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Autore: Jay_Myler    14/05/2013    1 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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“Cosa ci faccio io qui? Cosa ci fai tu a casa della mia ragazza piuttosto...” ribatté Castiel nervoso. Nathaniel scattò dalla sedia per avvicinarsi al ragazzo davanti a lui, lo guardò negli occhi con aria di sfida.

“Spero per te che non ti stia approfittando di lei..” gli disse facendosi sentire solo da lui.

Jay seguì con lo sguardo ogni minima mossa che facevano quei due, senza mai perderli di vista, sperando che quella mattinata non si concludesse con una lite.

“Mi spiace Nath, ma non è come sembra è che..” iniziò a farfugliare la ragazza cercando le parole per spiegargli quello che stava succedendo, senza sapere neanche lei in realtà come stessero precisamente le cose; Castiel l'aveva appena definita come sua ragazza, ma si era persa il momento in cui erano diventati una coppia.

“Non ti preoccupare, non devi spiegarmi niente.” le disse mandando ancora sguardi velenosi a quel ragazzo in asciugamano. “Ho soltanto scelto il momento sbagliato; è colpa mia. Ne riparleremo un'altra volta, non pensavo di certo che Castiel fosse venuto a farsi perdonare così presto.” continuò mentre camminava per il corridoio, per poi uscire dalla porta principale senza aggiungere altro.

“Lo hai chiamato Nath?” le chiese perplesso Castiel.

“La tua ragazza?” gli disse imbeccando immediatamente il discorso senza tanti preamboli.

“Dovevo pur trovarmi dalla parte della ragione, no?” le disse punzecchiandola.

“Vai via, muoviti! E per favore sii presentabile la prossima volta che esci da quella porta.” disse dando una leggera spinta al ragazzo, che immediatamente tornò nel bagno.

Aveva dato una pessima impressione a Nathaniel probabilmente, ma la cosa non la turbava più di tanto, sapendo che le cose non erano come potevano sembrare, e l'unica cosa che non riusciva a togliersi dalla testa in quel preciso momento era il motivo per il quale Nathaniel si era presentato a casa sua; il suo fascicolo. Aveva detto qualcosa riguardante quell'argomento, ma non era riuscita ben a capire di che cosa si trattasse, essendo distratta dal contesto in cui si trovavano; ma erano buone notizie, questo lo aveva ben capito.

Diede dell'acqua a Demon che stava passeggiando per la cucina odorando tutto quello che si trovava a portata di mano, poi togliendo le due tazze da caffè dal tavolo della cucina, chiuse la mente a tutti i pensieri negativi che poteva avere e decise di continuare quella giornata all'insegna della positività.

Si andò a cambiare e quando scese trovò Castiel che la stava aspettando al piano di sotto, con Demon che gli stava appiccicato al fianco.

“Forza, accompagniamo Demon a casa, così passo anche a cambiarmi e poi possiamo fare quello che ci pare.” le disse con quel tono da bulletto che aveva usato durante il loro periodo di conoscenza, ma questa volta sorridendole.

Jay ricambiò solo con un sorriso, e lo seguì fuori dall'appartamento senza ribattere nulla.

Dopo una mezzora di camminata a piedi, arrivarono nei quartieri di periferia, dove – come ricordava dall'ultima volta che ci era stata – abitava Castiel, che le stava indicando di seguirlo per una stradina secondaria, che scoprì essere una scorciatoia per arrivare a casa del ragazzo.

Castiel cercò le chiavi nella tasca del suo jeans, ed aprendo un portoncino di ferro facendo forza per aprirlo completamente, lasciò il suo cane nel giardino, che senza neanche pensarci si fiondò nella cuccia per farsi un sonnellino. Jay rimase fuori ad aspettarlo, esattamente come la prima volta che ci era stata con lui, sperando che si sbrigasse e non le facesse attendere troppo; ma il ragazzo si affacciò al cancelletto, guardandola e facendole segno di entrare.

“Cosa stai aspettando? Un invito scritto per caso?” le intimò prima di scomparire dietro una porta di legno massiccio che era l'entrata della sua piccola casetta.

La ragazza lo seguì un po' intimidita, per poi ritrovarselo davanti mentre la aspettava per chiudere la porta dietro di lei.
“Mi sembrava strano che non usavi più quel tono da saccente nei miei confronti.” gli disse dandogli un pugno sulla spalla.

