A Shikamaru veniva da
sorridere.
La situazione era
più o meno quella di tre anni fa, quando per la prima volta era entrato
in casa Yamanaka con la mano in quella di Ino.
Ancora un
volta c’erano lui, imbarazzatissimo, Inoichi, col suo sguardo terribilmente indagatore (gli
pareva di sentirlo: “Per ora può andare, Nara, ma prova a fare un
passo sbagliato e…”), la comprensivissima
signora Yamanaka, per la quale aveva sviluppato negli
anni un affetto filiale…solo che in più c’erano gli Akimichi, la sua vera madre (anche se lui era ancora
convinto si trattasse di un ingegnoso scambio di culle), e suo padre, Shikaku.
Choza si era buttato sul cibo come sempre, Shikaku sulle bevande e Inoichi…a
scrutare lui, tanto per cambiare, come fosse tanto stupido da fare qualcosa di
deplorevole davanti al padre della sua ragazza.
Avevano finito di mangiare
da poco e gli adulti si erano spostati in salotto a proseguire le loro
chiacchiere, mentre Ino aveva insistito con la madre per mettere a posto i
resti del pasto.
Era intenta a incasellare
gli avanzi nel frigorifero quando Shikamaru la
abbracciò da dietro: “Shika, che
fai?” fece divincolandosi in maniera non troppo convinta dal suo
abbraccio “Potrebbe venire mio padre…”
“Lascia che venga…”ribatté lui, prendendo a baciarle
il collo.
“No” fece lei
decisa.
“Pensavo ti
piacesse” fece lui di contrappunto.
“Mi piace molto di
meno impiegare venti minuti ogni mattina a coprirne gli effetti”
sbuffò lei, ma il ragazzo intuì che non era per
nulla arrabbiata.
“Vieni qui…” le intimò prendendola tra le
braccia una volta che la ragazza ebbe chiuso lo sportello.
“Shika,
sono seria” rispose lei appoggiando la fronte contro quella
di lui “Non qui.”
“Che devo fare,
chiedere la tua mano per toccarti in casa tua?” scalpitò il
ragazzo.
“Non è
un’idea malvagia” rispose lei sorridendo e sfiorandogli le labbra
in un bacio.
Che gli altri lo
credessero o no, Ino Yamanaka era
un’inguaribile romantica. Aveva vissuto di storie d’altri finché
nella sua vita non era arrivato Shikamaru. E allora ogni fantasia che non aveva
avuto era diventata realtà. Lui riusciva…riusciva ad essere
romantico senza esserlo, a indovinare i suoi desideri prima
che li formulasse, prima ancora che lei stessa si accorgesse di averli, da
qualche parte in fondo all’anima. Era così Shikamaru, diverso da
ogni sua fantasia di bambina, eppure così incontrovertibilmente
giusto per lei. Non era l’altra
metà del cielo, come si era sempre immaginata; era interamente un nuovo
mondo, selvaggio e inesplorato, per lei.
E ora era lì, e la
guardava con la sua aria enigmatica, curiosa e furbesca a un tempo, illeggibile
eppure familiare. Le si avvicinò, e
inspiegabilmente le diede un buffetto, come si fa coi bimbi piccoli. Lei gli sorrise mentre usciva, a perdersi nei suoi pensieri.
A dire il vero Shikamaru
ultimamente aveva un solo pensiero, un chiodo fisso che gli martellava il
cervello: Ino, sposare Ino. Gli era sopraggiunto un giorno, scorgendo i suoi
genitori rannicchiati sul divano, quando pensavano non fosse in casa.
Shikaku era seduto, disteso e tranquillo, quando Yoshino era arrivata e aveva cominciato una delle sue
solite prediche. Shikaku aveva risposto qualcosa che
Shikamaru non aveva potuto intuire, e Yoshino era
precipitata tra le sue braccia. A quel punto il ragazzo se ne era andato a
zonzo per le vie di Konoha con un pensiero che
continuava a tornargli in mente: è
questo quello che voglio. Voglio una persona che non cerchi di capirmi, o di
essere come me; per quello mi basto io. E mi annoio. Ho bisogno di qualcuno che
non la conosca nemmeno la noia, e che sia brillante,
che mi tiri fuori dalla mia apatia ogni volta che ci cado…e io una
persona così ce l’ho già. Ino.
