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Autore: Giuliacardiff    21/05/2013    1 recensioni
–“Drriiiiiinnnnn!!!! La partita stava per cominciare. “Tutti i partecipanti si presentino sul campo entro tre minuti”- trillò una voce metallica proveniente da un megafono. Irene salutò le sue amiche e si presentò sul campo da gioco. Per la prima volta notò che sui bordi del campo vi erano più di trenta persone che acclamavano le due squadre. Si sentiva agitata, tremava, non riusciva a camminare né a muoversi. –“Perché sono in questa spiacevole situazione? Perché ho aderito a questo gioco? Perché?!”-pensò tra sé. –“Irene? Irene … ?!”-una voce la ridestò dal suo stato di apparente incoscienza. Tutti si stavano preoccupando vedendola in quello stato. Irene sorrise loro e fece loro segno che era tutto a posto.
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Irene, tredicenne e frequentante la terza media, era una ragazza comune che non eccelleva né nello sport né nello studio. La sua scuola, un giorno, decise di organizzare un torneo di pallavolo: tutte le classi della scuola dovevano formare una squadra di sette giocatori e partecipare al torneo: i premi in palio erano una gita all’estero e dei buoni libri. La classe di Irene, la 3 D, decise di prendervi parte, ma poche persone potevano aderire e venne chiesto a Irene di partecipare. La nostra protagonista, tuttavia, aveva un terribile segreto: non riusciva a giocare a pallavolo davanti al pubblico e per questo non voleva partecipare Due sue amiche con un inganno, la iscrissero e lei fu costretta a giocare il torneo, contro la propria volontà.
Arrivò il giorno della prima partita: 3 A contro 3D, fissata per le 16.00. Irene allora si presentò al suo capo-squadra e chiese di abbandonare il campo, ma lui le rispose che non si poteva farlo poiché il torneo era già iniziato. –“Perché sono finita in questa situazione? Perché?”-si chiedeva sospirando. Mancavano dieci minuti all’inizio della partita. Le due squadre era agitate e tremavano per il freddo e la paura di perdere. Irene era … disperata. –“Cosa posso fare? Non voglio bloccarmi come al solito!”-sussurrò alle sue amiche mentre camminava avanti e indietro per lo stress. –“Non preoccuparti andrai benissimo. Non devi pensarci troppo!”-le risposero in coro le amiche per calmarla. –“Drriiiiiinnnnn!!!! La partita stava per cominciare. “Tutti i partecipanti si presentino sul campo entro tre minuti”- trillò una voce metallica proveniente da un megafono. Irene salutò le sue amiche e si presentò sul campo da gioco. Per la prima volta notò che sui bordi del campo vi erano più di trenta persone che acclamavano le due squadre. Si sentiva agitata, tremava, non riusciva a camminare né a muoversi. –“Perché sono in questa spiacevole situazione? Perché ho aderito a questo gioco? Perché?!”-pensò tra sé. –“Irene? Irene … ?!”-una voce la ridestò dal suo stato di apparente incoscienza. Tutti si stavano preoccupando vedendola in quello stato. Irene sorrise loro e fece loro segno che era tutto a posto. L’arbitro fischiò l’inizio della partita. Tutti giocarono mettendocela tutta. Le due squadre erano pari. Solo due minuti alla fine, la folla gridava e fischiava; il campo era nel caos. Non riusciva ad ascoltare i propri pensieri. Irene avevo toccato solo poche volte la palla senza sbagliare e non aveva segnato neanche una volta. Una schiacciata fu lanciata nella sua direzione, poteva prenderla. Tutti ci sarebbero riusciti. La folla era con il fiato sospeso. Una squadra stava per pregustare la vittoria, mentre l’altra iniziava a demoralizzarsi per la sconfitta. La palla era sua. -“Posso prenderla, posso riuscirci!”-pensò la ragazza.