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Autore: Jay_Myler    11/05/2013    1 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Basta, aveva chiuso con tutta questa storia del tenere nascosta la sua vecchia vita, i suoi errori e le sue bravate, ne aveva abbastanza di continuare quella farsa solo per avere l'illusione di essere anche lei una persona normale per qualche mese. Avrebbe voluto smettere di continuare a pensare a tutta questa storia e le sue ovvie conseguenze, ma tutto quello che le era successo nelle ultime quarantotto ore non le lasciava un po' di spazio libero nella mente; quello che l'aveva colpita maggiormente era la reazione che aveva avuto Castiel, quel ragazzo così ambiguo che non le dava modo di capire il suo punto di vista sulla loro relazione e sulle possibili svolte.

La prima domanda che le sorgeva spontanea era da chi aveva avuto l'informazione che la lei e Nathaniel si erano incontrati dopo l'orario scolastico; pensava di essere stata l'unica ad essersi trattenuta più del dovuto. Forse era stata Melody, che con la sua innocenza gli aveva riferito del loro incontro serale.

Ma non sapeva se Melody e Castiel parlassero... a dire il vero non sapeva neanche se i due si conoscessero; ma la dolce Melody non sembrava un tipo che potesse relazionarsi con quel ragazzaccio di Castiel.

Ecco, ragazzaccio non era mai stato un termine più appropriato, perché un ragazzo normale, per quanto ottuso e testardo possa essere non si sarebbe comportato come lui.

Non poteva definire Castiel esattamente come un libro aperto, ma neanche un libro chiuso... avrebbe prima dovuto conoscere il genere ed il titolo, e forse dopo sarebbe riuscita a comprendere quella trama così complicata del suo carattere.

Lei sapeva di essere folle, ma a quanto pare qualcuno aveva deciso di strafare e superarla.

Si chiedeva come mai fosse scattato così all'improvviso per andare a cercare Nathaniel, dopo una stupida frase che aveva detto, completamente estranea da quel biondo segretario così dedito al lavoro; cosa poteva centrare la sua notte insonne con la voglia da parte di Castiel di picchiare Nathaniel? Forse stava cercando solo una scusa qualunque per potergli dare quel famoso cazzotto che si era già scampato la volta prima, o forse era solo nervoso e aveva deciso di usare la faccia di Nathaniel come antistress o forse...

No, non era possibile, era troppo irreale ed innaturale quel pensiero che le aveva sfiorato la mente; non poteva essere così scemo da pensare che tra la sua notte insonne e il fatto che fossero tornati a casa insieme potesse esserci una sorta di legame che collegasse entrambe le cose.

Se così fosse, avrebbe potuto affermare con massima sicurezza che quel ragazzo era proprio geloso di lei!

Se solo avesse capito qualcosa durante la loro discussione, forse a quest'ora avrebbe saputo dirsi se essere contenta del fatto che Castiel la stesse prendendo a cuore, o dovesse arrendersi all'idea che Nathaniel aveva proprio una faccia da sacco da box per lui.

Ma per quale motivo la sua testa continuava a rimuginare su cose che voleva lasciar perdere per una giornata, o almeno per un paio d'ore non se lo sapeva proprio spiegare!

Stupida, stupida mente che non sa far altro che continuare a dire...

Woof woof!

Ora poteva definirsi clinicamente pazza: la sua testa iniziava ad abbaiare; qualcosa doveva aver fatto cortocircuito.

Woof woof!

In men che non si dica qualcosa di bavoso le leccò completamente la faccia, coprendola di saliva e di tanto affetto.

«Bello, che ci fai qui?» disse accarezzando la 'testolina', grande quanto un panettone, di Demon.

Il cane si limitò a girarsi sulla pancia per ricevere la sua razione quotidiana di grattini, muovendo la zampa anteriore a tempo.

