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Autore: onlydreams    20/05/2013    3 recensioni
STORIA RISCRITTA DAL PRINCIPIO!
Una storia che ormai si è lasciata andare alle spalle torna prepotente nelle veci dei loro corrispettivi figli: Crhistine e Josh. Fin da subito attratti l’un dall’altro, legati inconsapevolmente. Ciò che non sanno è che il loro amore non è altro che il ripetersi di una storia terminata molti anni prima dai loro genitori.
Scopriranno con amarezza che il passato tende spesso a ritornare nel luogo in cui era finito, ignari di ciò che li unisce. Scopriranno come sia cattivo il fato nel fargli vivere le stesse emozioni,nello stesso contesto di un passato ormai trascorso.
DAL CAP
< Buongiorno Sono Josh Somerhalder e vi darò tutte le dritte per raggiungere gli obiettivi prefissati da questo corso e superarlo. Voglio precisare una cosa non accetto favoritismi di nessun genere. > La sua voce assottigliata, declinava a quelle che lo stavano già puntando, la possibilità di passare una notte con lui in cambio di un punteggio alto, ma lasciava anche intendere che fosse stato propenso a qualche notte di puro divertimento ma senza ripercussioni.
Non c'era nessun punto di sospensione nella sua frase, né nessuna forma di indugio nella sua voce.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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La maschera










 

 
 
Ero appostata in un piccolo atrio nascosto, dove solitamente gli insegnanti e tutti coloro che svolgevano mansioni differenti, inerenti comunque  a faccende burocratiche universitarie, passavano di lì per entrare.
 
Non passò molto tempo dal mio arrivo, quando una voce mi fece deviare l’attenzione alla struttura che stavo fissando noiosamente, in attesa che la persona interessata facesse il suo ingresso.
 
Mi voltai.
 
Il suo aspetto giovanile, reso quasi maturo da un completo pantalone e camicia, le cui maniche erano arrotolate accuratamente a metà braccio, e  per quanto questo particolare,  gli donasse un dozzina di anni a salire, lo rendeva quel prototipo affascinante che era l’uomo in cravatta.
 
Anche se in realtà, lui la cravatta non la stava indossando.
 
< Dunque è solo mattiniera o mi stava aspettando > sapeva o forse ignorava quale fosse il motivo della mia presenza ma i suoi occhi sembravano presi da qualcos’altro.
 
Forse, la mia, non era stata tanto brillante come idea, concedermi ore piccole solo per la premura di riportagli la giacca, senza essere vista da occhi indiscreti, non dopo il suo discorso di presentazione. Non volevo essere l’ennesima conferma delle sue allusioni infondate, rappresentando la stragrande maggioranza delle ragazze che frequentavano il corso insieme a me.
 
< Chi dice che stavo aspettando proprio lei? > Affermai non riuscendo a evitare la scetticità che comparve nel mio viso davanti a tanta sicurezza.

< Intuito > Propose, trovando giustificazione nel suo intuito e nel suo innato egocentrismo da uomo, precisando la fierezza che provava nel fare una simile constatazione, non limitandosi a parlare ma sollecitando la sua affermazione con uno sguardo deciso.
 
Presi la busta contenente la giacca e gliela passai, mentre in conseguenza al mio gesto, diede un’occhiata curiosa  dentro, ottenendo conferma anche dalle  mie parole,  che ne derivarono successivamente  sul contenuto.
 
< Volevo ridarle questa, in realtà non sapevo neanche se avessi avuto mai  l’opportunità di riconsegnargliela.  >
 
La voce della signora Tatania, segretaria della facoltà di letteratura ci fece voltare, cercando l’attenzione del professore, rientrando subito dentro.
 
< Signor Somerhalder deve firmare alcuni documenti >
 
Diede una breve occhiata alla busta, per poi riportare i suoi occhi su di me, facendo un cenno con la testa in segno di ringraziamento, mentre un sorriso che dava l’aria di uno che doveva andare, lo accompagnava mentre si avviava all’interno di quella struttura antica ma di immenso valore.
 
