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Autore: drawandwrite    09/05/2013    5 recensioni
Ryan Gray è un normalissimo studente Americano, da poco trasferito in Giappone per studi specifici.
La sua vita viene da subito turbata da un incontro particolare, che lo spaventerà e ecciterà al contempo.
Nel frattempo le vite Di Nozomi, Komachi, Karen, Urara, Rin, e Kurumi trascorrono tranquille.
E così sarà finché la loro strada non si incrocerà con quella di Ryan Gray.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Urara uscì in fretta e furia dal teatro, afferrando distrattamente la cartelletta riposta negli armadietti e sostituendo sbrigativamente le scarpe della divisa scolastica con le sue comode ballerine brillanti. Si infilò il giubbino leggero senza dare troppo peso alle maniche della felpa che, sotto il gesto frettoloso, avevano preso ad arrotolarsi fastidiosamente sui gomiti. Uscì dimenticando l’ombrello pieghevole appoggiato al banco di scuola.
Mentre percorreva a grandi passi la strada ,invasa dalla nebbia frizzante, s’imbatté con Ryan, altrettanto spinto da una foga angosciosa che lo costringeva a divorare il marciapiede senza prestare troppa attenzione a ciò che accadeva intorno a lui. Urara lo raggiunse, salutandolo timidamente con un lieve cenno della mano. La ragazza era sempre stata molto espansiva, ma Ryan ancora non lo conosceva abbastanza bene per potersi lasciare andare anche alla più semplice delle confidenze, inoltre, anche se non ne avrebbe parlato con nessuno, il ragazzo le esercitava su di lei un’anonima soggezione, come un rispetto austero infondato. O forse lo vedeva semplicemente sotto la luce sfavillante del coraggio: non molti, era convinta, nella situazione in cui lui si trovava, avrebbero trovato la forza e il coraggio per andare avanti e non lasciarsi intimorire. Be’, di certo non si poteva dire che Ryan non fosse intimidito dalla serie di attacchi nemici, in fondo non aveva tutti i torti: una successione tanto rapida di avvenimenti scombussolanti dovevano avergli stravolto letteralmente le notti se non nettamente la vita quotidiana. Forse le dispiaceva che il ragazzo fosse stato trascinato nell’occhio di un ciclone tanto travolgente …
L’aveva sorpresa, però, la rapida ripresa della coscienza del ragazzo, la logica fredda come ghiaccio che gli era calata addosso come una cascata, sbiadendone l’aspetto in una passività paradossale della situazione. In pochi giorni si era ripreso quasi completamente dal turbamento, impresa non facile a detta di Urara: Ricordava alla perfezione il giorno in cui la sua vita venne capovolta interamente a seguito di un infido attacco che mirava alle sue compagne. Un attacco che l’aveva spaventata a morte. Sapeva, come tutte sapevano, come Ryan potesse sentirsi in una situazione come quella. Tutte ci erano passate. L’unica piccola differenza è che loro, sebbene non ne fossero a conoscenza, disponevano dei mezzi necessari per difendersi. Ryan no.
O così credeva.
Lui le rivolse una fugace occhiata, quindi tentò di sorridere e di palesare il piacere della sua inaspettata compagnia. Urara non sapeva se le cose stessero effettivamente così, probabilmente lei lo infastidiva soltanto, dal momento che fin dall’inizio era stata una delle ragazze che l’avevano arginato dalla verità. Questo, però, a fin di bene. Lasciare che la realtà, in tutta la sua crudeltà, lo inglobasse tanto violentemente sarebbe stato tragico, veramente sconvolgente per un ordinario adolescente in piena regola. Eppure, destino volle che Ryan non fosse buttato fuori dalla doppia realtà con cui tutti inconsciamente avevano a che fare, rischiando la vita ventiquattro ore su ventiquattro.
Urara sperò che Ryan avesse intuito le precauzioni e le preoccupazioni nei suoi confronti che facevano da sfondo ad azioni apparentemente sgarbate, ma in fondo finalizzate alla sua incolumità.
Camminarono a capo chino uno affiancato all’altra: entrambi condividevano la muta destinazione che non necessitava di essere nominata.
Bastò poco, e di fronte a loro comparvero le schiene di Karen e Komachi, inseparabili, circondate dall’usuale alone di dignità. Accorciavano la distanza dalla loro meta a grandi falcate, lunghe e sciolte eppure lievemente indecise, come se la destinazione fosse ardentemente desiderata ma, al contempo, loro avessero un certo timore nel raggiungerla.
Urara condivideva questo loro pensiero.
Giungere alla Natts House avrebbe potuto avere significato positivo o negativo, entrambi divisi da una sottilissima differenza, motivo per cui il gruppo si stava muovendo tanto angosciosamente: Rin.
 
