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Autore: lostgirl    21/05/2013    1 recensioni
Gwen ha 17 anni e nessun vero legame affettivo che la trattiene nella sua città, così quando la madre le comunica che ha intenzione di trasferirsi nel paese in cui viveva da ragazza per amore, Gwen accetta immediatamente di partire per Beacon HIlls e qui incontrerà persone capaci di farle provare cose mai provate e con l'arrivo di sua sorella in città, scoprirà di non essere una semplice adolescente, ma di essere una delle persone più potenti nel mondo dei licantropi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Isaac uscì dal nuovo appartamento di Derek con le idee confuse. Peter poteva aver ragione sul fatto che gli alpha volessero i discendenti della famiglia originale per avere ancora più potere, ma qualcosa gli diceva che c’era altro. Era sicuro che anche gli altri avevano questo presentimento, ma per il momento non era poi molto importante. Dovevano prima approfondire le ricerche su quella famiglia e trovarli prima degli alpha, sperando di trovare in loro degli alleati e non altri nemici: anche in questo caso Isaac aveva il presentimento di avere ciò che cercavano proprio sotto il naso, ma nonostante tutto decise di lasciarsi alle spalle Derek, il suo branco, Scott e gli alpha per quella sera e di tornarsene a casa anche se tornare lì, voleva dire sentirsi di nuovo solo, senza nessuno.

Arrivato davanti casa sua, restò per un attimo a fissarla senza voglia di entrare.  Non aveva nessuno a casa ad aspettarlo, non aveva di certo intenzione di passare da Scott dato che l’aveva lasciato poco prima, con Stiles non era poi così amico e non aveva voglia di passare la serata con Derek e Peter a discutere ancora sugli Alpha, quindi si girò e poco dopo si ritrovò ad attraversare la strada, diretto verso il portone di casa di Gwen. Suonò un paio di volte e attese con ansia con le braccia conserte, rendendosi conto che non aveva un motivo valido per andare da lei: sapeva però che non aveva voglia di rimanere da solo e lei era l’unica che in realtà aveva voglia di vedere davvero.

La luce sopra la porta d'ingresso si accese e subito dopo Gwen comparve sul portone, stretta nel suo cardigan blu che le illuminavano ancor di più gli occhi.

- Isaac, ciao! -

Il ragazzo non salutò nemmeno e andò dritto al punto. - Non mi va di restare solo questa sera... Ti va di venire da me? Per una pizza o un film... quello che vuoi. -

Gwen lo scrutò dalla porta per un atltimo, poi rientrò in casa senza dir nulla chiudendo la porta dietro di sè e lasciando Isaac confuso sulle scale di casa sua. Neanche un minuto dopo uscì di nuovo, intenta ad infilarsi la giacca di pelle con le chiavi e il telefono in mano. - Andiamo allora? Sia chiaro però, io voglio pizza e film! Non mi accontenterò di scegliere tra i due! - disse tirando fuori i capelli rimasti sotto la giacca.

Isaac sorrise ed annuì e le fece strada verso casa sua, anche se era a pochi passi da quella di Gwen. La ragazza lo seguì, ma si fermò per un attimo in mezzo alla strada a guardare il ragazzo che camminava davanti a lei, chiedendosi se quello che gli aveva chiesto Isaac era da considerare un appuntamento.

Non ci aveva minimamente pensato due minuti prima, quando aveva chiuso la porta in faccia al ragazzo ed era rientrata in casa per prendere l’essenziale per poi andare da lui, ma in ogni caso Gwen era davvero felice di passare del tempo da sola con lui.

Corse verso casa sua solo quando vide che lui era già sulla porta e una volta dentro, seguì il ragazzo nel salone. Isaac prese il telefono per ordinare velocemente la pizza e quando riattaccò, prese la giacca e le cose di Gwen.

Gwen non era mai stata a casa sua: mentre il ragazzo era al telefono, fece un breve giro della stanza per osservare da vicino le foto appese ai muri. Si soffermò soprattutto su una foto che raffigurava una donna bella, con gli stessi occhi stupendi di Isaac, che stringeva tra le braccia un bimbo di 4 o 5 anni con mille riccioli biondi in testa.

Quando riuscì a distogliere lo sguardo dalla foto, si voltò e si accorse che Isaac era affianco a lei e il braccio del giovane sfiorava il suo.

“Non mi va di restare solo questa sera.”