-“Tutti sono concentrati su di me e io …”-in quel momento la palla cadde a terra e la 3 A vinse. Irene non era riuscita a superare la sua paura. Gli altri giocatori della sua squadra le si avvicinarono e le chiesero il perché di quello sbaglio così … assurdo. Lei si limitò a fissare il terreno e a sorridere melanconicamente. La squadra di arrese e si allontanò. Irene rimase sola. Si rinchiuse in se stessa e … iniziò a piangere. Clap Clap Clap. Un ragazzo che aveva assistito all’intera partita le si avvicinò. –“Se non riesci a superare questo ostacolo non potrai mai superare le avversità della vita che si presenteranno lungo la strada della tua esistenza. Devi fare il primo passo impegnandoti!”-disse il ragazzo. Irene alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi. Aveva gli occhi rossi e le guance rigate dalle lacrime. Il ragazzo l’abbracciò; le riscaldò il cuore con quelle parole e quell’abbraccio. Ora sapeva quello che doveva fare. Doveva cercare in tutti i modi di superare la paura di essere guardata da una folla numerosa. –“Grazie! Mi hai dato un motivo per impegnarmi! Ma … come ti chiami?”-chiese al ragazzo. –“Luca”-rispose. -“Irene, piacere”- finì lei. Si strinsero la mano e si salutarono. Nei giorni successivi Irene cercò di impegnarsi e si allenò duramente.
La partita successiva: 3B contro 3D. Irene in quella partita riuscì a vincere e fece il primo passo per imparare a superare la propria ansia. Nei tre mesi successivi Irene si allenò duramente e riuscì a superare la propria paura, almeno così credeva.
Finale:3D contro 3F. tutta la scuola partecipava a quella partita. La squadra vincitrice avrebbe avuto come premio un buono libri e un viaggio all’estero. All’ora stabilita le due squadre si presentarono in campo. La partita era stata organizzata in un grande stadio. Gli spalti era colmi di gente che gridava, fischiava, acclamava i presunti vincitori su cui era stato scommesso. La paura si impossessò nuovamente di Irene. Non riusciva a muoversi, tremava, le sue orecchie e la sua testa erano ricolmi di grida, timori e pensieri tristi. L’unica cosa che il suo corpo voleva era … scappare! Scappare da quelle grida, scappare dall’essere al centro dell’attenzione, scappare dalle preoccupazioni e dai pregiudizi della gente! Voleva mollare tutto e lasciare quel luogo. L’arbitro fischiò l’inizio della finale. Nessuno poteva più scappare. La partita si svolse normalmente: nessuno voleva perdere e tutti usavano tutte le energie per vincere. Irene ogni volta che prendeva una palla sbagliava, così si decise a fare di tutto per non farla giocare. Irene era entrata nel panico. Non riusciva a muoversi, ma poi guardando gli spalti incrociò lo sguardo di Luca, l’unico che l’aveva aiutata e incoraggiata. Le ritornarono in mente le sue parole:” Se non riesci a superare questo ostacolo non potrai mai superare le avversità della vita che si presenteranno lungo la strada della tua esistenza. Devi fare il primo passo impegnandoti?!”. Si sentì coraggiosa. Mancavano tre minuti alla fine della partita. Irene si concentrò e negli ultimi tre minuti giocò con tutto l’impegno e la forza che aveva in corpo. Fine della partita.  La squadra vincitrice era la ….. 3 F. Irene c’è l’aveva messa tutta, ma questo non aveva fatto vincere la squadra. Solo di un punto, però. Nonostante avessero perso, tutti gli spettatori acclamarono i perdenti e fecero i complimenti a Irene che aveva messo tutta se stessa in quei ultimi minuti. Anche se avevano perso non le importava perché in realtà … avevano vinto. Erano cresciuti e avevano imparato che aiutare un’amica era meglio che vincere un viaggio all’estero. Luca fece i complimenti a Irene e i due … si baciarono teneramente, Irene, grazie ad una sconfitta sportiva ed ai suoi amici aveva superato le proprie paure.
  
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