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Autore: MelaChan    12/05/2013    0 recensioni
Prima prova di traduzione da una meravigliosa Sherlolly che mi ha fatto innamorare della coppia, purtroppo però non sono riuscita a contattare l'autore (ha disabilitato i Messaggi Privati su fanfiction.net e quindi non sapevo come fare altrimenti, non mi voglia...).
Sherlock la baciò tre volte in tutto.
Ogni volta differente e unica rispetto alla precedente.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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La seconda volta che la baciò non lo vide arrivare.

Stava da lei da ormai sei settimane. Okay, va bene, quarantatré giorni, sei ore, e oh, metti e togli, quindici minuti. La vecchia lei – la Molly che viveva da sola – avrebbe probabilmente registrato quel numero come una sorta di fantasia realizzatasi, il sogno che Sherlock vivesse con lei. Ma questa Molly, la Molly che viveva con la realtà della costante presenza dell'ex unico consulente investigativo del mondo, considerava quel numero come un esame di forza di volontà, un riconoscimento del continuo aumentare delle sue capacità di resistenza e di dolore auto-inflitto. Parte di quel dolore era, ovviamente, il dolore di un amore non corrisposto, il dolore di dover guardare l'oggetto del proprio amore consumare i pasti di fronte a te, bere il tea con te, dormire sul tuo divano, vivere una vita che era – oh – a così stretto contatto con l'unico di cui tu abbia sognato. Ma, a essere abbastanza onesti, vivere con Sherlock comportava un altro tipo di dolore che lei non aveva mai previsto.

Il dolore della seccatura. Il dolore di una costante irritazione. Il dolore di avere qualcuno che si lamentava di te, che ti chiamava, che ti ignorava, che esigeva da te – era come essere madre di un bambino troppo cresciuto.

A essere sinceri, lui non lasciava l'appartamento spesso. Solamente di notte, e solamente con un travestimento, gli era stato concesso di uscire all'aria aperta, nelle strade prive di traffico e di gente, anche se era solo per pochi attimi o meno. Lei sospettava che uscisse anche durante il giorno, ma non era ancora riuscita a scoprirlo, e se l'avrebbe fatto, lui non avrebbe rinunciato, non avrebbe abbandonato il gioco (e lo avrebbe continuato).

Stanotte, nello specifico, stava provando ad essere particolarmente esasperante.

Era tornata a casa dall'ospedale per trovare la carcassa di un topo sul tavolino da caffè e una bottiglia di quello che sembrava sangue nel frigo. Per quanto riguardava Sherlock, era sdraiato prono sul divano, le gambe allungate oltre di esso, gli occhi chiusi, le ani alzate sopra di lui e le dita che si muovevano ad un qualche ritmo silenzioso, conducendo un'invisibile e muta orchestra dal suo pulpito.

“Per l'amor di Dio, Sherlock” borbottò lei mentre spostava la bottiglia di sangue di lato, facendo spazio alla frutta e alla verdura che aveva comprato, rifornendo il loro frigo per quella che sembrava essere la terza volta quella settimana. Non lo aveva mai visto mangiare così tanto, prima; gli era sempre stata vicina durante un caso, troppo impegnato ed assorto per mangiare. Ma ora, che era chiuso in uno spazio limitato ed incapace di lavorare, era un mostro vorace, un demonio sempre affamato che trangugiava qualunque cosa potesse trovare.

“Hmm?” rispose lui dal soggiorno, avendo a quanto pare terminato la sua analisi di una qualche indefinita polvere.

“Quello è un topo morto?” disse lei, facendo un cenno all'ammasso peloso sul tavolo, arricciando il naso a quella presenza in casa sua. Gli organismi morti, con i quali aveva a che fare, preferiva restassero all'obitorio, a cui appartenevano.

“Sì, sì” rispose lui distrattamente, torturando una rivista arrotolata tra le mani. Balzò su dal suo posto sul divano e fissò lo sguardo sul ratto, improvvisamente affascinato. “Volevo testare una reazione chimica particolarmente controversa su tessuti vivi, appunto per questa mia impossibilità di procurarmi soggetti umani. Sono stato obbligato a scegliere un roditore di dimensioni adatte e in buona salute. E' stato abbastanza affascinante”.

Lei non disse nulla, scosse solo la testa in una tacita frustrazione. Un ratto morto oggi, una mano amputata la settimana prima – per non parlare del violino che ha dovuto confiscargli, li non sapeva che poteva essere osservata?

“Hai preso le patatine?” domandò lui, improvvisamente accanto a lei, e lei sobbalzò per la sorpresa, lasciando cadere l'ultima borsa per terra. Gemette con fastidio a guardare il latte fuoriuscire dal cartone, rovesciandosi sul pavimento, inzuppare il pane e ricoprire le banane con una pellicola bianca.

“Sherlock!” gridò, sbalordendo sia lui che sé stessa “Solo, solo lasciami sola, okay?” disse, esasperata. Si inginocchiò sulle mattonelle, asciugando con uno straccio, e raccogliendo il cibo guasto per buttarlo nel cestino.

Lui la stava ancora fissando quando questa si tirò in piedi, e lei sospirò solamente nel guardarlo. “Cosa?” domandò, incredibilmente stanca.

E allora lui la stava baciando. Sulle labbra, esattamente sulle labbra. Le labbra di lui sulle sue. Lei non poté pensare. Non poté respirare. Era passata dal piangere letteralmente sul latte versato all'essere baciata dal (forse ex) uomo dei suoi sogni, un bacio a tutti gli effetti, le mani di lui su entrambi i lati del suo viso, tenendola stretta contro di lui. Poteva sentirne il gusto sulle sue labbra, un gusto che ricordava il tea earl grey e la vaniglia, un gusto piacevole e sorprendentemente dolce. Si inclinò verso di lui, quasi inconsciamente, cedendo alla sensazione di sentirlo contro il suo corpo, come in uno dei suoi sogni più profondi e intimi.

E quindi si allontanò, e la guardò. “Meglio?” chiese.

Lei lo fissò soltanto, sbalordita. “Mi- mi hai baciata solo per farmi sentire meglio?” domandò incredula.

Lui alzò un sopracciglio e solamente ricambiò il suo sguardo. “Certamente. Non ti senti meglio? Sembri sempre stare meglio quando ti tocco, ho solo pensato che quello avrebbe potuto...”.

Lei lo interruppe, la sua mascella serrata, il suo cuore affondare dolorosamente nel suo petto. “No, no” disse enfaticamente, le parole strette tra i suoi denti “Non è così che mi fai stare meglio, Sherlock”.

Con ciò. Lei si girò sui suoi talloni e scomparve nella sua stanza, sbattendo la porta dietro di sé. Poteva sentire le lacrime scorrere sulle sue guance, una sensazione di fresco sulle macchie rosse ardenti di imbarazzo sulla sua pelle.

Molto stupida, Molly, pensò tra sé e sé, umiliata, non ti avrebbe mai baciata davvero.

Non uscì dalla sua stanza per il resto della notte. E quando uscì la mattina, non lo trovò (e nemmeno il ratto).

 

 

 

 

NOTE DELLA PIGNA

Pace e prosperità, Umani.

Approfitto della domenica libera dallo studio (?) per pubblicare la seconda parte della storia di Aelan Greenleaf, Three. La terza ed ultima parte è già pronta, devo solo più salvarla sul pc e poi posso pubblicarla :)

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e esorto i lettori fantasma e non a lasciare un piccolo commento sul mio lavoro. Le recensioni fanno sempre piacere e non credo vi rubino più del tempo che avete impiegato a leggere :)

  
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