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Autore: L_Fy    29/11/2007    19 recensioni
Una ragazza nuova e i due fratelli più contesi della scuola: Verena, Teo e Dieci. Cos’altro se non il classico triangolo? Ma non dimentichiamo Oleana, la nuova, frizzante amica di Verena: quindi, un insolito rettangolo. E il cattivo di turno, Scaturro il Terribile, non lo consideriamo come vertice? Vediamo, così dovrebbe essere un pentagono: ma se ci aggiungiamo anche una pseudo-fidanzata pseudo-aristocratica, una madre finlandese, un cane formato roditore, un diario segreto e un bel po’ di fantasia, che figura geometrica salta fuori? Forse una così articolata che può calzarle un solo nome: adolescenza!!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4: Il giorno dopo

Capitolo 5 : Moi äiti

Ore 13,00, all’uscita del liceo Montessori.

“Come ci siamo riuscite?” chiese Verena quando arrivarono sul marciapiede di fronte alla scuola.

Oleana, fedelmente al suo fianco, la guardò interrogativamente.

“A far cosa?”

“A uscire dalla scuola.”

“Bé, abbiamo messo un piede davanti all’altro dirigendoci in direzione sud-sud ovest con una traiettoria rettilinea.”

“Deficiente. Intendevo come abbiamo fatto a uscire vive dalla classe con Scaturro che ci aspettava al varco più incazzato di Robespierre con Maria Antonietta.”

“Semplice. Al suono della campanella, ci siamo appese io al braccio destro e tu al sinistro del prof di scienze e gli abbiamo chiesto di spiegarci le funzioni della lipasi e dell’amilasi mentre uscivamo da scuola. Siamo passate sotto al naso di Scaturro con il prof in pieno delirio enzimatico e siamo arrivate sane e salve all’uscita dove abbiamo appreso che la lipasi non è un’isola del Mediterraneo ma un prodotto del nostro pancreas. E ora eccoci qui, pronte per il pranzo e tutti i suoi enzimi conseguenti!”

“Che sollievo” sospirò Verena ancora incredula “Vorrei solo non dover incontrare…”

“Ciao, bambole!”

La voce di Teo le raggiunse un attimo prima che arrivasse anche lui, col solito turbinio di colori e l’immancabile panino in mano.

“Ecco, appunto.” sospirò Verena già di cattivo umore.

Non aveva voglia di vedere Teo: non perché non fosse piacevole da vedere, perché lo era fin troppo, ma perché era stancante rimanere sempre sulla difensiva. E per motivi complicati e remoti sui quali era molto meglio non indagare, gli occhi azzurro cielo di Teo la mettevano indubbiamente sulla difensiva. Per non dire che la spaventavano, anche se l’idea che lei, Verena Bassi la Tosta con la Clava, fosse in soggezione davanti a Teo, il Canarino Biondo senza Clava, aveva del ridicolo. O forse proprio per quello. Fatto sta che quando arrivava Teo, Verena sentiva il famoso campanello d’allarme… anzi, più che un campanello, sentiva dentro l’intera sezione fiati della filarmonica di Vienna!

“Ho avuto un’idea meravigliosa!” cinguettò Teo ispirato ignorando il malcelato broncio dell’amica.

“Quale, la combustione spontanea?” ringhiò Verena burbera.

“No, sciocchina” sorrise Teo per niente scalfito “Ma perché sei sempre così deliziosamente brusca, Verena cara? Non sai che ti fai venire le rughe?”

“Chiamami ancora Verena cara e le rughe verranno a te.”

“Passiamo alle minacce?”

“Sai che sono un tipo violento. Ricordati della clava.”

“Mi ricordo un sacco di cose di te, Verena ca… Verena.”

A quel punto cui fu un ammiccamento malizioso di Teo e una conseguente extrasistole di Verena.

“Allora, cos’era l’idea meravigliosa?”

“Un invito a pranzo.”

Panico.

“Non posso” rispose immediatamente Verena “Mi ha invitato Oleana.”

Non era vero e Oleana fece schizzare di nuovo il suo sopracciglio verso l’alto, ma fortunatamente non disse nulla. Anche perché Teo aveva di nuovo sorriso modello lampada abbronzante e aveva dato un morso entusiastico al panino.

“Perfetto! Vi invito tutte e due!”

Di nuovo brivido di panico da parte di Verena.

