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Autore: Rain_bow    23/05/2013    1 recensioni
E se Twilight non fosse stato scritto, ma gli eventi si sarebbero comunque sviluppati nello stesso modo? Ed ora, i Cullen dopo 5 anni se ne sono andati da Forks lasciando la cittadina al suo quieto vivere?
Quieto fino all'arrivo di Lola, che porterà scompiglio e il ritorno di chi se ne era andato.
Tratto dal racconto:
Il silenzio è amico di chi lo abita, per gli altri è un'eterna tortura.
C'è chi si ciba di quegli attimi di silenzio della vita, chi invece preferisce vivere l'attimo, chi se ne ciba di ogni singolo attimo presente e chi invece si ciba di vita.
In casa, quella sera vi erano tre presenze. Una non la si poteva definire umana, una non la si poteva definire del tutto viva dato che con la sua tazza ancora fumante di caffè fissava un punto vuoto nella sua mente.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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I miei occhi si stavano lentamente abituando alla penombra. Mi girava un po' la testa dato che mi ero alzata in fretta.
La stanza era immersa in un silenzio che mi avvolgeva e mi premeva sulle orecchie. Davanti a me, ritrovai la forma dell'acchiappasogni. Ma c'era qualcosa che non mi tornava, qualcosa di fuori posto in quella stanza. Girai la testa verso destra, dove la luce filtrava con maggiore violenza, ma là tutto era nello stesso ordine. Quando voltai la testa a destra al mio cuore mancò un battito.
Due figure appena accennate se ne stavano alte e immobili a confondersi con il buio. Il mio primo istinto fu quelle di urlare, ma riuscii a trattenermi. Insomma, non potevano essere i due mostri che avevano cercato di uccidermi.
Non avrebbe avuto senso: se davvero volevano uccidermi perchè avrebbero dovuto aspettare così tanto? E poi la notte era il momento migliore per compiere omicidi.
Ora che guardavo meglio, notai che erano un ragazzo ed una ragazza e i loro occhi non lanciavano fiamme oscure.
La figura sulla sinistra, quella più slanciata mi si avvicinò lentamente. 
"Ciao Lola." il suo tono era così circospetto e la voce tanto dolce.
"Chi siete?" chiesi leggermente allarmata.
"Io sono Edward," iniziò lui con lo stesso tono. "lei invece è mia figlia" disse indicando l'altra figura che fece un passo avanti.
"Io sono Renesmee, ma puoi chiamarmi Nessie" si presentò lei.
Edward continuava a fissarmi, più il suo sguardo diventava intenso più sentivo crescere un dolore lacerante alla testa. 
Persi ogni mio pensiero, persi me stessa.
Riuscii a ritrovarmi soltanto quando mi accorsi che ero ancora lì a fissare nel silenzio della stanza Edward che si era voltato verso la figlia e la guardava negli occhi come prima aveva fatto con me. Sembravano comunicare ma le loro labbra erano immobili.
Edward si riscosse e poi si girò verso di me. 
"So che hai subito un forte shock, per ora ti lascerò nelle mani di mia figlia, con lei sarai al sicuro" disse prima di sparire dietro la porta.
Così rimanemmo io e Renesmee, che potevo chiamare Nessie.
Ci guardammo per un po', anzi era lei a guardare me, perchè io nella penombra non riuscivo a distinguere molto di lei.
Mi rivolse un sorriso e poi si diresse verso la finestra. 
"Qua bisogna far passare un po' di luce, è così triste il buio!" disse allegramente.
La stanza si illuminò all'istante. Per un attimo rimasi accecato dal bagliore.
Quando mi ripresi la osservai per la prima volta. Era davvero bella, anzi era molto di più, era radiosa. Come il sole, che acceca coloro che sono abituati a vedere il buio, anche lei accecava.
Il suo corpo era un perfetto equilibrio di chiari scuri, era snella e alta e riusciva a mantenersi immobile. 
