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Autore: adropintheocean_    12/05/2013    3 recensioni
"Sono un paio di fossette e un sorriso allegro che catturano la mia attenzione.
C’è un ragazzo, in fondo al locale, tiene in mano un vassoio con due bicchieri vuoti e un piatto con qualche briciola. Indossa un grembiule verde scuro, legato sui fianchi, sopra un paio di jeans sgarrati. Sorride cordiale a due ragazze sedute al tavolo, poi si gira per tornare indietro.
Volta lo sguardo, per un secondo questo si intreccia al mio.
Mi viene voglia di alzarmi dal tavolo, andare lì da lui, prenderlo e baciarlo. Quindi lo faccio."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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LOU’S POV
È l’ultimo giorno di vacanza questo, eppure mi sento terribilmente stanca. È come se in vacanza non ci fossi andata mai. Non c’è stato un giorno tranquillo. Quella che mi sento addosso non è la stanchezza piacevole di fine vacanza, quella che, non appena poggi la testa sul cuscino, vai in un coma profondo perché le ultime notti le hai passate in bianco a ridere coi tuoi amici. Questa è diversa. Le notti le abbiamo passate in bianco per piangere, per sotterrarci nel dolore, per tartassarci le pellicine delle dita in attesa di una risposta, in attesa di una domanda, in attesa di qualcosa di bello che non sarebbe arrivato.
Ma anche questa è finita, noi ci godiamo le ultime ore facendo finta che tutto vada bene, anche se dentro ci sentiamo rotti, spezzati, vuoti.
Guardo Adam sdraiato sull’asciugamano, con la mano traccia dei disegni sulla sabbia calda. Si accorge che lo sto osservando da un po’ e mi sorride. Intravedo la sua piccola fossetta sulla guancia, ma quel sorriso non riesce a scaldarmi. Non è il suo solito sorriso. Adam sorride con la bocca e basta, gli occhi rimangono quei due pozzi verdi di malinconia che ormai ho imparato a riconoscere bene. Non sa quanto mi fa male vederlo così e quanto mi sento impotente, incapace di aiutarlo o di renderlo felice. L’unica cosa di cui sono certa è che avrà bisogno di un bel po’ di tempo per riprendersi, per far fronte alla sua nuova vita. Ed anche se ora sorride, ride e fa di tutto per sembrare un normalissimo adolescente in vacanza, so che di verità quel sorriso ne ha ben poca.
Si gira su un fianco e posa la testa su una mano. A pancia all’aria, io lo osservo incuriosita mentre socchiude le labbra come per dire qualcosa.
“Non ti fa strano startene qui in spiaggia a goderti il mare, il Sole … Non è strano?” si lecca le labbra pensoso.
“Perché strano?” domando ingenuamente.
Le sue sopracciglia saltano sugli occhi abbagliati dalla luce. Si copre il viso con una mano. “Dopo tutto quello che è successo, intendo. Non ti senti … fuori posto? È strano, non so come spiegarlo”
Dei bambini rincorrono un pallone sporco di sabbia fino al mio asciugamano. Ridendo acchiappano la palla lanciandosi con foga e corrono di nuovo sulla riva.
“Si, è strano” gli concedo.
“Però non sto male, non fraintendermi. Cioè, non voglio dire che mi è passata la malinconia e tutto il resto … dico solo che se non avessi te, probabilmente, a quest’ora me ne starei chiuso in uno squallidissimo bagno di servizio a piangere in silenzio. Anzi, ne sono sicuro” il suo pugno si apre lasciando cadere la sabbia liscia e chiara che si rimescola con gli infiniti granelli a terra.
Con la mano percorro il profilo della sua guancia: è ruvida e quel poco di barba che inizia a ricrescere mi gratta sul palmo. “Tu mi ringrazi troppo, non ho fatto niente di incredibile. Chiunque ti sarebbe rimasto accanto. Siamo già passati su questo argomento, lo vuoi capire che sei speciale?”
Scuote la testa deciso e tende le labbra in una linea seriosa. “Oh, non credo proprio” rimane in silenzio per una manciata di secondi.
“Possibile che voi stiate sempre a chiacchierare? Mi sembra una seduta dallo psicologo. Venite a farvi un bagno, dai! Il mare lo rivedrete minimo tra un anno” Louis arriva trafelato dalla riva. È completamente bagnato e le gocce d’acqua fredde mi scivolano avide sulla schiena calda facendomi rabbrividire.
