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Autore: Friedrike    22/05/2013    2 recensioni
Romano Vargas è un ragazzo come gli altri, alle prese con il liceo.
E' stato bocciato ed ora è costretto a rifare il quarto anno, ma ancora non ha voglia di sottostare alle regole. E' un ribelle: non nel senso che si droga ed ubriaca. Nel senso che è un rivoluzionario. Non riesce ad accettare che ci siano pregiudizi o razzismi di alcun tipo e se si trova di fronte a qualcosa del genere, non può starsene zitto.
Ed è per questo che torna a casa sporco di sangue, circa una volta al mese.
Genere: Angst, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[ Ci tengo a precisare--- Ma prima, salve! <3 
Ehm, dicevo?, volevo precisare che ho messo alcuni stereotipi della città del sud. Ma so benissimo che Napoli non è tutta stereotipi, io sono del Sud, perciò so che significa esser presi per "terroni."  Volevo specificare! Beh, buona lettura. <3  RECENSITE! ]






La prima notte passa che è una meraviglia.
Nessuno disturba il suo sonno, è molto stanco e non fatica ad addormentarsi.
Feliciano, poi, dorme benissimo. Ha il suo fratellone accanto e non potrebbe desiderare di meglio. Verso le quattro si sveglia, ma notando alla sua destra il letto dell'altro, sul suo volto si dipinge un piccolo sorriso, allora torna a dormire molto più rilassato. 
Quella mattina si svegliano verso le nove, entrambi, perché il cellulare del maggiore da l'avviso di un messaggio. Strano, di solito è in modalità silenziosa.
Roma impreca e torna a dormicchiare, il fratellino ridacchiando decide di alzarsi, allora si stiracchia e va a fare colazione.
-Buongiorno...- mugugna.
La mamma sta pulendo nuovamente. Non riesce a stare con le mani in mano. 
E' in giardino, da una ripulita alle sedie a sdraio, coperte di polvere. E' il 23 Dicembre. Domani sarà la viglia di Natale. Non hanno un albero, ma hanno un piccolo presepio. Lo ha fatto il quindicenne stesso, sistemato su un tavolinetto sul quale ha posto una tovaglietta bianca ricamata che gli ha dato la madre. 
Va da lei, stiracchiandosi per bene ancora una volta. -Mamma, ma non avevo l'albero di Natale, qui?- le domanda.
Lei annuisce. -Sì, ma non so dove sia finito. Se lo trovi, ti fai aiutare da tuo padre a montarlo.-
-Lo chiedo a Roma?- dice lui, scegliendo mentalmente cosa mangiare per colazione.
-No! Non voglio si sforzi. Lascialo stare tranquillo- risponde la donna. Sistema la coda dei capelli e rientra in casa, chiudendo la porta perché fa freddo. 
Il ragazzino annuisce e va a mangiare qualche biscotto, al tavolo della cucina. Fa poi una doccia calda e si veste, intanto che l'altro fa colazione, appena alzato.
Romano avrebbe voluto stare un po' col cugino, ma lui lavora di mattina anche quel giorno, per cui non ha molto da fare. Indubbiamente, si farà n giro. Anna invece è a dormire a casa. Lui le ha detto di non svegliarsi molto tardi, perché vuole stare almeno con lei.
Feliciano si siede di fronte il fratello, sbadigliando. -Fratello, di chi era il messaggio?-
Contemporaneamente, anche Romie sbadiglia, bevendo dopo un goccio di caffè. -Elisa.- 
-Dicendoti: "Amore mio, mi manchi!" per caso?- commenta lui ridacchiando. 
Il diciannovenne lo fissa piuttosto male e gli da uno scappellotto. Dopodiché, va a fare anche lui la doccia. 
Per le dieci è pronto. 
Ha i jeans, la maglietta nera, la camicia alla boscaiola (che ha infilato all'ultimo momento nella valigia), le Blazer grigie. 
-Dove vai?- gli domanda il fratellino.  Lui porta dei jeans, una maglia scura a maniche lunghe alquanto pesante. 
-Faccio un giro. Vuoi venire?- risponde lui, leggendo un altro messaggio di Eli. "Non t'ingozzare a Natale, ché se diventi grassa, non ti parlo più" le dice per gioco. 
"Sei un figlio di puttana <3" risponde lei. "Stai uscendo?"
"Sì, ci sentiamo dopo."
La ragazza detesta questi momenti in cui la conversazione viene bloccata in modo brusco. Si sente inutile, di peso, ed è tutta colpa del ragazzo. Lo manda a quel paese, e si rigira tra le coperte, ancora non intenzionata ad alzarsi.
Feliciano annuisce svelto e gli si avvicina. -Sì!- esclama. 
Penserà dopo all'albero. Tanto rimarrà vuoto.
Quell'anno non ci saranno pacchetti, né regali né buste con soldi per i nipoti. 
Non ci sarà nulla.
La crisi ha toccato tutti, per cui si è deciso di spendere soltanto i soldi per fare una bella cena della vigilia ed un bel pranzo di natale. Dopotutto quello è l'importante: stare insieme. Allora mangeranno -come sempre a casa dei quattro Vargas- e giocheranno a carte, e a tombola, fino all'alba. Ci saranno solo i regali per Nello e Nico, fatti dai loro genitori e da Raffaele e Rita. Ai bambini è giusto fare qualcosa, anche piccola, ma qualcosa di utile.
Forse non sarà il Natale più bello, ma almeno sono tutti insieme, non alcuni in Campania ed altri in Veneto. 
I due ragazzi escono di casa, Felì indossando il suo giubbottino bianco. 