«Come ci sei arrivato qui? Quello scellerato del tuo padrone sta a scuola adesso, e ora come ora sono troppo arrabbiata con lui, quindi cosa ne dici di passaere un po' di tempo con me? Comunque dobbiamo aspettare la fine delle lezioni, tanto vale che ci andiamo a fare una passeggiata no?» Demon fece un salto di gioia – o almeno così lo interpretò Jay – ed incominciò a farle le feste come se avesse capito che quella giornata la avrebbe passata all'insegna dell'aria aperta e delle coccole gratuite; così senza troppi indugi cominciò a seguirla per il marciapiede, camminandole a fianco e andandole di tanto in tanto addosso, colpendola leggermente.

O questo cane era sbronzo o la stava prendendo in giro, perché sembrava che facesse esattamente con il padrone quando passeggiavano insieme.

Il cane iniziò a precederla, come se volesse dirle di seguirlo, prendendo una stradina a sinistra due isolati prima di arrivare a casa sua; nonostante non sapesse dove portasse svoltò a sinistra come suggeritole, senza tanti problemi e così si ritrovò a seguire delle indicazioni stradali datele da un cane.

Dopo pochi metri il paesaggio intorno cambiò radicalmente, e si trovò in un quartiere di cui non conosceva assolutamente l'esistenza, completamente immerso nel verde degli alberi e nei colori dei fiori appena sbocciati; Demon iniziò a scodinzolare dalla felicità vedendo da lontano un enorme parco.

Jay intuì la richiesta del cane, ed insieme si avviarono alla scoperta di questo nuovo posto; il parco era pieno di persone diverse tra di loro: c'era chi faceva la sua corsa mattutina, chi portava a spasso il cane – come lei, anche se in effetti non le apparteneva – chi leggeva all'ombra di un albero, chi scriveva, chi ascoltava la musica o chi passeggiava tranquillamente godendosi quella bella mattinata di sole all'insegna della benamata primavera. Demon si destreggiava tra quelle stradine fiorite come se le conoscesse da anni, e abbaiandole contro le fece capire di voler essere seguito, iniziando subito dopo a correre a perdifiato verso un laghetto poco più avanti, per poi buttarsi tra una siepe alta e scomparire.

Jay lo chiamò più volte, cercando di non urlare troppo per non attirare l'attenzione su di lei, ma il cane non si vedeva più ed iniziava a preoccuparsi; in fondo ora era lei la responsabile di quella bestiola e non voleva che gli accadesse niente, così un po' a malincuore, decise di attraversare anche lei la siepe, consapevole del fatto che probabilmente avrebbe perso pezzi di vestiti tra i rami appuntiti delle piante. Iniziò ad infilare una gamba, e si accorse di quanto la pianta fosse fitta solo in apparenza e senza tanti problemi riuscì a passare dall'altra parte, rimanendo stupita per la straordinarie vista che le si stava aprendo un po' alla volta. Demon aveva trovato una sorta di scorciatoia che li aveva portati tra due file di ciliegi in fiore, che con il loro candido colore rosa rendevano l'atmosfera intorno calma e pacata. Da lì riusciva a vedere il laghetto del parco e tra i rami fitti degli alberi intravedeva il sole, che trapelava appena tra la miriade di foglie e fiori che popolava quel posto. Trovò Demon qualche metro più avanti, sdraiato sotto il sole tiepido ai piedi di un albero quasi in riva al laghetto, mentre fissava le paperelle sguazzare nell'acqua. In quel momento adorava alla follia quell'animale, che, come se sapesse intuito il suo stato d'animo, la aveva portata in quel posto di pace e tranquillità; il cagnolone steso e tranquillo, iniziò a concentrare la sua attenzione su di lei, come se la stesse invitando a sedersi accanto a lui; ma Jay si limitò a fargli una carezza sulla schiena per poi incamminarsi tra le file degli alberi.

Come la rilassava quel posto.

Ovviamente nessuno sembrava essere a conoscenza della sua esistenza, e questo rendeva la cosa ancora più bella ed eccitante, facendola sentire finalmente parte del mondo ma senza sentirsene travolta.

Fece un respiro profondo, inebriandosi del forte odore dei fiori circostanti che le donò un po' di sollievo all'animo, ormai così tormentato ed in pena.