Nozomi fece una prepotente irruzione nella Natts House, spalancando la porta come se volesse lanciarla al pari di una pallina di golf. Natsu, sprofondato nella solita poltrona, sussultò, rischiando di farsi scivolare dalle dita il libro che stava leggendo. Dalle spalle della ragazza presero ad animarsi delle proteste decisamente scocciate, quindi dal fianco sinistro di Nozomi si fece spazio una Kurumi piuttosto impaziente, la quale sgusciò appoggiandosi allo stipite della porta e raggiunse il bancone dietro il quale sedeva tranquillo Kokoda, il viso dipinto in un espressione sorniona, una tazza di te alle labbra pronta per essere svuotata.
-allora?- esordì Kurumi, appoggiandosi pesantemente al bancone.
Kokoda le sorrise, quindi fece segno di togliere le dita dalla superficie di legno –l’ho appena lucidato- si giustificò, provocando un infantile ilarità da parte di Natsu che, dal canto suo, aveva ripreso beatamente a leggere.
Nozomi fece un passo avanti, lasciando che la pressione del gruppo alle sue spalle cedesse di colpo provocando una caduta di gruppo che intasò l’ingresso.
Affiancò Kurumi,la quale stava facendo del proprio meglio per non prendere a schiaffi Kokoda.
-Rin?- chiese angosciata, appoggiando di proposito i palmi, aperti e belli aderenti al legno, sul bancone.
Kokoda scambiò uno sguardo divertito a Natsu, che ricambiò prima di tuffarsi nuovamente nella lettura.
Karen si rialzò da terra, spolverandosi gli abiti e recuperando rapidamente compostezza, levandosi dal viso il velo sgomento che l’aveva celata. Si schiarì la voce, raddrizzando spalle e schiena, quindi si avvicinò con fare severo a Natsu, afferrò il libro e glielo sfilò dalle mani, sostituendolo con il suo sguardo fermo.
-Si è svegliata?-
Kokoda rise, si alzò dalla sedia, alzò un indie per rispondere, ma nel medesimo istante Syrup fece la sua teatrale entrata scendendo dalle scale del piano superiore e sibilando che dovevano chiudere il becco o Rin le avrebbe scuoiate vive.
I visi delle ragazze si illuminarono.
Ci fu un attimo di silenzio in cui la notizia rimase sospesa a mezz’aria, in attesa di calare sui presenti inebriando le menti di gioia.
La prima a reagire fu Nozomi. Nonostante l’avvertimento piuttosto chiaro (e macabro) di Syrup, liberò un urlo acuto, inondandosi la gola di felicità e gettandosi fra le braccia di Kurumi la quale, sorpresa, si ritrovò a sorridere e a ricambiare il gesto, conscia di quanto importante fosse l’amicizia fra Nozomi e Rin.
 
Ryan, ancora fermo all’ingresso sospirò di sollievo, ritrovandosi stampato in viso un sorriso ebete che pareva essere indelebile, per il momento. Il sollievo fu tale che la tensione ,attanagliante i muscoli tesi, scivolò via rapidamente riempiendogli il petto di calore e costringendolo a sostenersi allo stipite della porta. Mai si era sentito tanto rinfrancato, e la visione delle ragazze che esprimevano tutta la loro gioia in intrecci affettuosi di abbracci non faceva altro che migliorare il suo umore. Kokoda e Natsu risero della reazione delle compagne, Syrup si lasciò sfuggire un sorrisetto a braccia conserte.
Il ragazzo si passò una mano in viso, imperlato di sudore. L’apprensione gli aveva accorciato il respiro e messo a dura prova la resistenza. Il suo sguardo cadde alla punta delle sue scarpe da ginnastica, nuove di zecca. Il ricordo tornò al veleno corrosivo che aveva consumato le scarpe precedenti. Un orribile sospetto prese dibattersi nella sua mente, mentre il sorriso gli moriva lentamente sulle labbra.
-in che condizioni è?- mormorò.
Nessuno lo udì. Le ragazze erano troppo impegnate ad urlare di gioia e a sovrastare qualsiasi tentativo di presa della parola, per poter porgere la propria attenzione a qualcuno.
-in che condizioni è?- Ripeté il ragazzo, questa volta urlando, bruciandosi la gola.
Il silenzio si sostituì gradualmente ala confusione gioiosa, quindi, una per una, le ragazzi si voltarono verso di lui, poi, sempre progressivamente, l’attenzione fu spostata su Kokoda.
Il viso del ragazzo fu attraversato da un agghiacciante ombra mesta.
 
