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Autore: nozomi08    27/05/2013    2 recensioni
La storia parla della 16enne Yame Minashigo, giovane studentessa appena entrata nella prestigiosa Cross Accadeemy. Sebbene sia a conoscenza dei tempi bui che affliggono sia la società degli umani che dei vampiri, le uniche volontà della ragazza sono quella di scoprire il mistero che si cela dietro alla morte dei suoi genitori e la possibilità di vendicarsi per il dolore e la solitudine che l'hanno attanagliata per molti anni. Ben presto però il suo cuore verrà scosso dalla presenza di un giovane hunter che le farà riscoprire l'intensità di sentimenti perduti e che verrà a sapere un terribile segreto dietro la natura di Yame e il suo passato. E intanto, la guerra contro il vampiro Sanguepuro Rido Kuran imperversa...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Zero Kiryu
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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ZERO’S POV
-Ah, cavolo, che scocciatura!- borbottai
Aprii la porta con irruenza e mi gettai sul letto come un sacco di patate. Tenni lo sguardo di fronte a me. All’improvviso il soffitto era diventato un soggetto interessante da guardare…
Quella giornata era stata esattamente un’autentica seccatura, come tutte le mie altre giornate del resto, e il direttore, come al solito, non poteva che peggiorarmi la situazione.
“Ci mancava solo lui. Sentirmi una merda, sempre più spossato e in preda a quelle fitte non bastava no? Ora, oltre di occuparmi di quei schifosi succhiasangue, dovevo anche fare da balia alla nuova arrivata. Prima chiede esplicitamente, a me e a Yuki, di avvicinarci a lei e di diventare suoi amici per non so quale ragione e poi mi chiede di accompagnarla questo weekend alla residenza. Per non parlare poi di stamattina, perché dovevo portarla in classe e l’altra sera per…” l’immagine di lei in asciugamano si presentò con violenza nella mia mente. Era bella da mozzare il fiato. Ricordo ancora bene il suo bel viso incorniciato dai capelli bagnati, le labbra carnose, rosse per il calore della doccia appena fatta, le guance un po’ arrossate. E poi, quel panno che poco lasciava all’immaginazione… 
“Cazzo, ma che mi prende?” sbraitai portandomi una mano sul viso, irritato dall’improvviso senso di disagio
Ecco, e come se non bastasse, avevo un altro problema adesso: lei. Già, proprio lei, Yame Minashigo. È qui da ammalapena due giorni e già mi mette i bastoni tra le ruote. Mai che mi lasciassero una buona volta in pace. Non che ce l’abbia con lei personalmente, ma c’era qualcosa in quella ragazza… qualcosa che mi faceva sentire diverso dal solito, che mi smuoveva le viscere.
Forse perché era orfana, e veniva da una famiglia di hunter come me? no, non credo sia per questo, anche se mi dispiaceva un po’ per lei.
Forse era il suo profumo? Perché aveva un odore veramente accattivante, che sicuro mi avrebbe creato parecchie palle al piede, me ne rendevo conto… Ma no, neanche questo.
O, forse, mi faceva tenerezza per la sua statura? È vero, non è molto alta, il che la fa sembrare un cucciolo, ma aveva anche delle curve provocanti. Ah, ma che mi tocca dire… Comunque no, nemmeno questo. Ma allora cos’era?
I suoi occhi? Perché erano magnifici. Forti, passionali, l’esatto opposto di quelli di Yuki.
“Yuki…” al pensare a quel nome provai una dolorosa fitta al cuore
Yuki. La mia dolce, combattiva, piccola Yuki. Esisteva qualcuno più prezioso di lei? Colei che per tutti questi quattro lunghi anni si prese cura di un mostro come me, senza mai chiedermi nulla, senza mai sapere di stare teneramente aiutando una disgustosa bestia. Vederla preoccuparsi per me ogni volta mi faceva stare male, tanto da togliermi quasi il respiro, ma al tempo stesso non potevo evitare di esserne felice, perché in quei momenti c’ero solo io nei suoi pensieri. Poteva però una creatura efferata come me meritarsi le attenzioni di un innocente angelo quale lei era? Certo che no. Come osavo voler possedere una creatura così pura, io, che ero un peccatore?