 
____
 
 
< Ogni singolo individuo si comporta diversamente in merito al contesto nella quale si trova, quotidianamente indossa una maschera diversa che nasconde la sua vera personalità, questo vuol dire che il modo di comportarsi e di porsi varia a seconda del tipo di situazione >
 
Spiegava gli autori e la letteratura come se stesse parlando della sua vita o addirittura delle sue vacanze, in modo scorrevole e privo di intoppi, era certo, che non avesse studiato quei paragrafi a memoria per paura di cadere in dubbi o in espressioni sbagliate e fuori luogo.
 
Parlava perché in realtà conosceva quello che stava esprimendo, non aveva nemmeno sentito la necessità di far riferimento a qualche appunto scritto nel caso in cui si fosse dimenticato di qualche particolare.                                                         

Colloquiava e gesticolava compiendo diversi passi, che lo conducevano alla vista di tutti, cercava con gli occhi gli sguardi tutti, perché voleva essere sicuro che loro fossero consapevoli che lui stesse parlando per loro.
 
< Pirandello riporta il concetto di maschera in quasi tutte le sue opere > Terminò, fermandosi al centro di quell’enorme stanza, cercando uno sguardo d’intesa dai presenti.
 
< Per oggi finiamo qui e dato che  siete fin troppo intelligenti iniziamo con i primi 40 capitoli di questo piccolo  libricino – sollevò il libro in questione sventolando in aria divertito fingendo un volto serio, smentendo quello che lui si era ostinato a chiamare piccolo mentre in realtà avevo lo stesso spessore della sua testa - >
 
La sua proposta ottenne una risposta, forse non quella che si aspettava, ma era pur sempre una reazione alla sua domanda.
 
Un tumulto di fischi inondarono quell’enorme classe, scaturendone perfino l’eco di quella che era una negazione alla possibilità di prendere in considerazione quel libro, che continuava a sventolare perentorio, mentre dei lamenti continuavano a dissentire la sua scelta.
 
 
 
 
****
 
 
< Forse questo vestito è troppo audace > Sbuffai.
 
Si affiancò a me, di fronte a quello specchi antico, nella quale ci eravamo trovate di fronte svariate volte per criticarci o per riempirci di complimenti, e in un modo del tutto naturale appoggiò la sua testa nel mio braccio destro.
 
< Questa potrebbe anche essere quell’occasione, la tua di occasione, chi potrebbe dirlo >
 
Per quanto la dolcezza delle sue parole mi avesse toccato nel profondo, ne smorzai l’effetto, cogliendo l’occasioni di beffeggiarla.
 
< Che cosa hai fatto alla mia amica? > Allusi con finto stupore.
 
Sorridemmo e senza un’apparente motivo, ci trovammo coinvolte in uno dei nostri abbracci.
 
< Andiamo o Taylor ci porterà via i migliori partiti > Affermò con finto allarmismo facendomi sorridere istantaneamente.
 
< Certo che la famiglia Potter quando si mette in testa l’idea di beneficenza non ci sono soldi che tengano > Involontariamente espressi quel pensiero privato ad alta voce, per mia fortuna non troppo alta.
 
Ero talmente presa da quelle luci accecanti e fastidiose che contornavano l’intera casa, che mi offuscarono la vista, facendomi imbattere contro qualcuno.
 
< Mi scusi > Affermai ancora interdetta dal bagliore, pronta ad andarmene, quando la sua voce mi costrinse a prendere una posizione differente.
 
< A quanto pare ci incontriamo in contesti inadeguati > I suoi occhi si ridussero a due piccole fessure,  stupiti di incontrarmi nei luoghi poco probabili.
 
Non ebbi il tempo di rispondere che la mano di Caryn, inconsapevole in chi mi ero appena andata ad imbattere,  mi trascinò via, trovandomi dall’altro lato della sala, in compagnia di alcuni ragazzi, la cui età era conosciuta ma le intenzioni molto prevedibili.
 
 
POV JOSH
 
< La conosci? > La voce di Marcel seguita dal continuo bisbigliare dei miei compagni di college, mi destarono dalla sua immagine che continuava a colloquiare e interagire con un piccolo e ristretto numero di uomini.
 
< Frequenta il corso che sto presidiando all’università > Risposi ottenendo uno sguardo poco propenso a quello che avevo detto, come se quella, non fosse la risposta che voleva ascoltare
 
< Allora, non hai proprio idea di chi sia? > Domandò sorpreso, chiedendo un’ulteriore conferma se quello che alleggiava intorno alla sua affermazione equivalesse realmente  per me al buio più totale.
 