Come se rimanesse avvolta dai suoi pensieri, ed il suo corpo, l'unica finestra che la collegava al mondo esterno si immobilizzasse, attraversato da fatti di maggiore rilevanza.
Continuava a sorridermi, non solo con la bocca, ma anche con gli occhi di un inconfondibile color cioccolato. Si riprese da chissà quale pensiero e si ravvivò i ricci che rimbalzarono come molle fino alla vita. Ora che il sole la illuminava, i capelli assumevano migliaia sfumature rossastre.
"Lola," mi si avvicinò e si mise a sedere sul mio letto "so cosa hai passato, voglio aiutarti" disse posando una mano sulla mia spalla.
Scossi la testa quasi ridendo. "No, tu non lo sai" replicai decisa. Nessuno poteva saperlo cosa avevo passato.
"Posso capirti," continuava lei.
"No" ripetei alzando la voce e allontanandomi da lei.
"Io.." sembrava indecisa su cosa dire, o su quanto rivelare. "sono molto più vicina a quel genere di cose di quanto tu possa pensare" disse fissandomi negli occhi.
Io continuavo a scuotere la testa, mentre lei avvicinava una mano alla mia guancia.
In testa, come in un film continuavo a ripensare alla stessa immagine. 
La mano fredda del mostro, che mi lanciava verso il letto. Lui che poi si avvicinava a me con gli occhi neri languidi.
"No tu non puoi capire" continuavo a dire io.
"Guarda" mi disse Renesmee.
La continuai a guardare negli occhi, il suo volto sembrava profondamente concentrata. 
Mi fissava dritta negli occhi, con la fronte aggrottata. La sua espressione si stava facendo sempre più preoccupata.
Stavo appunto per chiederle cosa c'è? quando lei fece un balzo lontano da me.
Spostando la mano dalla guancia.
Non riuscii a non cacciare un urlo.
Il suo balzo, come con gli altri mostri, erano semplicemente non avvenuti. Prima era lì, che mi consolava con quell'aria concentrata, e l'attimo dopo si trovava in piedi, dietro al letto a fissarmi smarrita.
Io mi raggomitolai con le ginocchia al petto e le mani sopra la testa.
Non potevo credere che anche quella ragazza tanto dolce potesse essere uno di quei mostri assassini.
"Vai via mostro!" le urlai contro.
Sbirciai intorno a me, ma nella stanza c'ero solo io.
Allora era vero, lei non era umana.
Mi alzai in piedi di scatto. Cosa potevo fare?  urlare finchè qualcuno non sarebbe corso a salvarmi? Ma chi poteva aiutarmi? Il mondo sembrava riempirsi dopo ogni attimo che passava di creature impossibili. Ebbi poi un fremito. Possibile che anche l'altra figura non fosse umana? Aveva detto di essere il padre della ragazza, la cosa non aveva una logica, ma terrorizzata com'era non ci avevo pensato. Quel ragazzo non aveva neanche venti anni, era impossibile che avesse una figlia che dimostrava poi la sua stessa età.
Chissà cosa intendeva, dicendo "mia figlia".
Ora che ci pensavo, la sua mano era fredda, non sgradevole come quella del mostro, ma era fredda.
Ma gli occhi? I due mostri che avevo incontrato avevano gli occhi neri e vuoti o mostruosamente rossi. 
Lei invece li aveva di un vivace e caloroso color cioccolata, unico nel suo genere ma umano indiscutibilmente.
Nel silenzio della stanza, sentivo quasi la mia testa che ronzava cercando di capire la verità.
Mi trovavo immobile davanti al letto, incerta sul da farsi e insicura sulla verità.
Sentii la porta cigolare ed aprirsi lentamente. Apparì Edward.
Si muoveva con gesti studiatamente lenti. Era innaturale, e qualcosa mi fece credere che stava fingendo per nascondere quella verità così scomodamente orrenda.
