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Autore: Lqiorra    22/05/2013    0 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction... Ma ad essere più precisi è anche la prima volta che metto per iscritto le mie fantasie. Non sarà una storia lineare ma una raccolta di vicende riguardanti personaggi disparati, poste nel periodo che va dalla Saga del Fullbring alla Saga della Guerra dei Mille Anni. Spaccati di vita quotidiana dallo splendido mondo di Bleach.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Il timore di Hisagi, Il credo di Tōsen, la volontà di Muguruma








“Kare… KAZESHINI!!”.
 
La doppia falce bipenne di Shūhei Hisagi si abbatté sul bersaglio: il loro proprietario, saltando, le aveva scagliate entrambe trattenendole per la catena che le legava, cosicché ritirandole verso di sé potesse farle roteare entrambe sopra la testa per tentare un secondo assalto.
 
“Tsk… Non va ancora bene. Devo migliorare la precisione…”.
 
Hisagi atterrò e richiamò il suo Shikai, quindi rinfoderò la sua Zanpakutō. Il Vicecapitano si asciugò il sudore dalla fronte e guardò fuori dalla finestra: era davvero una bella giornata. Il ragazzo sorrise: gli piacevano le giornate soleggiate e dalla finestra di quella sala d’allenamento della nona brigata si godeva di una vista splendida. Si fermò un istante ad ammirare quello spettacolo.
 
“Che cosa mi manca…?”. Il ragazzo non riusciva a smettere di pensarci. “Perché non so muovere la mia arma come vorrei?”. Ripensò al combattimento contro Findorr Calius. In quell’occasione, l’Arrancar non aveva potuto niente contro la forza devastante di Kazeshini. “Perché?”. Hisagi si arrovellava, quando una vocina parlò nella sua testa. “Sai benissimo il perché! L’Arrancar non temeva il suo potere!”. Scosse la testa, infastidito. Non voleva pensarci, non era in quel concetto che avrebbe trovato la risposta. Nemmeno lui sapeva più se crederci.
 
“Shūhei.”.
 
Il Vicecapitano si destò dai suoi pensieri e si girò di scatto.
“Muguruma-Taichō… Non l’ho sentita arrivare.”. la sua voce era lievemente corrotta.
“L’ho notato.”. Kensei sorrise inaspettatamente, quindi si avvicinò al ragazzo. “È una bella giornata. Andiamo fuori, voglio mostrarti una cosa.”.
Hisagi era stupito: non era nello stile del suo capitano essere così pacato.
 
Capitano e Vice uscirono dalla sede della nona brigata e si incamminarono. Hisagi seguiva
 a ruota il suo capitano, che procedeva a passo lento.
“Taichō… Dove siamo diretti?”. Il ragazzo era incuriosito.
“Abbi un po’ di pazienza, Shūhei.”.
Hisagi non sapeva cosa pensare. I due si diressero verso una collina deserta piuttosto distante dalla Seireitei. Una volta giunti a destinazione, Kensei si fermò improvvisamente.

“Taichō?”.

“Shūhei… Credo che tu debba fare un po’ di chiarezza tra i tuoi pensieri.”. Il Capitano si girò verso il ragazzo ed estrasse la Zanpakutō.
Hisagi era incredulo. “Taichō…”.
“Futtobase… TACHIKAZE!”. La potente folata di vento emessa dalla spada fece tremare il ragazzo, che guardò il suo Capitano. Kensei era adirato.

“CHI NON TEME LA SPADA CHE IMPUGNA NON HA IL DIRITTO DI BRANDIRLA, NON ERA COSÌ?”.

Il potere sprigionato da quel pugnale era immenso: il suo proprietario non si stava trattenendo.
“Permettimi di spiegarti una cosa… L’unica cosa di cui devi avere paura è dell’influenza negativa del tuo potere! Abbine paura per saperlo controllare! Come speri di poter proteggere qualcuno impugnando la spada che temi!?”. Kensei scagliò un fendente dal quale Hisagi non seppe difendersi: la folata di vento provocata dall’arma lo sbatté a terra. Kensei lo guardò fisso.
“Quando c’è di mezzo la vita di qualcuno, non puoi aggrapparti a certi principi. Per quanto tu possa affilare la tua filosofia, essa non potrà mai proteggere da una spada. Non sto dicendo che tu non debba avere degli ideali… Dico che dovresti fare più attenzione alle parole e alle persone che le pronunciano.
Kensei sciolse lo Shikai, si avviò verso il suo Vice e gli tese la mano.
“Shūhei… Impara a conoscere la spada che per tanto tempo hai solo temuto. Temila a causa di ciò che potrebbe fare; credi in essa quando la impugni.”.
Hisagi afferrò la mano del suo Capitano e si sollevò da terra. Quindi Kensei si avviò verso la Seireitei. Sulla collina era tornata la tranquillità.

“Muguruma-Taichō.”.

Kensei si voltò verso il ragazzo.
“Grazie... Ora ho capito.”. Hisagi stringeva con forza l’elsa della sua spada. I suoi occhi brillavano di una luce nuova.
“Piantala. Piuttosto, dimostrami di aver inteso le mie parole!”. Kensei ribatté in modo brusco, quindi si voltò e s’incamminò, in fretta e con un sorrisetto stampato sulle labbra.
  
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