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Autore: Princess Kurenai    29/05/2013    1 recensioni
Era passato oltre un mese dal suo rientro a Casa Baggins - includendo i giorni passati a risolvere i vari problemi legati alla sua 'presunta morte' che aveva assolutamente dovuto fronteggiare nel minor tempo possibile -, e per quanto Bilbo avesse sentito la mancanza di quelle mura così familiari e rassicuranti, del suo letto e dei suoi libri... in quel momento sentiva una 'mancanza' ben diversa.
Perché l'idea di vivere di nuovo solo dopo aver passato quasi un anno in compagnia di tredici chiassosi ed invadenti Nani, più uno Stregone, lo rendeva nostalgico e triste... e non era da lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Dìs, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo: The Long Way Home
Titolo del Capitolo: XV. Left to go
Fandom: The Hobbit
Personaggi: Bilbo Baggins, Fìlì, Kìli, Thorin Oakenshield
Genere: Introspettivo, Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash, What if? (E se…)
Conteggio Parole: 2000
Note: 1. Ambientata alla fine del libro Lo Hobbit, dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti.
2. Tempo di grandi discorsi? Naaaaaah! Posso solo dire che beh... siamo alla fine<3 Grazie per avermi “seguita” fino a qui... il vostro supporto, i commenti e la presenza mi hanno aiutata a finire questa fic. Forse non nel migliore dei modi ma... era l’unica via giusta da prendere ù_ù non odiatemi ç_ç
3. Non betata BWAH!

La notte prima, quando Fìli e Kìli erano rientrati a Casa Baggins, si erano entrambi addormentati con la certezza che tutto si era risolto per il meglio.
Thorin avrebbe parlato a Bilbo, si sarebbe scusato e avrebbe ritirato l’esilio invitandolo a partire ad Erebor con loro l'indomani. Lo Hobbit si sarebbe commosso e lo avrebbe giustamente insultato per averlo fatto aspettare così tanto, Thorin lo avrebbe abbracciato e baciato per farsi perdonare.
Era così che doveva andare, si erano detti. Perché quei due si amavano, e non avevano smesso di farlo neanche dopo tutto quello che era accaduto - l'esilio, le incomprensioni e l'orgoglio.
Per quel motivo al loro risveglio si erano presentati allo Hobbit - intento a preparare la colazione per gli ospiti - con degli ampi sorrisi, carichi di quelle speranze che si erano realizzate dopo tanti tentativi ed altrettante discussioni.
" Buongiorno Bilbo!", lo salutarono allegramente, prendendo posto sulla tavolata.
" Buongiorno ragazzi.", rispose il padrone di casa voltandosi verso di loro con un minuscolo sorriso, abbandonando poi i fornelli per porgere loro delle tazze per la colazione. " Avete dormito bene?", domandò gentilmente.
" Alla grande!", esclamò Kìli. " Siamo carichi per il viaggio!"
" E tu Bilbo? Sei pronto per la partenza?", aggiunse il maggiore, stupendosi quando vide lo Hobbit oscurarsi per quella domanda.
Aveva detto qualcosa di sbagliato? O... era successo qualcosa con Thorin?
In un attimo tutte le loro speranze e l'allegria si smorzarono in attesa della risposta del loro amico.