"Lola" la sua voce sembrava di velluto, tanto morbida ma inframezzato da cadenza basse e gravi. "voglio parlare con te, so cos'è che tu sai. Ma non sai tutta la verità." la sua sincerità mi sorprese.
Forse lui come Nessie sapevano qualcosa in più di me, ma certo, dopotutto anche loro erano dei mostri. Anche se non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile.
Si mosse leggermente, ma non si avvicinò a me. Faceva passi lenti, per non farmi spaventare, i palmi alzati verso di me si muoveva verso una sedia che si trovava davanti al muro dell'acchiappasogni.
Si ravvivò i capelli ramati che mantennero il loro fascino d'ordine disordinato e si sedette.
Io non osavo parlare, mi sentivo un mix di emozioni contrastanti.
Ero terrorizzata da quel ragazzo, da quella che aveva definito sua figlia. Ancora più impaurita dagli altri mostri che avevano tentato di uccidermi. Disgustata dal mondo che non era il posto che mi immaginavo fosse. Immobilizzata da Edward che se avesse voluto con un solo balso avrebbe potuto uccidermi. Eppure, lui era lì, che si muoveva lentamente e mi guardava con circospezione, come se fosse lui a dover avere paura di me. Ero ancora viva, nonostante ne avesse incontrati altri due di mostri. Ero intimidita da quelle due bellezze così eteree e irraggiungibili.
Ora che lo notavo, i suoi capelli erano delle stessa tonalità di quelli di Nessie e avevano la stessa eleganza di quell'ordine casuale e genuino. Forse le stesse labbra. Potevano essere fratelli. Anche se le loro caratteristiche comuni si fermavano qua; gli occhi di Renesmee erano tutt'altra cosa. Quelli di Edward ricordavano più una certa pietra di cui non ricordavo il nome.
Edward mi stava studiando, come io stavo studiando lui. Poi sospirò e iniziò a parlare.
"Non so quanto tu sai, non so neanche come fai a saperlo. Non molti umani scoprono questa verità. Personalmente sei il secondo caso di tutta la mia vita. E.." sorrise. "la mia vita come puoi immaginare non rispecchia il mio aspetto"
Lo guardai confusa.
"E' così difficile parlare con te" sospirò "quindi tu non sai molto"
Mi sentii ferita. Dopotutto ero io che avevo rischiato la vita. "So che siete dei freddi" 
Ridacchiò. "In molti modi ci hanno chiamato, e quel termine so precisamente da quale leggenda viene usato. Quindi tu hai parlato con qualcuno della Riserva?"
"Come fai a saperlo?"
Non mi rispose.
"Vuoi farmi del male?" gli chiesi intimorita.
Mi guardò sorpreso. "No!" esclamò indignato.
"Non tutti siamo uguali. Io come la mia famiglia non siamo mostri"
Avrei voluto rispondergli, avrei voluto dirgli che loro facevano paura. Il mondo intero mi faceva paura.
Quel ragazzo così bello, lo sapevo, era così letale per me.
Mi raccontò molto dei vampiri. Che cosa significassero gli occhi cangianti, il motivo per cui non si mostravano al sole. La loro letalità consisteva in una velocità, in una forza sovrumana. Dei sensi troppo sviluppati e spesso anche in poteri extra, come se tutte quelle qualità non bastassero. Poi si era interrotto bruscamente e aveva iniziato a parlare della sua famiglia.
Loro non uccidevano. Vivevano come gli umani. Erano solo migliori sotto molti punti di vista.
Mi spiegò che il suo clan era in qualche modo speciale, perchè lui e sua moglie avevano una figlia. Una cosa impossibile per una coppia di vampiri, ma al limite della possibilità per una coppia vampiro-umana.
La cosa mi aveva un po' disgustata, ma quel vampiro non era un assassino, lo sapevo. Così poi si era spiegato anche l'assenza di differenza di età tra padre e figlia.
