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Autore: Jay_Myler    22/05/2013    1 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Il ragazzo alzò lentamente lo sguardo dai suoi soliti documenti, e la guardò con aria incuriosita, aspettando di sapere in che cosa potesse aiutare quella ragazza che lo stava guardando con due occhioni enormi come se volesse chiedergli il favore più grande di tutta la sua vita.

«Dimmi Jay, in cosa ti serve il mio aiuto?»

Jay lo guardo ancora per qualche secondo con una faccina dolce per intenerirlo, poi si mise a sedere di fronte a lui, reggendosi il viso con le mani e sbattendo vistosamente le ciglia.

«Ecco, Nath, vorrei sapere da te una cosa, che solo tu sai di sicuro e puoi dirmi.» disse enfatizzando la frase sbattendo ancora di più le ciglia.

Nathaniel iniziava a guardarla con disappunto, intuendo che le sue intenzioni non erano delle migliori, e tutto quell'essere carina e dolce poteva significare solo una cosa: voleva avere informazioni che non poteva darle.

«Forza, pochi giri di parole, cosa ti serve?»

Il trucchetto degli occhioni dolci non funzionava con quel ragazzo così ligio al dovere, quindi Jay cambiò immediatamente espressione e tattica, decidendo di essere più schietta possibile, per fargli capire che le informazioni che cercava le serviva veramente e per una 'buona' causa.

«Cosa detesta di più al mondo tua sorella?» gli domandò a brucia pelo, senza prendere fiato tra una parola e l'altra.

Nathaniel capì immediatamente dove voleva andare a parare e non era minimamente intenzionato ad immischiarsi in mezzo ai loro stupidi ed inutili battibecchi.

«Vuoi vendicarti di mia sorella? Lo sai che nonostante tutto ci tengo a lei, e a chi vieni a domandare con cosa puoi tirarle un brutto scherzo? A me? Non credo di essere la persona più giusta per darti un'idea simile..» le disse in modo fermo ed irremovibile, con la sua solita espressione delusa.

Jay conosceva fin troppo bene quella sua espressione, gliela aveva rivolta molte volte in quei pochi mesi di conoscenza, ma aveva imparato anche quali tasti toccare per rigirarselo a modo suo.
«Lo so Nathaniel, sei più un tipo che fa i discorsi ammonitori e che da un'altra possibilità alle persone. Facciamo così, parlale prima e poi, se tua sorella dovesse persistere, decidi se darmi una mano o meno..» gli disse con aria sorniona. «Ah, già! Che sciocca, le hai già parlato, per ben due volte e la piccola Ambra insiste nei suoi comportamenti scorretti verso gli altri. Non credo che le parole le facciano molto effetto sai. Una lezione non le farà che bene.» esordì piena di sé, e convinta di aver argomentato più che bene la sua teoria, ma vide, che dopo aver detto di voler dare una lezione a sua sorella, lo sguardo di Nathaniel, che per tutto il discorso era stato accondiscendente, cambiò improvvisamente per tornare quello che più teneva in sua presenza: dubbioso e infastidito.

«Niente di che alla fine, una sciocchezza, una lezioncina.» precisò subito per far tornare il consenso sul viso di quel ragazzo che doveva darle l'idea vincente per vendicarsi una volta per tutte di quella strega acida di Ambra; la piccola precisazione ebbe l'effetto desiderato, infatti il ragazzo si mostrò disponibile al darle le informazioni che chiedeva.

«Va bene, ti darò una mano; so che se vuoi sai essere molto 'fisica' nel confrontarti con le persone, quindi ti darò una mano.» disse alludendo evidentemente al suo passato pieno di scazzottate e risse.

Quell'allusione fece tornare in mente a Jay che Nathaniel doveva darle ancora quella bella notizia riguardante il suo fascicolo, ed evidentemente anche al ragazzo venne in mente la stessa cosa, visto che subito dopo aprì l'argomento.

«A proposito, il tuo ragazzo ti ha dato la bella notizia o no?»

«Veramente oggi eravamo occupati a .. discutere di altre cose» gli rispose frettolosamente e chiudendo la porta come se volesse evitare di essere interrotta ancora una volta.

«Capisco, allora sarò proprio io a darti questa bella notizia!» le disse sorridendole raggiante. «Hai notato sicuramente che in questa settimana sono stato assente, ma di certo non per problemi personali, ma per te.»

Jay teneva fissi i suoi occhi celesti in quelli del ragazzo che li aveva color ambra, per non perdersi nemmeno uno sguardo che polesse sottintendere qualcosa.