Scoprì che quella piccola stradina tra gli alberi non conduceva da nessuna parte, così, senza alcuna fretta si incamminò indietro, per raggiungere Demon sotto l'albero in riva al laghetto, e potersi finalmente sedere a riposarsi dopo la frenesia della mattinata.

Scoprì che l'aria fresca e la compagnia di quel cagnolone le davano pace e serenità come nessun altra cosa e si lasciò cullare dal rumore del vento che increspava il laghetto e dalla luce riflessa in quel limpido specchio d'acqua.

Chiuse gli occhi e si addormentò.

Vedeva chiaramente una limpida giornata di sole, mentre camminava mano nella mano con Castiel, percorrendo un piccola stradina delimitata da delle rocce di colore rosso vivo; stavano uno vicino all'altro camminando e ridendo felici, senza avere memoria di tutto quello che avevano vissuto; Si sentiva così leggera e a posto con sì stessa, così viva e libera. Vicino a lui sentiva che sarebbe riuscita a scalare una montagna e a conquistare tutto ciò che desiderava, ma tutto quello che voleva la teneva già saldamente stretta nella sua mano.

Un leggero ed armonico abbaiare li accompagnava da lontano, crescendo lentamente, fino a quando non videro venirsi incontro Demon, che saltando a rallentatore - come una scena di un film - iniziò a festeggiare la loro compagnia e tutti e tre insieme continuarono a passeggiare spensierati.

Mentre camminavano il cielo cambiò colore e si coprì completamente, oscurando tutto il meraviglioso sole che si stavano godendo un attimo prima. Poi il ragazzo vide Nathaniel ed avvicinandosi a quest'ultimo iniziò ad allontanarsi sempre di più con dietro Demon, senza dirle niente più niente, mentre lei, pur rincorrendoli, non riusciva a raggiungerli.

Sentì la voce di Castiel che le diceva di averla solo illusa e di averle mentito per tutto il tempo, e che la considerava solo come un allegro passatempo; lentamente la voce cambiò e diventò quella di Nathaniel che la cacciava da scuola per aver commesso troppi sbagli nella sua vita e nei vari istituti, bandendola da qualsiasi altro liceo presente sulla terra e proibendole di vedere tutte le persone che le stavano a cuore.

Alla sua voce si unirono quella della preside, poi quelle di tutti gli studenti che aveva incontrato nella sua vita, deriderla ed intimarle di andare via.

La scena cambiò e vide sua zia in lacrime, mentre singhiozzava disperata per l'avere una nipote diversa e criminale, che le portava solo guai e dispiaceri.

Poi solo voci che si parlavano una sopra l'altra senza farle capire cosa stessero dicendo, alzando sempre di più la voce ed accavallandosi sempre di più, fin quando non ebbe solo il caos totale nella sua testa fino a darle la sensazione che le stava per esplodere ...

Un rumore secco la fece trasalire.

Si era spezzato un ramo poco distante da lei, ma per fortuna la aveva soltanto sfiorata ad una gamba, e mentre recuperava Demon che aveva iniziato ad inseguire le papere al bagno, notò che ormai era ora di pranzo, così si avviò verso la siepe da cui era entrata; scavalcando il ramo caduto notò un piccolo tronco cavo, dentro il quale c'era riposto qualcosa di luccicante.

Si chinò per prenderlo e vide che era un pezzo di plastica rosso dalla forma triangolare, usurato dal tempo e con sopra inciso un simbolo che non aveva mai visto: era un plettro. Senza pensarci se lo mise in tasca, affascinata dalla bellezza dell'oggettino e dall'eventuale storia che potesse starci dietro.

Sulla strada del ritorno, giocherellando con il plettro, iniziò a fantasticare su quale potesse essere la sua storia e su chi potesse essere il suo proprietario..

Quel plettro poteva essere appartenuto ad un famoso musicista, che aveva usato quel posto come un piccolo santuario di pace, ed aveva deciso di lasciarci un pezzo di sé; o forse poteva appartenere ad un cantautore che andava lì di tanto in tanto a prendere ispirazione per le sue canzoni, e lei si era appropriata del suo plettro di riserva. Ma ormai che importanza aveva, se ne era già impossessata e non aveva la minima intenzione di riportarlo indietro; se qualcuno lo avesse avuto davvero a cuore non lo avrebbe di certo messo in un posto così alla portata di chiunque.

