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Autore: Glinda    09/05/2013    4 recensioni
Riassunto generale: Non è un fix-it di Children of Earth. O forse lo è. Non è una versione AU di Torchwood o di Doctor Who, né un what-if. O forse sì. Una storia nella storia, una realtà dentro un'altra realtà. Passati, presenti e futuri che si mescolano e si confondono. Possibili domande a cui non esistono risposte, e impossibili risposte a domande che non dovrebbero esistere. In poche parole, Jack Harkness e la sua inarrestabile sete di verità. Può il passato essere invertito, può il presente essere manipolato, e può il destino essere riscritto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ianto Jones, Jack Harkness, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: Torchwood, Doctor Who e i personaggi e/o situazioni a essi inerenti non sono di mia proprietà, bensì degli aventi diritto (Russell T. Davies, BBC Wales, ecc. ecc.), tranne Rebecca “Becca” Temple e Harlan Andrews. Loro sì che li rivendico!

 

 

Capitolo 25: I mulini degli dei, parte seconda

 

Non fui il solo a provare un senso di assoluto stupore nel riconoscere il tizio misterioso, almeno a giudicare dal sobbalzo che scosse Becca, la quale si trovava ancora in piedi con la pistola puntata, qualche metro davanti a me.

 

“Di nuovo tu!” proruppe.

 

L’Esagitato spalancò gli occhi (ora ero in grado di distinguerne il colore piuttosto chiaramente, un azzurro sbiadito) e prese a scuotere la testa, frenetico. Lo vidi sussurrare qualcosa all’orecchio del compagno, il quale annuì.

 

“Torna pure alla nave, allora. A loro ci penso io,” replicò l’Imperturbabile con voce calma, ma decisa.

 

“Eh no, caro mio, da qui non ti muovi!” esclamò Becca, e in effetti le sue parole sembrarono avere l’effetto di bloccare sul nascere il timido tentativo di fuga dell’Esagitato.

 

Ero sul punto di alzarmi a mia volta per dare man forte a Becca – mentre lei teneva sotto tiro l’Esagitato, io avrei potuto occuparmi dell’Imperturbabile – quando dal Manipolatore mi giunse un ulteriore, bizzarro segnale. Sospirai fra me e me, pensando che forse, una volta rientrati alla base, avrei dovuto seguire il consiglio di Becca e rivolgermi a un buon Tecnico, perché i continui malfunzionamenti del mio bracciale stavano iniziando a darmi noie non indifferenti. Gettai uno sguardo alle letture mostratemi sull’oloschermo per capire se il problema fosse reale, e rimasi di sasso… Secondo il Manipolatore, i valori paradossali erano altissimi, ben oltre il livello di guardia! Beh, riflettei sconsolato, qui davvero c’è bisogno di una bella sistemata, altrimenti prima o poi potrei mettere a rischio il buon esito di qualche missione, non esclusa quella in corso.

 

“Cosa aspetti, il mio invito scritto?!” gridò all’improvviso l’Imperturbabile al proprio compare. “Vai via, più in fretta che puoi! Non pensare a me!”

 

L’Esagitato trasalì e, come riscuotendosi dal torpore in cui era caduto, lo vidi indietreggiare lentamente, per poi voltarci le spalle e iniziare a correre.

 

La cosa mi parve strana. Gli avevo scorto al polso il bracciale di Andrews; perché finora non l’aveva usato? Avrebbe potuto tranquillamente scappare insieme al suo amico. E poi, tutti quei discorsi a proposito di una nave… Che si trattasse della stessa con cui l’Esagitato si era recato su Boeshane? Sì, doveva trattarsi della medesima navicella. Ma proprio non riuscivo a capire che cosa se ne sarebbero dovuti fare i due di un’astronave, quando avevano a disposizione un comodissimo Manipolatore.

 

“Dove pensi di andare?” Becca puntò la sua pistola laser alle gambe del fuggitivo, e la attivò; il colpo lo prese in pieno, facendolo crollare a terra rovinosamente. L’Esagitato si lasciò sfuggire un breve grido di dolore, e non si mosse più.

 

“Bene, uno è sistemato!” dichiarò soddisfatta Becca, e si girò a guardarmi. “Svelto, aiutami a prendere anche quest’altro.”