“Lo so che ti mancava per questo l'ho detto con quel tono; ora se vuoi seguirmi, la mia camera è da questa parte.”

Jay si mise a ridere.

“Vai pure, non ti seguirò di certo mio caro, ti ho già visto troppe volte mezzo nudo in queste ultime ore.”

“Come vuoi, ma non sai cosa ti perdi.” disse prima di salir delle scalinate immediatamente di fronte all'entrata.

Si guardò intorno, incuriosita dall'arredamento molto sofisticato che si intravedeva già da quel piccolo atrio, dove si ergeva un piccolo tavolinetto, con sopra un vaso pieno di fiori ormai sfioriti, che le sembrarono essere state una volta delle splendide rose.

La ragazza iniziò a gironzolare per il salone che stava immediatamente sulla sua sinistra, dando un'occhiata all'arredamento: era molto carino e curato.

Di certo non era stato lui ad arredarlo.

Al centro della stanza c'era una poltrona con una stoffa floreale, dove il colore predominante richiamava quello beige della parete; affianco un piccolo tavolino di vetro basso, completamente spoglio se non fosse stato per una ceneriera che conteneva due mozziconi di sigarette, ed una terza spenta ma ancora a metà.

Davanti alla poltrona c'era un caminetto ormai spento da tempo, che nei mesi caldi fungeva da mensola per poggiarci sopra i vari soprammobili e due fotografie.

La prima aveva un cornice elaborata che sembrava molto preziosa, con dentro una fotografia che raffigurava due ragazzi nel giorno del lor matrimonio: lei era molto bella, alta, slanciata, con i capelli neri e gli occhi verdi, ed indossava un abito aderente con le maniche in pizzo che le vestivano abbastanza larghe; mentre lo sposo, in classico abito da cerimonia nero con una rosa rossa all'occhiello, aveva i capelli castani e gli occhi di un grigio molto intenso. Ovviamente dovevano essere i genitori di Castiel, dei quali però, il ragazzo non le aveva mai parlato.

La seconda cornice invece, era molto più semplice e spartana, e raffigurato c'era un bellissimo ritratto di famiglia, con le due persone che nella foto precedente erano al loro matrimonio e in mezzo a loro un bimbo di circa sei mesi, con dei capelli nerissimi come la mamma, ma con gli occhi grigi del padre, ma con la stessa intensità di sguardo della madre.

Sfiorò leggermente il vetro che stava davanti alla foto, come se cercasse di capire con il tatto se quel bambino con un sorriso dolcissimo della fotografia potesse essere veramente lo stesso ragazzo che pochi istanti fa aveva visto salire le scale.

Da piccolo era davvero stupendo e pieno di felicità, ancora di più rispetto alla normale allegria che possiedono tutti i bambini.

Per non curiosare un altro po' in giro, senza considerarsi da sola un'impicciona, decise di raggiungere il ragazzo al piano superiore; salì velocemente la rampa di scale fino a trovarsi davanti un piccolo corridoio che continuava ancora per qualche metro in avanti, ed affacciandosi vide che conduceva ad una stanza da letto matrimoniale; era più buia del resto quella parte di corridoio, ma intravedeva lo stile con il quale era arredato la camera, che richiamava molto gli eleganti mobili nel resto della casa. Decise di andare a dare giusto una piccola sbirciata, ma Castiel la chiamò chiedendole di raggiungerlo.

Tornò nel corridoio principale dove, sulla destra, c'era l'unica altra diramazione che in tutto aveva due porte, una per lato; sentì provenire dei rumori dalla stanza sulla destra, ma vide che era l'altra la camera da letto di Castiel, che aveva rimasto la porta aperta.

Rispetto al resto della casa, era molto spoglia e piccola e confrontata con lo stile generale, era più moderna del resto; al centro c'era il letto, sfatto da chissà quanto tempo, e gli unici mobili che aveva erano un armadio ed una mensola piena di vari dischi di cantanti e gruppi rock.

Vicino al letto invece di un comodino c'era la custodia di un qualche strumento musicale, che dalla forma poteva essere un basso o una chitarra elettrica con sopra inciso un simbolo che aveva già visto da qualche parte, ma non riusciva a ricordarsi proprio dove.

