Personaggi:
Damon – Alaric – Surprise
Genere:
(questa è difficile -_-) emm Comico (?) – Sentimentale
(?)
Rating:
Arancione (solo
perché detesto il giallo)
Ambientazione:
4x23
Note:
Slash – Missing Moment – Spoiler 4x23
N/A:
È il mio primo tentativo slash e voglio dedicarlo alla mia
piccola Meiousetsuna,
perché è sempre di una dolcezza insuperabile *-*
Ringrazio tutti quelli che si fermeranno a leggere^^
A
Ghost's Desires
***
Elena
ha mollato il ceffone del secolo e poi ha lasciato la stanza,
regalando a Damon il chiaro – e forte – indizio di dover
rimuginare sulle proprie azioni.
Ed è esattamente ciò
che ora sta facendo: il vampiro se ne sta seduto sul letto, con i
gomiti puntellati nelle cosce e le dita intrecciate, a realizzare di
aver pensato soltanto alla sua probabile sofferenza da umano
insignificante, quando morente avrebbe preferito vomito di gatto a
quella cura.
Alaric, due bicchieri con tre quarti di scotch nelle
mani, entra nella stanza e gli si avvicina. Ha il volto serio e
velatamente apprensivo, ma nei suoi occhi brilla anche un'amichevole
scintilla di scherno.
Damon cerca di precederlo, chiedendo:
«Hai sentito l'eco della sberla?», come se quello fosse
l'unico motivo valido per ricevere una visita.
E il fantasma
atipico gli si siede accanto, porgendogli uno dei due bicchieri, che
l'altro accetta senza fare particolari cenni di ringraziamento.
«Anche i cittadini di New York l'hanno sentita.»
Il
vampiro fa un mezzo sorriso spento, beve un sorso di liquore e non
replica. Guarda di fronte a sé, come se lì davanti vi
fosse uno specchio e la sua immagine riflessa fosse un imputato da
giudicare.
Alaric percepisce il flusso autolesionista dei suoi
pensieri che, non ha dubbi, gli stanno elencando, con meticolosa cura
dei dettagli, tutte le ragioni per cui lui rappresenta la scelta più
sbagliata per Elena. Ed è un gesto senza principio
intenzionale quello di baciargli con dolcezza la guancia, lì
dove crede che si sia abbattuto lo sfogo furente della vampira; ma
poi innesca la fase critica dell'allontanamento con un moto interiore
completamente inverso, che gliela fa risultare dannatamente
centellinata nello spazio da ogni singolo pensiero razionale, tra cui il rimprovero bonario per quest'impeto
d'affetto sfociato nel modo meno opportuno.
Damon aggrotta la
pelle tra le sopracciglia, sentendosi sorpreso e stranito; e dopo
quest'attimo di vita quasi intorpidito, quella bocca già schiusa
dallo stupore pronuncia: «E questo che diavolo sarebbe?».
E
visto che i postumi di un'azione equivoca possono salvarne almeno la
facciata, Alaric simula indifferenza: «Niente...», e poi
si affida all'ironia, «volevo solo essere materno».
Le
labbra di Damon si stendono in un sorriso spontaneo, ma reso quasi
difettoso da una persistente punta d'incredulità per quel
gesto spiazzante e inaspettato.
«Be', avresti potuto almeno
avvertirmi...», beve un sorso di scotch e poi lo guarda con una
serietà che gli costa una certa fatica. «Se ti
avessi immaginato con le sembianze del gentil sesso, forse mi sarebbe sembrato
meno... strano!»
«Be'...
puoi sempre farlo adesso», risponde l'amico, concedendogli
qualche secondo, prima di chiedergli: «Allora? Mi donerebbero i
capelli lunghi e il seno prorompente?».
