
-L'umanità non é potere, é debolezza!-. E alza le spalle. Riesco a percepire come Itaca sia combattuta. È come se lo sentissi lontano. Resta un attimo in silenzio, poi abbassa la testa e la scuote.
 
-É debolezza per chi sa che lo renderebbe debole. I deboli hanno paura della debolezza...-. E si allontana da Leo con le mani in tasca. La porta scorrevole nell'ospedale si apre e la fa entrare. Silenziosa, triste atmosfera meccanica da ospedale che ho sempre detestato.
La loro conversazione mi ha incuriosito. Cosa succederà alle 22:13? Qualcosa di brutto? Perché dal tono che Leo ha usato poteva essere solo qualcosa di brutto. Mi giro lentamente verso Caroline e lei non sembra prestarmi troppa attenzione. Prende Tyler per un braccio e dopo aver scoccato un'occhiata strana a Klaus diventa improvvisamente discreta. So di cosa sta parlando, é come se glielo leggessi nella mente. "Il funerale...". Mi limito a pensare inespressiva persino nella mia testa. Tiro su col naso mordendomi leggermente il labbro. "Ho bisogno di aria, di riposare, di fare una doccia...". Non sopporto di stare qui senza far niente. Odio avere tempo per riflettere, perché così penso di più a lui è al dolore che dovrei provare. Scaccio quei pensieri e guardo Jeremy chiedendogli di capirmi. Lui sembra farlo, e si avvicina cautamente al mio orecchio.
 
-Sai...prima che rilascino...-. Si ferma un attimo. -"lui"...ci vorrà domani, e non possiamo restare qui tutta la notte. Andiamo in un qualsiasi albergo e ci restiamo per un po' ,uh?-. Come un automa annuisco. Si. Voglio andarmene da qui, da questo luogo che confonde l'odore della morte con detersivi di sottomarche straniere.
 
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Entrando nella doccia non sento quello che dice mio fratello nell'altra stanza. Ho bisogno di questo, di dimenticare. Di racchiudermi nel mio mondo in cui non lascerò entrare più nessuno. Nessuno.
Lo scroscio dell'acqua mi fa venire voglia di pensare, di riflettere. Ma non mi lascio andare ai pensieri tristi neanche per un secondo. Con gesti calcolati e precisi prendo la spugna e inizio a lavarmi.
 
Quando esco dal bagno scopro che Jeremy non c'é nell'altra stanza. Dev'essersene andato da un po'. Sospiro e vedo che é già sera. "É da un po' che non mi nutro...". E mi tocco lo stomaco. Si. É da un po' in effetti, ma non sento molta fame, perché lo stomaco mi si é chiuso così tanto che a stento riesco a credere ancora di averlo.
 
Mi metto a letto e cerco di dormire.
 
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Le veniva da piangere. Irrimediabilmente ogni volta che cercava di aiutare c'era sempre qualcuno a contrastarla, e questo era da insolenti. Si guardò intorno come una pazza. Odiava essere seguita da qualcuno, specialmente da un russo tirato a lucido fino all'estremo da una che aveva duemila anni. Era stato trasformato. Prima Leo sapeva divertirsi. Si erano già incontrati prima, nel lontano 1853, e non era certo il tipo che si faceva pregare. Itaca sospirò. Le dispiaceva in una maniera incredibile per Elena. Sapeva cosa si provava a perdere la persona amata a causa della mortalità, anche se era sicura che nel caso della Gilbert c'entrassero i Dodici. E quel che temeva di più, é che fosse stata di sua madre l'idea. Certo, c'era stata la possibilità che fosse stato lo zio Ares, ma al contrario di quello che tutti credevano era un mollaccione, e non ne sarebbe stato mai capace veramente. Ma sua madre...beh. Perfida di natura come era di sicuro c'aveva messo qualcosa di suo. Le voleva bene certo, ma a volte desiderava solo che non l'avesse mai messa al mondo. Perché desiderava essere solo umana.
 
-É inutile che sei triste. Io sono addolorato per Elijah, perché era il mio migliore amico, ma sono anche felice di essere qui con te.-. Come un fulmine a ciel sereno la voce di Leo sembrò colpirla dritta al cuore.
 
