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Autore: drawandwrite    13/05/2013    5 recensioni
Ryan Gray è un normalissimo studente Americano, da poco trasferito in Giappone per studi specifici.
La sua vita viene da subito turbata da un incontro particolare, che lo spaventerà e ecciterà al contempo.
Nel frattempo le vite Di Nozomi, Komachi, Karen, Urara, Rin, e Kurumi trascorrono tranquille.
E così sarà finché la loro strada non si incrocerà con quella di Ryan Gray.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Abbiamo un altro argomento importante da discutere-
Kokoda scoccò uno sguardo diretto a Ryan, lasciando intendere a tutti i presenti  l’argomento che, di lì a poco, avrebbe sviluppato una sfilza di domande e , purtroppo, una ristrettissima proposta di risposte. Il ragazzo non poté che notare l’attenzione concentrata su di sé; chinò il capo trascinando lo sguardo verso il basso e prendendo a tormentarsi le dita. Probabilmente se l’aspettava, era ormai chiaro a tutti che si trovavano di fronte ad un caso anormale: l’ipotesi della pura coincidenza pareva troppo forzata perché calzasse con gli episodi riguardanti Ryan. No, lui centrava. L’accanimento nemico nei suoi confronti ne era una prova schiacciante, senza contare che nessun umano privo di qualsiasi forma di energia poteva sperare di resistere alla potente scarica di energia nemica: un ondata infida che si insidiava nella mente esposta e ignara della popolazione, fungendo come sonnifero per tenerli a bada mentre il male si radicava incontrastato nella terra, sempre più in profondità, sempre più pericoloso.
-Ryan- cominciò Kokoda, prendendo un gran respiro e passandosi una mano al viso. Era stanco anche lui, non poteva negarlo né nasconderlo. Anche lui, come le Pretty Cure, aveva sperato in una situazione di pace, anche lui , come loro, aveva sviluppato la propria vita, colmandola di interessi ed impegni, anche lui aveva sepolto i ricordi collegati alle loro vite alternative sotto uno strato spesso di tempo, di memoria chiusa in un baule e lasciata in un angolo della sua mente.
Anche lui.
-lo so- la voce limpida e tremante di Ryan prese alla sprovvista i presenti, inducendoli a voltarsi verso di lui con sguardo interrogativo e visi confusi.
Il ragazzo aveva le dita strette in una presa, il capo appoggiato, come se un infinita spossatezza gli pesasse sulle spalle, sulla nuca, piegandolo, flettendolo come un ramoscello sotto la tempesta. Era visibilmente turbato, eppure pareva in qualche modo assente, disinteressato all’argomento. Lo sguardo vacuo rimase inchiodato sulle assi di legno del pavimento, mentre un profondo respiro gli gonfiava petto e schiena.
Kokoda corrugò la fronte, attendendo che continuasse quella sua affermazione così azzardata. Rendendosi conto che il ragazzo non dava segno di voler sviluppare ciò che aveva gettato rapidamente al centro dell’attenzione, un sorriso amaro tirò le sue labbra. Ryan era quello che sapeva di meno. Non poteva certo permettersi il lusso di quell’espressione, nemmeno lui aveva chiara l’intera faccenda.
-Io, Natsu e Kurumi ne abbiamo parlato- proseguì incurante –Credo che tu ti sia accorto della particolare attenzione che ti è stata riservata dal nemico. Dico bene?-
In tutta risposta il ragazzo annuì lentamente, senza distaccarsi dall’atteggiamento distante che gli iniettava in corpo una calma la quale, nell’intimo, non provava.
Komachi si sporse in avanti, alzò la propria sedia e si sistemò al fianco di Ryan, appoggiando una sua mano fresca sull’avambraccio di lui. Era il suo modo per dire che gli era vicino nonostante si conoscessero a malapena: lei era fatta così. La sua sensibilità era delicata, profonda, e la sua personalità era in grado di percepire le sfumature più nascoste dell’anima. Non sopportava la vista di una persona ferita. di qualunque persona si trattasse.
Kooda sospirò. Completare quel discorso si stava rivelando più difficile di quanto si aspettasse. In fondo avrebbe dato conferma ai peggiori pensieri di Ryan, dato vita ai suoi incubi. L’avrebbe gettato ufficialmente nel mare in tempesta dei suoi timori. E, dal canto suo, il ragazzo non stava reagendo per il meglio.
Era calmo, sì, ma era solo una calma apparente. Stava semplicemente frenando le proprie emozioni.
Kokoda avrebbe preferito che il ragazzo si fosse messo a sbraitare, urlare, magari persino prendere a calci qualcosa.
-Ryan, sei braccato dal nemico-
 