«Spero mi perdonerai per quello che ho fatto, ma ho parlato alla direttrice della tua situazione, del tuo fascicolo, del tuo passato insomma. Ma aspetta...» le disse frenandola ancora prima che potesse ribattere qualsiasi cosa.

«L'ho fatto semplicemente perché ti credo, davvero, non per modo di dire, sono realmente convinto che tutto quello che tu mi abbia detto sia la verità e di conseguenza non trovo giusto che il tuo fascicolo personale sia pieno di brutte cose che non hai fatto realmente. Così insieme alla direttrice abbiamo deciso di fare questo 'servizio di pulizia' e di far cercare di togliere tutte le false accuse che ti hanno seguito per tutti questi anni in questa enorme pila di fogli.» disse prendendo una cartellina che sembrava essere la sua ma molto meno voluminosa.

«Questa settimana sono stato nelle segreterie delle tue vecchie scuola e raccogliendo testimonianze tra i vari alunni – tra i quali c'erano anche Cindy e sopratutto Ken che molto gentilmente si è reso disponibile a darci una mano quando lo abbiamo contattato telefonicamente – siamo riusciti ad eliminare la maggior parte delle false accuse che ti erano state fatte, e ad oggi questo è il tuo nuovo fascicolo.» le sorrise porgendole quella cartellina palesemente alleggerita rispetto all'ultima volta che l'aveva vista.

Non poteva crederci che Nathaniel, nonostante si fosse rassegnato al fatto che non sarebbe di certo stata una studentessa modello che le sarebbe stato a fianco nelle sue continue lotte contro i ribelli, – come ad esempio Castiel – avesse deciso di darle una mano credendole sulla parola; nessuno si era mai fidato così ciecamente di lei e si era adoperato per darle una mano.

Non riusciva a trovare parole per ringraziarlo, lo abbracciò e basta; ma Nathaniel sentiva che c'era ancora qualcosa che voleva sapere prima di chiudere quel discorso.

«Castiel non era con me in questa ultima settima. Se si è assentato sarà sicuramente stato per altri motivi.»

Ancora abbracciata a Nathaniel le uscì solo un filo di voce.

«Motivi che non ha ritenuto necessari dirmi..»

Il ragazzo la strinse a sé per un'ultima volta, poi la lasciò e guardandola negli occhi disse una sola parola.

«Ragni.»
Jay lo guardò confusa.

«Ragni?»
«Mia sorella Ambra odia i ragni, li detesta.»

Lungo la schiena della ragazza passò un lungo brivido freddo.
«Anche io detesto i ragni.» gli disse con aria disgustata al solo pensiero di quelle orrende bestiole che otto zampe.

«Non devi mica prendere ragni veri, basteranno quelli di gomma che si usano ad Halloween o giù di lì; non sarà una idea grandiosa, ma se li nascondessi nel suo armadietto le farebbero sicuramente un certo effetto, non pensi?» esordì guardandola come se fossero due complici di una rapina che stanno organizzando un piano.
«Beh sì, si potrebbe fare.» gli disse sorridendogli appena.

«Credo che.. andrò subito a cercare un posto dove comprarli, ho due ore buche dopo pranzo, quindi...» gli disse avviandosi alla porta.

Nathaniel alzò una mano per salutarla, mentre Jay continuava ad accennargli un sorriso mentre apriva la porta dell'ufficio delegati, per poi trovarsi faccia a faccia con Castiel, che stava contemporaneamente aprendo la porta.

«Oh» esclamò la ragazza trovandoselo davanti.

Castiel, stranamente, le sorrise amorevolmente in un luogo pubblico, poi prendendola per i fianchi come faceva sempre la baciò senza preavviso e guardandola negli occhi le disse che doveva parlare da solo con Nathaniel, chiedendole però di aspettarlo fuori al cortile, dopo di che entrò nella sala delegati e chiuse la porta alle sue spalle.

Era sempre lo stesso quel ragazzo, faceva a,un po' come gli pareva, non le diceva mai tutto, la prendeva sempre alla sprovvista con i suoi baci a tradimento, e non si era mai aperto del tutto sul suo passato o su i suoi sentimenti; non sapeva esattamente cosa ci fosse tra loro, non era propriamente un'amicizia, ma non si sentiva nemmeno di chiamarla relazione solo perché Nathaniel lo definiva il suo ragazzo. Non le rimaneva che dargli ancora tempo, fin quando non si sarebbe sentito abbastanza a suo agio e pronto per dirle tutto.