Castiel uscì dal bagno e prendendola per i fianchi la spostò di lato per poter entrare in camera sua, per poi dirle che potevano andare via quando volevano, lasciandole intendere che volendo potevano anche perdere un po' di tempo là in camera sua, da soli.

Jay uscì dalla camera prendendolo per mano.

Insieme scesero le scale ed uscirono di casa, chiudendosi la porta alle proprie spalle.

“Dove vogliamo andare allora?” le chiese Castiel entusiasta di quella limpida giornata che gli era complice.

“Visto che la giornata è così bella oggi, potremmo..” ma Jay non finì di completare la frase che sentì un cellulare squillare.

Era quello di Castiel.

Il ragazzo lo prese da tasca, deciso a non rispondere ma vedendo chi lo stava cercando le fece segno di aspettare un attimo, e allontanandosi di pochi passi rispose alla chiamata; lo vide camminare freneticamente su e giù, fino a quando non annuì con la testa rispondendo al suo interlocutore che sarebbe arrivato al più presto.

“Mi dispiace, devo andare, è importante. Ma salta in sella, che ti accompagno a casa con la moto prima di andare.” le disse aprendo la sella della moto per prenderle il casco.

Jay lo guardò triste, pensando alla bella giornata che avrebbero potuto passare insieme; invece ora se ne andava piantandola per la seconda volta, ma capì che si trattava di una vera emergenza, e così gli sorrise anche se a malincuore.

“Da quanto ho capito è urgente, quindi vai. Io tornerò a casa a piedi, tranquillo.”

Castiel le sorrise, vedendo che aveva capito la gravità della situazione, e abbracciandola le promise che se fosse riuscito a liberarsi sarebbe passato la sera da casa sua.; si mise il casco, montò in sella e partì a razzo, lasciandosi dietro solo una scia di fumo.

Un'altra mezzora di passeggiata la fece tornare nel suo quartiere, dove le case erano molto più grandi e sembravano tutte uguali; nonostante fossero così belle e spaziose, sembravano tutte senza personalità.

Mentre camminava vide da lontano un ragazzo dai capelli biondi che aumentando il passo alzò la mano per salutarla.

Nathaniel.

“Che ci fai qui?”

“Io ci abito qui!” le disse sorridendole.

“Oh, allora era vero quella sera che dovevi andare anche tu in questo quartiere” gli disse guardando l'orario sul suo cellulare; erano passate da qualche minuto le due.

“Certo che si!” disse guardandola leggermente offeso dal fatto che non lo avesse creduto. “Vado di fretta ora, non posso fermarmi a parlare con te, magari potremmo finire il discorso di oggi a scuola.” esclamò incamminandosi di fretta per la sua strada.

 

Arrivata a casa Jay aspettò ansiosamente che arrivasse sera.

Ma Castiel non si fece vedere.

 

****

 

Ennesima giornata di scuola.

Le sembrava di essere chiusa in quel ''carcere'' da una vita ormai! Le giornate faticavano a passare e la stressavano sempre di più.

Era una settimana che non vedeva Castiel e Nathaniel, né a scuola né in privato, sembravano essere entrambi scomparsi, nello stesso periodo per lo più. Ma forse era solo una coincidenza e le loro assenze in comune erano solo date dal caso. Fatto sta che questa cosa la insospettiva tremendamente, ma sopratutto la indispettiva: Nathaniel doveva ancora parlare della bella notizia che le voleva dare sul suo fascicolo, e Castiel – che si era autoproclamato suo ragazzo – non si era fatto più sentire dopo quella strana chiamata.

Varcando il cancello scolastico vide Jade e Violet che stavano davanti alla loro serra, presi, come al solito, in una delle loro intense chiacchierate; quella ragazza non si apriva molto con la gente, preferiva restarsene sulle sue, ma quando c'era con lei Jade, cambiava radicalmente diventando la persona più solare e socievole del mondo, ridendo a tutte le sue battute e scherzando di gusto. Erano così carini insieme, che decise di non disturbarli e di lasciarli da soli insieme fin quando potevano. Le sarebbe piaciuto sapere se tra di loro le cose andavano bene, o meglio, si vedeva che andavano d'accordo, ma si chiedeva se tra di loro potesse essere nato del tenero; in fondo era nato qualcosa tra lei e Castiel, quindi c'era speranza per tutti.