-Inutile...?-. Stava per esprimere tutto quello che aveva in testa quando lui la bloccò. Le mise l'indice sulle labbra delicate con la grazia di un'elefante.
 
-Si inutile! Siamo tristi, e allora? Questo lo riporterà indietro?-. Fece spallucce noncurante. Itaca era tutt'altro che felice, e l'atteggiamento di lui contribuiva.
 
-Il tuo Jaque?-. Chiese ancora. Itaca sentì il cuore spezzarsi in quel preciso momento. Nessuno negli ultimi duecento anni aveva più nominato Jaque Xavier. Nessuno lo aveva chiamato per nome almeno. Nemmeno lei.
 
-Morto. Gli ho cancellato la memoria per fargli avere una vita felice. Morì  nel 1911 a Parigi circondato dalla suocera che odiava e dai suoi sei figli.-. Anche lei cercò di sembrare noncurante.
 
-Beh é una storia triste, e tu non sei triste in questo momento. Quindi o sei molto molto brava a mentire, o non é stato veramente importante per te.-. Sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi la fissò dritta negli occhi.
 
-Dubito sia la seconda dato come lo guardavi. Neanche un umano avrebbe potuto guardare così un'altra persona. E poi stavate sempre appiccicati come due sanguisughe. Beh e poi...-. Uno schiaffo colpì la guancia di Leo prima che potesse aggiungere qualcos'altro. Non si mosse, aspettò la prossima mossa della ragazzina.
 
-So che hai represso tutte le emozioni da tanto ormai. All'inizio lottavi, ma da cento anni le hai totalmente cancellate. Sei diventato come colui che odi di più Leo, ma tu non te ne rendi conto vero?-. Ancora nessuna risposta. -Ma una cosa la provi ancora. La gelosia. Dio, sei geloso di lui anche dopo la sua morte.-. Rimase allibita da quello che aveva detto.
 
-Si, perché tu lo ami ancora!-. La prese per le spalle con violenza e la fece sentire una nullità.
 
-Io ti amavo...-. Iniziò. -Anche se non sapevo chi eri...-. Rise come un sadico e si appoggiò ad una panchina.
 
-Forse hai ragione, lo amo ancora. Ma non sono come una Dea vera e propria. Non posso cancellare delle persone dalla mia vita. Non ci riesco!!-. E si divincolò. Lui tirò su col naso e chiuse gli occhi, mentre una brezza leggera scompigliava i capelli di  luna della ragazza.
 
-So perché ti comporti così, Leo. Sei arrabbiato con Klaus, per quello che ti ha fatto. Ma lui credeva di colpire Elijah, non te!-.
 
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-Rebekah???-. Domandò Damon incredulo.
 
-Pensaci: non mi ricordo come me ne sono andato via da lei. Deve avermi soggiogato così che quando sarei stato vicino ad Elena non sarei stato più io!-. L'altro ci pensò su. Mancava solo Rebekah ora! Tante cose stavano già succedendo!
 
-Beh, avrebbe un senso, ma perché Rebekah ti avrebbe fatto tornare?-. Stefan rese.
 
-Evidentemente voleva fare del male ad Elena. Deve aver scoperto che é viva.-. Gli occhi azzurri di Damon si illuminarono. Come aveva fatto Barbie Klaus a scoprire che Elena era viva?
 
-Viva si fa per dire. E poi chi gliel'avrebbe detto?-. Le spalle del minore dei Salvatore si alzarono in segno di indifferenza.
 
-Magari sono stato io e non lo ricordo. É un'originale, può soggiogarmi! Mentre strani pensieri si susseguivano nella mente di Damon, la porta si aprì di scatto, e Kol entrò visibilmente agitato.
 
-Si tratta di Elena!-. Disse solamente.
 
-Cosa ancora??-. Chiesero all'unisono i due.
 
-Elijah...é morto. E le trance aumentano di lunghezza. Se non torna qui...-. Prima che potesse finire Damon si era già infilato la sua giacca di pelle.
 