Jay non riusciva a ricordare da quando aveva sviluppato tutta questa pazienza nei confronti di qualcuno; non si era mai definita una persona paziente e di certo non glielo avrebbero dato gli altri questo appellativo, ma stranamente nei confronti di Castiel ne aveva un'infinità.

Uscita fuori al cortile vide che era abbastanza movimentato: come lei, del resto, anche agli altri alunni potevano avere ore buche, per non parlare di chi saltava le lezioni. Proprio mentre faceva questo ragionamento si vide sventolare una mano a mo' di saluto dalla sua sinistra; era Jade, che con in mano un bulbo di una pianta che la stava salutando facendole segno di raggiungerlo.

Questa volta quel ragazzo così carino ed appassionato di botanica, era da solo a curare i suoi amati fiori.

«Come va Jay, mi sembri un po' turbata.»

Jade con le persone ed il loro umore ci sapeva proprio fare.

«Tutto bene non ti preoccupare, a te come va?» gli disse ricambiandogli l'interesse.

«Non mi lamento, ma le giornata passano lente quando non c'è Violet a farmi compagnia.» le disse schiettamente e sorridendole.

Ci aveva visto proprio bene, tra di loro c'era sicuramente un'intesa particolare.

«Scusa l'indiscrezione, ma quando trovai il tuo taccuino, per sbaglio ho visto la foto che ci tieni all'interno e..»

Jade finì di sotterrare il bulbo, poi togliendosi quei guanti così spessi che usava per curare il giardino, prese il taccuino dalla tasca della salopette e tirò fuori la foto di lui e Violet.

«E' una di quelle foto fatte così, per scherzare, ma in realtà mi ricorda quella fantastica giornata che passammo io e lei qualche mese fa. Uscimmo per prendere dei semi che ci servivano ed alla fine è diventato un vero e proprio appuntamento.» I suoi occhi brillavano dalla gioia e il suo sorriso sembrava essere infinito quando parlava di lei.

Poi diventò più serio.

«Ma da allora non ci siamo più visti fuori da qui; nonostante sembro così aperto sono molto timido, sopratutto con le ragazze che mi piacciono, e non riesco mai a trovare il coraggio di chiederle di uscire.»

Jay gli mise una mano sulla spalla e prese la fotografia in mano per vederla meglio; era esattamente come se la ricordava: una classica foto a cinque, di quelle che si fanno nelle macchinette che si trovano per strada, ma la cosa che le era rimasta veramente impressa erano le loro espressioni così felici. Jade vide un sorriso nascere sulle labbra della ragazza guardando le loro foto, e senza pensarci le disse:

«Ho buone speranze allora!»

Jay lo guardò stranita, ma continuandogli a sorridere.

«In base a cosa lo dici? Ancora non mi sono espressa!» gli disse punzecchiandolo un po'.

«In base a quel sorriso che hai fatto guardando le foto; è lo stesso che hai quando stai da sola con Castiel.» disse spontaneamente e con un sorriso ammaliante.

La ragazza arrossì completamente, per poi girarsi verso il sole ed esclamare convinta:

«Che caldo che fa oggi, eh?!»

Jade si mise a ridere.
«Non conosco molto bene quel ragazzo, anche se qualcosa di lui l'ho capita; se non si fosse intuito sono molto bravo a capire le persone e direi che insieme state davvero bene, ma non intendo solo come coppia. Quando state vicini e parlate, nonostante interpretiate le vostre parti da persone dure e solitarie vi vedo sorridere – sopratutto perché la maggior parte delle conversazioni ve le fate qui in cortile - e dai vostri sorrisi capisco che state proprio dove volete, e in particolar modo con chi volete; anche se, credo vi sia ancora qualche piccola incomprensione, ma penso sia colpa del suo carattere.. un giorno saprete tutto l'uno dell'altro.»

«Wow.. hai tutta questa parlantina e non trovi mai le parole giuste per invitare Violet?» gli disse cercando di allentare un po' la tensione per evitare di sentirsi in imbarazzo; non era abituata a parlare di quello che provava e della sua vita privata.

Jade le sorrise, poi Jay riprese a parlare.

«Conosci Violet, è così timida e tranquilla, ma quando sta con te si scioglie, parla in continuazione, si diverte davvero.»
«Hai ragione, oggi le chiederò di uscire.» disse all'improvviso il ragazzo davanti a lei, preso da una ventata di coraggio.