Arrivati a casa, Jay aprì la porta e fece cenno al cane di entrare che incuriosito già si stava chiedendo se lo facesse entrare in casa per restare in sua compagnia o avrebbe dovuto restare da solo in giardino; lasciò cadere la sua borsa sul pavimento ed andò in cucina a prendere qualcosa da mangiare per Demon, che la stava seguendo dappertutto.

Ma cosa mangiavano i cani, o meglio, cosa mangiava quel cane?

Per prima cosa gli diede una ciotola con dell'acqua per farlo rinfrescare e poi trovò nella dispensa un scatoletta di cibo in scatola che le aveva dato la zia; glielo aprì e servì in un piatto, e senza aspettare il permesso vi ci fiondò sopra mostrando appetito ed apprezzamento per quel pranzetto improvvisato che gli aveva preparato la sua amica.

Ma a differenza del cane, che voracemente stava divorando la sua porzione di pappa, la ragazza non aveva affatto fame, e rivolgendosi a lui come ad una persona gli disse che se la cercava stava al piano di sopra, nella sua camera.

Il cane non diede segno neanche di averla sentita, continuando a concentrarsi solo sul suo delizioso pranzetto; convinta che in caso di necessità il cane la avesse trovata comunque se ne salì senza aggiungere niente.

Aprì la porta di camera sua si tolse la felpa di dosso lanciandola sulla sedia della scrivania, poi vedendo la finestra della sua camera di nuovo aperta andò e chiuderla per l'ennesima – ma non ultima – volta, convinta che chiuderla fosse il più potente antifurto esistente al mondo; alla fine dei conti, la finestra chiusa era riuscita più volte a non far entrare in casa sua Castiel, e quella giornata era esattamente una di quelle in cui meno lo vedeva meglio era.

Restò un po' a fissare l'esterno di casa sua, che si affacciava sul suo giardino e le faceva intravedere un pezzo del giardino sul retro dei vicini, che in quel momento stavano iniziando a cucinare la carne al barbecue.

Si girò dando le spalle alla finestra e..

«Sorpresa.» le disse Castiel a torso nudo ed in piedi davanti a lei.

«Per l'amor del cielo vestiti, vestiti!» gli urlò mettendosi le mani davanti agli occhi.

Castiel iniziò a ridere.

«Guarda che sono senza maglietta, mica nudo! E poi la sorpresa non è mica il mio nudo parziale, sai.» continuò prendendola in giro.

«E allora cosa ci fai qui, in camera mia, mezzo spogliato?» gli gridò contro con le mani ancora sugli occhi. «Non è il modo più ortodosso per farti perdonare; è efficace, questo mi sembra ovvio, ma non va bene!» disse con una nota di imbarazzo, ma allo stesso tempo sbirciando di tanto in tanto da in mezzo le dita, contemplando il fisico scolpito del ragazzo.

«Mi si è strappata la maglietta mentre salivo dall'albero e per evitare che si finisse di rompere me la sono tolta.» continuò arrossendo in viso, ma senza lei se ne accorgesse visto le mani saldamente attaccate al viso.

La ragazza iniziò a camminare con gli occhi chiusi e a tentoni, con le mani davanti, cercando di raggiungere la scrivania, senza guardare il ragazzo per evitare di imbarazzarsi ancora peggio di quanto avesse già fatto; ma il camminare ad occhi chiusi si rivelò una scelta poco azzeccata, perché si trovò faccia a faccia con il ragazzo – senza accorgersene – che la abbracciò stringendola a sé.