Rin strinse gli occhi, increspando il viso in un’espressione di puro fastidio. Un urlo acuto le si insinuò fra le tempie, provocandole una stilettata di dolore poco gradevole.
Era sdraiata su un fianco, la coscienza ancora vacillava e molto spesso si ritrovava a fissare un punto non ben definito per decine di minuti, mentre la consapevolezza del proprio corpo le scivolava via pian piano, per poi strisciare nuovamente nelle sue membra, seguendo un ritmo straziante. Si, spesso si riscuoteva, riacquisendo la vista e accorgendosi di essere appena precipitata in una buca oscura della sua psiche, come se si fosse addormentata attenuando i sensi. Sentiva la sua memoria paragonabile ad un lembo di stoffa liso e lacero: fragile e bucato in più punti.
Nella maggior parte dei casi la ripresa dei sensi avveniva in modo lento e doloroso: il corpo si scuoteva di dosso il torpore del’incoscienza prendendo a pulsare dolorosamente, quindi la schiena veniva attraversata da ondate di caldo infernale, come se avesse preso un sole pazzesco senza crema protettiva; sentiva la pelle bruciare e i muscoli sciogliersi, intrappolati in una rovente reazione al veleno. Poi era la volta dei fianchi, degli addominali, una fascia in particolare, dove il tentacolo l’aveva cinta e stretta, impregnandola di sostanza corrosiva. Quindi le reazioni del corpo prendevano la gola e i polmoni, scatenando, il più delle volte,  attacchi di tosse tanto violenti da conseguire un conato di vomito. Aveva la febbre alta, le palpebre brucianti e gli occhi pesanti. Infine il sottile dolore delle ferite più superficiali, quelle che aveva riportato durante il primo combattimento e quelle da attrito causate dalla brutta caduta nelle ghiaia, fino alla corteccia dell’albero che le aveva strappato la pelle della schiena. I lividi nemmeno li sentiva, il dolore lieve che infondevano non erano nemmeno paragonabili a quello che indolenziva la sua colonna vertebrale per intero.
Una gran confusione al piano di sotto le giunse alle orecchie, facendo impazzire il suo udito e costringendola a chiudersi su se stessa, stringendosi le orecchie, nonostante ogni movimento le procurasse un caldo terribile e un dolore scottante.
Il respiro prese a farsi più lento, il tatto si attenuò, un formicolio le prese lo stomaco e si diffuse in corpo, infine il dolore scomparve, gettato nel baratro di una momentanea incoscienza.
Rin non riuscì a comprendere che l’incoscienza gravante su di lei, questa volta, si trattava di puro e semplice sonno. Era troppo stordita per poter comprendere la differenza che divideva le reazioni del proprio corpo al veleno e le sue semplici necessità.
I’ultima cosa che le guizzò nella mente, prima di gettarsi finalmente in un sonno senza sogni, fu che avrebbe dovuto affrontare la propria famiglia l’indomani. Il pensiero la fece crollare.
 
-è in un brutto stato- intervenne syrup, accomodandosi su una poltrona affiancata a quella di Natsu.
Ryan si lasciò cadere su una sedia nelle vicinanze, troppo stanco e disperato per poter anche solo preservare la volontà di rimanere sulle proprie gambe.
-quanto brutto?- chiese Urara, le lacrime che già cominciavano a stuzzicarle gli occhi.
-Molto- interloquì Natsu, serio –la sua mente è in continua instabilità-
Syrup annuì mesto –si è svegliata cinque volte. La prima pareva la solita Rin. Poi ha perso i sensi improvvisamente, quindi si è risvegliata stordita e in leggera crisi da delirio. La quarta e la terza era ricoperta di sudore, e faticava a rimanere lucida. La quinta  …. –
Si interruppe, sospirando e passandosi una mano sul viso. I presenti trattennero il respiro, inorriditi dalle notizia agghiaccianti.
-alla quinta Rin aveva completamente perso la memoria-
Nozomi per poco non svenne. Fu prontamente sorretta da Kokoda.
-La sua memoria ora è nuovamente intatta- assicurò, nel tentativo di calmare la ragazza –deve solo superare il risveglio e riuscire ad uscire dall’instabilità continua. In fondo le ferite riportate sono gravi-
La sala fu sommersa da un silenzio agghiacciante. 
  
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