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Autore: controcorrente    09/05/2013    1 recensioni
Perla ha dodici anni e fa parte di una nobile famiglia. Un giorno suo padre annuncia il matrimonio della sorella maggiore Carlotta con un aristocratico del posto. Attraverso il suo diario, scritto ad un'amica immaginaria di nome Penelope, Perla racconta le difficili traversie di un matrimonio della fine del 1600, i problemi e gli accidenti che possono succedere, con umorismo tagliente tra grasse zie monache, vecchi cicisbei e anziani parenti dai nomi improbabili e dall'udito poco sveglio. Perché in fondo, occorre saperci ridere sopra qualche volta.
Genere: Commedia, Satirico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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TRA TOELETTA, GALANTERIE

E TROMBE DI FIATO

 
 
 
E dunque, cara Penelope,
i preparativi del matrimonio seguirono la procedura. Si, mi rendo conto del vostro sbigottimento ma questo era l’unico modo per attrarre la vostra attenzione, giacché è risaputo quanto tutti i matrimoni si assomiglino e siano naturalmente noiosi.
In ogni caso, ammetto, con una certa improvvisa magnanimità, che l’indole di Carlotta, sottoposta alla presenza di Messer Alberto, sta traendo un minimo di giovamento.
Per esempio, ha smesso di pungolarmi e di sottopormi alle sue continue lamentele per ogni minima sciocchezza…sì, comprendo il dissenso ma permettetemi di chiarire. Ha smesso di lagnarsi per nulla…ora lo fa per il suo promesso. Non trovate che sia un notevole passo avanti?
In ogni caso, ammetto che il futuro sposo di mia sorella è un uomo assai solerte. Non l’ho mai visto sbadigliare di fronte alle chiacchiere di Carlotta.
Addirittura pare interessato a ciò che dice.
E’…è inquietante, amica mia.
Nemmeno il signor padre si comporta così.
Ripeto, comincio ad aver paura di questo nuovo sviluppo dei fatti…ma andiamo per ordine.Messer Alberto ha ripreso a far visita alla sua promessa, accompagnato dalla famiglia, che ha il compito di vigilare affinché il tutto avvenga con la massima eleganza.
Lo vedo spesso passeggiare a cavallo sotto la finestraper fare il saluto a Carlotta…ma temo di avere dei difetti di memoria. La prima volta venne con un destriero marrone, ora con uno grigio perla…ma chi sono io per fare questo genere di pettegolezzi?
Cielo, rischio di diventare sgradevole…ma il fatto è che mi annoio e, come dice zia Mena, il pettegolezzo è l’attività più nobile che una gentildonna di rango può permettersi. E’bene pertanto che cominci a mettere in pratica tutto questo, non credete?
In ogni caso, lasciate che vi racconti la prosecuzione di questo avvenimento.
Messer Alberto continuò a fare la sua visita di protocollo, al braccio dei suoi genitori…manco fossero dei mastini. La signora madre approva assai questa scelta, anche perché non ci sono donne con cui conversare, nelle immediate vicinanze. Aaah, che magnifica considerazione della mia persona!
Ora, però, passiamo a narrare seriamente le vicissitudini della questione. Una delle pratiche seguite dalle convenzioni, che dicono sempre il vero, altrimenti i mortali non le rispetterebbero tanto pedissequamente, è la toeletta.
Immagino già i sospiri che stai emanando, mia gentile amica.
Anche io, in verità, mi sono atteggiata in tal maniera. Le parole impazienti e noiosamente querule di mia sorella Carlotta erano degne di cotal reazione. Zia Mena dice che è normale e che anche io mi comporterò allo stesso modo, quando arriverà il momento.
Mi vengono i brividi al solo pensiero.
IO COMPORTARMI COME CARLOTTA ! Non ci crederei nemmeno se lo vedessi con i miei stessi occhi.
Ad ogni modo, parliamo della toeletta.
E’costume, come ben saprai, che il fidanzato della giovane fortunata, partecipi alla toeletta mattutina, consuetudine sacra e insindacabile della specie muliebre. E’consuetudine che si presti alle bisogna della gentil pulzella, operando affinché la leggiadria del suo aspetto raggiunga il massimo beneficio possibile…operazione che dura delle ore, come è noto.
Aaah, che immenso sacrificio deve essere! In ogni caso, l’ufficio della toeletta del corteggiatore consiste nel partecipare a questo sacro momento, condividere il consorzio emotivo e sentimentale della propria amata, in tutte le sue sfumature…ed ovviamente sorridere.
Sorridere.
Sorridere come se dalla parola della fidanzata dipendesse la propria vita.
Come previsto, Messer Alberto si pose nella stanza del gabinetto di mia sorella. Elegantemente vestito con il suo farsetto color zafferano e profumato come una rosa.
Ho avuto un capogiro, quando è passato vicino a me.
Zia Mena quel giorno era presente nella casa e, come donna nubile della famiglia, si è accomodata su una graziosissima sedia imbottita. Io l’ho seguita a ruota, prendendo posto accanto a lei.
-Prendi nota di ciò che sta accadendo, Perla- mi ha sussurrato zia Mena- perché potrebbe succedere pure a te.-