- Lo sai che puoi venire da me quando vuoi, vero? - Gwen tornò  guardare la foto davanti a lei e parlò a voce molto bassa.  - Cioè... io sono quasi sempre a casa, ti basta bussare se la sera non ti va di cenare da solo... -

- Grazie Gwen, sei molto carina, ma non posso venire a rapirti ogni sera o presentarmi a casa tua ogni giorno. -

La ragazza capiva che ad Isaac non andava di disturbare lei e sua madre di continuo, ma insistette comunque - Ok, a me però fa piacere averti intorno e a mia madre anche, quindi sappi che puoi venire da noi quando vuoi senza problemi. -

Il telefono di Isaac vibrò sopra il tavolino e non gli diede il tempo di rispondere a Gwen. Le sorrise appena, grato, e poi si voltò per andare a rispondere.

C’erano due messaggi di Derek che Isaac notò solo in quel momento e ora l’alpha lo stava chiamando. Si allontanò un po’ dal salotto, mentre Gwen riprendeva a far un giro della stanza cercando di stampare nella mente tutte le foto ed i particolari della casa del ragazzo, e finalmente rispose alla telefonata.

- Che c’è di tanto importante, è successo altro? -  

- Abbiamo trovato qualcosa che ci potrebbe aiutare a trovare i discendenti. è il simbolo della loro famiglia, te lo mando per e-mail, se lo noti da qualche parte fammelo sapere immediatamente. -

- Perfetto, c’è altro? -

- Si. Diciamo che dopo alcune ricerche più approfondite sui poteri “straordinari” della loro famiglia ci siamo fatti un’idea di precisa di cosa sono capaci. Possono davvero fare tutto, Isaac. Quindi sta attento, perchè se non dovessero essere dalla nostra, se una volta trovati decidono di unirsi agli Alpha, noi siamo spacciati. -

Isaac pregò di nuovo di trovare in loro degli alleati, perchè amava essere un licantropo, ma tutti quei drammi lo sfinivano. - Cosa intendi per “tutto”? -

Mentre ascoltava la risposta di Derek, Isaac si affacciò sulla porta che dava sulla stanza in cui c’era Gwen: vide che si era tolta il cardigan che indossava prima e ora era rimasta con addosso solo una cannottiera bianca; si era legata i capelli biondi e ricci e il ragazzo si ritrovò a fissare da lontano i centimetri di pelle nuda, notando per la prima volta un piccolo tatuaggio sulla sua spalla, semi nascosto dalla spallina della cannottiera.

- Senti Isaac... Io ora sto andando a riprendermi Boyd ed Erica, ovunque essi siano finiti. Intendo dire che con i loro poteri possono fare molto di più di ciò che noi facciamo con i nostri, non sono licantropi normali e neanche alpha normali, lo sai, no?  Ne parliamo appena torno a Beacon Hills. - Isaac si era distratto un attimo, ma aveva comunque capito la risposta dell’Alpha, quindi annuì e chiuse la telefonata per tornare dalla ragazza.

- Hai caldo? -

Gwen rise ed annuì - Si, scusa... Ho caldo qualcosa come 365 giorni all’anno, io! -

Il telefono del ragazzo vibrò di nuovo, questa volta solo per un paio di secondi e lui sospirò ignorando il suo telefono e scusandosi con Gwen.

- Ci sono problemi? -

- No, va tutto bene non preoccuparti, sono Derek e suo zio che “mi controllano” -

- Sono contenta che tu abbia almeno quei due che si preoccupano per te... - disse poco dopo, mentre Isaac si dirigeva di nuovo verso il suo telefono per controllare l’email di Derek.

Prima che potesse vedere l’immagine che gli aveva mandato l’Alpha, il campanello suonò quindi lasciò il telefono su un mobile vicino all’ingresso ed aprì al ragazzo delle consegne a domicilio della pizzeria. Pagò in fretta e rientrò subito, diretto in cucina con i cartoni della pizza, chiedendo a Gwen di seguirlo.

In cucina, Gwen agì senza neanche ragionare. Sapeva solo che più restava lì con lui e più le mancava il respiro; più lo guardava camminare davanti a lei ed osservava le sue spalle e le sue braccia e più voleva che quelle dannate braccia la stringessero; più lo ascoltava parlare e più desiderava che la smettesse, non perchè le dava fastidio ascoltarlo, ma perchè voleva le sua labbra.

