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Autore: PervincaViola    18/05/2013    9 recensioni
{CamxLuce ♥}
In un mondo in cui Daniel e la maledizione non esistono, Lucinda si ritroverà alle prese con l'affascinante Cam dell'epoca vittoriana.
«Mi concedete questo ballo?»
«Mi dispiace, signore, ma preferisco non ballare.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cameron Briel, Luce Price
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Can I have this dance?

 




 


Londra, 1843

 

L'enorme sala, addobbata fastosamente, era gremita di persone. Tutte le dame, che indossavano elegantissimi abiti confezionati su misura dalle sarte più famose della città, conversavano amabilmente degli ultimi pettegolezzi piccanti, mentre i gentiluomini stavano in disparte, sorseggiando bicchieri di brandy oppure giocando d'azzardo.
Lucinda Wright si guardava nervosamente attorno. I suoi genitori erano stati costretti a letto da una forte influenza, quindi si era dovuta recare al ricevimento dei signori Clark completamente sola.
L'anziana nobildonna l'aveva accolta cordialmente, presentandola a dei baldi giovani, mentre le sussurava maliziosamente all'orecchio che tutti i rampolli delle più ricche famiglie londinesi la stavano mangiando con gli occhi.
Dopo alcune chiacchiere di rito con i padroni di casa, aveva preferito defilarsi, quasi nascondendosi nell'angolo più appartato della sala.
Alzò gli occhi, specchiandosi sulla parete di cristallo che ricopriva parte della sala: vide una fanciulla dall'aria timorosa, vestita con un fine abito di taffetà rosa antico, chiuso in vita da un nastro di raso nero. Al contrario di tutte le signore presenti, aveva preferito lasciare i capelli sciolti, che ora ricadevano in morbidi boccoli scuri oltre la vita.
Sospirò. Avrebbe voluto essere a casa, invece era costretta a rimanere a una festa in cui non conosceva praticamente nessuno.
Si strinse nelle spalle, sentendo che l'orchestra aveva cominciato a suonare. Non voleva essere invitata da nessuno, soprattutto perché non era molto abile nella danza.
Rimase qualche minuto a osservare le coppie che ballavano, ma una voce la costrinse a girarsi.
«Mi concedete questo ballo?»
Il ragazzo che aveva parlato aveva dei magnifici occhi verdi. Fu questo il primo pensiero di Lucinda. Si guardò intorno, cercando di capire se si stesse rivolgendo a lei.
«Sto parlando proprio con voi, signorina.» sorrise quasi beffardamente.
La ragazza arrossì, facendo un passo indietro.
«Mi dispiace, signore, ma preferisco non ballare.»
«E perché mai una bella fanciulla come voi non vuole danzare con me?»
«In primo luogo perché non conosco nemmeno il vostro nome.» rispose Lucinda, che cominciava a indispettirsi.
Il ragazzo rise divertito.
«Avete un bel caratterino, proprio come si dice in giro, Lucinda.» Lei ne rimase stupita: conosceva il suo nome?
«Scommetto che vi state chiedendo come faccio a conoscervi.» disse lui, indovinando i suoi pensieri, «Ebbene, la padrona di casa mi ha chiesto di venire a tirarvi fuori dall'angolo buio nel quale vi eravate nascosta.»
«Però avete ragione, non mi sono presentato. Cameron Lewis, onorato di fare la vostra conoscenza, signorina Wright. Per voi soltanto Cam.» le sussurrò, facendole il baciamano « Adesso non avete più scuse per non ballare con me.» 
Lucinda si accorse che aveva ragione e, in più, la forte mano guantata di lui stringeva ancora la sua.
Decise di vuotare il sacco: magari scoprendo che era una frana nel ballo avrebbe rinunciato e se ne sarebbe andato. Anche se si sentiva stranamente attratta dai suoi modi da gentleman.
«La verità è che non sono molto portata. E non vorrei farvi fare figuracce.» ammise, non guardandolo in faccia. Ma sorprendentemente lo sentì ridere.
«Sapevo anche questo. Ma visto che sono un tipo molto testardo, ho deciso che vi aiuterò ad imparare.»
Così dicendo la accompagnò, quasi trascinandola, sulla pista da ballo, in mezzo alle altre coppie. Le circondò la vita con un braccio, avvicinandola al suo petto muscoloso.
«Dovete stare vicina al cavaliere e seguire i suoi passi.» le spiegò, con tono da maestro. «E rilassatevi un po', siete troppo rigida!»
Lucinda sbuffò, anche se sommessamente, per non attirare l'attenzione delle altre coppie. 
«Scusatemi, non l'ho fatto di proposito!» disse con tono di scusa, dopo aver pestato un piede al suo cavaliere. «Ve l'avevo detto che non sono capace.»
«E io vi avevo detto che vi avrei insegnato. Guardatemi negli occhi, e lasciatevi guidare. Non sapete che è l'uomo che comanda?» le domandò ironicamente lui.
Lei si morse la lingua per trattenere una risposta sagace; cercò invece di seguire i suoi consigli.
Lo fissò negli occhi e piano piano si lasciò andare, seguendo il ritmo del valzer. Stare tra le sue braccia era quasi naturale e si ritrovò a volteggiare fluidamente come non aveva mai fatto.