Jay si sentiva come in uno di quei programmi che si vedevano una volta, che aiutavano le persone a confessarsi e a far fare il primo passo verso la persona amata; era contenta di aver aiutato qualcuno quel giorno, si sentiva come, se facendo quella buona azione potesse giustificarsi quella cattiva nei confronti di Ambra che stava preparando.

Vide Castiel uscire dalla porta del liceo e cercarla con lo sguardo nel cortile; salutò Jade e si avviò verso il suo 'ragazzo'.

«Eccoti qua.» le disse quando lo raggiunse davanti all'ingresso. «Hai trovato la tua tremenda vendetta, che non abbia a che fare con collane ed vestiti?» sogghignò ridendosela ancora sotto i baffi.

Non le sembrava il caso di dirgli che la sua grandiosa vendetta consisteva nel metterle un paio di ragni di plastica nel suo armadietto; non era propriamente un vendetta in grande stile come l'aveva descritta.

«A dire la verità no; tu avresti qualche idea?»

«Non sono affari che mi riguardano questi e di certo non sono il centro informazioni» le disse con il suo solito fare arrogante più per stuzzicarla che per trattarla male.

«Neanche una piccola piccola?» gli chiese facendogli gli occhioni dolci, anche per vedere se stava perdendo colpi, o se funzionavano ancora.

«Che ne so io!» sbottò arrossendo leggermente e cercando di resistere al suo modo di corromperlo per farsi dare una mano.

«Falle un tag sull'armadietto!» disse di getto il ragazzo.

- Si! - esultò mentalmente la ragazza.

«E.. con cosa dovrei farlo?» chiese ingenuamente e continuando a fissarlo negli occhi.
Castiel continuava a mantenere la sua facciata da duro, ma ormai si era intromesso nell'argomento, tanto valeva finire il lavoro come si doveva e darle tutte le informazioni che le servivano.

«Ah, Signorina Ingenua, con una bomboletta naturalmente! Ti accompagnerei io stesso al negozio, ma sono impegnato, quindi..» prese un foglio di carta dalla tasca e facendosi dare dalla ragazza una penna iniziò a tracciarle una mappa per arrivare al negozio che vendeva questi articoli.
«Se hai del tempo libero vai là, sono persone che conosco, fai il mio nome e ti tratteranno bene.» disse porgendole il foglietto. «Ti ho disegnato una mappa, così dubito che ti perderai.» Poi fece una cosa che non sarebbe aspettata facesse davanti a così tanta gente, ma lo fece con così tanta naturalezza, che le sembrò una cosa normale: la baciò, per poi andarsene e lasciarla al suo posto, senza dire una parola.

Jade la raggiunse correndo e riprendendo fiato le disse: «Beh, cosa ti aveva detto, ora sono ancora più motivato a provarci con Violet.»

 

****

Una volta arrivata al negozio e comprato ciò che le serviva – comprò anche i ragni di plastica, perché voleva vendicarsi per bene – vide che era ancora presto per l'inizio delle lezioni pomeridiane, ed aveva un'altra ora e mezza libera.

Il negozio che le aveva suggerito Castiel era poco lontano dalla scuola, ma leggermente fuori mano, completamente immerso nel verde, circondato da alberi e pochi altri edifici; le ricordava un po' quel quartiere dove Demon l'aveva portata. Così le ritornò alla mente il parco in cui erano stati, sopratutto quella specie di nascondiglio oltre la siepe, dove aveva trovato quello strano plettro, che ancora si portava dietro, in una tasca del portafoglio.

