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Autore: Utrem    16/05/2013    5 recensioni
Il sistematico e profondo protagonista va a fondo e riesce a smontare ad altri e a sé stesso il castello delle illusioni, conducendoli verso la strada di valori sani e duraturi.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La gente che ti compiange è la peggiore in assoluto. Giuro che quando sento qualcuno compiangermi anche per il motivo più insulso mi sale una rabbia che mi capita di rado di conoscere. Un nervoso! Diossanto.
(Il mio è, chiaramente, un riferimento indiretto a Lidia e alle sue uscite di oggi in classe, ovverosia :
“Poverino però, lasciatelo in pace!”, “Che vi ha fatto? Nulla!”, “Dai basta, adesso si esagera!”).
Saranno un po’ affari miei se ho intenzione di lasciare che la gente si prenda gioco di me!
Probabilmente, secondo lei, schierarsi dalla mia parte in questo modo equivale a porgere una mano ad un persona che è sul punto di precipitare in un dirupo ed è buona anche a sentirsi orgogliosa di ciò : stolta! Infatti non capisce che tale sforzo è totalmente inutile se la persona non ha la forza di tirarsi su.
O la voglia.
Ad ogni modo, tutto ciò non ha alcuna importanza perché nel “dirupo” ci sono già e da un bel pezzo.
È un posto tranquillo, in verità, che toglie parecchie ansie e apre la porta a sentieri quasi totalmente ignorati da tutti gli altri. Sarebbe meglio, però, se offrisse anche la possibilità di risalire senza sforzi.
Ma io, sono mai stato davvero lassù? E anche se no, perché mi dovrebbe interessare così tanto salirci?

Povera Lidia. In questo stato confusionale, non posso certo ritenermi degno del suo misericordioso aiuto.

(Sta per cominciare una delle mie riflessioni chilometriche sul passato, staccate gli occhi da qui prima che sia troppo tardi. Uomo avvisato, mezzo salvato).

Sin da piccolo ho avuto una decisa e continuata inclinazione allo studio. Mi riempiva di soddisfazioni e dell'ammirazione delle maestre e anche di quella, tacita e camuffata da invidia, dei compagni. Spesso le prime si riferivano a me come modello di esempio per gli altri, il che indispettiva ed innervosiva gli ultimi, tanto da aver reso gli anni delle elementari l'equivalente di una vacanza ad uno dei gironi del Nono Cerchio Infernale dantesco.
Anche alle medie si è deciso di portare avanti la tradizione di escludermi da quasi tutti i gruppetti di amici e canzonarmi spassionatamente per sciocchezze. I riconoscimenti scolastici, quasi come in un rapporto di proporzionalità diretta con le burle, aumentavano a vista d'occhio e mi hanno addirittura portato a concorrere al di fuori della mia regione. Le ragazzine avevano già cominciato a guardarmi storto e a ridermi dietro per scarpe slacciate, quaderni caduti e generali miei gesti che denotavano mancanza di sicurezza. I bulletti, al contrario, solo in terza media vantavano già un curriculum sentimentale pieno di conquiste interessanti.
Ciò non voleva dire però che non avessi amici. C'era un ragazzino dell'altra classe, Samuele, con cui chiacchieravo la mattina prima di entrare in classe; con lui condividevo principalmente l'amore per un videogioco e nient'altro. Era gioviale, chiassoso ed aveva una erre moscia molto marcata. Mi sembra di ricordare che questo pseudorapporto fosse durato circa un anno e mezzo, e si fosse poi spento senza grande rumore.
Poi c'era una ragazzina, Francesca, con cui ero stato bene o male costretto a parlare poiché eravamo vicini di banco e lo siamo stati per nove mesi. Era fissata con tutto ciò che concernesse la musica ed il teatro. Ricordo di seguire con attenzione le sue parole ed il luccichio nei suoi occhi ogni volta che si accingeva a parlarne : raramente mi era successo di cogliere nei miei ex compagni un tale fervore per qualcosa, specialmente nelle femmine. Con lo stesso fervore le parlavo della bellezza di alcuni romanzi, delle mie considerazioni sul metodo di scrittura adoperato dall'autore e di alcuni miei raccontini. Mi ascoltava con attenzione, non tanto perché le piacesse ciò di cui parlavo ma perché così come ero attratto dalla sua passione, lei era attratta dalla mia. C'è anche da aggiungere che era una delle più brillanti della classe, anche se certamente non una delle più carine. Di lei però mi piacevano moltissimo gli occhi, non tanto perché di un colore esotico, ma per la loro forma e per la fittezza (naturale, almeno credo) delle ciglia. Veramente espressivi e, osservando anche le altre persone mentre la guardavano, mi accorsi che non ero l'unico ad apprezzarli.
Con lei mi sento ancora adesso in toni di amicizia, anche se, dato che io sono al liceo classico e lei all'artistico, abbiamo ben poco tempo da dedicarci.
C'era un periodo in cui ero stato molto amico di un mio compagno di classe, Mattia. Sedevamo sempre vicini e giocavamo con le figurine assieme. A scuola non era una cima e ben presto capii che parte dell'amicizia era basata sull'interesse. Comunque, era un tipo molto silenzioso, l'ideale per le mie lunghe digressioni su libri, scrittori e poeti. Nemmeno lui era effettivamente molto interessato, ma ammirava la mia dedizione e forse l'invidiava anche un po'. Andai spessissime volte a casa sua e altrettante volte venne lui a casa mia. Ricordo grandi tournaments alla playstation, pieni di suspense. Durò per un anno e mezzo, poi scoprì l'interesse per il genere femminile e mi abbandonò. Credo che lo abbia fatto perché temeva che la mia amicizia lo danneggiasse a livello della reputazione. In effetti aveva molto successo e, dalle informazioni che avevo raccolto in giro nella scuola, risultava unanimemente uno dei ragazzi più carini della classe. Io, invece, avevo appena messo l'apparecchio mastodontico che porto tuttora, che pregiudicò definitivamente per me ogni tipo di successo – anche se il vero declassamento l'ho avuto sin dall'epoca della scuola materna, con quegli occhialoni dalle lenti spesse come il fondo di una bottiglia. Sono più miope di una talpa con un occhio sguercio, anche se non si direbbe perché ho gli occhi molto grandi. Verdi. Forse una delle poche passabili del mio aspetto fisico.
Ricordo una volta in cui Mattia mi presentò la sua prima fidanzata : una ragazza slanciatissima, con lunghi capelli castani e denti spaventosamente diritti. Io, ovviamente, mi mostrai gentile ed affabile per quanto mi era possibile. Lei, due minuti che ci conoscevamo, mi aveva già affibbiato il soprannome “Bradipo”, fatto uno sgambetto, tirato uno scappellotto dietro la nuca e sfottuto per lo stesso motivo (i miei capelli unti) in dieci varianti diverse. Lui non solo non le disse niente, ma accompagnò tutti i suoi dispetti con risate grasse e cattive.
Inutile dire che, dopo quest'episodio, la rottura fu definitiva.
Ora come ora non mi viene in mente nessun altro, a parte microconoscenze che non vale nemmeno la pena nominare.
Sono sempre stato molto timido, probabilmente anche a causa dell'ostilità che spesso i miei coetanei dimostravano nei miei confronti. La riservatezza, invece (che è un'altra cosa, ho appreso), era ed è dovuta dalla mia preferenza per i libri rispetto a quasi qualsiasi altra cosa. Per me scrivere bene è un'arte ineguagliabile, sublime. Avessi incontrato una persona con la mia stessa opinione, ne avrei fatto il mio amico o amica del cuore perenne. Ma sono abbastanza fiducioso di trovarla, prima o poi, nonostante abbia appena dichiarato una delle carriere peggiori in fatto di amicizie di sempre.
Per ovvi motivi, conoscendo poche persone, non mi sono mai innamorato. Ho avuto una cotterella per una ragazza due anni fa, ma niente che valga la pena d'essere raccontato - non che tutto il resto lo fosse, ma comunque.
Direi che ho finito. Torniamo al presente...