Adam fulmina il suo amico con uno sguardo talmente intimidatorio che lo convince ad indietreggiare. “Ci siamo capiti” sussurra con fare minaccioso.
“Dico solo che tuo fratello è mille volte meglio di te!” urla già di spalle, corre verso l’acqua e, quando la raggiunge, si tuffa tirando sotto Alo e Jamie.
Louis riesce a trattare ogni argomento, dal più serio al più semplice, con un’immensa disinvoltura che rende il tutto normale e sopportabile.  
Alo sembra essersi ripreso, o comunque ha più talento di Adam a mascherare le sue emozioni. Ma di questo ce ne eravamo già accorti tutti. Il suo viso non tradisce le sensazioni, le conserva avidamente e gelosamente in un buio pertugio della sua mente.
“Ho passato quasi tutta la vita da solo e non pensavo di poter incontrare una persona come te. E non esagero quando dico così, devi fartene una ragione, sei tu che devi capire che sei speciale. Credimi se ti dico che senza di te non ce l’avrei mai fatta” mi confessa con fare concitato.
“Non devi più preoccuparti di rimanere da solo” gli dico di punto in bianco. “No, perché … io continuerò ad esserci” non lo guardo negli occhi ma sento comunque le guance avvampare. Sono tornata la Lou di sempre, quella che non regge uno sguardo, quella che arrossisce quando parla dei suoi sentimenti.
Adam sfiora con l’indice il rossore sui miei zigomi, lo sento ridere sommessamente. La sua mano si sposta, successivamente, dietro la mia nuca per poi tirarmi verso di me e baciarmi. Chiudo gli occhi ma ciò che vedo non è il solito buio anonimo e spettrale: è tutto rosso. Forse è la luce del Sole, forse è il caldo che brucia la mia pelle, o forse è soltanto il contatto con quel corpo bollente che ora si infrange al mio a tingere tutto il mondo di un rosso fuoco, fiammeggiante. Rosso come la forma più pura e potente di passione. Mi avvinghio al ragazzo che mi abbraccia e l’imbarazzo di poco prima si scioglie con tutto quel calore che ci avvolge.
“Voglio farti un regalo!” come un flash nella mia testa, l’idea mi esce fuori dalla bocca a spintoni e mi fa staccare dalle labbra di Adam.
Mi guarda perplesso mentre si mordicchia la bocca. “Che?”
“Uno spazzolino”
“Uno spazzolino?”
“Uno spazzolino!” sento i muscoli della mia faccia mettersi al lavoro per formare uno smagliante sorriso.
“Ti ho detto mille volte che quando ti fai una canna vorrei che me ne offrissi un tiro!” scherza Adam cercando di darsi un tono serio, senza riuscirci, ovviamente.
Lo spintono facendo pressione sulla sua spalla. “Ma smettila, dai. Sono seria!”
“Perché mai dovresti regalarmi uno spazzolino, allora, spiegami” pretende, il suo sguardo curioso mi inchioda.
“Perché … ti amo” spiego non molto convinta. Non riesco a trovare le parole per farmi capire e a dirlo a voce, il pensiero che mi gira in testa sembra davvero stupido ora che ci faccio caso.
“Anche io ti amo” fa una pausa, si lecca il labbro inferiore. “Però non sento il bisogno di regalarti uno spazzolino. Te lo spieghi questo?”
“Ti regalerei uno spazzolino e poi ti direi di metterlo in un bicchiere, accanto al dentifricio. E ti direi di lasciare un po’ di spazio per il mio spazzolino, perché due spazzolini nello stesso bicchiere mi fanno pensare al vero amore. Mi fanno pensare che i proprietari degli spazzolini si amino davvero e che rimarranno insieme, l’uno vicino all’altro, proprio come quegli spazzolini” mormoro sentendomi una completa idiota. Forse la mia teoria non ha senso, forse somiglia più a una barzelletta o a un farfuglio confuso di un ragazzino, ma Adam, sorprendendomi, non scoppia a ridere. Anzi, mi osserva con un paio di occhi seri e attenti.
“E se il tubetto del dentifricio a un certo punto si mette in mezzo e li divide?” domanda zittendomi.
“Lo leviamo e lo chiudiamo in un cassetto, così non potrà più dividerli” sorrido risolutiva.
“C’è un super-market qua vicino. Ti va di andarli a comprare adesso? Non voglio aspettare di ritornare in città” già si alza dall’asciugamano incrociando le gambe, in attesa.