Camminando per il cortile scolastico si vide venire incontro Nathaniel.

Finalmente si faceva vivo.

Il ragazzo continuò dritto per la sua strada, ed invece di fermarsi a salutarla o a parlarle la prese per il braccio portandosela dietro e sorridendole come non mai; non era propriamente un gesto tipico di quel ragazzo così attento e metodico, se lo sarebbe aspettato più da Castiel, ma probabilmente era solo molto di fretta e aveva reputato l'idea di parlare come una stupida perdita di tempo.

Infatti appena arrivati nella sala delegati finalmente le rivolse la parola, ma non gli diede il tempo che subito gli pose una domanda.

“Dove cavolo siete finiti tu e Castiel in questa settimana? Mi avete lasciato in mano a quell'antipatica di tua sorella.” esclamò sbuffando.

“Ma come, il tuo ragazzo non ti ha ancora dato la bella notizia?” le disse sorridendole e con l'espressione di una persona che avesse fatto una grossa vincita al lotto. “E' successo qualcosa con Ambra?” incalzò subito dopo, con aria preoccupata.

“Cosa dovrebbe dirmi il mio ragazzo, che ormai è una settimana che non lo vedo? E comunque quale delle tante altre cose vorresti sapere su tua sorella? Che mi tormenta, che mi assilla ogni giorno, che mi ruba i soldi per il pranzo..”

“Ma come non lo vedi da una settimana? L'ho incontrato fuori al cancello proprio sta mattina! Cosa ti ha fatto mia sorella?” disse tutto d'un fiato.

“Tante cose!”

“Ti ha rubato i soldi per il pranzo? Ora è arrivata proprio al limite, non posso sopportare un simile comportamento in questo liceo, non è affatto corretto e giusto nei tuoi confronti.”
Jay iniziò a guardarlo ammirata per la prima volta.

“Alla buon'ora! Ci sei arrivato anche tu finalmente!”
“Scusami, ma devo andare a dirle due parole..” le disse uscendo dalla stanza come una furia.

“Ma il fascicolo! Cosa dovevi dirmi sula fascicolo?!”

Ma ormai Nathaniel era troppo lontano per sentirla.

Con il segretario fuori dai giochi, l'interrogatorio toccava a Castiel, che da una settimana si dava per latitante; visto che Nathaniel le aveva detto di averlo visto, il posto più ovvio dove cercarlo sarebbe stato il cortile; ma era stata fino a poco prima là, e non lo aveva visto, quindi per esclusione, pensò potesse essere andato sulla terrazza della scuola. Dopo aver dato comunque un'occhiata veloce al cortile per essere sicura, salì velocemente le scale che portavano alla terrazza della scuola, dove spesso avevano pranzato insieme; aprì la porta e se lo vide proprio davanti, appoggiato al cornicione, mentre guardava la situazione generale dall'alto.

Guardarlo le riempiva il petto di varie emozioni contrastanti e così diverse tra di loro: sentiva il cuore che le batteva forte come tutte le volte che lo vedeva; la bocca dello stomaco stringersi per la stizza; l'avversione nei suoi confronti visto che non si era ancora aperto del tutto con lei, ma stranamente, quel giorno le trasmetteva un qualcosa che era misto a felicità e tristezza allo stesso tempo; quel ragazzo la mandava completamente in confusione.

Gli andò da dietro, appoggiandogli le mani sui fianchi come lui faceva sempre con lei, per poi abbracciarlo; le sembrava la cosa più giusta da fare in quel momento, di cui voleva essere consapevole e partecipe.

Castiel girò la testa verso di lei, sorridendole, per poi girarsi e metterle - come al solito – le mani sui fianchi; in quel momento si spalancò la porta dalla quale era entrata pochi istanti prima, e si fece avanti Ambra del tutto livida di rabbia e senza il suo solito seguito dietro; ma nel momento in cui vide i due ragazzi, cambiò espressione, che Jay non sapeva esattamente come definirla: era ancora livida di rabbia, ma il vederli così vicini l'aveva scioccata.