“Non possiamo” decise subito dopo “La mamma di Oleana ha già preparato un pranzo con tre portate di pesce e si incazza di sicuro se le diamo buca…”

“Oh.” sospirò Teo spegnendosi con l’aria di un cucciolo di cocker.

“Ma Verena cara!” si intromise Oleana “Certo che possiamo accettare l’invito!”

“Verena cara tua sorella” abbaiò Verena incattivita “E poi noi non possiamo accettare, ho detto.”

“Mia mamma mi ha chiamato prima e mi ha detto che il pranzo a base di pesce è rimandato.”

“Davvero?” si illuminò di nuovo Teo.

“Davvero?” ringhiò Verena sfidando Oleana con lo sguardo, la quale rispose sfarfallando tranquillamente le ciglia.

“Davvero” rispose sicura “Mamma aveva lasciato il pesce a sbrinare sul davanzale della finestra, è passato un piccione e sai come sono i piccioni… fatto sta che adesso quel pesce non lo vuole nemmeno il gatto e così a pranzo c’è solo la Simmenthal.”

“Ma è perfetto!” si esaltò Teo (dopo aver doverosamente ingoiato vivo il resto del panino) “Dico a mamma di preparare due posti in più!”

Tirò fuori il suo cellulare dalla tasca come fosse un coniglio dal cilindro e cominciò a pestare sui tasti mentre Verena e Oleana si scambiavano uno sguardo ostile.

“Che storia coraggiosa.” si schifò Verena e Oleana le sorrise serafica.

“Mai come quella di mia madre che cucina il pesce” rispose sottovoce “Non sa nemmeno affettare il pane!”

“Dovevi reggermi il gioco.” sibilò con voce ancora più bassa Verena.

“Col cazzo” rispose Oleana graziosamente “Un invito a casa di Teo e Dieci… ucciderei mio padre con un braccio staccato a mia sorella per questo!”

“Allora, andiamo?” si intromise Teo prendendo a braccetto l’una e l’altra raggiante.

“E va bene” cedette Verena con un ultimo sguardo di fuoco a Oleana che sembrava di nuovo essersi appena fatta una dose di morfina “Ma se qualcuno mi chiama ancora Verena cara sapremo finalmente che fine far fare a quel maledetto pesce.”

*          *          *

L’invito a pranzo di Teo non era arrivato per caso, ma non nel modo che Verena poteva sospettare. C’era stato in precedenza un bizzarro dialogo in casa Ferri, iniziato con Teo e suo fratello che tornavano da scuola accolti come al solito da un’affettuosa mamma Ferri.

“Oggi ho conosciuto una ragazza pazzesca.” cinguettò Teo a sua madre mentre Dieci si rabbuiava impercettibilmente.

“Pazzeska in senso buonno o kattivvo?” domandò mamma Ferri: l’accento curioso poteva sembrare sardo, ma in realtà era finlandese.

“Ancora non lo so” rispose Teo cogitabondo “E’ tosta e un po’ ruvida, ma è originale e parecchio carina.”

“Ricordati sempre di guardarre gli okki” suggerì mamma Ferri scodellando davanti ai figli una montagna di salsicce biancastre che contenevano più o meno due maiali e mezzo “Kome sonno kuelli di kuesta ragazza?”

“Scuri” meditò Teo concentrandosi sul ricordo di Verena “Molto italiani. Effettivamente sono molto belli.”

“Puah.” commentò Dieci infilzando una salsiccia e sia Teo che mamma Ferri lo guardarono sorpresi.

“Puah a chi?” chiese Teo.

“Puah alla tizia che dici tu.”

“Verena non ti piace?”

“No.” rispose immediatamente Dieci senza nemmeno pensarci su.

“Eppure è carina.” sorrise Teo sotto i baffi.

“Karinna nel senso dekorattiva o karinna nel senso dolce?”

“Dolce quella!” si schifò Dieci prima che Teo potesse aprire bocca “Sembra un incrocio malriuscito tra un sottomarino atomico e Amelia di Paperino.”

“Addirittura!” commentò Teo scambiando un fuggevole quanto significativo sguardo con la madre “In genere sei più di bocca buona con le femmine.”

“Beh, quella femmina invece non mi piace.”

“Effetto broccoli a pranzo o effetto volpe e uva?”

“Effetto broccoli.” rispose Dieci un po’ troppo in fretta.

Nuovo scambio ispirato di sguardi celesti tra madre e figlio fioccoso.