Mi sentivo peggio di uno straccio. Tutte quelle intense emozioni mi sfinivano, prosciugando le mie forze fino all’ultima goccia. Era estenuante. E poi, nel momento per me più critico, quando sono sul punto di impazzire, spunta lei, bellissima e silenziosa. Direi che ne rimasi abbastanza affascinato. O forse parecchio? Vabbè, però non fu questo ciò che più mi colpì. Se con Yuki avevo la sensazione di qualcuno che cercasse di salvarmi dalle fiamme che mi intrappolavano nel mio inferno, di tirarmi fuori, via da lì, la presenza di Yame mi dava l’impressione di non essere più solo in quell’inferno, ma in compagnia di qualcuno che era riuscito a solcare le mie barriere e che soffriva insieme a me, che capiva le mie pene e pativa in silenzio anche le proprie. E questo mi dava un senso di pace che non avevo mai provato prima, nemmeno con Yuki. Tutto ciò aveva anche avuto dei riscontri sul mio comportamento: in molte occasioni infatti, non mi ero atteggiato nel mio solito modo freddo e distaccato. Un esempio?
Uno stupido “buonanotte” detto senza motivo l’altra sera. O probabilmente perché averla vista in quel modo mi aveva dato alla testa.
Oppure oggi, quando, non rendendomene conto, mi sono preoccupato perché era inciampata per starmi dietro.
Per poi averle raccontato, con naturalezza, la sera appena arrivata, una parte di quel passato che mi sforzavo di non ricordare, come a volerla consolare dopo che mi accennò una parte del suo.
Mi chiedevo come facesse a farmi sentire così, o meglio volevo sapere perché.
Perché lei, poi?
Volsi la testa verso il comodino, gettando un’occhiata sull’orologio. Si era fatta ora di andare, era il turno del cambio con la Night Class. Facevo meglio ad affrettarmi, se non volevo sentire Yuki brontolare perché ho fatto ritardo. Sbuffai, alzandomi dal letto. Era il momento di mettere da parte tutti gli altri pensieri.

 
“Bene. Allora a noi due, Night Class”
 
YAME’S POV:
Mi ritrovai per la mente mille pensieri mentre mi accingevo a ritornare nella mia stanza, dopo il colloquio con il direttore. Prima di tutto, ero felice, perché non solo avevo ricevuto una stupefacente arma antivampiro, per giunta della mia defunta madre, ma avevo anche ricevuto il permesso di ricevere uno speciale addestramento per diventare un hunter a tutti gli effetti, e non vedevo l’ora di cominciare. Ma avevo un altro rompicapo per la testa: non riuscivo a distogliere l’attenzione da quella frase enigmatica pronunciata dal direttore:
“Penso sia meglio che tu sia preparata per l’imminente futuro”
Cos’avrà voluto dire con quella citazione? Di quale “imminente futuro” stava parlando? Era qualcosa di cui mi sarei dovuta preoccupare? Sempre se alludeva a qualche cosa, perché quella che ebbi fu solo una sensazione. Eppure, qualcosa mi diceva che quella frase non era da trascurare… chissà cosa aveva da nascondere…
Entrai nella mia camera e mi feci una doccia veloce, stavolta portando prima il mio cambio nel bagno. Fare una figuraccia come quella dell’altra volta era già abbastanza, non ne volevo una seconda. Quando uscii gettai un’occhiata al pugnale sul letto: proiettava riflessi minacciosi sul soffitto, come se fosse in procinto di aggredire una sua vittima. Lo presi e me lo rigirai di nuovo tra le mani, osservandolo ancora un po’. Dovevo ammettere che quell’oggetto era per me irresistibile, e ad impugnarlo sentivo una travolgente scarica di adrenalina che sconvolgeva ogni fibra del mio corpo. Sì, decisamente, fremevo dalla voglia di usarlo e di vedere come me la cavavo. Mi ricordava quando giocavo con le spade di legno insieme a papà. Correvamo da una stanza all’altra facendo finta di essere in uno di quei film di avventura, sfidandoci anche a duello. L’episodio più divertente fu quando dovemmo affrontare il “mostro nell’armadio” che altri non era che un bizzarro cappotto della mamma. Finimmo per scombussolare l’intero guardaroba, facendola imbestialire. Però, anche se faceva l’arrabbiata, sapevo che in fondo si era divertita anche lei ad assistere alla scena, glielo leggevo nel luccichio dei suoi occhi. A quei ricordi non riuscii a trattenere un sorriso. Per me momenti come questi erano il tesoro più prezioso, che non avrei ceduto mai e poi mai. Sforzandomi di tornare alla dolorosa realtà, presi l’astuccio che il direttore mi aveva dato e lo allacciai alla coscia, infilandoci poi il pugnale. Ci stava perfettamente, e la gonna, sebbene fosse piuttosto corta, lo nascondeva bene. Averlo lì con me mi rassenerava,  non so perché, e mi trasmetteva grande forza e sicurezza. Da quell’istante in avanti non lo lasciai nemmeno un attimo.