Osservò con attenzione le labbra rosa chiaro del suo cavaliere, notò la piega ironica che assumevano spesso e pensò che era davvero affascinante, con il ciuffo ribelle di capelli corvini che gli ricadeva sulla fronte.
«Avete visto che non era così difficile?»
La voce di lui interruppe i suoi pensieri. Arrossì, accorgendosi che l'aveva fissato per un tempo spropositato e che l'orchestra aveva cessato di suonare.
«Avevate ragione...» rispose con un sorriso.
«Il vostro primo sorriso della serata: un bel risultato!» sorrise anche lui. «Siete accaldata o siete arrossita per me? Avete le gote in fiamme...»
"Arrossita per lui? Ma che arroganza!" pensò, ma si dovette trattenere di nuovo, a causa della vicinanza della padrona di casa, a cui sorrise amabilmente.
Lucinda sobbalzò e arretrò al contatto improvviso tra la mano di lui e la sua guancia scarlatta. Lui alzò le mani in segno di resa.
«Volete fare un giro nei giardini con me?» le chiese, afferrandole di nuovo la mano.
Come già era successo prima, non attese la sua risposta. Semplicemente la guidò con sicurezza attraverso innumerevoli stanze della casa, finchè non si ritrovarono all'aria aperta.
La luna illuminava dolcemente i sentieri circondati da arbusti di rose, bagnate dalla rugiada della sera. Un refolo di vento fresco la fece rabbrividire, ma subito si sentì appoggiare qualcosa sulle spalle. Il suo cavaliere si era accorto dei suoi brividi e le aveva galantemente ceduto la costosa giacca, lanciandole uno sguardo beffardo.
Continuando a tenerle la mano l'accompagnò fino a una panchina di ferro battuto, posta davanti all'immensa fontana di marmo italiano che svettava al centro del parco.
Lei si sedette stando attenta a non rovinare l'ampia gonna, proprio come le aveva insegnato sua madre, cosa che fece ridere Cam.
«Quante cerimonie solo per un vestito. Sono sicuro che siete molto più bella senza...» proclamò con un sorriso malizioso.
«Cameron!»
«Cam.»
«Va bene, Cam. Se vi chiamo in questo modo promettete di non fare più battute di quel genere?»
«Non posso prometterlo, è nella mia natura, Lucinda. Ma ci proverò.»
Rimasero qualche minuto in silenzio, lei a osservare distrattamente la fontana e lui a osservare attentamente lei.
«Perché mi avete invitata a ballare?» gli domandò lei all'improvviso, stupendolo. «Sono sicura che quella di Lady Clark sia stata solo una scusa.». "Gli ho forse fatto pena?" pensò, in un impeto di orgoglio.
«Sono rimasto colpito dalla vostra aria triste e disorientata. Volevo vedere un sorriso spuntare sul vostro volto corrucciato.» rispose sinceramente lui. «E non potevo certo lasciarmi sfuggire l'occasione di conoscere una bella ragazza, non trovate?» scherzò. 
«Avete degli occhi stupendi, sapete?» le sussurrò, tornando serio e avvicinandosi. 
«Ecco...io...» balbettò Lucinda, arrossendo e abbassando lo sguardo, mentre cercava di ritrarsi dalla pericolosa vicinanza di lui.
Un dito di lui sotto il mento la costrinse a guardarlo negli occhi verdissimi. Erano talmente vicini che il fiato caldo di lui le sfiorava il collo, facendola rabbrividire.
Cam azzerò la distanza tra distanza tra loro posando le sue labbra su quelle di Lucinda. All'inizio fu un bacio casto e dolce, con la mano di lui che le accarezzava la guancia.
Ma poi il contatto si approfondì, le loro lingue si sfiorarono e le gli circondò il collo con le braccia.
Era un bacio così travolgente che a Lucinda sembrava di svenire. Era il suo primo bacio, e non aveva mai provato simili sensazioni.
Furono interrotti dalla voce in lontananza di un paggio, che chiamava con tono preoccupato Lucinda.
Lei si staccò repentinamente, cercando di sistemarsi. 
«Devo andare.»
Cam però l'attirò ancora a sè, fermandosi a un soffio dalle sue labbra.
«La prossima volta il vostro carnet* sarà pieno, Lucinda, quindi non permettete a nessun altro gentiluomo di avvicinarsi, o lo dovrò sfidare a duello!» sorrise con tono beffardo, prima di darle una rosa rossa e lasciarla andare.
Lei lo fissò un'ultima volta. Non rispose, troppo emozionata, ma lo fece il suo sorriso.
Si allontanò a passo svelto, verso la villa, sentendo ancora il magnetico sguardo smeraldo di Cam fisso su di sé.
Quando però si voltò per salutarlo, lui non c'era già più.​

 

 

 

 

 

 

 


*Carnet: taccuino di ballo su cui le dame annotavano la lista dei cavalieri prenotati per ballare con loro.

 Angolino dell'autrice:

Ciao! Spero che vi sia piaciuta questa CamxLuce, anche perché speravo che i libri finissero con questa coppia, ma sono rimasta delusa...
Le recensioni sono sempre ben accette, soprattutto perché mi sono impegnata davvero molto per scrivere su questa coppia che adoro.

   
 
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