 
Sono meravigliosi, entrambi! 
Romano è più maturo, è più uomo; ha degli occhi stupendi, un bel fisico, lineamenti belli.
Feliciano, è anche lui bello, anche se ha i tratti più da ragazzino. I suoi occhi nocciola sono dolcissimi, così come il suo sorriso, sempre presente. Inoltre, si vestono entrambi in modo impeccabile, sempre adatti ad ogni occasione, nella loro semplicità.
Ci tengono a questo genere di cose, eppure non hanno vestiti firmati. 
Suo padre non guadagna abbastanza perché loro ne abbiano, e comunque non chiederebbero mai così tanto per un capo di abbigliamento. 
Le scarpe, sono solitamente quelle che costano di più.
Camminano per le strade tranquillamente, passo né lento né veloce, guardandosi intorno. 
D'un tratto il maggior si mette a fischiettare qualcosa. 
Poi, si mette a canticchiarla. S'intitola "Little Talks", è dei "Of Monster and Men."
 
 
"-I don't like walking around this old and empty house. 
-So hold my hand, I'll walk with you, my dear. 
-The stairs creak as I sleep, 
it's keeping me awake! 
-It's the house telling you to close your eyes... 
-Some days I can't even dress myself. 
-It's killing me to see you this way."
 
"-Non mi piace camminare in questa casa vecchia e vuota. 
-Allora prendimi la mano, camminerò con te, mio caro.  
-Le scale scricchiolano mentre dormo, 
e questo mi tiene sveglio!
-E' la casa che ti dice di chiudere gli occhi...
-Alcuni giorni non riesco nemmeno a credere in me stesso.  
-E vederti in questo modo mi sta uccidendo."
 
