Ecco quindi il nono capitolo…
E le vacanze di Pasqua.
Il prossimo sarà l’ultimo
capitolo e sarà incentrato sulla battaglia.
Ringrazio come sempre chi
segue/preferisce/ricorda e chi mi lascia un parere =)
Buona lettura! =)
Nono capitolo
Le
vacanze di Pasqua le temeva come non mai. Tornare a casa avrebbe significato un
possibile incontro diretto con il Signore Oscuro: e se lui avesse letto nella
sua mente… Se le sue barriere non avessero retto… Non avrebbe messo nei guai
solo se stesso, ma anche il professor Piton.
Ritrovare
sua madre, tuttavia, fu un sollievo. Ormai viveva con l’ansia che le succedesse
qualcosa, a lei o a suo padre, e non poteva sopportarlo. Ora aveva la scuola,
ma una volta fuori come avrebbe fatto? Dubitava che sarebbe stata una spia eccelsa,
come il professor Piton; allo stesso tempo non poteva continuare ad essere un
Mangiamorte – aveva scelto la sua strada, con l’Ordine – ma aveva anche paura
che il Signore Oscuro si rifacesse con i suoi genitori per il suo tradimento.
Cosa più che probabile. Sperava di riuscire a convincere almeno sua madre, di
riuscire a portarla con sé: dopotutto lei non era neppure marchiata… Forse…
Nel
frattempo cercava di non pensarci, concentrandosi sugli studi e
sull’Occlumanzia.
Narcissa,
una volta che si fu sistemato a casa, gli propose di fare una passeggiata nelle
serre.
“Draco,
tesoro, che ti succede? Ti vedo teso.”
“…
Non mi piace questa situazione, madre. Lo sapete meglio di me.”
Narcissa
sospirò.
“Lo
so. Non piace neppure a me. Che possiamo farci, però?”
Draco
si morse la lingua, per impedirsi di parlare. Non voleva coinvolgere sua madre,
non finché non fosse stato necessario.
“Nulla.
Non possiamo farci nulla.”
Camminarono
ancora un po’, finché non decisero di rincasare.
“Ancora
the con gli Elfi, madre?” chiese Draco, sorridendo.
Lei
rise.
“Ebbene
sia, the con gli Elfi.”
Per
quel pomeriggio Draco visse in una bolla di spensieratezza. Bere the nelle
cucine, con la sola compagnia di sua madre e degli Elfi, era… Rilassante. Lì
sotto non regnava l’atmosfera tetra che invece pervadeva il resto della casa.
Bisognava
tornare alla realtà, però.
Il
Signore Oscuro pretese che tutti i Mangiamorte cenassero insieme, nel salone
che ormai era di suo esclusivo utilizzo. Draco cercò di rimanere impassibile:
lord Voldemort gli chiese come procedevano i suoi studi, ma non violò la sua
mente, e lui rispose a tutto con voce un po’ tremante.
Le
cose non migliorarono durante il periodo di vacanze. Gli altri Mangiamorte –
soprattutto sua zia – lo usavano ancora come galoppino per la tortura dei
prigionieri e per altri ‘sporchi’ compiti. Draco stringeva i denti e sopportava,
pensando all’Ordine come se fosse un talismano. E a Piton.
Fortunatamente
aveva imparato bene ad occultare la mente, grazie ai suoi insegnamenti:
Bellatrix lo mise alla prova e lui resistette a tutti i suoi attacchi. La zia
era così entusiasta che propose di festeggiare con un dolce speciale, mentre
Draco ancora era pallido e con le ginocchia tremanti: e se avesse fallito? Non
aveva dubbi che la zia lo avrebbe venduto al Signore Oscuro su un piatto
d’argento.
Poi
dovette confrontarsi con Potter in persona. Eccolo lì, infine. In casa sua,
prigioniero, accompagnato come al solito dalla Granger e da quel Weasley… E
chiesero proprio a lui di
identificarlo.
Tremava.
Non ne era in grado. Si sforzò di pensare all’Ordine, di ricordare da che parte
stava. Non poteva permettere che lo catturassero, non ora.
Negò,
e fu la cosa più difficile. Negò e temette che sarebbe stata la sua ultima
azione.
Potter,
comunque, sorprese di nuovo tutti. Riuscì a fuggire con l’aiuto di Dobby,
niente di meno. Il loro ex Elfo Domestico. In quel momento Draco ringraziò
Merlino e Morgana per quel colpo di scena, nonostante sapesse che sarebbe stato
punito. Il Signore Oscuro stava arrivando e non avrebbe trovato Potter.