“Incredibile, tra due giorni inizierà il mio addestramento. Ancora non ci credo” pensai tutt’altro che calma
Finalmente hunter. Non riuscivo a togliermelo dalla testa. Il mio sogno. Lo volevo per passione; lo volevo per seguire le orme dei miei genitori; lo volevo per renderli fieri, perché li amavo e li ammiravo con tutta me stessa; lo volevo per potermi riscattare. Sono sempre stata da loro protetta, coccolata, amata come se fossi stata una principessa. Se prima ne ero felice, ora me ne pentivo. Avevo aperto gli occhi troppo tardi. Avevo scoperto che fino a quel momento avevo sempre da loro ricevuto, e mai dato. Mai un “grazie”, mai un gesto di riconoscenza, un aiuto. Allora non lo avevo mai considerato, ma comportandomi in quel modo, non ero diventata altro che un peso per la mia famiglia, per quelli che amavo. Così presi la decisione di non essere più un peso per gli altri. Avrei ceduto loro anima e corpo. Sarei diventata apatica verso tutto, verso la gente, anche verso me stessa, e avrei trattato rudemente chiunque avesse tentato di avvicinarmi. Lo avrei fatto per il loro stesso bene. Li avrei trattati in modo freddo, così che non avrei potuto gustarne il dolce sapore della compagnia, per non diventare un fastidioso impiccio alla loro esistenza, per ricordarmi dei miei errori passati, ma li avrei anche guardati attentamente da lontano, perché, nel caso che avessero avuto bisogno di aiuto, allora mi avrebbero trovato lì davanti, pronta a sacrificarmi per mantenere la mia promessa di riscatto alle mie colpe. D’ora in poi sarei stata io quella che avrebbe protetto. Per questo fui ancora più convinta di voler diventare un grande hunter. Mi sarei chiusa dentro quest’armatura fatta di indifferenza e solitudine, per poter diventare più forte, per resistere ai colpi che mi sarebbero stati afflitti. Volevo difendere tutto ciò in cui loro avevano creduto fortemente, che avevano servito con lealtà per anni e anni. Questo era il mio riscatto alle mie colpe, al mio egoismo. Questo era il mio “grazie”. E nel pacchetto, si presentava anche la volontà di far chiarezza e la prospettiva di una truce vendetta.
Delle grida di eccitazione mi riscossero dai miei pensieri. Provenivano dall’esterno.
“Cosa sarà mai tutto questo baccano?” pensai mentre mi affacciavo alla finestra
Vidi che c’era un gran viavai di studenti per il cortile, ragazze specialmente, tutte, all’apparenza, molto concitate. Stuzzicata da tanta euforia, decisi di andare a controllare personalmente. Finii velocemente di vestirmi ed uscii fuori, aggregandomi alla fiumana e lasciandomi guidare da loro. La folla si fermava vicino ad un cancello, e lì si sparpagliava in trepidante attesa. D’istinto alzai lo sguardo oltre il muro, dietro il quale riconobbi il dormitorio Luna, quieto ed enigmatico come sempre.
“Ma che ci fa qui tutta questa gente? Sembra di stare alla fiera” pensai disorientata. Scrutai ancora la massa infervorata.
“Ho capito. Indaghiamo sul posto va’” constatai infine
Mi avvicinai disinvolta a due ragazze lì vicino, anche loro particolarmente infervorate come le altre.