Con una forza che neanche lei sapeva di avere afferrò il suo braccio e lo costrinse a voltarsi verso di lei. Isaac aggrottò la fronte e fissò con aria interrogativa la ragazza. - Che c’è? -

In risposta Gwen scosse la testa e non disse nulla, ma si sporse un po’ sulla punta dei piedi e appoggiò una mano sulla sua guancia, facendo scivolare le dita sotto l’orecchio del ragazzo e lo baciò.

Quando Gwen si staccò subito dopo, si coprì la bocca con una mano e fissò il ragazzo davanti a lei. - Scusa, scusami, non dovevo... -

Non capiva cosa stava passando nella testa del ragazzo e non capiva il suo sguardo, ma quando tentò di fare un passo indietro si rese conto che il braccio del ragazzo la circondava e le impediva di staccarsi da lui. - Dio Gwen, sei impazzita? -

- Lo so, lo so... Mi dispiace tantissimo, noi siamo amici ed io ho fatto una cavolata. Non voglio fare casini e rovinare la nostra amicizia dato che è una delle cose più belle che ho qui...-

- Gwen... - Isaac tentò di parlare ma la ragazza parlò di nuovo per prima, guardandolo con uno sguardo triste e allo stesso tempo speranzoso.

- Ti prego non dirmi che sto rovinando tutto. -

A Gwen Isaac sembrava quasi infastidito dal comportamento della ragazza ma lui non lo era affatto. Coprì la bocca di Gwen con la mano per evitare che lo interrompesse di nuovo. - Mi lasci dire una cosa, senza interrompere? - Gwen annuì ed Isaac tolse la mano dal suo viso poco dopo, alzandole poi il mento con un dito. - Tu credi di aver rovinato la nostra amicizia con il bacio, vero? E dio, sì, probabilmente l’hai fatto! ma io ti ho chiesto se fossi impazzita solo perchè stavi rovinando il nostro momento con delle scuse inutili e non perchè mi ha dato fastidio. Non sono neanche lontanamente infastidito da quello che hai fatto... -

Gwen non capiva più cosa stesse provando in quel momento e riusciva a malapena a sentire la voce del ragazzo a causa del casino che il suo cuore stava facendo. E soprattutto non capiva come fosse possibile alternare così tanto quei momenti in cui non capiva più nulla e non riusciva a formulare una frase di senso compiuto davanti a lui ai momenti in cui si sentiva tranquilla e in pace con il mondo e con se stessa al suo fianco. In ogni caso,  nell’ultimo mese aveva notato le differenze tra quello che provava per Stiles e quello che provava quando era con Isaac e per il secondo sentiva qualcosa di completamente diverso, qualcosa di più bello e coinvolgente.

Il nostro momento. Non sono neanche lontanamente infastidito da quello che hai fatto.

Gwen era convinta che il suo cuore si sarebbe fermato presto e che sarebbe morta tra le braccia del ragazzo nel giro di pochi minuti e quasi le veniva da piangere per quella sensazione bellissima che aveva provato in poche situazioni durante la sua vita.

La felicità.

- Puoi continuare tu a distruggere la nostra amicizia, quando vuoi. - disse a bassa voce Gwen dopo un piccolo periodo di silenzio.

Subito dopo però il telefono di Isaac vibrò di nuovo a lungo nella stanza affianco, per ricordargli che c’era un messaggio ancora da leggere. Il ragazzo guardò oltre la porta e sbuffò, ammiccando la testa all’indietro per un attimo. - Scusami, lo spengo e per questa sera non ci interromperà più... - Staccò il suo braccio dalla schiena di Gwen e si diresse velocemente a prendere il telefono nell’altra stanza.

Tempo di visualizzare il messaggio e di spegnere il telefono e tornò da Gwen, trovando la ragazza appoggiata al bancone della cucina con un pezzo di pizza in mano. Diede un morso e si scusò con il ragazzo per aver iniziato senza di lui, ma Isaac in risposta si avvicinò a lei, prese il pezzo di pizza che aveva in mano e lo posò sul cartone sul tavolo e afferrò la ragazza, sollevandola per farla sedere sul bancone e affondare immediatamente le  labbra su quelle morbide e al sapore di fragole di lei e le mani tra i suoi capelli biondi, che poi fece scivolare sul collo e su tutti i centimetri di pelle nuda che incontrò...
   
 
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