Jay arrossì dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi, e cercando di trattenersi iniziò conversare, come se niente fosse, per poi terminare con un:

«Ma tu non sei la maglia che stavo cercando per fartela indossare!»
Castiel adorava quando diventata impacciata per l'imbarazzo e lo divertiva così tanto che creava la maggior parte delle situazioni ambigue per vederla in quella condizione – oltre che per avvicinarsi a lei -.
La lasciò andare, prendendola per le spalle e standole dietro, per non farsi vedere e poterla far camminare ad occhi aperti per evitarle di farla sbattere in qualche mobile.

«Forza signorina imbarazzata, mi metto dietro le tue spalle così puoi camminare ad occhi aperti senza vedermi.. almeno finché non mi trovi qualcosa da mettere.»
«Preferirei non vederti proprio oggi sai..» gli disse con voce bassa e rotta, mentre prendeva una maglietta verde militare da un cassetto.

«Io invece preferirei parlarti e magari non vederti con questo sguardo rivolto verso il basso...» le disse dolcemente, alzandole il viso, con due dita, da sotto il mento.

Jay alzò la testa e lo sguardo , vedendo riflessa sé stessa e Castiel nello specchio che aveva proprio sopra la scrivania davanti alla quale stava, guardando interamente, e con calma, Castiel a torso nudo, non pensando che lui potesse vederla altrettanto dallo specchio; il ragazzo, che si era accorto di quelle attenzioni, le sorrise e le passò una mano su un fianco.

«Mettiti questa maledetta maglia!» gli disse girandosi di scatto verso di lui e lanciandogli contemporaneamente la maglia addosso, mentre un brivido le percorreva tutta la lunghezza della schiena.

Castiel si tolse la maglia che gli era piombata in testa e se la appoggiò sulla spalla, guardando per la seconda volta negli occhi quella ragazza da così vicino, ma questa volta con la consapevolezza di non volerla lasciar andare; si avvicinò qualche centimetro di più, mentre la ragazza continuava a schiacciarsi sempre di più sul bordo della scrivania, sperando di poterci entrare dentro in qualche modo.

«Sono ancora in collera con te, e mi domando che cosa tu ci faccia qui..» gli sussurrò; ma erano abbastanza vicini che anche il minimo sibilo era percepibile per l'altro.

«Sono vento a farmi perdonare.» le disse con il suo amabile tono suadente ed accattivante, mettendole le mani sulle anche.

Continuò ad avvicinarsi sempre di più, proprio come aveva fatto il giorno del loro primo appuntamento; ma quel giorno lui si era fermato, mentre ora non le sembrava affatto che fosse interessato solo a stuzzicarla per farsi due risate sulla sua goffaggine.

Riusciva a sentire il suo respiro addosso ed anche il suo cuore, proprio come quella volta, ma in questa occasione non era l'unica a cui il cuore era impazzito cominciando a battere freneticamente.

«Ma è ora di pranzo adesso!» gridò all'improvviso Jay imbarazzata, gesticolando vistosamente e scatenando una crisi di risate in Castiel che non riusciva più a smettere.

Jay si liberò, correndo fuori alla porta, deliziandosi dell'udire la prima risata di cuore del ragazzo; era così armonica e leggera che sembrava una canzone.

Da quella posizione iniziò a vederlo per come veramente era, e constatò che anche uno con un caratteraccio come il suo, rideva come tutte le altre persone.

Poi il ragazzo, lentamente, iniziò a calmarsi e a smettere di ridere, asciugandosi gli occhi dalle lacrime che gli erano uscite mentre rideva; si infilò la maglia e con uno scatto fulmineo riprese il controllo della situazione ristabilendo i pochi centimetri di distanza che avevano avuto fin ad un istante prima.

«Dove eravamo rimasti allora?» le disse prendendola alla sprovvista.

Ora era sicura che le cose avrebbero preso una certa piega, anche se lei si sentiva ancora arrabbiata con lui; ma era così vicino che riusciva a vedergli la vena del collo pulsare, così socchiuse gli occhi e...

«Che ci fai tu qui?» chiese Castiel da terra, con il proprio cane addosso.

Jay aprì gli occhi di scatto e vide che Demon era saltato addosso al padrone, eccitato dal vederlo.