Lo guardai scettico, spronandolo a continuare, sapeva bene che odiavo i mezzi termini, così, mentre un sorriso smanioso prendeva largo scampo sulle sue labbra, quasi entusiasta di quello che stesse per dire, nascose le sue mani nelle tasche dei suoi pantaloni costosi,in modo del tutto naturale portò  il suo busto  in avanti e dopo aver preso un respiro, mi confessò il motivo di tanta eccitazione.
 
Si avvicinò al mio orecchio e costringendomi a guardare nella stessa direzione puntata dai suoi occhi mi svelò la sua vera natura.
 
< è la stessa persona che cercavi al matrimonio di Logan >
 
Diede uno sguardo poco propenso al contesto che lo circondava, e ricomponendosi continuò a parlare.
 
< Non cambia nulla vero? >
 
< Assolutamente > Controbattei e involontariamente la presa sul quel calice diveniva più ferrea.
 
POV CRHYSTINE
 
Ma di cosa stavano parlando?
 
Continuavo a sorridere falsamente, fingendomi molto propensa ad ascoltare le loro assurde concezioni sulla vita e sull’Europa, forse la colpa era da attribuire al mio vestito che mi donava qualche anno in più alla mia vera età, ingannando coloro che mi si avvicinavano o mi sussurravano qualcosa, convinti che i loro discorsi da adulti potessero adocchiarmi, inconsapevoli che in realtà, ero molto più piccola di quel che sembravo e quindi non ero per nulla interessata ai loro grandi pensieri.
 
La voce di mio padre, mi costrinse a ridestarmi dalle continue paranoie che stavano offuscando la mia testa.
 
< Posso rubarvela un attimo? >
 
< Certamente > Risposero all’unisono le mie amiche e quei ragazzi che ci circondavano.
 
Con una mano dietro la mia spalla, si assicurò che prima fossi qualche metro lontana da loro, ma soprattutto da occhi che avevano anche la capacità di ascoltare, presone conferma, smorzò questo suo strano comportamento adocchiando due calici, passandomene uno, mentre con un sorriso tirato che sembrava volesse capire l’irruenza delle sue parole, parlò.
 
<  Stai lontana da quell’uomo >
 
Sorrisi di sollievo pensando che questo strano comportamento era solo dettato dalla gelosia.
 
< Ah non preoccuparti, conosci quelle due, non c’è mai una festa che io non finisca per conoscere qualcuno > Con un cenno della mano, gli indicai quelle che lui stranamente  riteneva un pericolo per la mia incolumità, ricordandogli quanto in realtà fossero simili a me.
 
< Non parlo di loro, parlo di quello che hai salutato all’ingresso, la stessa persona che adesso sta guardando qua  >
 
E istintivamente alla sua affermazione, mi ritrovai a vagare con gli occhi nella sala, alla ricerca di colui, che a quanto pare non possedeva determinati requisiti per piacere a lui, e lo trovai.
 
Immobile.
 
I suoi occhi fermi a fissarci, come se guardandoci avesse appena trovato una conferma a quello che stesse cercando.
 
***
Lo ignorai.
 
Ma lui rendeva particolarmente difficile questo compito assai semplice.
 
Mi ritrovai costretta ad ignorarlo, ero lontana mille miglia dall’essere quel tipo di persona che prende in considerazione solo il consiglio di un genitore escludendo il proprio, ma qui, il contesto era differente, lo conoscevo, e conoscevo molto bene anche il suo carattere, sapevo che sarebbe andato in incandescenza di fronte a tutti, e per quanto fossi abituata alla sue scenate, non ero ancora pronta a subirle  sotto gli occhi indagatori dei qui presenti.
 
 
Il suo modo di guardarmi improvvisamente, divenne più esigente e non importava dove spostavo i miei occhi, perché ero sicura che avrei trovato i suoi, che mi seguivano e mi scrutavano in ogni piccolo dettaglio.

E mi ritrovai per la prima volta a dare più credibilità alle parole di una persona più grande di me.
 
 
 
Senza rendermene conto, per sfuggire ai suoi occhi,  mi ritrovai in un balconcino, nella quale ne assaporai il sapore dell’aria fresca.
 
