FORSE DICIOTTO ANNI ERANO POCHI
Parigi, dicembre
2024
Cosa c'era di sbagliato in lui?
Fissava la sua immagine riflessa nello
specchio.
Capelli biondi, occhi grigi e probabilmente solo quel sorriso
tiepido e gentile a distinguerlo da chi l'aveva concepito.
Forse era questo
il problema.
Questo o il non riuscire a ricordare in quale parte nascosta e
recondita del suo cervello, fossero finiti gli insegnamenti cordiali e il
carattere docile di cui l'aveva dotato sua madre.
Si era gettato in spalla il
giubbotto di pelle beige e si era voltato.
Forse, in fondo, aveva sempre
avuto ragione suo zio Ronald. Se fosse nato coi capelli rossi e gli occhi
castani, avrebbe avuto una vita migliore.
Era scoppiato a ridere.
Zio
Ronald non avrebbe mai imparato a tacere davanti alla sorella, gli strilli erano
una conseguenza ormai scontata.
Aveva gettato un'occhiata alla camera
adiacente alla sua. La porta era aperta e la luce dell'abatjour era la sola cosa
che indicava la presenza del Tornado, in casa. Quella e la parlantina
fluente, un po' acida, in perfetto francese.
Ancora problemi col fidanzato di
turno?
Probabile.
Si era fermato sulle scale.
Le risate al
piano di sotto lo avevano colto di sorpresa. Oh beh, mancava poco al Natale, e
sua madre praticamente impazziva in quei giorni.
Casa
sembrava un tripudio di ghirlande, addobbi colorati, persino l'albero sistemato
in fondo alle scale, nell'ampia sala d'ingresso, sembrava voler cedere da un
momento all'altro sotto al peso delle decorazioni. Un altro angelo o un'altra
pallina colorata e si sarebbe afflosciato come un sacco vuoto.
"Tesoro!"
Beccato.
Certe volte si domandava
se fosse realmente solo opera dell'istinto materno, o se in realtà ogni suo
abito fosse dotato di telecamera e microspia. Come nei film babbani. Aveva
scosso la testa.
Se mi sentisse mio padre...
L'oggetto dei suoi pensieri era comparso
alle spalle della donna. Severo e discreto nell'espressione, come sempre.
Riusciva a passare da un attimo di tenera paternità, ad un altrettato cipiglio
di rimprovero. Così, in un batter di ciglia. Perchè lui non ci riusciva?
E
perché nonostante si sforzasse di vedere il lato buono della
cosa, poi, nel momento in cui desiderava ardentemente il carattere della madre,
spuntava quello del padre?
Il suo cervello minacciava di esplodere, ne era
certo.
"Mamma..." si era sporto verso di lei, raggiunto il fondo delle scale, e le aveva baciato una guancia.
La donna lo aveva guardato leggermente preoccupata. "Esci così? Nessun berr-... almeno una sciarpa dai."
Non che gli dispiacessero tutte quelle
premure, ma l'occhiata divertita di suo padre di certo, non era cosa gradita.
Andiamo, era un giovane adolescente nel pieno- no, voleva dire delle sue facoltà
mentali. Era in grado di intendere e di volere. E il dolcevita bianco che gli
aveva amorevolmente regalato la sua ragazza...
...
Forse pensarci non era
la cosa più giusta, in effetti.
Aveva scosso la testa. "Sto bene, mamma, non preoccuparti"
La donna lo aveva guardato leggermente contrariata. Le labbra rosee appena dischiuse. Poi aveva scrollato le spalle. "Se ti becchi un'influenza, non voglio sentire un lamento." Lo aveva rimprovato con il tono professionale da Medimaga.
"Sissignora" si era limitato a replicare divertito.
Il padre non si era mosso di un millimetro. Neppure quando lei era rientrata in cucina, con passo deciso. Aveva ancora le mani nelle tasche dei pantaloni scuri, dal taglio classico e nonostante le labbra, piegate in quello che doveva essere un sorriso, il tono della voce era serafico. "I Malfoy sono affascinanti anche con una sciarpa, Damian..."
...
Ok, ciò voleva senz'altro dire
"accontenta tua madre, o dovrò sorbirmela io poi, da bravo." Parole che non
avrebbe mai sentito. In diciotto anni era diventato piuttosto bravo a capire gli
adulti. Suo padre in primis, Draco Malfoy sarebbe stato un ottimo elemento per
un nuovo vocabolario Malfoy-Resto del Mondo. Viceversa sarebbe stato inutile.