Pensandoci bene, non doveva essere troppo lontano da lì quel parco, visto che pochi metri davanti a lei notò la stradina che aveva intrapreso con il cane di Castiel; iniziò a percorrere la strada che avevano fatto, cercando di non perdersi e focalizzando bene la sua attenzione su quel giorno, anche se la sua mente era distratta dall'enormità di cose che le stavano accadendo. Era felice perché grazie a Nathaniel le erano state tolte molte accuse false dalla sua fedina scolastica; era felice anche perché Castiel la trattava molto meglio rispetto all'inizio e perché la trattava come la sua ragazza anche a scuola – anche se non glielo aveva ancora detto che la considerava come tale – ma non riusciva a godersi queste belle cose, perché era troppo accigliata dal pensare all'enormità di segreti che si accumulavano ed ergevano tra lei ed il suo Castiel. Ancora non sapeva niente del suo passato, della sua famiglia, di chi fosse la famosa Lei, del motivo per il quale faceva tante assenze, di dove era stato nell'ultima settimana, di cosa aveva voluto parlare con Nathaniel quel giorno. Troppe cose le ronzavano per la testa ed ora, l'unica cosa a cui aveva dato la priorità era quella di vendicarsi di quella stupida d Ambra; alla fine lei era solo uno sfogo per tutte le cose che le stavano succedendo, ma di certo non si dispiaceva per la perfida ragazza che fungeva da capro espiatorio. Dopo dieci minuti di cammino trovò finalmente quel parco tanto agognato, e senza neanche rifletterci si avviò al posto dietro la siepe per poter rilassarsi e stare per qualche minuto lontana dalla solita vita; come la prima volta non fece alcuna fatica a passare in mezzo a quell'enorme siepe che solo all'apparenza era così fitta, e si avvicinò al solito albero per andarsi a godere due minuti di pace. Camminando per raggiungerlo, si trovò di nuovo faccia a faccia con quel tronco cavo, dove aveva trovato il plettro, e a quell'ora, con il sole alto nel cielo, riusciva a distinguere la forma di qualcosa che si trovava all'interno. Presa dalla curiosità, infilò una mano nella cavità, per trovare qualcosa di voluminoso, ma leggero, che riconobbe subito come della semplice carta impilata; tirò fuori la mano, e vide che erano svariate lettere legate tra di loro da un sottile filo di lana rosso.

Sciolse il fiocchetto che le univa e vide che nessuna aveva scritto il mittente o il destinatario, ma notò che su tutte era stata scritta la stessa data, che differiva solo per l'anno.
Portavano tutte la data di quel giorno:

20 Maggio

ma su ogni busta c'era una data diversa; la più vecchia era del 2000, e c'erano cinque buste belle piene, quattro più leggere ed altre tre che sembravano quasi essere vuote, e sull'ultima era riportata la data di quel giorno.
A chiunque appartenesse questa fitta corrispondenza, l'aveva aggiornata proprio quel giorno.

Aprì la prima lettera, che portava la data più vecchia e diede uno sguardo veloce; non c'era una vera e propria lettera all'interno, ma dei ritagli di giornale, che parlavano tutti dello stesso incidente automobilistico che aveva visto coinvolta una famiglia formata dai genitori ed il loro figlio di cinque anni, di cui erano sopravvissuti tutti tranne il padre, ed attaccato con una graffetta ad uno di questi articoli c'era un fiore ormai rinsecchito. Aveva deciso di 'violare' quella corrispondenza trovata nell'albero, ormai incuriosita da quella storia; ma non aveva più tempo per restare lì a leggere, quindi decise di portare le buste con sé e poi una volta placata la sua sete di curiosità le avrebbe riportate al loro posto come se niente fosse.

Legò nuovamente le buste con quel filo rosso, se le mise nella borsa e si avviò a scuola decisa ad attuare la sua vendetta, munita di tutto ciò che le potesse servire.

Era arrivata l'ora di ripagare Ambra con la sua stessa moneta, e tirarle una volta per tutte un brutto tiro che le desse una lezione, per farle capire che lei non era nessuno di così importante come credeva di essere; controllò che i corridoio fossero vuoti, e cacciò dalla borsa i ragnetti di plastica da mettere nell'armadietto. Ma infilare quei dannati cosi, in un armadietto chiuso si rivelò più difficile del previsto, ma dopo qualche prova, riuscì ad infilarli dalle fessure che si trovavano in alto; aveva perso molto tempo per mettere quegli stupidi ragni, ma non voleva lasciare le cose a metà, così prese la bomboletta che aveva comprato – di colore rosso, in onore di Castiel che le aveva dato l'idea - ed iniziò a taggare l'armadietto di quella perfida strega. Mentre iniziava a mettere vernice su metallo, arrivò una delle amiche di Ambra, Lì, che inconfondibile con il suo rossetto alla mano le intimò di smetterla immediatamente.

Ma il tono troppo alto della ragazza attirò la direttrice e vedendo entrambe le ragazze davanti all'armadietto parzialmente rovinato, le additò come colpevoli dando la colpa alle due anche degli altri tag presenti nella scuola e punendole per quel pomeriggio, costringendole a pulire i vari disegni sparsi per la scuola.

Maledizione, questa non ci voleva proprio.

Voleva solo che Ambra avesse una lezione, ed invece la lezione l'aveva avuta lei.

Non sarebbe mai dovuta scendere ai suoi livelli e se non fosse stata per la stupida idea di Castiel ora non sarebbe finita in quel guaio.

Ben le stava, così imparava a dar retta ad un bulletto, che per altro era anche il suo – probabile – ragazzo.


 


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