Sorrise, e improvvisamente
non stava più vagando per le vie della cittadina, ma aveva un obiettivo
ben determinato in testa.
Shikamaru quel giorno non
era guidato dal caso, ma da un bisogno, una necessità e una
determinazione assolute.
“Allora è
oggi il grande giorno, eh?” Udì una voce alle sue spalle. La voce
che era sempre stata alle sue spalle,
in ogni occasione, che gli aveva salvato la vita più di una volta, in
battaglia e nella vita, quella vera.
Il ragazzo moro sospirò
e fissò lo sguardo all’orizzonte.
“Andrà tutto benone” poteva sentire il sorriso di Choji alle sue spalle, fermo e sicuro come la stretta sulla
sua spalla.
“Grazie Choji” mormorò. Poi si volse, e sorridendo rientrò
in casa con l’amico.
I loro genitori erano
ancora lì, risa e schiamazzi in salotto come fossero
ventenni. Questo era quello che voleva,
senz’ombra di dubbio.
Shikamaru avanzò
sicuro, cercando con gli occhi la sua Ino e tuttavia
tenendosi a distanza per osservare un po’ la scena.
“Tesoro, vieni qui” la chiamò in quell’attimo
Inoichi prendendola a sedere sulle sue gambe. Non si
sarebbe mai stancato della sua bambina.
“Stai
d’incanto con quel vestito” si complimentò Shikaku. “Shikamaru sa bene cos’ha fatto quel
giorno…”
“Me l’ha
regalato Choji” fece lei per tutta risposta,
mentre Choza interloquiva: “C’è
un’occasione speciale, principessa?”
Ino si limitò ad
alzare le spalle, mentre il padre le accarezzava la testa.
“Shikamaru, Choji, venite qui!”
Il ragazzo dal codino si
scostò dal muro cui si era appoggiato per godere della scena, e con
l’amico si diresse verso il cerchio delle tre famiglie, sedendosi sul
bracciolo del divano su cui erano accomodati i suoi e perdendosi nel giro di
pochi secondi negli occhi di Ino.
Era strano come tutti i
discorsi svanissero quando lei era di fronte a lui,
gli occhi fissi nei suoi. Continuarono a guardarsi e a sorridersi,
semplicemente: lei sulle gambe del padre, lui vicino al suo.
“…vero,
Shikamaru? Shikamaru?” lo richiamò Shikaku.
Alla seconda volta accompagnò il richiamo con una gomitata.
“Eh? Pà, non c’è bisogno che mi spingi,
stavo ascoltando…”
“Sì?”
fece Shikaku scettico. “A me sembrava che
stessi guardando…” fece poi
con tono suggestivo.
Gli altri scoppiarono in
una fragorosa risata, mentre Ino si mordeva il labbro per non imbarazzare il
ragazzo e Inoichi stringeva istintivamente la presa
su di lei.
Yoshino scosse il capo:
“Shikaku, c’è proprio bisogno di
mettere tuo figlio in imbarazzo davanti a tutti?”
“Cara, non ci posso
fare molto se è praticamente ai piedi della ragazza!” di nuovo
l’ilarità generale. “E non lo biasimo, principessa”
aggiunse poi facendo l’occhiolino ad Ino, che per tutta risposta sorrise
calorosamente arrossendo un poco.
Solo al termine di questo
breve scambio di battute si accorse che Shikamaru era scivolato sul tappeto,
letteralmente ai suoi piedi, in ginocchio davanti a lei.
“Shika?”
la ragazza lo guardò con aria interrogativa passandogli una mano sul
volto.
“Shikamaru, tuo
padre scherzava, sa…” cominciò Choza,
ma si interruppe quando la mano del figlio si
posò delicatamente sul suo braccio.
Shikamaru sorrise sentendo
l’attenzione dei presenti concentrata su di
sé, ma non arrossì: non aveva nulla di cui vergognarsi.
Semplicemente, aveva scelto di farlo lì, così, quel giorno,
davanti alle persone che più amava.
“Ino”
cominciò. La ragazza gli sorrise, prendendogli
la mano con l’intenzione di aiutarlo ad alzarsi. Un gesto
d’affetto, non necessario ma essenziale.
Lui fu rapido a rigirare
la mano della ragazza, e a baciarla con devozione.