-Ehm, scusate…- dissi per attirare la loro attenzione. Voltarono la testa verso di me, con aria interrogativa
-Potrei chiedervi come mai tutta questa calca qui?- continuai
-Ma come, non lo sai?!- esclamò una di loro, guardando la sua compagna con esagerato stupore. Atteggiamento che mi lasciò un po’ in disappunto.
-Veramente… no- risposi acida
-È l’ora del cambio della Night Class! Tra poco uscirà fuori!- esclamò l’altra entusiasta. Ci rimasi di sasso. Seriamente.
-Cioè, fammi capire, tutta questa agitazione solo perché deve uscire uno stupido gruppo di studenti?- chiesi attonita
-Non è uno stupido gruppo di studenti, è la Night Class! Aspetta e vedrai con i tuoi stessi occhi!- rispose una delle ragazze con disappunto. Alzai gli occhi al cielo
-Sì… certo…- dissi con una punta di sarcasmo, congedandomi da loro
“Questi sono tutti pazzi! Sono finita in un manicomio per caso?” pensai
 “Meglio che me ne vada, non ho alcun interesse a restare qui un minuto di più…”
Quando mi accinsi a tornare indietro però, sentii una voce familiare provenire qualche metro più in là:
-State indietro, prego! L’ora del coprifuoco è scattata perciò tornate immediatamente indietro nelle vostre stanze!-
Al suono di quella voce mi girai di scatto
“Yuki?” pensai stupita
E infatti eccola lì, la piccola Cross, che se la stava vedendo con un branco di ragazze particolarmente fomentate, nel disperato tentativo di trattenerle dall’avventarsi sul cancello che portava al dormitorio. Con tanto di fischietto al collo.
-Ragazze vi prego state indietro!- urlava scoraggiata
Poverina. Tutta sola in balia di quelle bestie sovraeccitate.
“Un momento. Se Yuki è lì, allora non dovrebbe esserci Zero con lei?” pensai trepidante, girando la testa di qua e di là, nella speranza di scovare dei capelli argentei da qualche parte. Ma niente.
“Dove si è cacciato?!” pensai un po’ accigliata. Insomma, escludendo la mia spudorata voglia di rivederlo, lasciare Yuki così era un po’ esagerato no? Bastavano altri pochi minuti e sarebbe finita calpestata a sangue da tutta questa folla!
Sospirai. Non erano affari miei, ma non potevo permettere un omicidio in luogo pubblico. E poi, diciamocela tutta, l’atteggiamento esagerato di tutte quelle studentesse mi stava mi stava facendo perdere la pazienza. Mi feci largo tra la fiumana, a volte dando degli spintoni, fino a raggiungere Yuki, che appena mi vide sgranò gli occhi.
-Yame? Ma tu che…?-
-Dopo Yuki, dopo, ora dammi qua!- la interruppi strappandole dal collo il fischietto. Lo poggiai sulla bocca e soffiai con forza. La folla si zittì per qualche secondo, e io ne approfittai.
-Allora gente, non avete sentito quello che ha detto?! Forza, portate quei vostri bei fondoschiena nelle vostre stanze, di corsa!- urlai spazientita
-E chi saresti tu per ordinarcelo? Non sei nemmeno una disciplinare!- si espresse contrariata una ragazza tra le prime file, seguita dai cenni di assenso delle compagne vicine
-No, infatti non lo sono, ma se mi fate perdere la pazienza, e ci sono quasi, siate sicure che diverrò il peggiore dei vostri incubi- dissi minacciosamente piantando loro addosso il migliore dei miei sguardi truci -Perciò a cuccia, plebaia!- ringhiai infine inarcando leggermente l’angolo del labbro superiore. Le ragazze ammutolirono all’istante spaventate, prese alla sprovvista dalla mia inquietante reazione. Sorrisi compiaciuta, con una Yuki che, dietro di me, mi fissava sbalordita. Probabilmente “plebaia” era stato un termine un po’ eccessivo, ma non me ne rammaricavo. Mi aveva aiutato a sorbire l’effetto desiderato.
Certo, in questo genere di cose forse Zero era più bravo, ma io non ero sicuramente da meno.