 

“Niente affatto,” si intromise l’Imperturbabile. Dall’interno della giacca scura estrasse anch’egli una sorta di sottile arma, ma da dove mi trovavo non riuscii a capirne né il tipo, né il modello.

 

Tentai di avvertire Becca del pericolo imminente, ma invano. Prima che la mia collega potesse reagire, l’Imperturbabile diresse l’aggeggio verso di lei, e sparò. Becca si accasciò senza emettere alcun suono. Mi slanciai verso di lei, disperato, e la presi fra le braccia. In quel momento non mi curai affatto che l’Imperturbabile avrebbe potuto colpire anche il sottoscritto, poiché il mio unico pensiero era rivolto a Becca, e alla sua incolumità. La strinsi a me, cullandola avanti e indietro e chiamandola piano per nome. Era viva, questo lo avevo capito, ma aveva il respiro affannato e la fronte imperlata di sudore, e soprattutto non accennava a svegliarsi.

 

La mia angoscia si tramutò presto in rabbia, e la diressi verso il diretto colpevole, ossia colui che l’aveva originata. “Cosa le hai fatto, bastardo?” gli urlai.

 

“Non allarmarti,” mi rispose l’Imperturbabile, che nel frattempo si era inginocchiato accanto all’Esagitato. “La tua amica è semplicemente svenuta. Si rimetterà entro breve, e…” L’uomo interruppe il discorso, e gettò una breve occhiata all’oggetto che teneva in mano. “Oh, interessante,” mormorò.

 

“Che c’è di tanto interessante?” sbottai.

 

“Nulla, in realtà. Un paio di particolari insignificanti.” Così dicendo, l’Imperturbabile ripose la propria arma in una tasca, si rialzò in piedi, e allargò le braccia in un gesto conciliante. “Ti propongo un patto. Se lascerai andare me e il mio compagno senza spargere, si fa per dire, ulteriore sangue, anch’io risparmierò voi due. Che ne pensi? Mi sembra una proposta ragionevole.”

 

“Ragionevole?” esplosi. “Altro che ragionevole! Sei tu il pazzo se credi che scenderei mai a patti con un malvivente come te!”

 

L’Imperturbabile sollevò le sopracciglia. “Malvivente io? Mi hanno chiamato in molti modi – e a proposito, ‘pazzo’ rientra fra di essi – ma nessuno mi aveva mai dato del malvivente, sinora.” Nella sua voce lessi una nota di sorpresa.

 

“C’è una prima volta per ogni cosa,” commentai con sarcasmo.

 

“Chiaro. Ciononostante, ti prego di considerare il mio suggerimento; sarebbe davvero meglio per tutti, e in special modo per te.”

 

“Non ti seguo.”

 

“Però, avrai pur notato i valori indicati dal tuo Manipolatore. Non ti sei reso conto che è in corso un paradosso?”

 

Sbiancai in viso. Per la verità, le letture che avevo ricevuto poco prima indicavano un’alta probabilità di tale evento, ma avevo appunto attribuito quei valori sballati a un qualche tipo di avaria. Se invece le cose stavano davvero come affermava l’Imperturbabile, allora io e Becca ci trovavamo in mezzo a una situazione molto, molto più complessa di quanto avremmo mai potuto immaginare. Però, non si spiegava come mai il bracciale di Becca, invece, non avesse rilevato un bel niente. Cosa significava tutto ciò? Aggrottai la fronte, e abbassai lo sguardo a fissare il polso della mia collega.

 

L’Imperturbabile sembrò leggermi nel pensiero. “Il paradosso riguarda te, Jax, non la tua amica.”

 

Alzai nuovamente il capo. “Come fai a conoscere il mio nome?”

 

“Nel nostro… ambiente sei piuttosto famoso,” rispose l’Imperturbabile, e si lasciò sfuggire un lieve sorriso.

 

“Se è per questo lo siete pure voi,” replicai, includendo nella mia frase anche l’Esagitato. “Anzi, nel vostro caso il termine esatto è famigerati.”

 

Il sorriso dell’Imperturbabile si allargò. “Sul serio? Questa celebrità improvvisa che mi piove sulle spalle quasi quasi mi lusinga!”