Anche il fratellino la conosce, così pure lui si mette a canticchiarla. 
Si fermano -e zittiscono- davanti ad un tabaccaio. Roma vorrebbe comprare le sigarette. 
-Romie, no- dice secco il quindicenne, guardandolo male.
-Cosa ti fa pensare che io ti dia retta se mi dici di non fare 'na cosa?- gli risponde l'altro. 
L'accento di Felì è palesemente veneto. Si capisce, lui è nato lì ed ama quella regione. Tutta quanta, ma soprattutto Venezia, che però, non è la loro città. 
Romie l'ha rifiutata dal primo momento, piangendo la prima volta che prese l'aereo per andare lì. Scendendo dal mezzo, ad ogni gradino, una lacrima gli rigava la guancia. Non diceva nulla, chi non lo conosceva poteva dire che si sia spaventato del volo, ma di questo non aveva avuto paura neppure per un secondo. 
Ad ogni modo, compra le sigarette, il più grande, con accento e dialetto del tutto diversi. 
-Senti un po', perché non lo dici alla mamma? Anzi, a papà?- domanda, mentre butta via la carta di plastica che ricopre il pacchetto da dieci. 
Le strade del nord sono più pulite rispetto quelle del sud, e lui non è abituato a buttare le cartacce per terra. Gennaro ed Anna, ogni tanto, lo fanno.
Feliciano così risponde: -Perché ti voglio bene, sei mio fratello e comunque non ti tradirei mai.- 
Camminano per le vie della città, non c'è una cosa che dia fastidio al diciannovenne. 
Né le strade sporche, né il traffico, né il clacson della auto, né il vociare della gente, né le scritte sui muri, né niente. Napoli è perfetta.  E' così viva, così bella, così.. pulita. Ma in molti altri sensi, non nell'accezione comune del termine. 
Una ragazza quasi gli cade tra le braccia, mentre lui è sovrappensiero. 
Supponendo di essere in torto, le domanda scusa per non aver guardato dove andava, lei, con un sorrisone, continua a fissarlo. -Nulla!- esclama. Poi si presenta. Non ha ben capito che nome abbia, ma non gli importa poi tanto. Insomma, deve pensare che lo abbia fatto di proposito, ad inciampare. 
Il suo primo istinto è quello di fare altrettanto, dargli la mano, presentarsi, flirtare un po', perché è certo -sicuro, convinto- che lei accetterebbe di fare qualcosa con lui. Tuttavia, poi pensa ad Elisa. Lei non vorrebbe. E allora, corrugando la fronte, annuisce distrattamente. 
-Va bene. Ciao- mugugna, fa dietrofront e se ne va, ignorandola.
Il fratellino aspetta di aver girato l'angolo, poi scoppia a ridere.
-Che c'è?- domanda lui, con un mezzo sorriso. 
-E' rimasta malissimo, povera ragazza!- gli fa notare. 
-Beh, ma che metodo per provarci, scusa?- risponde l'altro con una risata appena accennata, che gli lascia scoprire un poco i denti bianchi e dritti. Per fortuna nessuno dei due ha mai avuto bisogno di occhiali o di apparecchi per i denti. Sono di forte costituzione -e spirito.
Sì, perché anche il ragazzino è piuttosto forte. Malgrado tutto quello che ha passato, non si è mai lasciato andare completamente. Ha una dignità. Certo, magari delle volte ripensa a certi giorni passati e gli viene da piangere, ma a parte qualche lacrima, è raro faccia di più. E' raro smetti di mangiare, a meno che non sia successo qualcosa di grave. Quand'aveva otto anni, dimagrì moltissimo, perché non voleva toccare cibo. Ma si è ripreso totalmente. 
Incontrano Anna un'oretta dopo.  
Lei stringe forte prima il minore dei cugini, poi il maggiore in un abbraccio più lungo. 
-Mi sei mancato- gli sussurra. Con Felì si sentono spesso o comunque hanno modo di parlare. Ma con Roma... sono oltretutto molto affezionati l'uno all'altra. Rimangono stretti stretti per un momento. 
La ragazza ha i capelli lungi fino alle spalle, anche lei porta dei jeans, ed una maglietta bianca con dei piccoli fiori. E' molto magra ora, ma da più piccolina era grassa.
-Roma... mi prometti che starai più attento? Non ti fare ammazzà, capì?- gli dice affondando il viso nella sua spalla.
-Vedrò cosa posso fare.- 
-Dico per davvero, scemo...- la ragazza sospira.
Feliciano, intanto, scatta una foto col suo cellulare ai due. La fa in bianco e nero, perché quelle sono per lui le foto più belle, e viene davvero bene. La metterà su fb taggando entrambi, di sicuro.
 
 
 