La sua voce non tardò a raggiungermi dietro le spalle, obbligandomi a voltarmi.
 
Cos’era quello che vedevo nei suoi occhi?
 
Rabbia?
 
 
< è molto semplice ignorarmi, non trova? >  Sibilò tagliente,  in merito al mio intento di scambiare la mia volontà di ignorarlo con una totale indifferenza, che lui aveva scoperto subito essere strana.
 
Non era da me deviare il discorso e magari attraverso sotterfugi arrivare al nocciolo della conversazione, così evitai inutili giochi di parole e centrai il perno di ciò che mi interessava sapere.
 
< Cosa vuole? >Domandai stizzita  incrociando i suoi occhi vispi,  attenti che non avessi nessuna via di fuga.
 
Sorrise beffardo avvicinandosi a me.
 
Non si scompose nemmeno per un secondo, continuava a stringere e nascondere le sue mani nelle tasche dei suoi pantaloni, le stesse che fece uscire allo scoperto, quando obbligatomi ad appoggiarmi al muro dietro di me, queste andarono a posarsi ai lati della mia testa.
 
<  Le basta sapere che sono venuto a riscuotere l’errore di sua madre  > I suoi occhi andarono di pari passo ai miei.
 
Si chinò verso di me, in direzione del mio orecchio, nascosto dai miei lunghi capelli che fino a quel momento, mi avevano dato una certa sicurezza, sensazione che scemò una volta che  la sua mano prese a spostarne diverse ciocche.
 
< Essere ipocrita non fa proprio parte di me, farò un torto a Pirandello contraddicendo la sua teoria della maschera perché a prescindere del contesto e delle persone che mi circondano, non esiterò a mostrarle quanto la mente di un uomo possa essere ricca di mostruosità e cariche esplosive che non attendono altro che scattare > Sotto forma di sussurro, le sue mani si spostarono dalle tasche dei suoi pantaloni al mio viso sfiorandolo con  così tanta dedizione che, mi considerai un mano fatto alquanto raro, quando però, le sue parole smentirono i suoi gesti, rendendomi quasi, la cosa più provinciale e  grossolana che poteva essere una piccola pietra di pochissimo valore.

Sussultai, spalancando gli occhi, al suono del sorriso maligno formatosi sulle sue labbra, nascosto codardamente dal suo viso,  percependo quell’asta di legno sotto le mani sgretolarsi, per quanto fosse forte la presa con la quale mi stringevo ad esso.
 
Ingoiare un groppo di saliva bloccatosi alla gola equivaleva a dimostrare che le sue parole erano riuscite a scalfire seppur lievemente, quella barriera che duramente, quotidianamente avevo imparato a rinforzare, affinché nessuno fosse stato in grado di penetrarvi.
 
Alla fine, ingoia quel peso che mi opprimeva, smorzai quello sgradevole tremolio alla mano e costrinsi i miei occhi ad acquisire quel senso di decisionismo, che in fondo non mi apparteneva, affinché testimoniassero la veridicità della mia affermazione.
 
Così, strinsi i denti e approfittando del suo viso nascosto nel mio collo, sussurrai con fermezza la mia replica al suo intento di destabilizzarmi.
 
< Ho superato prove più difficili >
 
Con estrema lentezza si allontanò dal mio collo, ma non per questo fece qualche passo per mettere distanza anche tra i nostri corpi, si limitò a stare qualche centimetro vicino al mio viso.
 
< Bene. Allora giochiamo > Fece un’ulteriore sforzo affinché il suo viso potesse sfiorare il mio naso e assumendo quell’aria vittoriosa fece di un sussurrò un’affermazione sicura priva di indugio.
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE.
 
Buonasera.
Stranamente, e in effetti è davvero strano, sono riuscita a pubblicare prima del previsto, considerando che ho riscritto la storia dal principio “ spero che per questo non mi vogliate male T.T “
Tralasciando questo piccolo particolare, parlando invece della storia, come vi sembra questa nuova  stesura?
In questo secondo capitolo si capisce che Josh cercava una determinata persona al matrimonio, che guarda caso scopre essere Cristhine, il motivo per il quale la cerca? A quanto pare centra sua madre e qualcosa che verrà svelato successivamente.  Adesso vi lascio e ringrazio tutte coloro che mi appoggiano in questa storia. Grazie!
 
  
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