Kurumi rilasciò il respiro, trattenuto fino a quel momento nella gabbia dei suoi polmoni. La tensione l’aveva irrigidita al punto di apparire una colonna di granito, ritta sulla poltrona.
 Lanciò uno sguardo nervoso a Ryan. Temeva per la sua reazione. Temeva per il colpo che Kokoda aveva appena sferrato. L’avrebbe incassato?
Si, alla fine lo avrebbe fatto. Era costretto a farlo, che lui lo volesse oppure no.
Ryan si limitò a mordersi l’angolo destro del labbro inferiore.
Dal momento che il ragazzo sembrava chiuso in un silenzio impenetrabile, Kurumi pensò che tanto valeva completare il tutto, offrendogli una buona ragione per rimuginare sul da farsi e lambiccarsi nella conoscenza più  profonda di se stesso, di una parte ancora nella penombra che Ryan avrebbe dovuto illuminare per avere chiara, finalmente, la situazione e le ragioni per cui ora si trovava lì, inchiodato a quella sedia, costretto ad un umiliante fuga, sotto un’incatenante protezione e pressato dai sensi di colpa che gli tagliavano il petto, una preoccupazione per colei che aveva coperto il suo ruolo di preda, pur inconsapevolmente.
-Abbiamo varie ipotesi in merito- disse allora con voce ferma, attirando l’attenzione del ragazzo –ma perché queste possano rivelarsi veritiere necessitiamo della tua collaborazione- con un’occhiata esaminò lo sguardo platino del ragazzo: sfuggiva quello dei presenti, guizzava nei dintorni focalizzando i vari oggetti nella stanza, uno ad uno. Era palesemente nervoso, agitato. Spaventato.
Tuttavia annuì nuovamente.
Kurumi sospirò, accavallando le gambe e tirando indietro le spalle, come a darsi forza -Tutto questo risale all’apparizione della farfalla-
Ryan sussultò, lanciandogli uno sguardo sorpreso. Evidentemente non si sarebbe mai aspettato che l’origine di quel pandemonio fosse qualcosa di tanto banale e apparentemente irrilevante.
La ragazza si scostò una ciocca di capelli dal collo, lasciando che le volute leggere si avvitassero sulla schiena. Quindi lanciò un altro sguardo severo a Ryan, rendendo evidente la richiesta di una risposta.
Lui parve accorgersene, quindi si riscosse dalla sorpresa e si schiarì la voce, domandando cosa volevano sapere.
-Ci  serve sapere se in quel periodo era solita apparire nei dintorni una farfalla come quella- interloquì Natsu con tono di voce incalzante.
Ryan si esibì in un perfetta espressione disorientata –In America non ci sono farfalle come quelle-
I tre si scambiarono uno sguardo angosciato.
-nemmeno in Giappone- riferì Kurumi con un sorrisetto sarcastico che, probabilmente, Ryan non riuscì a decifrare.
-Cosa?- fece infatti, confuso.
-Ci stai dicendo-  insistette Natsu –che la prima volta che hai visto la farfalla è stata quella mattina?-
Ryan annuì.
Un cipiglio contrariato si fece strada tra le pieghe imperscrutabili del viso di Natsu.
-ah- si limitò a dire, prima di concedersi una pausa di riflessione silenziosa –e c’era qualcun altro nei dintorni, quando è successo?-
Ryan si agitò sulla sedia –Successo cosa?-
-Quando hai assorbito il flusso di energia della farfalla- rispose semplicemente Kurumi, compiacendosi dell’espressione stupita che si dipinse non solo sul viso di Ryan, ma anche sul viso delle compagne di squadra.
-si- a rispondere fu, inaspettatamente, Nozomi, la quale dopo aver ascoltato pazientemente la conversazione, si era illuminata. Probabilmente l’argomento le aveva solleticato la memoria, facendole riaffiorare nella mente eventi passati conducibili all’attuale discorso –Io ero lì quando sei svenuto-
Fu la volta di Kurumi a stupirsi.
-Cosa?- sillabò, sgranando gli occhi.
Nozomi scrollò le spalle, corrugando la fronte nel tentativo di ricordare meglio –Si, e c’era anche Rin-
Al solo nominarla, Ryan sprofondò nella poltrona gemendo sotto i colpi strazianti dei sensi di colpa.
-D’accordo- Kurumi fece un segno di noncuranza –c’era qualcuno nei dintorni?- disse, riformulando la domanda.
-Si- rispose Ryan –era … -
-… Yumiko Kate- completò Nozomi.
 
