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Seicentoquarantadue giorni, sette ore, ventitré minuti che è cambiato tutto.
La mia memoria si ferma qui, a quando ho capito che tenere sotto controllo ogni istante della mia vita sarebbe solo servito ad aumentare la mia – ingiustificata – ansia di morire, perdendomi le piccolezze della realtà quotidiana.
Così, dopo il ventitreesimo minuto di un bel dì, ho deciso di smettere di contare il tempo con precisione certosina, visto che conoscerlo così perfettamente mi sarebbe solo servito ad impressionare di più i futuri lettori del libro riguardante i giorni di “agonia”, che avrei scritto dopo la mia liberazione da questo “inferno”.
Ma io non voglio essere liberata.