Damon inarca le
labbra all'ingiù e, con un atteggiamento di sufficienza,
replica: «Avrei visto di meglio...». Poi, guardando ancora
di fronte a sé, come se su quello specchio immaginario che
prima lo condannava ora vi fosse l'immagine al femminile di Rick, con
lo stesso fare facilmente accontentabile, aggiunge: «Ma saresti
ugualmente fattibile!». Sposta lentamente il volto verso il
compagno per gustarsi la sua reazione, ed essa si concretizza in un
soffio di risata, seguito da un sorriso stabile e un leggero
scuotimento di testa che, come una grossa gomma immaginaria, vorrebbe
cancellare tutto e ricominciare daccapo.
Ma, in contrasto alle
speranze dell'amico e motivato dal suo lato dispettoso, posando con
pesantezza la mano sulla sua coscia, Damon sente l'irrefrenabile
bisogno di mettere il dito nella piaga: «Una botta di vita non
te la negherei mai», e questa volta il suo tono privo di
inclinazioni ironiche può volutamente significare tutto e
niente.
I due si guardano negli occhi, comunicandosi il bene che
si vogliono attraverso la densità di questo silenzio intenzionale e
la tensione dei loro sorrisi, solo vagamente distesi, quasi timorosi
di infrangere lo strano equilibrio tra scherno e verità che si
è creato; e pressati dal pensiero di una separazione prossima
e ineluttabile, entrambi ingoiano il tempo di cui è fatto
quest'attimo, custodendolo nell'universo interiore dedicato ai
ricordi.
Poi, sazio di tutti i sentimenti che hanno orbitato tra i
loro sguardi, il cacciatore ridacchia brevemente, convinto, in questo
modo, di smascherare l'intento del vampiro di insinuare strani dubbi
e porre fine al suo gioco.
«Sai...», afferra il suo
polso per togliere dalla coscia quella mano che Damon ha stazionato
con palese e scherzosa concupiscenza. «Non dovresti provocarmi:
sono un fantasma a cui sono state concesse poche ore sulla terra, con
un corpo tangibile. Queste lusinghe shakespeariane potrebbero farmi
venire strane idee!» E questa di giocare le sue stesse carte
gli sembra l'idea migliore; ma poi Damon pronuncia: «Tipo
questa?», e il bacio che sussegue ha un esordio troppo
impetuoso per essere messo a fuoco, analizzato e impedito.
Il
vampiro fa scorrere la mano dietro la sua nuca e le dita ne
rastrellano con lentezza i capelli con un movimento dolce ma simile al meccanismo di una trappola. Alaric chiude gli occhi e si perde in
questo bacio che, a dispetto dei pronostici, non ha nulla di rude o
invasivo: la lingua di Damon sfiora la punta della sua con un tocco
leggero e delicato, mentre le labbra carnose fanno da morbido
cuscinetto, che quasi lo invita a scontrarvisi in ogni possibile angolazione.
E
il fantasma realizza che questo bacio collocato tra la vita e la
morte è il più reale e sentito che abbia mai dato,
probabilmente perché sta prestando a questo momento
l'attenzione che si dedica alle gioie dai secondi contati e
probabilmente perché – con tutto lo sforzo che richiede
ammetterlo – Damon è un gran baciatore!
Il vampiro
allontana le labbra, lasciando Rick ancora con gli occhi chiusi e il
disorientamento di chi si sente smarrito in se stesso. Ma poi
riacquista un certo contegno, lo guarda e non può fare altro
che dire: «E questo cosa sarebbe?», parafrasandolo e
facendo di tutto per non apparire tramortito.
La mano che Damon
tiene dietro la sua nuca scende fino al centro della schiena per
dargli due schiaffetti leggeri ma sonori.
«Un'altra
questione irrisolta con cui dovrai fare i conti, una volta rialzato
il velo!», risponde, esibendo il suo sorrisetto furbo, prima di
alzarsi e lasciare la stanza, senza neanche guardarlo.
E ad Alaric
non è concesso di replicare, ma almeno può borbottare:
«Che stronzo...», con un sorriso ebete sulle labbra,
tanto fermo da sembrare spillato.
***
Nel
salotto di casa Salvatore e con gli occhi super-spalancati, Lexi
regge un bicchiere di bourbon, che svuota in una sola sorsata.
«Ok.
È il caso di smetterla di origliare!»