«Bravo cane, bravo cucciolo, tempismo perfetto!» lo elogiò mentre scappava giù per le scale velocemente, arrivando in cucina e sedendosi sulla prima sedia che trovò.

«Che ci fa qui Demon?» chiese il ragazzo raggiungendola nella cucina con a seguito il suo cane.

«Chiediglielo a lui, io me lo sono solo trovato davanti per strada e me lo sono portato a casa con l'intenzione di riportartelo nel pomeriggio dopo scuola... a proposito, perché non sei a scuola?»

«Sono un ragazzaccio ricordi? Saltare le lezioni è il mio pane quotidiano.»
Rivedere quel ragazzo e parlargli della scuola le faceva ritornare alla mente tutto quello che le era successo quella mattina, e quella poca pace che era riuscita a trovare in quel magico posto svanì in un lampo.

«Uhm..» fu l'unica cosa che riuscì ad articolare.

«Riguardo a sta mattina..» riprese il ragazzo con particolare passione nel parlare.

«Non ho niente da dire.» concluse prima di fargli finire la frase.

«In realtà dovresti dirmi tutto; sono qui apposta. Degli stupidi fogli di carta non possono di certo raccontarmi la tua storia.» disse buttandosi in bocca un biscotto trovato là sul tavolo.

«Non saprei neanche da dove incominciare..»

Si sentiva bloccata e in difficoltà, non voleva parlare di quella storia in quel momento ed il fatto che Castiel era andata a casa sua esclusivamente per quello le metteva ancora più pressione sentendosi in dovergli di raccontare tutto e subito; era già pronta a rispondergli male per mandarlo a quel paese, ma il ragazzo le prese una mano, poggiandosi con il busto sul tavolo.

«Non ti chiedo di dirmelo ora e tutto insieme, ma con calma e quando ti sentirai pronta; quello che importa è che io lo senta uscire dalle tue labbra e non da stupidi fogli di carta. E se vorrai, potrei anche parlarti di qualcosa che ti interessa sapere su di me.»
Gli occhi le si illuminarono e gli fece il suo primo vero sorriso non contraffatto, né solo accennato.

Dopo quella discussione i due ragazzi cominciarono a parlare di cose più stupide e frivole, scherzando e giocando tra di loro mentre si preparavano il pranzo.

Così trascorsero tutta la giornata: parlando, seduti sul divano, del più e del meno, iniziando a parlare delle loro cose un po' alla volta, partendo dagli argomenti più leggeri, senza mettersi fretta l'uno con l'altro.

La giornata finì più in fretta del previsto, quando entrambi si addormentarono sul divano mentre guardavano un film, vicini e tenendosi per mano.

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La mattina dopo Jay fu svegliata da un buon odore di caffè che proveniva dalla cucina e dal muso di Demon che le premeva sulla coscia.

Il cane si era addormentato sopra di loro, ma attualmente la sua vittima designata era lei, in quanto era l'unica rimasta ancora sul divano; cercando di non svegliarlo se lo tolse di dosso e si alzò per seguire l'aroma della preziosa ambrosia scura che ogni mattino la aiutava a svegliarsi.

Entrando in cucina vide Castiel davanti a lei con in mano una tazza di caffè fumante che stava sorseggiando, e una che le stava porgendo.

«Sapevo che ti avrebbe svegliato.» le disse sorridendole per la prima volta in quella giornata, rendendole per la prima volta in vita sua una mattinata piacevole.

«Ti spiace se uso la doccia? Ieri sera Demon ci ha usati come cuscini..»

«L'ho notato» disse scuotendosi il braccio che le si era addormentato. «E' l'ultima porta e sinistra qui al pian terreno. Se poi vuoi fare un bagno c'è il mio bagno personale al piano di sopra che ha la vasca.» gli disse mentre si scottava la lingua bevendo il suo caffè.

«Se mi vado a fare un bagno vieni con me?» le disse abbracciandola a guardandola negli occhi come solo lui sapeva fare.

«Gli asciugamani stanno nel mobile alto, a destra della doccia, e il bagno schiuma lo trovi sulla mensola, per la spugna arrangiati un po'.» le disse con il tono che una volta aveva il ragazzo nei suoi confronti.