 

Scossi la testa, perplesso. Non avevo mai incontrato prima d’ora un ladro tanto singolare, cortese e calmo, invece di spiccio e violento. E anche in vena di scherzi, a quanto pareva. Decisi dunque di stare al suo gioco; l’avrei fatto chiacchierare ancora per un po’, in modo da scoprire il più possibile su di lui, e poi mi sarei regolato di conseguenza. “Questo paradosso di cui parli, che interesserebbe soprattutto me…” esordii.

 

“Interessa te, interessa me, interessa lui.” L’Imperturbabile abbassò la testa verso il compagno ferito, che ancora non si era mosso da terra. “Più passano i minuti in cui noi tre ci troviamo nello stesso posto, più aumenta la possibilità di generare uno strappo nel continuum.”

 

“Addirittura? Se fosse così, se davvero il nostro incontro rappresentasse un evento di una tale gravità, avrebbe già dovuto iniziare a intaccarlo, il continuum, e invece nulla. Solo dei segnali confusi rilevati dal mio Manipolatore, ma non da quello della mia collega, né dal vostro, immagino.”

 

“Dal nostro?”

 

“Non fare l’ingenuo!” sbottai, spazientito. “Quello che avete rubato, e che ho intravisto al braccio del tuo socio!”

 

L’Imperturbabile si portò una mano alla guancia, e se la sfregò lievemente. “Ah, sì, giusto. Spiacente di contraddirti, ma non l’abbiamo rubato. Si è trattato di uno scambio più che equo.”

 

“Mi prendi in giro? Ora il furto lo chiamate così, nel vostro… ambiente?” chiesi secco, imitando le sue parole di poco prima. “Lasciamo perdere. Riprendendo il discorso, non mi pare proprio che il paradosso di cui ti preoccupi sia tanto grave. Prova ne è che noi due stiamo parlando tranquillamente da diversi minuti, e ancora non è successo niente di niente.”

 

“Perché ho adottato le dovute precauzioni,” mi rispose l’Imperturbabile. “Al momento, la schermatura di cui io e il mio amico ci siamo dotati ci protegge a sufficienza. Però, ti ripeto, più passano i minuti e più il rischio aumenta.”

 

“Sembri molto informato su questo presunto paradosso. Si può saperne il motivo?”

 

“Un motivo semplice, e al tempo stesso complicato.”

 

“Posso immaginarmelo, viste le circostanze. Provieni dal mio futuro?”

 

“Esatto.”

 

“Anche lui?” Indicai con la mano il corpo esanime dell’Esagitato.

 

“Più o meno.” L’Imperturbabile storse la bocca.

 

“E altro non puoi rivelarmi, suppongo,” commentai.

 

“No, purtroppo.” L’uomo si chinò nuovamente sul suo compare, come per saggiarne le condizioni di salute. Dopo un breve esame, l’Imperturbabile prese l’Esagitato fra le braccia e se lo issò a fatica sulle spalle. “Adesso dobbiamo assolutamente andarcene, e te lo dico per favore, non tentare di fermarmi. Non converrebbe a nessuno di noi.”

 

Su quest’ultimo punto ero combattuto. Avevo di fronte due ladri temporali che si accingevano a darsi alla fuga, e io non stavo facendo niente per fermarli. Sicuro, come ladri erano piuttosto atipici, soprattutto quello con cui stavo amabilmente conversando, ma rimaneva il fatto che si trattava pur sempre di criminali. L’argomento dell’Imperturbabile, ciononostante, possedeva un certa logica; persino l’Agenzia non faceva altro che ripeterci di evitare tutte le situazioni passibili di mettere a repentaglio l’equilibrio dello spazio-tempo, anche se ciò avesse dovuto significare il fallimento di un incarico delicato o importante. Il punto era: l’attuale missione rientrava in tale categoria?

 

Probabilmente sì, mi dissi, giungendo infine a una conclusione. “E va bene. Ti lascerò andare, ma prima devi rispondere ad alcune mie domande.”

 

“Sempre che non siano troppe, e che non contribuiscano all’aggravarsi del paradosso,” commentò l’Imperturbabile.

 

“Certo,” gli accordai. “Innanzitutto, dov’è la donna della vostra banda?”

 

“Sono parecchi mesi che non viaggiamo insieme a una donna,” fu la sua replica.

 

Ok, riflettei. Buone notizie, allora. Sono rimasti solo questi due, per cui, se non altro, la prossima volta che li incontreremo di nuovo (perché li rivedremo senz’altro, questo è fuori di dubbio), Becca e io non dovremo preoccuparci di una terza persona.