“In verità ce l’hai con Verena perché non è svenuta ai tuoi piedi quando ti ha visto” sghignazzò malizioso Teo “Anzi, mi è stato detto che in qualche modo criptico ti ha mandato a cagare.”

“Mi aveva scambiato per te.” puntualizzò Dieci compunto.

“Comunque sia, l’effetto broccolo forse è proprio dovuto al fatto che ti fa bene ogni tanto essere trattato come essere umano invece che come un principino viziato. E poi ammetterai che è carina per davvero.”

“C’è gente che per diletto si strappa le sopracciglia con le pinzette, quindi immagino che il concetto di carino sia abbastanza versatile.”

“Verena non è versatile” precisò Teo semiserio “E’ carina punto e basta. Certo, rispetto al tuo classico modello è un po’ fuori dalle righe…”

“E quale sarebbe il mio modello?” si informò Dieci lavorando alla decima salsiccia.

“Bionda, preferibilmente tinta; magra come un mucchietto di bastoncini per giocare a Shangai; gamba lunga dieci piani più mansarda; occhio ceruleo ed espressivo come quello di un sarago alla griglia; quoziente intellettivo di uno stafilococco…”

“Ti stai facendo l’autoritratto?” domandò Dieci ironico.

“No, sto facendo quello della tua fidanzata.”

“Mariacarla non è la mia fidanzata.” ribatté immediatamente Dieci e Teo sorrise esultante.

“Lo dicevvo io!” sghignazzò persino mamma Ferri.

“Vedi che l’hai riconosciuta anche tu? Scommetto che è stato il paragone col sarago.”

“Ma piantala” sbuffò Dieci mollando a metà la dodicesima salsiccia “Tanto lo so che voi due vi siete messi d’accordo per demolire Mariacarla in tutti i modi. Come se me ne fregasse qualcosa: a me va bene così com’è e lei mi trova perfetto così come sono.”

“Quella al mondo trova perfetto te e il suo smalto per unghie” sottolineò Teo “Tira tu le tue somme…”

“Dovrei preferire la tua moretta dalla linguaccia all’acido muriatico?” domandò Dieci alzandosi in piedi “No grazie. Vado in camera mia.”

Uscì dalla stanza seguito da un inquieto silenzio: Teo e mamma Ferri si scambiarono uno sguardo accorato.

“Sei sikurro?” domandò mamma Ferri dubbiosa.

“Ti dico che Verena è perfetta per Luca” rispose sottovoce Teo con aria da cospiratore “Ha cervello e un senso dell’umorismo incredibile. Si veste come un’artista e il fatto che sia venuta a salvarmi da Paco con quella grinta fa capire che ha anche cuore.”

“Sembra interessante.”

“Lo è. Ed è bella, di una bellezza viva e cangiante: non ti stancheresti mai di guardarla.”

“Devvo vederla” sentenziò mamma Ferri impressionata “Domanni riesci a portarla kui?”

Teo inarcò le sopracciglia e sorrise magnanimo.

“Tu prepara la pizza e aspetta.”

*          *          *

La casa di Teo era una signora casa dall’elegante tetto spiovente e il giardino curatissimo con bassi alberi giapponesi. Verena era già in soggezione così, ma lo fu ancora di più quando una signora la accolse sulla soglia con un sorriso a 360° . Mamma Ferri in carne e ossa: era così sfacciatamente bella e bionda e con due occhioni blu così dolorosamente uguali a quelli dei figli che non poteva essere nessun altro.

“Moi äiti.” disse Teo in tono coccoloso entrando in casa disinvolto.

“Moi karas.” rispose mamma Ferri, ma guardava Verena con due radiografi azzurri che facevano venire caldo.

“Buongiorno.” mormorò Verena intimidita.

“Salve!” cinguettò la donna con una voce allegra e un leggero accento straniero “Tu sei Verenna?”

“Ehm, sì” rispose Verena facendosi scudo con Oleana “Lei invece è Oleana Odescalchi, una mia compagna di classe.”

Non era per niente un buon segno che mammina sapesse il suo nome prima ancora che varcasse la soglia. Si chiese se sapesse anche del bacio accessoriato che aveva dato al suo figlioletto senza nemmeno saperne il nome e di colpo desiderò emigrare in Micronesia.