Tutto questo mi aveva fatto venire i brividi, ma ora che lui si era zittito sentivo il bisogno di ricevere più informazioni. Sapevo che non mi aveva detto qualcosa e mille domande mi balevano in testa.
"Dimmi qualcosa in più sui vostri poteri supplementari." decisi di fargli questa domanda per prima.
Mi studiò a lungo "Alcuni di noi, erano persone speciali finchè erano umane. Così quelle qualità si sono amplificate una volta divenuti immortali." spiegò.
"Tu hai qualche potere?" chiesi curiosa.
Era molto serio, quasi arrabbiato. "Sì, da umano ero una persona molto attenta a ciò che pensavano gli altri. Non so come spiegarti, era una parte di me. Ed ora.." sospirò "riesco a leggere nelle menti altrui".
Lo guardai esterrefatta. Impossibile. 
Quel ragazzo riusciva a leggere ciò che pensavo? In qualche modo quindi non ero lo stesso al sicuro.
"Tu sai cosa sto pensando?" chiesi arrabbiata. Non mi piaceva quell'idea.
"Ci sono eccezioni" spiegò. "Nella mia vita ne ho trovata solo una di eccezione ed è divenuta mia moglie."
Lo guardai perplessa, non capivo cosa c'entrasse.
"Stai leggendo i miei pensieri?" chiesi allarmata.
"Non funziona proprio così, la mia mente è sempre piena delle voci altrui che parlano in continuazione. Occorre molta concentrazione per separare una voce dalle altre"
Non mi aveva ancora risposto, girava in torno alla verità ma non la rivelava.
"Dimmelo" lo scongiurai.
"Quando trovo la tua voce, non sento i tuoi pensieri." disse frustrato.
"Quindi non riesci a sentirmi affatto?" ne ero molto felice.
"No, reagisci come uno specchio. Semplicemente se mi concentro su di te, mi trovo davanti tutti gli altri pensieri che sento, riesco anche a sentire i miei pensieri come se non mi appartenessero."
Lo guardai confusa. Com'era possibile?
"Tu prima ci hai provato ad ascoltare ciò che pensavo, vero?" domandai.
Annuì. "Te ne sei accorta?"
"Non proprio," spiegai. "Ho sentito un forte caos in testa, ed ho smarrito i miei pensieri. E' stato orribile" ammisi.
Ognuno rimase concentrato nei propri pensieri, nel silenzio della stanza. Finchè sentii la porta aprirsi di nuovo.
Apparì il viso rugoso e incorniciato da capelli d'argento di Sue.
Mi ricordavo di lei, era venuta a casa di mio zio, insieme al vecchio Capo della Polizia.
Quella donna che mi aveva associato alla figlia di Charlie.
Mi sorrise incerta, poi entrò nella stanza.
"Ciao Lola, ti ricordi di me?" la sua voce pareva apparire ad un'altra epoca, così antica e misteriosa.
Annuii. "Grazie, mi hai salvato"
"Non devi ringraziare me" 
La guardai con aria interrogativa, ma lei cambiò discorso.
"Immagino tu voglia sapere come sta tuo zio"
Ma come? Mio zio non doveva essere in casa quando mi avevano aggredita, doveva essere in servizio.
"Tranquilla, lui non ha niente. E' stato ritrovato da Logan in casa con aria assente. Ma dopo qualche minuto si è ripreso. Ora è stato portato all'ospedale solo per dei controlli" continuò.
La guardavo in stato di shock. Non pensavo proprio che anche mio zio ci potesse andar di mezzo nei miei casini.
"Abbiamo preferito portarti qui e non all'ospedale perchè non eravamo sicuri che ti avesse morso. I dottori non ti avrebbero saputo guarire altrimenti" 
Continuavo a starmene zitta.
"Incredibile sei sopravvissuta ad un attacco, non è da tutti" disse accennando un nuovo sorriso.