“Tu!” le urlò contro puntandole il dito dritto in faccia. “Ti diverti proprio ad andare a lamentarti con mio fratello eh? Non capisco poi perché ti dia retta quello stupido, ve la fate insieme o cosa? Vedi di filare lontano da mio fratello, e tieni le tue manacce lontane dalle cose mie!” le disse indicando Castiel.

Poi, rossa in viso, girò i tacchi e tornò a varcare la porta facendola sbattere in modo molto rumoroso.

Jay guardò perplessa il ragazzo vicino a lei.
“Rientreresti tra le sue cose?” gli chiese ridendo.

“Non direi proprio, anche ne era pienamente convinta.. cosa le hai fatto?”

“Io niente, è lei che mi tormenta ogni santo giorno della sua vita.”

Castiel la guardò sorridendo con aria malevola.

“E perché non ti vendichi di lei, invece di andare a fare la spia da suo fratello?”

“Non faccio la spia! E poi mi sembra infantile scendere ai suoi livelli.” gli rispose con superiorità.

“Scommetto che dici così colo perché non sei capace di trovare un brutto tiro da farle..” le disse con tono di sfida.

“Non sai di cosa sono capace, e comunque ti stupirò.. dammi solo il tempo di trovare qualcosa, che non sia un semplice cazzotto in faccia.”
Il ragazzo cominciò a ridere.

“Tu, dare un pugno a qualcuno? Ma per piacere!” e continuò a ridere.

Jay sapeva che la stava semplicemente prendendo in giro, ma davvero lui non sapeva com'era stata fino a poco tempo prima, quando ogni minima scusa era un buon pretesto per fare una rissa; non voleva di certo ritornare come una volta, ma Ambra le faceva tornare tutta la voglia di prendere a cazzotti qualcuno. Avrebbe voluto dire a Castiel di tutte le volte che aveva fatto a botte con ragazze e ragazzi delle sue vecchie scuole, ma non le sembrava proprio un bellissimo aneddoto da raccontare, e visto che Castiel si era rifiutato di leggere il suo fascicolo, poteva tenerlo all'oscuro di questo suo aspetto; confrontato con la lei di un tempo, Castiel non era altro che un ragazzino un po' ribelle ed antipatico.

Jay aspettò che finisse di ridere, per poi informarlo che sarebbe andata immediatamente a cercare qualche tiro mancino da farle, visto che aveva mezza giornata esonerata dal suo club, dato che la squadra era via un pomeriggio intero per un torneo.

“Vedrai sarò cattiva, ma non troppo, non cerco mica guai.” gli disse allontanandosi a piccoli passi, tenendogli la mano; Castiel la tirò a sé e la baciò all'improvviso, come tutte le precedenti volte.

“Non posso baciarti, devo tenere le mie manacce lontane dalle cose di Ambra!” disse fingendo di spaventarsi delle minacce che le aveva fatto la strega bionda.

Il ragazzo si mise a ridere, come faceva tutte le volte che Jay faceva facce buffe o stupide imitazioni e la lasciò andare, dicendole di informarlo sulla vendetta che avrebbe inferto ad Ambra.

Miseriaccia, non sapeva proprio dove andare a parare; Castiel aveva più che ragione, non era portata per escogitare vendette. Iniziò a cercare una classe vuota, dove potersi organizzare un vero e proprio campo base per studiare la sua prossima mossa; trovò tutte le aule occupate, tranne una dove però c'era una ragazza dai capelli rossi che stava studiando come al solito, che riconobbe essere Iris. Entrò, convinta che quella ragazza così intelligente e studiosa potesse darle una mano per trovare una vendetta adatta al caso; si andò a sedere vicino a lei e la salutò.
“Ciao Jay, come va?” le disse alzando appena la testa da un libro di matematica ma sorridendole cordiale.

“Non c'è male.. ma ti piace proprio la matematica eh? Anche l'altra volta ti ho vista studiare le stesse materie.” le chiese alzando leggermente un libro per poter leggere qualche titolo.
“Diciamo che me la cavo, ma devo sempre ripassare per essere sicura di saper svolgere gli esercizi in maniera corretta e senza saltare nessun passaggio.” le spiegò continuando a scrivere una sequenza di numeri e lettere.

“Capisco.. posso chiederti un favore?”