Ma invece di lasciarla andare, Castiel la baciò a tradimento, prendendola completamente alla sprovvista; le sembrò durare una vita quel minuscolo, ma intenso attimo di amore.

«Sei bella anche con il trucco sbavato e il viso pieno di sonno arretrato.» le disse lasciandola scioccata ed immobile dove l'aveva lasciata.

L'aveva baciata... per pochi istanti, ma quel bastardo lo aveva fatto, solo perché... perché lo aveva fatto?

Andò in salone ancora intontita, cercando di aggiustare anche se sommariamente il disastro che avevano combinato la sera prima, tra pop corn e patatine che erano volati da tutte le parti, cercando di spazzare via la maggior parte dello sporco.

Quel bastardo di Castiel non l'aveva baciata il giorno prima nonostante tutte le occasioni che aveva avuto, ed ora lo aveva fatto così, senza un perché e giusto per avere l'ultima parola.

Subdolo e perfido.

Vide che erano le undici passate, quando sentì suonare il campanello della porta; si chiese chi potesse mai essere, ed andò ad aprire la porta così come stava.

«Disturbo Jay? Perdonami se mi sono presentato così senza avvertirti ma ho una bella notizia per te! Riguarda il tuo fascicolo. Posso entrare?» le disse radioso Nathaniel dopo che gli ebbe aperto la porta. Gli fece segno di accomodarsi e lo portò in cucina, ma non si andò a sedere vicino a lui, restò in piedi nel corridoio come se volesse tenere sotto controllo una situazione potenzialmente pericolosa.

«Lo so che non ci siamo lasciati bene ieri mattina, ma sappi che Castiel non ha voluto guardare quell'ammasso di fogli, ed io ho deciso di fare qualcosa per te, perché ti credo, e non è giusto che nessuno sia mai andato fino in fondo alle accuse che ti sono state mosse per tutti questi anni...»

La ragazza solo allora pensò a tutto quello che potesse trovare di indecente Nathaniel in quella casa: era completamente sotto sopra sia il salone che la cucina, lei era vestita ancora con i panni del giorno prima, le era rimasto solo un occhio truccato mentre l'altro era completamente sbavato e nel suo bagno c'era Castiel che si stava facendo una doccia nudo.. ovviamente era nudo, mica poteva lavarsi vestito, ma questa era decisamente una cattiva occasione per accogliere Nathaniel in casa sua.

Il ragazzo si accorse che Jay si stava innervosendo ed imbarazzando.

«Vuoi che ripassi? E' che ero così contento della notizia che ho voluto subito informarti e non vedendoti a scuola e trovando il telefono di casa fuori posto ho pensato di venirtelo a dire di persona. Ho scelto un brutto momento?» le disse disponibile e preoccupato come al solito.

«No, è che.. come dire...»

Demon si affacciò alla porta della cucina, andandosi a mettere in mezzo alle gambe di Jay, aspettandosi le coccole del buongiorno.

«Ma questo non è il cane di Castiel?» chiese perplesso il segretario.

In quel momento uscì Castiel dal bagno coperto solo da un piccolo asciugamano

«Stai parlando con me?» le disse ancora coperto di schiuma.

Vedendo la ragazza in piedi nel corridoio da sola, la prese per i fianchi portandosela vicino e baciandola per la seconda volta, per poi proporle sensualmente:

«Cosa ne dici di continuare il discorso di ieri?»

Jay arrossì molto di più del solito, e incuriosito dal fatto Castiel si girò verso la cucina, e si accorse che non erano da soli.

La ragazza si sentì bruciare dalla vergogna e avrebbe voluto tanto essere da un'altra parte ed in un altra situazione, anche se consapevole che non c'era niente di male nel far fare una doccia a Castiel nel suo bagno.

Nathaniel sconcertato vide Castiel con addosso solo un asciugamano che a malapena lo copriva, completamente bagnato e pieno di schiuma, per poi guardarlo infastidito dicendogli:

«Cosa ci fai tu qui?»


 


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