Cara Penelope, vi prego di non scandalizzarvi. L’eccessiva confidenza di mia zia può risultare sgradevole ma il fatto era tale che non si poteva guardare a simili sottigliezze. Comprendevo io stessa l’importanza del momento. Questi incontri, sia pure disciplinati dall’etichetta, erano l’unica occasione in cui Messer Alberto e mia sorella si sarebbero incontrati prima delle nozze.
Pensa quanto possa essere avvilente non poter conoscere il proprio sposo in maniera approfondita, prima di pronunciare i voti solenni. Posso capire una monaca, ma una fanciulla, sottoposta al destino di un matrimonio mortale, ha bisogno di queste informazioni, per potersi adattare allo stile di vita del proprio compagno.
E’uno strumento di sopravvivenza…per questo motivo, non me la sento di condannare completamente Carlottae la sua irritante civetteria.
Ogni tanto, la vedevo fare delle mosse che solitamente non faceva: passarsi una mano sul collo, per mostrare la pelle nivea celata dalla chioma bruna; lanciare sguardi furtivi tramite lo specchio e chiedere, con una voce dolce, che io non ho mai sentito uscire dalla sua boccuccia. Che magnifica trasformazione genera il matrimonio nelle fanciulle…ma non so quanto possa incidere tutto questo sul candore delle spose.
Ogni volta che Messer Alberto si congeda da noi, infatti, Carlotta comincia a cicalare sull’ampiezza delle spalle di Alberto, sulla lucentezza della sua chioma, sulla luce degli occhi, sulla bocca finemente disegnata e sull’eleganza naturale delle gambe slanciate.
Che voglia far colpo su di lui, mi pare una scelta saggia e assennata.
Quel giorno, poi, indossava una piacevole veste da camera rosa pesca, che esaltava il candore della pelle. Gli occhi di Carlotta saettavano da un punto all’altro, come se fossero in preda ad un sogno…quando improvvisamente sbiancarono e lei si ammutolì.
Fissai con curiosità il pallore.
-Cosa vi succede, Mademoiselle Carlotta?-domandò Messer Alberto, tentando di avvicinarsi ma mia sorella lo fermò con una mano. Qualcosa aveva disturbato la vanesia contemplazione del suo aspetto e, per qualche strano motivo, la vicinanza di Messer Alberto non era più di suo gradimento. Il poveretto si avvicinò, sinceramente colpito da questo subitaneo pallore.
-Vi prego, messere- mormorò lei, schermendosi con la mano- sto bene, non temete per me.-
Zia Mena ed io ci guardammo, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo. Non era da Carlotta, tenere alla larga Messer Alberto, soprattutto dopo aver smaniato su di lui per mesi.
Ora invece la situazione è assolutamente diversa.
Alberto rincorreva mia sorella e lei lo allontanava, con il terrore in viso.
Una situazione assolutamente incomprensibile, amica mia.
Per molto tempo, zia Mena ed io ci interrogammo sulla stranezza della cosa, innaturale sotto ogni punto di vista…poi giunse l’illuminazione.
Per qualche strano caso, la mia povera sorella ha una pessima disposizione nei confronti delle pesche. Malgrado ne sia golosa, l’eccessivo ingerimento di cotali frutti provoca nel suo corpo degli effetti imprevisti. Caso aveva voluto che avessimo mangiato pesche a colazione, celate come ripieno in una torta…e lei se ne stava ahimè accorgendo solo in quell’istante ed in uno slancio di amore preconiugale, aveva deciso di sacrificarsi.
Così lo teneva a distanza, coprendosi il viso, le guance leggermente arrossate.
Quale profondità di sentimento!
Quale grandezza d’animo può sorgere nel cuore di una fanciulla tanto costumata!
Alberto la guardò con un filo di perplessità, che svanì lasciando il posto ad una smorfia maliziosa…o almeno penso che volesse dire quello lo sguardo addormentato e poco sveglio che sfoderava in quel momento. Immagino che dovesse stendere tutte le gentildonne che incontrava. Anche Carlotta non ne era immune.
Lui si avvicinò a lei.
Lei lo guardò con sguardo incantato.
Lui ricambiò con occhiate intense da triglia.
Lei fece per aprire la bocca ma la tenne serrata.
-Mademoiselle- mormorò questi- sono onorato per avervi conosciuto. I vostri capelli sembrano foglie d’autunno, gli occhi, perle nere purissime di pregiata fattura…quale privilegio è per me godere della bellezza del vostro viso e dell’alito profumato dalla vostra bocca…-
Io alzai gli occhi al cielo.
Zia Mena fissava il tutto con un sorriso arcaico in volto.
Lui guardò mia sorella con fare accorato…e mia sorella?
Mia sorella ruttò.
Così la meschina rispose alla sequela noiosa del suo promesso…ed io mi congratulai con le viscere di quest’ultima. A quanto pare, se le facoltà intellettive di mia sorella non funzionano a dovere, quelle del corpo sono più che efficienti.
Meglio di niente, no?
 
Bene, il capitolo è fatto e spero che sia piaciuto. Alberto e Carlotta sembrano quasi macchiette ma vi assicuro che non è così. Sono due persone normalissime, imbrigliate tutte e due in un matrimonio combinato…e come tali sottoposte alle traversie delle nozze. Cercano di far buon viso a cattivo gioco, peccato che non sempre le ciambelle riescano con il buco.
La nostra Perla non ha nessuna pietà nel parlare di queste cose. Il suo punto di vista è cinico e disincantato. Come sempre, vi ringrazio per le recensioni e per l’interesse.
 

   
 
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