(Vi avevo avvisato, no? Quindi, niente mugugni).

Ora come ora... non ho amici. Forse la situazione è anche peggiore, perché, se prima potevo considerarmi una “star” per tutta l'attenzione che mi veniva dedicata quando si trattava di pigliare per il 'c' qualcuno, adesso non godo nemmeno di fama in senso negativo. Difatti, parlando di Lidia citavo interventi inseriti in episodi abbastanza distanti l'uno dall'altro. Non è successo tutto oggi, come avrebbe potuto trapelare da quanto ho detto. Sono generalmente ignorato da tutti, abbandonato in classe con il suo libro ed “un' aria pensosa e leggermente melanconica”. Così ha detto l'insegnante a mia madre una settimana fa. Questa definizione mi ha lasciato un attimo perplesso ed in un certo senso preoccupato dalla mia trasparenza, anche se in verità non ho mai cercato di nasconderla, quest'aria pensosa e leggermente melanconica. Fa parte di me, ed è sciocco cambiare per il capriccio degli altri.
Come quella, Nadia, che viene lì e mi dice : “Hey! Mi spieghi perché parli così difficile? Ti farebbe bene parlare un po' più... normale”.
Io, alzando appena appena le sopracciglia per non interrompere la lettura, le ho risposto con molta pazienza : “ È come se ti dicessi di diventare castana perché la maggior parte delle ragazze ha i capelli castani. Mi va di parlare così e parlo così “.
Lei, subita la sconfitta, se n'è andata piuttosto delusa.
… mah.
Forse una cosa potrei cambiarla : imparare che non tutti i coetanei mi vogliono far del male. Giudicare un po' meno e tollerare un po' di più. Ma loro mi giudicano e non mi tollerano, ergo ho tutte le ragioni per comportarmi così.
(Lidia, la prossima volta ti consiglio di lasciar perdere gli aiuti come li vedi tu se non vuoi trapanarmi la testa a forza di farmi riflettere.)

 

   
 
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