" Io... devo restare qui.", rivelò Bilbo, lasciando di stucco i due.
" Come? Ma Thorin non ti ha...", esalò Kìli.
" Ha ritirato l'esilio e si è scusato per il suo atteggiamento.", spiegò lo Hobbit con attenzione, assicurandosi che i due non fraintendessero. Thorin era stato gentile e non dovevano prendersela con lui.
“ Ma...”
" Non partirò con voi. Un giorno verrò a trovarvi, ma per il momento è questo il mio posto. Questa è la mia decisione.", concluse con decisione, sperando di riuscire a prevenire le lamentele dei giovani Nani che, delusi e stupiti, restarono in silenzio.
Avevano sperato fino alla fine che tutto andasse per il meglio. Ci avevano creduto con tutte le loro forze... ed invece Bilbo aveva scelto la Contea.
Come poteva fare quello a Thorin? E Thorin come stava?
Era possibile che fosse tutto finito e che il loro legame si fosse spezzato così semplicemente?
Avrebbero volentieri insistito, andando a cercare delle risposte a quelle domande, ma non volevano cadere in inutili discussioni con lo Hobbit e rovinare quegli ultimi momenti insieme.
Consumarono quindi il loro pasto senza commentare, e al risveglio di Dìs - mattiniera per abitudine -, andarono ad aiutare la loro madre e Bilbo a servire la colazione anche agli altri Nani - che ovviamente ringraziarono calorosamente il padrone di casa per l'ospitalità.
Dìs stessa era certa che lo Hobbit sarebbe partito con loro, tant’é che quando apprese la notizia la accolse quasi con rabbia, ritrovandosi addirittura sul punto di andare a prendere a calci nel sedere suo fratello, certa che avesse detto o fatto qualcosa di sbagliato. Furono i figli a farla desistere, e quando incrociò lo sguardo di Thorin fu quasi felice di essersi calmata e di aver ascoltato Fìli e Kìli.
Di fatti il Nano non si unì al tavolo a mangiare con loro e si fece vivo solo quando fu il momento di partire, prodigandosi per aiutare la sua gente come meglio poteva. Nonostante i suoi tentativi di mantenere un certo distacco, risultò impossibile non notare la sua espressione malinconica - gemella di quella che era apparsa anche sul volto di Bilbo.
Quella situazione era profondamente sbagliata, ma nessuno dei due sembrava volerla cambiare, e per quanto fosse ingiusto neanche Dìs ed i suoi figli osarono mettere più bocca tra il Nano e lo Hobbit.
Al momento della partenza, Bilbo si sforzò ovviamente di apparire più tranquillo e felice possibile mentre salutava Fìli e Kìli con un lungo abbraccio, ma non poté fare a meno di mandare giù la necessità di inseguirli quando li vide allontanarsi.
Già si vedeva correre dietro di loro e per andare poi a fermarsi dinnanzi a Thorin, pregandolo affinché restasse un'altra notte con lui. E dopo quella un'altra ancora e poi tante altre... fino a non abbandonarlo più.
Ma non lo avrebbe fatto. Sarebbe stato scorretto ed anche doloroso perché Thorin non lo desiderava accanto a lui se non per fare un piacere alla sua famiglia, ed inoltre era ormai troppo tardi. Infatti la comitiva sparì presto alla sua vista e con loro i suoi pensieri di convincerli a restare ancora a Casa Baggins con lui.