“Certamente!” le disse dandole la piena attenzione chiudendo il libro davanti a lei; in quel momento le ricordò un po' Nathaniel, che quando era immerso nello studio non dava particolare attenzione a chi gli dava a parlare.

“Conosci Ambra, giusto?”
“Ho sentito parlare male di te da quelle tre ragazze terribili, dicevano peste e corna!”

Jay fece spallucce.

“Non che la cosa mi stupisca; volevo sapere se magari tu conoscendola meglio potessi sapere un suo punto debole.”
Iris la guardò con sguardo complice, capendo al volo le sue intenzioni.

“Vendetta eh? Ambra ama molto la moda, potresti infastidirla vestendoti come lei; non è un'idea molto cattiva ma sicuramente la infastidirà, direi che si può tentare no?”

“Certo che si, sempre meglio del mio vuoto totale di idee; ma dove posso trovare dei vestiti simili ai suoi?” in fondo lei era nuova della città, e non si era mai degnata di andare a fare un giro in centro per vedere i vari negozi.

“Qui davanti c'è un negozietto di vestiti, se vuoi posso accompagnarti a cercare qualcosa di somigliante, ho un'ora buca.”

Così senza aggiungere altro le due ragazze andarono al negozio di vestiti davanti alla scuola, dove le accolse un ragazzo molto carino con i capelli scuri ed un abbigliamento un po' eccentrico, che era il proprietario del negozio. Dopo mezz'ora riuscirono a trovare tutto l'occorrente e pagando un top, una collana ed una tracolla, simili – se non uguali – a quelli di Ambra tornarono al liceo, curiose di vedere come sarebbe andata a finire la cosa.

Attraversando il cancello del liceo, Jay vide seduto alla solita panchina Castiel, che leggeva tranquillamente una rivista; non aveva la minima intenzione di farsi vedere conciata in quella maniera, che considerava altamente ridicola e anche perché non la trovava una vendetta all'altezza delle aspettative del ragazzo; così prese Iris per mano e le fece segno di passare per il retro della scuola, attraversando il club di giardinaggio.

Non fu una grande idea.
“Jay, da quanto tempo non ti fai vedere, sei venuta a controllare come stanno quelle povere piantine che hai brutalmente schiacciato?” le chiese con aria insolitamente felice.

Ma il tono di voce di Jade risuonò per tutto il cortile attirando l'attenzione dei pochi presenti tra i quali anche Castiel.

Si avvicinò ancora incerto sull'identità di quella ragazza vestita come Ambra, e quando ebbe la sicurezza che fosse proprio la sua ragazza iniziò a ridersela sotto i baffi.

“Cosa dovrebbe essere ciò? La tua famosa vendetta crudele?” le disse cercando di trattenersi dal ridere.

“Già, la ferirò nell'orgoglio!” rispose spavaldamente Jay, come se fosse convinta della sua scelta, per poi lasciarlo a sghignazzare da solo, iniziando a cercare Ambra per farle vedere il suo nuovo look. Non dovette aspettare molto, le bastò entrare nel corridoio e se la trovò davanti mentre stava uscendo dalla classe per andare nel bagno; la ragazza le passò davanti guardandola disgustata, per poi fermarsi a vedere come era conciata.

“Ma, come ti sei vestita?” le disse con aria indispettita.

Forse aveva fatto centro.

“Un cosetta così, niente di che a dire la verità.” le rispose, sorridendole compiaciuta, Jay.

“Oh, povera Jay, sei così in difficoltà con il tuo pessimo look che hai deciso di copiarmi; devo dirti che addosso a te sta molto male, ma per qualche altro spicciolo potrei anche darti lezioni di moda.” aggiunse continuando ad andare per la sua strada.

Si era trovata da sopra.

Maledetta.

Doveva assolutamente trovare qualcosa di più efficace ed al più presto; ma prima si sarebbe andata a togliere quei vestiti tremendi di dosso; ritornata al suo abbigliamento abituale, andò dall'unica persona che poteva sapere con sicurezza cosa avrebbe potuto infastidire Ambra: Nathaniel.

Sapeva dove trovarlo; sempre al suo solito posto, nella sala docenti a leggere, firmare o studiare qualcosa; ed infatti lì lo trovò.

“Hey Nathaniel, mi servirebbe il tuo aiuto.”


 


Jay Myler 
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