Intanto, il cancello del dormitorio si era aperto alle nostre spalle, distraendo da me le attenzioni delle ragazze, lasciandole tutte con il fiato sospeso. Afferrai il braccio di Yuki, ancora attonita, trascinandola con me ad uno dei lati dell’enorme ferraia.
-Wow… Yame, sei stata mitica! Ma come hai fatto?!- esclamò meravigliata, riscuotendosi dallo stato di attonimento
-Diciamo solo che ho molta esperienza- le risposi sorridendo, ridandole il fischietto in mano
Quando la tanto attesa Night Class fece capolino nel cortile, fummo travolte da un’ondata di acute grida da parte delle studentesse della Day Class. Osservandoli da vicino, dovetti ammettere che con quell’élite di studenti c’era veramente da rifarsi gli occhi: erano tutti dannatamente belli, e per questo non mi piacevano. Per niente. Belli, ricchi e dalle maniere composte. C’era qualcosa che non quadrava. Troppa perfezione.
-Aidoh sempai!!!- esclamarono calorosamente le ragazze dietro di noi, accogliendo con passione l’aitante ragazzo biondo che apriva la fila
-Buongiorno ragazze! Noto con piacere che siete carine come al solito!- le ricambiò lui esuberante, guardando poi verso di me
-Mmmm, guarda guarda faccie nuove, eh?- disse mentre mi cinse le spalle con noncuranza, mantenendo i suoi penetranti occhi azzurri fermi nei miei –Lo sai che sei davvero molto bella?- continuò con voce suadente, avvicinando il viso al mio, tanto che potevo sentire il suo caldo respiro scendere lungo il collo –Hai anche un buon profumo…-
-Se stai cercando di sedurmi, sappi che con me non attacca, don Giovanni- dissi glaciale, guardandolo storto
Lui, assai divertito, aprì bocca per rispondere alla mia provocazione, ma Yuki fu pronta a precederlo.
-Aidoh sempai, non è meglio forse se lasci le cose a me e te ne torni dagli altri?- chiese gentilmente
-Ma…!-
-Hanabusa, è meglio se fai come lei ti dice- proruppe una voce dietro le nostre spalle. A parlare era stato un ragazzo alto, dallo sguardo languido, anche lui tremendamente bello, con morbidi e mossi capelli castano scuro, piuttosto lunghi. Ebbi una sgradevole sensazione al petto quando lo vidi. Portai una mano sull’addome, non capendo perché mi stavo sentendo strana. Cercai di celare il mio improvviso malessere, facendo finta di niente.
-Sì, subito nobile Kaname!- esclamò Aidoh, affiancandosi svelto ad un ragazzo e una ragazza dai capelli castano chiaro della Night Class appena passati
-Buongiorno Yuki, tutto bene? Dev’essere dura per te, gestire tutto questo…- le disse il ragazzo con premura, abbozzando un sorriso
-K-Kaname!- esclamò sorpresa lei, diventando tutta rossa –S-sì sto bene, grazie!-
“Quindi è questo il famoso Kaname…” pensai mentre spostava la sua attenzione su di me
-Noto con piacere che abbiamo con noi una nuova studentessa- disse cordiale
-Sì è una mia compagna, si chiama Yame- disse allegra Yuki
Per un attimo ebbi paura. Non appena i nostri sguardi si incrociarono, il mio petto fu colpito da improvvise fitte e si presentò un acuto mal di testa, lasciandomi senza fiato. Istintivamente portai entambe le mani ai lati del capo, gemendo sotto lo sguardo incredulo dei due.
-Ehi Yame, ma stai bene?- chiese preoccupata Yuki
-Si sto bene, mi è solo venuto un forte mal di testa- mentii a denti stretti, mentre il dolore si faceva sempre più forte
Uccidilo…
Sgranai gli occhi, incredula.
Uccidilo… Su, fallo! Ahahahahahahah!
Quella voce, quella risata agghiacciante… La conoscevo. Era quella dell’incubo. Ma perché la sentivo anche ora in pieno giorno? Che fossi in preda alle allucinazioni?