Ora non volava una mosca.
“Mio padre ha
ragione” sussurrò Shikamaru, e nonostante quello fosse alle sue
spalle lo riprese: “Non sorridere, papà, non capiterà
più per i prossimi cinque anni, giusto per stare in media”.
Tutti risero.
“Papà ha
ragione però.” Riprese lui con gli occhi fissi in quelli di Ino
“Lo so bene cos’ho fatto quel giorno. Ho rinunciato a un sogno per
inseguirne un altro. Ho scoperto che non volevo una famiglia normale, con una
moglie e due bimbi, purché ci fossero. Volevo una famiglia, ma la volevo
con te. Senza, non l’avrei mai
accettato”.
Gli occhi di Ino si
riempirono di lacrime.
“E lo so che per
qualcuno potrà sembrare presto, ma…Non voglio negarmi la
felicità che già intravedo. Ho passato la vita a fare il minimo
sforzo per ottenere ciò che volevo, per arrivare ad accorgermi che se
anche avessi tentato con tutta la forza e la
volontà di questo mondo non sarebbe bastato, perché la mia
felicità in questo momento dipende da te”
Yoshino si strinse a Shikaku.
“Dipende dalla tua
risposta” sussurrò più piano Shikamaru estraendo una
scatolina di velluto.
A questo punto lo sguardo del
ragazzo si sollevò un poco, a incontrare quello di Inoichi:
“Sapevo che sarebbe stata solo questione di tempo” annuì
l’uomo, anch’egli con gli occhi leggermente lucidi.
Shikamaru sorrise, e
procedette ad aprire la scatola.
“Ino…”
cominciò, e lei si lasciò andare a un singhiozzo.
“Ah, non piangere
donna” la rimbrottò lui, carezzandole il volto “Poi tuo
padre pensa che io sia solo capace di quello” le sorrise. Lei fece
altrettanto.
“Scusami, Shikamaru,
è che…”
“Ehi, ehi”
ripose lui tappandole dolcemente la bocca. “Non ho bisogno di un
trattato, Nuvola*. Ho bisogno solo di un sì,
del tuo sì” sussurrò asciugandole le lacrime.
“Sì!”
urlò allora Ino, e lasciando il padre si gettò tra le braccia di
Shikamaru, abbracciandolo e stringendolo a sé il più forte
possibile.
Il ragazzo si alzò
tirando su anche lei, le diede un leggero bacio sulle labbra e le infilò
l’anello al dito. Non aveva finito di saziarsi dello sguardo della sua
futura sposa che sentì una mano sulla spalla:
“Ben fatto” sussurrò suo padre, abbracciandolo.
Ino intanto era in
lacrime, tra le braccia della madre: “La mia bimba…”
continuava a sussurrare quella “L’ho saputo dal primo momento in
cui ha varcato quella soglia tre anni fa, Ino, che non ti avrebbe più
lasciata andare”.
Ino si fece cullare anche
dal padre mentre Shikamaru riceveva pacche sulle spalle dagli uomini e sorrisi
gioiosamente annacquati dalle donne; poi si volse a lei, la donna della sua
vita, le porse la mano che quella accettò e la trascinò tra le
sue braccia. Per sempre.
* Questo
soprannome viene da un’altra storia che ho scritto
mentre aspettavo che
Signori,
questo è l’epilogo. Mi ha reso felicemente triste scriverlo,
mentre ascoltavo la canzone che ha scandito i capitoli di questa fanfiction, Paper cup
di Heather Nova, e I loved her first by Heartlad, da
cui ho tratto la battuta di Inoichi “era solo
questione di tempo”. Trovo che descriva alla
perfezione i sentimenti di un padre come lui verso la figlia.
E’ stata
decisamente dura finirla qui, ma bisogna avere il coraggio di farlo per il bene
della storia. E per me, in questo momento, era questo. Non escludo il ritorno
per un capitolo speciale o due, in particolare dal punto di vista di Inoichi, che mi intriga un bel po’, ma per ora non
saprei dire…
Vorrei
ringraziare quanti hanno letto, quanti hanno commentato questa storia (non
sapete che piacere sia per me!), e scusarmi per la lunghezza del capitolo, ma
mi sembrava di avere così tante cose da dire…
Bè, grazie a tutti.
Di cuore.
Davvero.
WishfulThinking