-L'andiamo a prendere! E portiamo il Mangia-conigli e la Principessa dello zodiaco con noi!-. Kol sbuffò.
 
-No, c'é dell'altro , e per risolvere la questione dobbiamo volare subito in Grecia!-.
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Mi sembra di impazzire qui dentro. Sospiro. La notte é già scesa su Charlotte, e dal letto riesco a vedere delle luci al neon che si riflettono sul parquet creando un gioco di ombre. Ombre. Quello che é rimasto di me stessa:solo un'ombra.
Per tenermi compagnia accendo la radio, e spero che tutto svanisca dalla mia mente il più velocemente possibile. Questo però non sembra accadere,  anzi, é come se tutto stesse tornando ad andare contro corrente. La domanda che in questo preciso momento aleggia nella mia mente é : non é sempre tutto andato contro corrente? Probabilmente si.
 Lentamente mi avvicino alla finestra e la canzone in sottofondo cambia.
 
I will endure till the end of time
Torn away from you
 
Mentre la voce di Amy, la cantante, infrange la mia anima con la sua melodiosa voce sento che tutto ciò che é successo ancora cerca di cadermi addosso. Ma io lo scaccio, essendo tremendamente tentata di spegnere la radio trall'altro.
 
I pull away to face the pain
I close my eyes and drift away
Over the fear that I will never find
A way to heal my soul
And I will endure till the end of time
Torn away from you
 
Sono le 22:12, é tardi per i miei standard e dovrei andare a dormire seriamente. Eppure non ci riesco. Spingo giù le palpebre e cerco di disperdere la mia mente.
 
-Io e te resteremo sempre vicini Lijah?-. Con gli occhi ancora chiusi rido come una pazza, come se lui fosse lì con me. E me lo immagino, che mi osserva col suo sguardo che sa di infinito e mormora il mio nome con quel suo tono dolce ma fermo.
 
My heart is broken
Sweet, sleep my dark angel
Deliver us from sorrow’s hold
Or from my hard heart.
 
 
Si, il mio cuore sarebbe spezzato se dopo questo io ne avessi ancora uno. Afferro con le mani il davanzale e percepisco sulla mia pelle le luci azzurrine della città. Ho sempre desiderato vedere Charlotte. Ma non così. Quando la canzone continua prendo un respiro. Fai bei sogni mio angelo oscuro, riposa tra le braccia dell'altro lato. Non ci credo ancora che tutto questo possa finire così. É troppo surreale. Il mio cuore é rotto, un giocattolo che non funzionerà più per molto tempo.
 
I can’t go on living this way
And I can’t go back the way I came
Shamed of this fear that I will never find
A way to heal my soul
And I will endure till the end of time
Half a life without you
 
Non posso continuare così, ho promesso a me stessa che avrei spento la mia umanità, che ti avrei cancellato dalla mia vita, ripulito la mia anima dalla tua presenza. Ma la tua essenza é come l'ombra della mia anima, dalla quale non ci si può separare.
 
My heart is broken
Sweet sleep, my dark angel
Deliver us
Change – open your eyes to the light
Say goodbye, goodbye
 
Quando sento il telefono squillare tutto mi crolla addosso come una bufera. So per certo che sarà Jeremy, e l'idea di parlargli non so perché non mi alletti più di tanto.
Svogliata afferro il cellulare, ed un attimo dopo cade a terra. "No!! Stai sognando!!"
Se questo é un pessimo scherzo da parte di qualcuno gli staccherò la testa con le mie mani.
Lo lascio squillare ancora un po', mentre il nome di Elijah e la sua faccia sorridente lampeggiano sullo schermo. La chiamata in arrivo non può essere che uno scherzo crudele, ma non so presa da quale forza rispondo e dall'altra parte sento strani rumori, poi un singhiozzo. "Qualcuno sta piangendo...".
 
-Elena?-. Un attimo dopo il cellulare  si rompe in mille pezzi, come fosse lo specchio della mia anima.
 
-Lijah...-. Mormoro alla stanza .

NDA: Come al solito un bacione  a chi mi segue sempre, siete tutti miticissimi. Ve l'avevo promessa la sorpresa no? Che ne dite ? 
   
 
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