Andò
tutto esattamente come previsto: lui li cruciò tutti per diversi minuti, livido
di rabbia. Draco sopportò stoicamente il dolore, usandolo per purificarsi e per
liberarsi la mente dall’immagine di Potter catturato, della Granger torturata
sotto ai suoi occhi… Di tutte le vittime innocenti che lui stesso aveva
cruciato; ora quello stesso dolore scorreva nelle sue vene…
Una
volta che il Signore Oscuro ebbe finito con loro, Draco si rialzò – a fatica,
tremante – e si diresse verso il bagno, dove vomitò anche l’anima.
Non
per il dolore della maledizione, no.
Per
la paura che il Signore Oscuro l’avesse scoperto, per quel “no” che gli era
costato tutto il coraggio – per altro misero – che possedeva.
Solo
Narcissa gli rimase accanto, durante quelle notti in cui le pozioni calmanti
non bastavano neanche più, dove si svegliava urlando e in preda agli incubi.
Arrivò
anche la fine delle vacanze. Con un sospiro di sollievo e un peso in meno sul
cuore – per non essere stato scoperto né dal Signore Oscuro né da sua zia –
Draco tornò ad Hogwarts.
Piton
sarebbe stato fiero di lui, ne era certo.
I
gironi passavano, Draco si ritrovò a studiare più seriamente di quanto avesse
mai fatto per i M. A. G. O., alternando i pomeriggi di studio a pomeriggi di addestramento
presso il professor Piton. L’uomo era davvero contento di come fosse riuscita a
cavarsela durante le vacanze, ma temeva che d’ora in avanti avrebbe abbassato
la guardia.
Non
potevano permettersi errori, non potevano permettersi incertezze: una volta
finita la scuola non ci sarebbe stata altra via se non scegliere da che parte
stare, definitivamente. Per Draco, significava anche trascinare la sua famiglia
verso l’Ordine, senza avere alcuna garanzia né che Narcissa e Lucius lo
seguissero, né che questo sarebbe bastato per tenerli in vita.
In
realtà non ci fu poi molto da scegliere.
In
realtà la guerra piombò nel bel mezzo della scuola, molto prima del previsto.
Era
il due di maggio. Draco era in dormitorio come tutte le altre sere, quando un
Caposcuola irruppe nella stanza dicendo che tutti si sarebbero dovuti
presentare in Sala Grande.
Era
scoppiato il caos: Potter era a scuola, i Mangiamorte stavano per arrivare.
Hogwarts avrebbe dovuto dare battaglia.
Durante
il breve discorso della preside, Draco cercò di valutare le alternative. Andare
dal Signore Oscuro era fuori discussione, eppure come fare per evitare che i
suoi genitori fossero puniti per il suo tradimento? Strinse i denti. Doveva
contare sul fatto che tutti avrebbero dato battaglia, quindi Voldemort sarebbe
stato troppo occupato – e troppo bisognoso di uomini – per punire chicchéssia.
Doveva
restare, trovare Potter, portarlo da Piton. Stando a quanto aveva detto la
McGranitt, l’uomo se ne era andato. Ma lui sapeva che non era così; non doveva
essere così… Eppure lui l’aveva avvertita, sapeva che Piton doveva parlare a
Potter…
Quando
i Prefetti cercarono di condurli fuori dalla Sala Grande, lui rimase indietro.
Tornò nel salone, andò verso la McGranitt, che stava facendo qualche
incantesimo – sicuramente di difesa contro la scuola –.
“Professoressa,
dov’è il professor Piton?”
Lei
lo guardò appena, continuando a muovere la bacchetta.
“Non
c’è stato tempo di spiegare a Potter quello che ci hai riferito, Malfoy. Lui
era dietro di me, con il suo mantello, e Piton ci ha intercettati. Stavo per
dirgli di mostrarsi, quando lui ha cercato di schiantarlo. Piton ha provato a
disarmarlo, ma Potter era invisibile… E’ scappato. Credo che lo stia ancora
cercando.”
Draco
imprecò sonoramente, tanto che si guadagnò un’occhiataccia da parte della
professoressa.
Uscì
correndo dalla Sala: non sapeva dov’era Potter, sapeva solo che doveva
trovarlo.
Quasi
andò a sbattere contro Tiger e Goyle.
“Tiger!
Goyle! Che… Che ci fate qui?”
“Abbiamo
visto come chiacchieravi allegramente con la McGranitt, Malfoy.” il loro tono era apertamente derisorio. “Dobbiamo forse
credere che… Uhm… Hai cambiato sponda? Il Signore Oscuro non sarà felice di
saperlo.”
Draco
imprecò mentalmente, tuttavia preparò una maschera impassibile e, con un tono
viscido che gli era appartenuto forse tempo prima, si apprestò a replicare.
“No
di certo, idioti. Io sto cercando
Potter, non come voi che vi limitate a spiare la gente. Lo voglio consegnare
personalmente al mio Signore. Seguitemi: lo troveremo.”
Voltando
le spalle allo sguardo di scherno di quelli che un tempo erano stati i suoi
migliori amici, Draco si incamminò.