“Cosa, gli spazzolini?”
“Si. E il dentifricio. E anche un bel bicchiere dove infilarli. Che ne dici?”
“Li useremo come pegno d’amore?” rido delle mie stesse parole.
“Certo, diventeranno il nostro simbolo, il simbolo del vero amore” mi sorride allegro e divertito, sincero. Le fossette gli formano delle piccole ombre sulle guance, sembrano dei cuori, ma forse è il mio sguardo che è leggermente influenzato dai miei pensieri rumorosi e colorati. Questi mi rotolano nella mente formando vortici e spirali brillanti che con la loro luminosità mi abbagliano lo sguardo.
“Andiamo, allora” sorrido e mi alzo dall’asciugamano. In pochi secondi mi ritrovo in piedi, con una maglietta bianca sgualcita indosso e vedo Adam tornare dalla riva.
“Gli ho detto che andiamo a comprare qualche provvista per il viaggio e ne sono stati più che contenti. Figurati, quando si parla di cibo con quelli sfondi una porta aperta” si china a raccogliere il suo zaino e vi infila l’asciugamano dopo averlo scosso per togliere la sabbia. Mi tende la mano che io afferro con decisione.
Cammino a fatica sulla sabbia calda, le mie infradito vi sprofondano dentro come se stessi camminando sulle sabbie mobili. Adam mi tira su ogni volta che scivolo, mi sorregge con un sorrisetto divertito disegnato sulle labbra. Quando ci ritroviamo sull’asfalto mi sento sollevata, finalmente conscia del mio equilibrio riesco a camminare in linea retta. Il super-market si trova a pochi metri dalla spiaggia. Lo raggiungiamo facilmente perché le strade sono deserte e silenziose. Camminiamo lenti, il rumore delle suole che si infrangono sull’asfalto squagliato e le onde del mare in lontananza.
“Ho sempre saputo che fossi una tipa particolare, però hai una mente che mi affascina. Davvero, te ne esci con certe cose che io non penserei mai”
“Sono una strana creatura, no?” ridacchio ricordando le parole da lui stesso dette tempo fa. Sembrano passati secoli …
“In senso buono, come sempre” ride anche lui, precisando. “Eccolo lì” indica di fronte a sé.
“Per questo mi sento sempre fuori posto. Chi si farebbe mai i film mentali che mi faccio io? Sono strana, penso cose assurde” lo interrompo riprendendo il discorso.
“Non assurde, particolari” mi corregge mentre entriamo nel super-market, vuoto anch’esso.
Giriamo per i corridoi curiosando tra gli scaffali. Adam infila in un piccolo cestino verde un pacco di biscotti, gli “Abbracci” del Mulino Bianco, e un pacco di patatine formato famiglia. Poi procede continuando a stringermi la mano. Passiamo davanti allo stand degli affettati, i surgelati, la carne e i formaggi vari. Poi finalmente arriviamo agli scaffali dedicati a scottex, carta igienica, dentifrici e spazzolini. Questi ultimi occupano una colonnina infilata tra la carta igienica e una vasta scelta di dentifrici. Ce ne sono di vari tipi: quelli con le spatole dure, quelli con le spatole medie e quelli con le spatole morbide. Poi quelli colorati, quelli con il tappino, quelli senza il tappino, quelli elettrici, quelli con i rinforzi che grattano via il tartaro, quelli con la testina intercambiabile e ancora quelli da viaggio.
“Mio Dio, non mi sono mai trovata così in difficoltà prima d’ora” la mia voce è divertita ma nella frase c’è un fondo di verità.
“A chi lo dici!” asserisce Adam.  
“Elettrico no, lo detesto” comincio sfiorando una scatolina blu e argento sul basso. “E in ogni caso costa troppo”
“Concordo. Questo per ragazzini lo escluderei a priori” continua curiosando tra le scatoline e toccandone una con un cappuccio a forma di gatto.
“Guarda, c’è una promozione: due al prezzo di uno!” rido per la comicità della situazione: sembriamo una coppia di anziani risparmiatori che perlustrano gli scaffali di un supermercato di seconda mano alla ricerca di offerte e sconti vari.
Adam batte le mani fingendosi eccitato. “Ma è il nostro girono fortunato allora!” ride a gran voce e prende la scatolina con due spazzolini all’interno: uno blu e uno rosso. Semplici e anonimi, hanno addirittura il cappuccio per proteggerli dalla polvere. “Signori, solo per oggi potrete trovare questa splendida offerta. Nessuno potrà rifiutare l’acquisto di due spazzolini … pagandone uno solo! Insomma, che si può volere di più dalla vita?”