"Due, sono stati in due." dissi semplicemente.
Entrambi furono molto colpiti, ma non dissero altro.
Un rumore poi mi fece quasi sobbalzare, era una porta sbattuta e poi una serie di passi altrettanto fragorosi.
La porta si spalancò di nuovo.
"Lola!" urlò Logan, "ho saputo che ti sei svegliata. Come stai?"
Non riuscii a trattenere un sorriso.
Sue lanciò un'occhiata al nuovo arrivato, ma poi sia lei che Edward lasciarono la stanza salutandomi.
Logan, come sempre non aveva ne' maglia ne' scarpe. Solo un paio di bermuda marroncini.
I capelli erano sciolti e arruffati ed era molto preoccupato.
"Ora sto bene"
"Ero così tanto in pensiero" disse.
Sentii il mio battito accelerare.
"Tu sai chi mi ha salvato?" chiesi senza tanti giri di parole. Degli altri non potevo fidarmi di fare una tale domanda.
E poi volevo davvero sapere chi avesse la forza di contrastare o far paura a dei vampiri, forse altri vampiri? Edward? Ma io non lo avevo visto.
Mi guardò triste.
"No.." abbassò la testa "sono stati i miei amici"
Non mi piaceva vederlo triste.
"Non importa, dimmi un po' te sai come sta mio zio?"
Si fece di nuovo spensierato e mi iniziò a raccontare di tutto, oltre che alle condizioni di mio zio.
Restammo così tanto a parlare, che non mi accorsi del tempo che passava. Il sole si faceva sempre più alto e pallido, nascosto da nuove nubi temporalesche.
D'un tratto entrò Sue con un piatto pieno di cibo e un cipiglio arrabbiato in fronte.
"Tu" e indicò Logan "dovresti andartene, c'è chi deve riposare" disse guardandomi.
Logan si congedò e dopo il pasto iniziai a sentirmi così stanca e insonnolita che presto mi abbandonai alle braccia calde del sonno.
 
"Io non..." diceva guardandomi con i suoi occhi così mostruosi.
Cosa voleva dirmi? Se avesse voluto davvero uccidermi sapevo che ne avrebbe avuto il tempo. Invece mi fissava con quell'aria frustrata.
Il suo volto iniziò a trasformarsi.
I capelli si facevano sempre più disordinati e divennero bruni. Gli occhi rimasero della stessa limpidezza, ma il colore cambiò in oro, anzi, in ambra.
La mascella si allargò e il naso si fece più lungo.
Davanti ai miei occhi c'era Edward, ora più lontano da me, mezzo nascosto dalla penombra di una stanza che non c'era. Dietro di sè c'era Renesmee, sua figlia.
Entrambi avevano la stessa aria frustrata. 
"Io non.. " continuavano a dire. "non voglio farti del male" disse Edward. Ma non era la sua voce. Era la voce del mostro dagli occhi di sangue.
Poi apparve vicino a me Renesmee con il viso concentrato e la mano sulla mia guancia. 
"Guarda" diceva.
E davanti a me appariva di nuovo il mostro, gli occhi rossi fissi su di me.
"Io non volevo farti male. Voglio solo capire"
Disse, poi si volatilizzò. E le figure divennero ombre e il bosco in cui mi trovavo si fece nero.
Aprii gli occhi di scatto. Mi trovavo ancora in quella casa che profumava di legna. Ero al sicuro.

 
NOTA DELL'AUTORE:
Devo ammettere che questo capitolo è stato un po' complicato da scrivere.
Ci sono cose che forse si possono capire, o che possono risultare assolutamente fuori luogo.
Nei prossimi capitoli verrano spiegate queste scene inspiegabili fino ad arrivare all'ultima verità.
Ditemi cosa ve ne pare, vi bastano pochi minuti e potreste aiutarmi a capire cosa volete dal continuo della storia. :)
  
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