“Entratte, entratte” la precedette mamma Ferri spingendo dentro lei e Oleana “Siamo già pronti per il pranzo. Teo, vai a kiamare Lukka. E attento a Ottello, è kui da kualke parte…”

Mentre parlava un cagnolino meticcio talmente microscopico da essere tranquillamente scambiato per un topo, sbucò da dietro una pianta e senza nemmeno passare dal via sfrecciò per la stanza e andò a conficcarsi nello stivale di Verena coi dentini appuntiti.

“Ottello!” berciò mamma Ferri scandalizzata mentre Verena fissava gli occhietti furiosi dell’animaletto che continuava ad azzannarle la scarpa con metodico impegno.

“Cos’è?” si informò Verena con genuina curiosità “Un topo mutante?”

“E’ un cane.” rispose Oleana trattenendo a stento una risata.

“Mi dispiacce moltissimo…” iniziò mamma Ferri.

“Non fa niente signora” disse con calma trattenendosi a stento dallo spiaccicare il cagnetto contro il muro con un calcio piazzato “Ho gli stivali d’acciaio rinforzato, non mi fa male.”

“Ma non è edukatto!” proseguì mamma Ferri costernata “Teo, fa qualkosa!”

Teo si precipitò a raccattare il cagnetto, profondendosi in scuse.

“Mi dispiace per Otello” disse con voce molto dolce “A parte le deiezioni particolarmente odorose che molla in giro per casa, è davvero un cucciolo adorabile, ma con gli estranei tira fuori il Dobermann che c’è in lui.”

“Figurati.” rispose magnanima con un sorriso: si guardò bene dal far notare che quell’affare peloso non aveva considerato Oleana nemmeno di striscio pur essendo estranea almeno quanto lei. Evidentemente si trattava di antipatia epidermica. Otello abbaiò ferocemente, come per confermare la sua diagnosi silenziosa: aveva un modo di abbaiare stranissimo, una specie di “Waff!” come lo sfiato improvviso di un gommone. 

“Senti come cazzo abbaia quel pulcide” sentenziò uno voce dalla stanza vicina “Chi è entrato, l’esattore delle tasse?”

Il cuore di Verena ebbe un sobbalzo nel riconoscere la voce di Dieci.

Lo sapevi che abitava qui, no?” pensò rapidamente cercando di mantenere la respirazione normale “Stesso DNA di chi ti ha invitato a pranzo, ricordi?” 

“Non ti permetto di offendere Otello!” sentenziò Teo battagliero.

“Basta guardarlo che si offende da solo” risuonò la voce di Dieci in avvicinamento “Già è fatto male di suo, con tutto quel pelo e quelle zampe che sembrano bastoncini Findus scongelati: ci mancava solo l’abbaiata asmatica per demolirlo del tutto.”

Dieci entrò in quel momento in sala con un sorriso rilassato che subito si congelò sul viso alla vista di Verena e Oleana.

“Abbiamo ospitti!” esclamò felice mamma Ferri “Konosci Verenna e Oleanna, vero?”

“Come no” rispose Dieci mentre un lento sorriso maligno gli arricciava le labbra “Adesso capisco le convulsioni di Otello.”

“Lukka!” si scandalizzò ancora mamma Ferri.

“Non si preoccupi signora” intervenne Verena per niente scalfita “Come le ho detto prima, ho gli stivali d’acciaio rinforzato, non mi fa male.”

A Oleana scappò una risatina nasale proprio mentre un altro tizio entrava nella sala da pranzo: era anche questo alto, biondo e bello come un dio del Walhalla e gli occhi di Oleana schizzarono fuori dalle orbite come palline da ping pong. “Ma questa è una famiglia o la versione maschile delle Pussycat Dolls?”, pensò invece Verena abbagliata.

“Ciao” disse il Dio con un sorriso incuriosito “Cos’è tutta questa folla?”

“Questo è Marco, mio fratello maggiore” presentò Teo mentre Marco allungava una mano che Verena prendeva di riflesso senza riuscire a spiaccicare parola; “Marco, queste sono Verena e Oleana.”

“Verena?” si informò Marco con interesse “Quella della clava?”

Gesù salvami, pensò Verena con orrore.

“Sentite, non è che potreste ricordarvi di me per qualcosa di diverso? La storia della clava potrebbe essere male interpretata dai posteri.”

Marco sprecò per lei uno di quei sorrisi diamantiferi che sembrava caratterizzare tutti i Ferri.

“E’ anche simpatica! Che peccato che devo scappare via.”