Paghiamo alla cassa cercando di trattenere le risate, la signora ci vede sorridenti ed emozionati, come se stessimo firmando un documento di matrimonio e ci dà il resto osservandoci perplessa. Adam prende la busta con i biscotti, le patatine e gli spazzolini e se la infila nell’avambraccio, l’altra mano non molla la mia neanche per un secondo.
“Pronto?” rispondo al cellulare che mi vibra fastidioso nella tasca.
“Noi siamo andati via dalla spiaggia, ci vediamo al parcheggio sotto casa. Le valigie le stiamo già caricando” gracchia la voce di Christine.
“Ok, a tra poco”
Ci dirigiamo in silenzio verso l’appartamento, la malinconia che si presenta sempre a fine vacanza inizia ad avvolgerci nel suo freddo abbraccio.
Ma io non sono triste. Certo, qui si sta bene, c’è il mare, c’è il Sole, c’è tutto quello che posso desiderare. Ma l’unica cosa che voglio è Adam e lui lo posso avere anche lontano da qui. Perciò me ne vado con un filo di tristezza nel petto, ma tutto sommato non posso lamentarmi, non posso dire di non essere soddisfatta. Finalmente con Adam va tutto bene ed io non potrei desiderare di meglio. Il solo fatto di potermi davvero fidare di lui, di sapere che non mi lascerà, che mi resterà accanto perché mi ama è una garanzia che non mi sarei mai sognata di ottenere. Non sento più quell’insicurezza, quel non sapere se lui sta bene con me o no. Ormai abbiamo raggiunto una complicità tutta nostra, una complicità che si vede dagli sguardi segreti che ci regaliamo, dalle strette di mano sotto al tavolo, dai baci silenziosi e gli abbracci calorosi.
Ed io sto bene, sto bene davvero.
Quando arriviamo, troviamo tutti seduti già in macchina. Alo e Louis stanno, invece, appoggiati al cofano dell’automobile con le braccia conserte. Chiacchierano sommessamente, ci salutano vedendoci arrivare da lontano.
Alo verrà con noi, non sa ancora dove andrà a stare, chiederà alloggio a qualcuna delle sue numerose amiche. Dice che in qualche modo se la caverà. Tra lui e Adam l’imbarazzo se n’è andato da parecchio, ora i due si scambiano occhiate silenziose, consce di un dolore che i due ragazzi condividono tra loro.
Quando saliamo in macchina  l’atmosfera che ci circonda è pesante e malinconica e tutti se ne stanno in silenzio con lo sguardo rivolto al di fuori del finestrino a guardare il Sole che cala a picco e si tuffa dentro il mare. Continuo a non sentirmi triste perchè Adam mi stringe a sé avvolgendomi con le sue braccia. Non guardo fuori dal finestrino, mi basta contemplare gli occhi verdi e profondi del ragazzo che mi affianca silenzioso. Con la mano sfioro la busta di plastica che trovo vicino alle gambe, le mie dita riconoscono la forma di due spazzolini ed io non riesco a non sorridere. 

***
Bonne soir! 
Ritorno or'ora dal mondo dei morti .... Mh, no, non è vero. Allora, sorvolando il fatto che la sera sono talmente stanca che mi addormento sul divano circa alle ore 21:00 e che la mattina mi trascino fino alla mia scuola come fossi uno zombie nel cast di The Walking Dead ...beh, sorvolando tutto questo, sono stata vittima di un terrificante blocco/perdita di ispirazione/panico per non riuscire a continuare... Chiamatelo come vi pare, il succo della questione è che non sapevo più cosa cavolo inventarmi per far continuare "Per sempre tu". Questo capitolo, in effetti, non è assolutamente leggibile, però mi sto avviando alla conclusione della storia e sto cercando, sforzandomi come una pazza, di non rendere il tutto troppo banale e sdolcinato. Sono terrorizzata da questo fatto! Perciò vi prego, vi scongiuro, se avete consigli, critiche o qualunque altra cosa da farmi sapere scrivetemi una recensione! 
Spero vi piaccia il capitolo, ma se non lo apprezzate sono la prima a capirvi perchè non soddisfa neanche me. Ma più di così non sono riuscita a fare t_t
Teniamo duro che manca solo un mese all'estate! 
Scappo, buona serata a tutte voi <3 
  
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