 
I due se ne stanno mano nella mano, a passeggiare, Felì accanto a loro con il cellulare costantemente in mano. Non sa che rispondere ad un messaggio, per cui lo fissa, a lungo. Vorrebbe chiedere un consiglio ai due, ma si vergogna alquanto di farlo. 
-Senti Romie...- gli dice dopo un po'. 
La ragazza è entrata in un bar per comprare delle chewingum e sono da soli su una panchina. 
Il fratello si volta verso di lui, attendendo la domanda. Ha i gomiti appoggiati sulle ginocchia, un poco distanti l'una dall'altra. Lo nota molto rosso in viso ed un po' agitato. 
-Secondo te... se una persona ti cerca sempre... e ti dice che ti vuole bene, no?, però questa persona è molto timida e chiusa, e questa cosa non la dice mai a nessuno... che significa?- 
Si rigira tra le mani il telefono, fissando la punta della sua scarpe, che forse gli pare molto interessante, perché non riesce proprio ad alzare lo sguardo.
-Significa che ci tiene sul serio a te- gli risponde appoggiando la schiena allo schienale verde della panchina, mettendosi più comodo. Gli fanno un po' male i punti, quella mattina, ma non lo ha detto a nessuno e sta cercando di non pensarci. Guarda di fronte a sé, in direzione del bar nel quale è entrata Anna. Ci sono due tipi dalla brutta faccia lì vicino, e lui è protettivo anche nei suoi confronti. -Significa- continua. -che sei importante per questa persona. ... Che è un ragazzo, immagino.- 
Centro.
La faccia di Feliciano assume una tonalità viola intenso, annuendo svelto una sola volta. Gli sudano le mani. -S-s-sì...- 
Per fortuna il diciannovenne non fa in tempo a chiedergli chi sia questa persona, perché la cugina si avvicina a loro masticando una gomma. Ne porge una loro, ma rifiutano entrambi.
Verso l'ora di pranzo vanno a casa perché possano pranzare, ma stavolta sono nel modesto ma bell'appartamento di Gennà e Annie.
Seduti a tavola tutti quanti, a conversare con gli zii, esce il discorso del due fascisti.
Il quindicenne racconta: -E' stato tremendo. Quando l'ho visto, che era appena uscito dalla sala operatoria, non si poteva guardare. Aveva un occhio gonfissimo e nero, era pieno di lividi; aveva un graffio dove ora c'ha il tatuaggio, quasi volessero toglierlo e non poteva muoversi, per via dei punti.-
Con un sospiro sconsolato, guarda la zia, quasi col broncio. 
Era davvero inguardabile il ragazzo quel giorno. Adesso sta bene; a volte la ferita più profonda, quella alla milza, gli fa ancora male ed i punti tirano abbastanza provocandogli un certo dolore, però non ha quasi più lividi. Ne ha solo uno, sulla spalla, che all'inizio era enorme e viola intenso, adesso poco a poco va scomparendo. 
-Tesoro...- mormora sconsolata la donna, lanciando un'occhiata al nipote. 
Gennaro si mostra sconcertato. -Quei due figli di puttana...- 
A differenza di Raffaele, il loro papà non li rimprovera per le parolacce, o almeno, non rimprovera il figlio maschio. La ragazza viene tenuta più alle strette e certe cose non può farle, sia perché è una femminuccia, sia perché è ancora minorenne -per poco, comunque. 
-Ma se li vedo, gli spacco la faccia- continua il ragazzo. -Li ammazzo!- 
Romano è sprofondato totalmente nel silenzio.
Non lo ha traumatizzato quell'esperienza, gli ha solo fatto capire di essere pure lui vulnerabile come tutti gli altri. Non si è mai creduto Dio, tuttavia, faceva le cose senza pensare alle conseguenze. Forse d'ora in avanti ci penserà un po' su.
O forse no, dopotutto è impulsivo. Ha l'animo del partigiano, non può pensare. Deve agire.
-Adesso ti fanno male i punti?- domanda la cugina. 
Lui non se la sente di dire una bugia. -Sì, un po'- le confessa. -Ma comunque, non dobbiamo mangiare?- dice soltanto per cambiare argomento ed in effetti ci riesce benissimo. 
Mangiano a sazietà le tagliatelle ottime della zia materna, mentre Feliciano racconta le ultime novità. 
-E la vita amorosa?- chiede d'un tratto la donna, lanciando un'occhiata ad entrambi. Si chiama Claudia. 
 -...Passo- borbotta il maggiore. Non vuole parlarne, sono affari suoi. 
-Eppure c'è una ragazza su facebook che ti sta sempre dietro- esclama con fare non curante Anna. -Si chiama... Oh, Dio, com'era?, Conte?- 
-Sì, Elisa Conte- risponde il quindicenne, ma per evitare di essere linciato dal fratello, soggiunge: -Ma sono solo amici.-
-E tu?- chiede ancora la ragazza. 
Lui arrossisce, però riesce poi a sviare il discorso. 
Non sa bene come dirlo ai suoi genitori, per cui aspetterà molto prima di confessarlo anche al resto della famiglia. Romano lo aiuta a distogliere l'attenzione da sé. 
 
 
Si fa sera, e loro sono nuovamente a casa.
Feliciano ha trovato l'albero di Natale. Non è molto alto, ma ha una bella colorazione verde, quasi fosse vero. Lo decorano, con stile -sì, perché sembrano averlo nel sangue!- senza fare confusione cromatica. Il risultato è un bell'albero che non brilla, non ha troppe luci né pacchetti, ma dalle raffinate colorazioni. Vi sono dei nastri celeste chiarissimo che quasi sembra bianco e dei fiori bianchi, naturalmente -e purtroppo, secondo l'opinione del più piccolo- finti.
In alto, come puntale, un Angelo dai medesimi colori. 
 
 
 
 
 
 
Ad opera conclusa, osservano soddisfatti. 
Quest'anno Roma non ha voluto partecipare alla loro realizzazione. Gli cascavano ogni tanto le cose dalle mani e ha quasi rischiato di rompere la decorazione angelica, quella più importante dell'intero albero. Sebbene Feliciano lo abbia pregato più volte di aiutarli, prendendolo con le buone, lui è rimasto seduto sul divano blu, con le braccia incrociate ed una mano vicino la bocca, a mordicchiarsi le unghia pensoso. 
Rita ha portato delle patatine -tipo classico- e così ne hanno mangiato tutti. 
Dopo la cena che si consuma piuttosto velocemente a far commenti inutili sulle feste ed a organizzarsi per la Santa Messa, il ragazzo chiama la migliore amica e stanno a parlare per almeno due ore -sì, anche se lui stesso dice sempre di detestare l'apparecchio telefonico, perché lo annoia fin troppo.
Si danno la buonanotte, scappa anche qualche parolaccia, ma non litigano. Scherzano, come fanno sempre.
  
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