Seguendo gli sprazzi enigmatici di indizi sfuggiti a Kokoda, Natsu e Kurumi, Karen era stata in grado di comporre una matassa di episodi, ipotesi, avvenimenti contrastanti nella propria mente. Ora, lentamente, aveva individuato il capo del filo e stava studiando come sciogliere l’intreccio vincolante per liberarlo in un ipotesi sciolta che filava.
Era appena giunta alla conclusione di una possibile risposa, quando  Il cigolio di una porta al piano superiore fece sobbalzare la ragazza, completamente assorta nel discorso e affogata in un mare di ragionamenti intricati.
Alzando lo sguardo poté incrociare quello confuso di Kokoda e quello accigliato di Syrup. Quest’ultimo s’alzò in piedi e fece per salire le scale, ma una stanca Rin gli si pose di fronte, facendogli un gesto seccando di noncuranza.
Syrup, una volta ripreso dall’iniziale sbigottimento, si limitò a liberarle il passaggio mettendosi di lato, dando una scrollata di spalle all’occhiataccia contrariata di Kurumi.
Quando Rin fu sotto la luce piena della sala, Karen ebbe modo di vedere quanto a fondo il veleno avesse scavato in lei. Aveva l’aria infinitamente spossata, gli occhi lucidi, le palpebre davano l’impressione di pesare come macigni. Senza contare la palese difficoltà che aveva Rin nei movimenti: aveva i muscoli terribilmente irrigiditi.
-ciao- La ragazza si avvicinò tentando di abbozzare un mezzo sorriso alle compagne, nonostante il viso fosse profondamente segnato da aloni scuri sotto gli occhi.
-Rin- esordì Kurumi con un sospiro –devi riposare-
In tutta risposta lei fece un gesto con la mano, come a scacciare le parole futili della ragazza.
Karen si strappò dalla sorpresa che l’aveva lasciata immobile come una maschera di granito.
-Come ti se …?- tentò di dire, ma Nozomi la interruppe subito cacciando un urlo a squarciagola e fiondandosi, decisamente poco ragionevolmente, tra le braccia di Rin che l’accolse nonostante il dolore per il contatto avesse preso a palesarsi nelle grinze della sua espressione.
-Piano- mormorò lei, allontanando delicatamente l’amica da sé.
-Siediti qui Rin!- esclamò Urara picchiettando un posto sul divano accanto a lei e illuminando la stanza con un enorme sorrisone gioioso.
Rin le sorrise di rimando e accettò volentieri la proposta di Urara, affiancandosi all’amica e attirando tutta l’attenzione turbata e riconoscente di Ryan.
A karen saettò nella mente il discorso avvenuto fra lei e Komachi.
Ryan sapeva che il veleno era per lui.
 
Rin crollò sulla sedia indicatale da Urara.
Forse avrebbe dovuto riposare ,come le aveva suggerito Karen, ma non ne poteva più di rimanere inchiodata a quel letto. Non appena aveva percepito i sintomi peggiori scemare dal suo corpo e sfumarsi in qualcosa di sopportabile, aveva deciso di alzarsi e raggiungere gli altri sebbene fosse conscia el veleno ancora in circolo fra le sue vene.
Kokoda si schiarì la gola, attirando l’attenzione dei presenti.
-Come stavamo dicendo- riprese –Ryan ha assimilato il flusso di energia-
Karen annuì concorde –ho un’ipotesi- disse, sicura.
Kurumi alzò un sopracciglio e le diede parola.
-Kokoda, tu eri sicuro che il flusso di energia fosse a stretto contatto con Yumiko, per questo ci hai chiesto di tenerla d’occhio e di indagare su di lei, giusto?- cominciò Karen, liberando finalmente il tumulto di pensieri che si agitava nella sua testa dall’inizio della discussione.
Il ragazzo annuì sorridendo. Karen era sulla giusta strada.
-Ma quando Kurumi ha stabilito un contatto con lei non ha percepito nulla di strano- continuò.
-esatto- rispose lei, sconcertata dalla lucidità e dalla ferma intelligenza della ragazza.
-Questo, però, è avvenuto dopo l’incontro fra Yumiko e Ryan- Karen si portò una mano al mento –Ryan, hai assimilato la farfalla in modo brusco , urtandola, per esempio, oppure quella si è volutamente posata sul tuo corpo?-
Il ragazzo corrugò la fronte, si grattò nervosamente un braccio quindi diede una scrollata di spalle –le ho tagliato la strada. L’ho urtata-
Karen si appoggiò allo schienale della sedia con espressione compiaciuta –come pensavo- disse solo.
 
-Eh?- fece Komachi, guardando storto l’amica in un’evidente richiesta di farsi comprendere meglio.
Lei le sorrise, quindi si animò nella spiegazione dei fatti –Il flusso di energia era indirizzato a Yumiko, proprio come pensava Kokoda. Lei doveva disporre di tutte le caratteristiche necessarie per ospitare il flusso nel proprio corpo e per svilupparlo. Poi, però, mentre il flusso ancora tentava di stabilire un legame con Yumiko, Ryan gli ha brutalmente stravolto il percorso. Probabilmente anche lui deve essere dotato di qualcuna fra le caratteristiche necessarie per l’assimilazione del flusso, per questo motivo, sebbene non fosse stato programmato, Ryan ha assorbito il flusso involontariamente, andandoci a sbattere. L’inadeguatezza completa del suo corpo per il flusso deve aver causato lo svenimento improvviso di cui è caduto vittima se non, oltre a questo fatto, anche la scarica involontaria di energia liberata ieri-
Karen lanciò uno sguardo grave al ragazzo –L’assimilazione del flusso è stato un errore-
Un silenzio improvviso seguì le parole di Karen.
-Sei nel giusto, Karen- sospirò Natsu –e questo comporta che Ryan possieda poteri simili a quelli di voi pretty Cure, ma a causa dell’errore molto probabilmente non ne potrà mai ottenere la piena padronanza-
Ryan sospirò, esasperato. Era chiaro che non ne poteva più di quella storia.
Eppure era appena cominciata. 
  
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