 

“Secondo: come mai il tuo amico si trovava su Boeshane due settimane fa? Secondo il mio TLS, intendo.”

 

“Credo volesse farsi una bella vacanza al mare. Non ci trovo niente di male,” replicò l’uomo.

 

“Lascialo giudicare a me. Altra domanda: tu e lui siete per caso imparentati?”

 

“Cosa?” L’Imperturbabile ebbe un sussulto. “No, ma come mai me lo chiedi?”

 

“Noto una certa familiarità,” spiegai. Ed era vero; avevano dei lineamenti simili, i capelli scuri e gli occhi chiari. “Anche se lo stesso non posso affermare a proposito del vostro modo di fare. In quello siete completamente diversi.”

 

“No, no,” ribadì lui. “Nessuna parentela. Ma comprendo ciò che intendi. Se trovi una somiglianza, allora significa che c’è. Strano, molto strano. Non me l’aspettavo proprio.”

 

“Che razza di risposta sarebbe? Non vi siete mai guardati allo specchio?!”

 

L’Imperturbabile sorrise in segno di scusa. “Mi dispiace, ma questa fa decisamente parte delle richieste che non mi è dato di soddisfare. E il tempo a nostra disposizione è terminato. Senza contare,” e qui fece uno sbuffo, seguito da un colpetto leggero al fondoschiena dell’Esagitato, “che non vedo l’ora di tornare alla nave e liberarmi così del peso del mio amico. Pesa una tonnellata!”

 

“Immagino che avrà anche bisogno di un medico, dopo il colpo che gli ha inferto la mia collega.”

 

“Si dà il caso che ne conosca uno molto bravo.” L’imperturbabile mi salutò agitando le dita della mano libera, e iniziò a dirigersi verso una delle uscite del magazzino. Prima di varcare la porta, però, si voltò nuovamente nella mia direzione. “Un’ultima cosa.”

 

“Adesso che c’è?” domandai, lievemente irritato. In tutta franchezza, ero ansioso di tornare al QG dell’Agenzia per portare Becca in infermeria e farla sottoporre ad alcuni esami, poiché non potevo di sicuro fidarmi della semplice parola dell’Imperturbabile.

 

“Fra qualche minuto, quando me ne sarò andato e la tua amica si sarà svegliata, chiedile di effettuare una scansione dell’attività neurale umana presente nel raggio di questo magazzino.”

 

“E a che diavolo servirebbe, visto che, come hai appena detto anche tu, resteremo solo noi due qua dentro?”

 

“Lo capirai fra poco. Ma mi raccomando, lascia effettuare l’analisi a lei.”

 

“Perché?” La mia irritazione pian piano si stava mutando in vera e propria frustrazione. Ero stufo dei suoi enigmi e delle sue risposte sibilline.

 

“Perché così è più divertente!” Dopo quest’ultimo, inaudito commento, l’Imperturbabile ebbe l’ardire di farmi l’occhiolino, e infine sgusciò via, lontano dalla mia vista e dalla portata della mia esclamazione di protesta.

 

***

 

Note esplicative al testo:

- Nel prossimo capitolo: il risveglio di Becca e le sue conseguenze. E la ‘vecchia conoscenza’ di cui parlavo nelle scorse anticipazioni non l’abbiamo vista qui, ma la troveremo nel 26. Mi sono leggermente confusa… Chiedo venia XD

- E per finire: riguardando la lista totale dei capitoli che mi sono prefissata (per il momento 84, ma in crescita costante O__o), mi sono resa conto che The Casimir Effect è arrivato a poco più di un quarto della narrazione. Considerando che manca moltissimo prima della fine, mi farebbe davvero piacere ricevere un’opinione, anche solo una, da quanti stanno seguendo la storia e/o l’hanno inserita fra i preferiti, e che ancora non hanno mai commentato. Non è assolutamente un obbligo, ci mancherebbe altro; nessuno mi costringe a scrivere, e in ogni caso The Casimir Effect è un progetto che voglio comunque portare a termine entro la fine dell’anno, ma sapere cosa ne pensano i lettori è certamente uno stimolo in più per me ^^ Grazie in anticipo a tutti!

  
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