Ecco, bravo” pensò invece Verena sollevata “C’è già una tale concentrazione di biondi da infarto qui che la valvola mitrale mi scoppietta come una marmitta difettosa.”

Marco uscì salutando, con gli occhi di Oleana e Verena saldamente inchiodati ai dorsali scolpiti. In realtà guardavano entrambe il suo sedere, ma non l’avrebbero mai ammesso nemmeno con loro stesse.

“Mangiamo?” propose Teo vagamente rabbuiato “Ho una fame che tra un po’ ingoio Otello.”

Magari.” pensò Verena con un lampo di odio verso il canide.

“Magari.” commentò Dieci accorato e Otello, intuendo la sottile ostilità dei ragazzi, abbaiò loro dietro con quei suoi tediosi “Waff!Waff!”, ben accucciato tra le amorevoli braccia di Teo.

Affogati, brutta ciabatta di pelo.” pensarono Dieci e Verena contemporaneamente: poi si scambiarono un rapido sguardo di striscio, come se avessero parlato in un modo che solo loro potevano capire. Fu un attimo indeciso, ma lo stesso Verena perse tutto l’appetito mentre seguiva mamma Ferri a testa bassa in sala da pranzo.

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TEO(!!): Ti ho messo in testa per ovvi motivi, mio caro! Hai due cose in comune con il mio Teo, il nome e il sesso, quindi sappi che ti amo a prescindere! Dimmi che hai anche gli occhi azzurri, una fame cronica e lunghe gambe svagate e il mio cuore sarà tuo per sempre!! Scherzi a parte, grazie per i complimenti, spero di risentirti su queste reti ASAP!! Ciauz!

Chocolate fairy girl: Anche io adoro Teo!! Perché mi vengono fuori dei personaggi così carini? Perché so tutto di loro con tale chiarezza… cosa gli piace, cosa odia, quali sono i suoi pensieri… Dopo è un casino rendersi conto che non esistono!! Fatina cara butta qui un pezzo di fondente al peperoncino, che almeno mi consolo con i carboidrati…

_Ellie_: Ma dai… mi fai arrossire!! Troppo buona, troppo buona… Stronzaggine allo stato brado non me l’aveva mai detto nessuno, sono commossa!!*o*!! Che avviso devo mettere per i miei lettori? Scrittrice (si fa per dire) completamente fusa quindi psicologicamente instabile drogata di vostre recensioni…? Così va meglio! Senti, ma… “ommiomarionettistaaaaaaa” cosa vuol dire?!? Kuss!!

Krisma: Carissima, benvenuta!! Sono davvero lusingata e felice per le belle parole, e ti posso garantire che non ti sto affatto prendendo per pazza… sono abituata a molto peggio, credimi (prima di tutti me stessa medesima, notoriamente pazza come un cavallo pazzo). Spero di risentirti presto, intanto grazie infinite!!

Roby: Jude è molto molto gratificata dalle tue parole (Garrie un po’ meno, ma lui è un po’ che la sopporta, quindi conosce i suoi polli…). Davvero la storia ti piace? Spero davvero di non deludere… anche se chiaramente come genere è tutto diverso da Ab Aeterno, rimane sempre la paura di non piacere, cosa che a questo punto non prenderei affatto bene, visto l’alto livello di considerazione a cui mi avete abituato!! Oddio, catarro… mitico!! Da far paio con Paracefalo!! Ti adoro.

Dadola: Ti chiami Verena anche tu!! E io che credevo di aver usato nomi impossibili… da dove viene il tuo? Italico o straniero? Fatti sentire, a presto!!

April: Mia carissima funghetta! Vederti spuntare dappertutto è un piacere e un immenso onore, quindi sappimi felice!! Ma non che Dieci non è antipatico (vedrete, vedrete…). Vuoi un capello per clonare il mio cuccioloo? Il tuo comodino comincia a farsi parecchio interessante… Tobia, Teo… mettici anche Garrie_O e te lo vengo a svaligiare! Posso…?

Armonia: Sto cercando di non farvi piacere Teo: perché non ci riesco?!? Devo ammetterlo, tonto il ragazzino è tonto forte (si vedrà in seguito quanto…). Per quanto riguarda l’autobiografico, qualcosina dell’autore c’è sempre, no? Nella mia scuola esisteva un Dieci (si chiamava Trail…  stronzo come un’intera fossa biologica, ma figo da morire). Teo invece è inventato di sana pianta, ma come vorrei che fosse vero… almeno nelle camicie. Allora, nessuno di pomiciabile in giro? Che peccato… diciamo però che stuprabile può essere un ottimo sostituto, soprattutto per Johnny (mio mio mio!). Baci bacissimi!!