Era perfettamente in grado di capire cosa volesse dirgli la persona di fronte,
il problema era sempre stato, appunto, comunicare.
Aveva annuito, mal trattenendo un sospiro.
In fondo, a lui andava anche bene. Sua madre sapeva alternare il pugno di ferro
alle carezze con estrema facilità. Un po' più complicata e da "campana di
vetro", era la situazione della sua adorabile Briana. Principessa...,
era sempre tentato di salutarla così, quando decideva di uscire dalla
confortevole camera. Peccato che ad ogni inchino, a mo' di presa in giro, sua
sorella lo aveva tagliuzzato col solo sguardo.
Dodici anni e Draco Vincent
Lucius Malfoy come padre.
Bastava questo a chiudere il discorso.
Si era diretto senza troppe storie al
guardaroba, afferrando la sciarpa di lana pettinata e bianca. Se l'era rigirata
tra le mani, prima di decidersi a specchiarsi e ad indossarla, lasciandola
semplicemente cadere sulle spalle e sul petto. Gli aveva sempre dato un'idea di
soffocamento, quando aveva qualcosa di stretto intorno al collo. E lui odiava le
costrizioni.
...
Forse era quello.
O forse.
Era tornato sui suoi passi, recuperando la
giacca dal bracciolo del divano.
E aveva fatto per salutare i genitori.
Ma
come al solito...
Si era passato una mano nella frangia
disordinata.
Non sarebbero cambiati mai. E questo era un bene.
Chiunque
fosse passato da lì, sua sorella... la gelosia fatta femmina... inclusa, ci
avrebbe pensato almeno due volte prima di interrompere il quadretto intimo e
familiare che stavano regalando.
Sembravano assolutamente perfetti così.
Stretti in un abbraccio. Col volto della madre nascosto nell'incavo del collo
dell'uomo. E le braccia dello stesso alla sua vita, come a volerla cullare sulle
note della canzone che, lenta e soffusa, si propagava nella cucina.
L'aveva
sentita tante volte e anche se nessuno dei due l'aveva spiegato chiaramente,
quella era la loro canzone.
Quando due si amano...
Era la frase che la madre gli ripeteva fin
da quando era piccolo. E non riusciva a capire. E suo padre ancora lo prendeva
in braccio, chiamandolo "scricciolo" o "mostriciattolo".
Ne era passato di
tempo.
E ora, a diciotto anni, lui una cosa se la
chiedeva.
Guardando il volto della ragazza con cui aveva preso ad uscire.
Sbirciando di nascosto lo spettacolo di Ginny e Draco abbracciati.
Sarebbe mai riuscito a vincere il lato
Malfoy che c'era in lui, come aveva fatto suo padre?
O c'era davvero qualcosa
di sbagliato in lui?
Forse diciotto anni erano pochi per capire.
Aveva aperto la porta e una sferzata di
vento gelido l'aveva colpito, facendolo rabbrividire.
Davanti all'uscio,
immobile, le mani avvolte da un paio di guanti chiari e intrecciate davanti al
corpo, un sorriso gentile a piegare le labbra rosa, c'era lei.
Lei con i suoi
capelli neri, un po' mossi e lievemente bagnati dalla neve che scendeva.
Le
aveva spostato con un gesto gentile la catenina d'oro che si era impigliata ad
alcune ciocche e l'aveva delicatamente invitata ad abbracciarlo.
Forse
diciotto anni erano pochi per capire e forse non sarebbe stata lei l'amore della
sua vita, ma a Damian Malfoy, in fondo, per il momento andava bene
così.
*-*-*
Che vuol dire questa... mmmm drabble? Eh mi
sa che si può definire solo tale.
Non lo so.
O meglio, lo so.
Era da
un po' che volevo riprendere a scrivere. Metteteci poi che siamo in periodo
natalizio e che sono un po' nostalgica per tante cose tutte assieme, ho ripreso
a leggere There's Hope e seguito (che ho sempre lì, accuratamente rilegati,
sulla mia scrivania)... e mi è venuta in mente quest'immagine.
Niente di che
quindi, un tributo a ciò che la mia Maxina ha scritto tempo fa, facendomi
sciogliere barbaramente (...addio lato Malfoy). Nulla a che vedere col suo stile
di scrittura, solo un flash.
Direi che è tutto.
A presto, spero.
Luna
Malfoy