“Che mi sta succedendo?” pensai preoccupata, sudando freddo
-Forse è il caso di accompagnarla in infermeria- propose Kaname, facendo vagare sul mio corpo uno sguardo sospettoso e indagatore
-Le lezioni stanno per cominciare, Kuran. È meglio per te se lasci il resto a noi- disse una voce carica di disprezzo
Inaspettatamente sentii una mano poggiarsi salda sulla mia spalla. Mi voltai, spaesata dalle fitte sempre più intense, e trovai Zero accanto a me, spuntato da chissà dove, che fissava Kaname con odio profondo, ai limiti della ragione, intimorendomi terribilmente.
-Mi fai paura, signor prefetto- disse Kaname con aria divertita, congedandosi da noi e raggiungendo il suo gruppo –Più tardi verrò ad accetarmi delle condizioni di salute della vostra compagna, se non ti dispiace Yuki-
-No, certo che no- disse Yuki, mentre Zero continuava a riservargli uno sguardo rancoroso
Non appena il ragazzo della Night si allontanò, sia il mal di testa che le fitte si afflievolirono fino a quasi scomparire. Tirai un mezzo sospiro di sollievo, ma ancora dovevo carburare quello che mi era appena successo.
-Yame, come va adesso?- chiese nuovamente Yuki, scrutandomi attentamente sia lei, che Zero, alquanto turbati
-M-meglio, mi sento meglio grazie- le risposi sorridendo nervosa
-Sei sicura di non voler fare un salto in infermeria?- insistette, perplessa della mia risposta
-Sì, ne sono sicura. Dev’essere la stanchezza. Probabilmente non ho dormito abbastanza e mi sono sforzata troppo, tutto qua. Tranquilla, non è nulla di cui preoccuparsi-
Invece c’era da preoccuparsi eccome. Non era normale che capitassero cose del genere, all’improvviso, e nemmeno sentire in pieno giorno voci che hai sentito solo nei tuoi incubi. Quello che mi lasciò più incredula fu che ebbi l’impressione che i dolori si facevano più acuti a seconda della mia vicinanza con quel Kaname. Sembrava quasi che ne fosse lui la causa. E poi, perché avrei dovuto ucciderlo? Cosa voleva quella voce da me? Che mi fossi solo immaginata tutto?
Tutti quei pensieri mi stavano sfinendo. Forse ero davvero stanca.
 -Forza, avanti voi, che ci fate ancora qui?! Filate dritte nei vostri dormitori! Non vi rendete conto del fastidio che ci date starnazzando qua e là come galline ogni santo giorno?!- urlò Zero fuori di sé. Le ragazze obbedirono all’istante, correndo via impaurite
-Devo dire che le tue arti oratorie sono impeccabili- commentai ancora dolorante
-Già, peccato che la puntualità non sia altrettanto- disse acida Yuki
-Ah, zitta, mi farò perdonare. E poi, è meglio che vada anche tu, noi qua abbiamo parecchio da fare- disse sbrigativo
-Ho capito, ho capito allora vi lascio- dissi spazientita incamminandomi verso la direzione opposta –Ci si vede-
-A domani Yame!- salutò Yuki raggiante, agitando la mano
-E vedi di riposare- minacciò Zero
Percepii le guance tingersi di un leggero rossore, e, senza voltarmi, ricambiai il saluto con un gesto della mano. Sarei stata molto felice di quelle attenzioni, sì.

 
Se solo la mia mente non fosse stata da un’altra parte.
 
Yame…
Mi chiamò piano una voce. Accoccolata ancora tra le coperte, mi rigirai su un fianco, aggrottando la fronte in un’espressione perplessa, ma tenendo ancora gli occhi chiusi.
Yame… canticchiò di nuovo
Dischiusi leggermente gli occhi. No, non era una voce, ma la voce.
-Cosa vuoi ancora da me?- biscicai, mettendomi seduta
Oh, nulla in particolare, solo affacciarti allo specchio…
-Ma qui non c’è uno specchio- puntualizzai, stando al suo gioco
Sì che c’è. Devi solo alzarti dal letto disse divertita
-E se non volessi farlo?-
Mi renderesti molto triste
-Allora credo proprio che non lo farò- dissi rimettendomi sotto le coperte. La voce ridacchiò divertita. Le lenzuola si tirarono giù di scatto, da sole, mosse da una forza misteriosa.