Greta91: Tutto quello che esce dalla ma testolina ti diletta…? Che affermazione compromettente!! Come la mettiamo col muco da raffreddore, la sbavata automatica alla vista di Johnny Depp, le sgarbelle mattutine e via di questo passo? Escono pure dalla mia testa, ma fanno schifo pure a me!! Ti concedo il beneficio di ritrattare, và. Intanto, un bacione!!

Ellemyr: Ancora non mi sono “stabilizzata” con questa storia: mentre per Ab Aeterno avevo già finito di scrivere e la cadenza settimanale era quasi d’obbligo, qui devo ancora decidere cosa fare… e soprattutto, sono avanti di un solo capitolo con la scrittura!! Nemmeno io so come continuare, che razza di poca professionalità che dimostro! Mi vergogno molto: mi perdoni?!

Saraj: Tesoro, non dire così, dai… le battute vengono da sé, a volte scopiazzo anche io dai miei vicini di casa (leggi: colleghi di lavoro, una vera fucina di idee). Ti aspetto prossimamente su queste reti, ok? Un besito!!

Aurora: Anche io ti amo. E dopo queste dichiarazioni compromettenti, decidiamo con che rito ufficializzare la nostra unione: cattolico mi sa di no, ma solo per via del tuo frac verde… protestante è banale… ebreo, no, non so dire bene mazel tov… ortodosso, mah… i budddhisti come lo fanno? E se optassimo per un Evangelico dell’Apocalisse? Suona piuttosto bene! Sappimi dire. Un bacio anche a te, mia adorata!

Rik Bisini: Innanzi tutto, ti ringrazio per le ultime parole spese per Ab Aeterno e ti dico in via ufficiale che anche io ti voglio bene, my dear unofficial bros! Effettivamente, sto cercando di alzare un po’ di polvere attorno a Teo, ma non posso negare che ho ben delineato il personaggio nella mia testa ed è effettivamente un tesoro. Come fu per Garrie, nacque con uno scopo ma ne sta prendendo un altro… ed ecco che la storia, partita in un modo, vira a destra e a sinistra e prende una direzione che non mi aspettavo affatto! Chissà come andrà a finire? Non è strano che l’autrice sia più ignara del lettore…? Ma sopratutto, posso tuffarmi ancora o l’acqua è già fredda?!?

Londonlilyt: Mi sono andata a cercare i gemelli da te citati e… ehm, sono davvero carini!! E poi hanno i capelli ROSSI… ho un debole per i rossi (e da qui, ritorno al barista irlandese che tu e Nisi non volete farmi conoscere, dicendo che è karmico, prima o poi succederà lo stesso!). Ovvio che il vestito di Verena viene da Camden, no? Anzi, hai qualche altro capo interessante da suggerirmi…?

Pinzyna: Mia cara, ma che nome deliziosamente originale che hai scelto!! Intanto grazie per le belle parole spese per questo scritto (non so bene come definirlo… romanzo no, saggio ma figurati, racconto bo… schifezza ci sta ma è un po’ svilente, preferisco la prima definizione!). Sono felice che il mio Dieci ti abbia intrigato… ho intenzione di svilupparlo per bene, il mio gemellino heartbreaker! Mia carissima fan ufficiale, ti mando in omaggio un gadget di Dieci (adesso devo farmi venire in mente qualcosa di non pornografico, ma è piuttosto difficile…) e ti aspetto alla prossima!!

ReaderNotViewer: Amore mio, ma come!!!! Una come te che non sa cos’è il Perito Moreno? Il più grande ghiacciaio del mondo sito in Argentina o giù di lì? Mioddio, è crollato un mito, ti credevo sinceramente onnisciente. Ti perdono solo perché hai usato la parola antelucana, che adoro visceralmente, e scapiccolarsi, che mi fa provare un’acuta nostalgia del passato, dove mi scapicollavo assai e anche volentieri. Ti adoro, mia cara, lo sai vero? E per favore, fai in modo di venire al famoso raduno di febbraio, ci terrei molto a prepararti le lasagne! Comunque, per la cronaca, Verena si alza alle sei.

  
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