-Ehi, ma che…?- esclamai sgranando gli occhi
Lo farai invece, perché lo voglio io
E così dicendo, di fronte a me apparve dal nulla un comunissimo specchio.
Coraggio, affacciati
Rimasi ferma, immobile sul letto, guardinga. Ero certa che quello fosse solo un altro di quei miei pessimi sogni, eppure…
Non essere così tesa, pensala ad un gioco
-E come fai a sapere se questo “gioco” mi piacerà?- chiesi sprezzante
Lo so e basta. Ti conosco più di quanto pensi, sai? Conosco anche cose su di te che tu stessa non sai… Per esempio, che fine hanno fatto i tuoi amati genitori
Sentii il corpo irriggidirsi a quelle sconcertanti parole
-Come fai a saperlo?- sussurrai interdetta
Diciamo che lo so, o meglio visto… rispose ridacchiando
Lo stavo prendendo troppo sul serio.
-Che cosa hai visto?- chiesi d’istinto, con nelle orecchie il suono del battito accelerato del mio cuore
Ah-ha non barare. Prima lo specchio…
Strinsi le lenzuola tra le mani, le labbra strette a tal punto da sembrare un filo sottile, la fronte leggermente imperlata di sudore freddo. Ancora tesa e diffidente, obbedii. Mi alzai dal letto, un po’ titubante, e mi incamminai a passo lento verso lo specchio che stagliava di fronte a me.
Brava bambina, ci sei quasi…
Non appena mi trovai lì davanti, vidi nient’altro che il mio riflesso. Voltai la testa indietro, spaziando lo sguardo nel cupo buio della stanza.
-Allora? Tutto qui il tuo “gioco”?- domandai provocante alla voce, il mio corpo stremato dalla tensione che stavo accumulando
Tu sta’ a guardare
Sprezzante, mi rivoltai verso lo specchio, e per poco il mio cuore perse un battito.
La mia immagine era scomparsa, e al suo posto c’era quella di una donna dalla bellezza quasi eterea. Aveva dei lisci capelli di un rosso carminio che le scendevano fin sotto alla vita del corpo armonioso, evidenziando la pelle chiara del delicato viso, dall’espressione indecifrabile. Le labbra erano rosse e piene, ben disegnate, e gli occhi, grandi, erano due pozze nere, con leggere sfumature di un rosso vivo nell’iride. Indossava gli stessi vestiti che avevo in quel momento, e non aveva nulla di spaventoso di per sé.
Eppure, stavo tremando come una foglia.
Stavo sudando freddo.
Il respiro si era fatto mozzo.
Gli occhi la fissavano sbarrati.
Avevo paura di lei.
Sentii dietro di me i passi di qualcuno che si avvicinava, e appoggiò le mani, fredde e sottili, sulle mie spalle. Sentivo il suo respiro sulla cute, e mi fece rabbrividire ancora più.
Yame, ti presento Adhara. Ma, forse tu la conosci già… In fondo, avete molto in comune, come puoi ben vedere… molto più di quanto tu possa immaginare ridacchiò
-C-chi sei tu? Quale è il tuo nome?- sussurai con voce tremante
La figura dietro di me chinò la testa delicatamente, fino a sfiorare il mio lobo, portando le labbra vicine all’orecchio. Guardando lo specchio, vidi alle spalle della ragazza un uomo avvenente e dall’espressione inquietante, il volto, parzialmente oscurato dal buio circostante, era incorniciato da capelli scuri, lunghi e mossi, e da due raccapriccianti occhi rosso scarlatto. La sua bocca si disegnò in un mostruoso ghigno, che mise in evidenza due feroci canini.
Rido
NOTA DELL’AUTRICE:
Oh, eccomi finalmente resuscitata! Perdonatemi ancora l’attesa, rimedierò sicuramente, sempre che mi vogliate ancora ^.^” credo che ora però i miei ritmi dovrebbero farsi più svelti… spero che anche questo chappy (ormai lo chiamo così XD) vi piaccia! Grazie ancora a tutti per il vostro sostegno! Bene ora mi eclisso, alla prossima!
 
 
 
 
 
 
 

 
  
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