 

Erano già passate quattro settimane da quando i Nani avevano lasciato la Contea e si prospettavano almeno altre due settimane di marcia prima di raggiungere Gran Burrone e partire poi per le Montagne Nebbiose
Quella prima parte del viaggio si rivelò particolarmente tranquillo oltre che lenta, cosa che contribuì almeno a mantenere alto il morale di tutti i Nani, che tuttavia non poterono ignorare una strana malinconia gravare sul fiero volto del loro Re.
Tutti si erano accorti che c’era qualcosa che non andava nel Nano, anche quelli che non erano a conoscenza del rapporto tra Thorin e lo Hobbit, ma erano troppo rispettosi per indagare o per fare delle domande forse inopportune a Dìs o ai suoi figli.
Ovviamente Fìli e Kìli, così come la Nana, erano a conoscenza del motivo di quella tristezza ma evitarono a loro volta di fare troppe pressioni a Thorin.
Potevano solo immaginare il suo dispiacere - credevano che Bilbo avrebbe subito scelto di partire per Erebor -, e proprio per quel motivo cercarono di non stargli troppo addosso.
Il Nano, dalla sua, non poteva che ringraziargli mentalmente per quella loro scelta, perché era certo che non sarebbe riuscito a reggere una discussione con nessuno dei tre.
Mai in vita sua si era sentito così... vuoto.
Aveva perso la sua casa, aveva visto suo nonno e suo fratello morire, così come suo padre. Era stato umiliato e privato di ogni ricchezza, aveva lavorato nei villaggi degli uomini arrivando talvolta a patire anche la fame pur di sfamare la sua famiglia. Ma niente di tutto quello sembrava poter essere paragonato a ciò che sentiva in quel momento, perché era il suo cuore ad essere stato ferito e svuotato.
Ormai le sue giornate scorrevano tutte uguali, prive di colore, mentre al contrario i suoi ricordi si tingevano del verde delle colline della Contea, dei profumi di quel luogo e dell'azzurro del cielo limpido... uguale al colore degli occhi del suo Bilbo.
Si dava dello stupido per aver sperato seriamente che lo Hobbit scegliesse di viaggiare con lui per la Montagna Solitaria, abbandonando quella terra meravigliosa e pacifica che era la Contea.
Era stato davvero uno sciocco e tutto ciò che gli era rimasto dopo quella notte era quel peso, formato dalla tristezza e dalla delusione, che andava a gravare sul suo petto. Piegato dal dispiacere non poté far altro che continuare con la sua marcia, sperando di raggiungere al più presto la sua dimora.
Tuttavia, neanche la vista della Montagna Solitaria dopo tutti quei mesi di marcia riuscì a rallegrarlo.
Ricordava ancora le speranze e la gioia che aveva provato la prima volta che aveva visto in lontananza la figura di Erebor, ma in quel momento accanto a sé non c'era Bilbo, né stava iniziando a provare quei strani ma piacevoli sentimenti che lo avrebbero portato ad innamorarsi di lui.
Giorno dopo giorno il suo cuore continuava a riempirsi di tristezza, di dolore e di desideri irrealizzabili. Insieme alla consapevolezza che, a causa di quel legame - tipico dei Nani - che lo aveva unito allo Hobbit, si sarebbe spento lentamente fino alla morte... ma in realtà, scoprì ben presto non gli importava la fine che avrebbe fatto.
Tuttavia, nonostante la sua apparente resa al destino che lo attendeva, c'era ancora una piccola parte di lui che non riusciva a non essere tentata dall'idea di tornare indietro.
Alle volte Thorin si era davvero ritrovato sul punto di spronare il suo pony a correre il più velocemente possibile per raggiungere di nuovo la Contea e la casa di Bilbo, e anche se non sapeva che cosa sarebbe accaduto, era certo che avrebbe pregato lo Hobbit affinché restasse per sempre con lui - il luogo non importava se erano insieme. Ma quando si voltava, pronto a tornare sui suoi passi, finiva sempre per osservare i visi di quei Nani che avevano scelto di seguirlo.
Contavano tutti su di lui.
Sentiva sulle spalle i suoi doveri di sovrano e si ricordava inoltre che Bilbo aveva scelto il suo posto... e doveva fare lo stesso.
Era il Re sotto la Montagna e la sua gente aveva bisogno di lui, e per quanto sarebbe stato difficile e doloroso sopportare quella lontananza, avrebbe cercato di essere un sovrano giusto per il resto della sua vita.
" Finalmente a casa...", mormorò Dìs, strappandolo ai suoi pensieri.
Le lanciò un'occhiata, scorgendo nel volto della sorella uno sguardo tra il sollievo e la nostalgia.
Un tempo, si disse, anche lui avrebbe provato quegli stessi sentimenti, ma sembravano passati secoli da quei momenti in cui desiderava solo rimettere piede ad Erebor.
" Stai bene, Thorin?", quella volta Dìs si era rivolta direttamente a lui, preoccupata e comprensiva.
Si era trattenuta fin troppo in quei mesi, poteva anche aver scelto di non stare troppo addosso a Thorin, ma era impossibile non essere in pensiero per le condizioni del fratello.
" Sì. Sto bene.", rispose piatto il Nano, evitando di guardarla.
" Menti. E lo sappiamo tutti e due."
" Servirà a qualcosa dire che sto morendo dentro, namad?", ribatté dolorosamente gelido Thorin, costringendo Dìs a rimanere in silenzio per qualche istante.
" No ma..."
“ Ormai è finita.”, riprese il Nano. “ Questo è il nostro posto, questa è... casa nostra.”
Non c’era alcun segno di passione o affetto nella sua voce. In passato, quando parlava di Erebor, Dìs era abituata sentirlo ardere d’amore per la sua terra... ma in quel momento avvertiva solo rassegnazione per un luogo che, per quanto gli appartenesse, non poteva più definire ‘casa’.

 

Il Natale era ormai alle porte, e con l'ingresso di Dicembre Bilbo comprese che erano già passati ben sei mesi dalla partenza di Thorin e degli altri Nani.
Allo Hobbit, in realtà, sembrava essere passato molto più tempo per quanto erano diventate noiose e monotone le sue giornate - tremendamente simili a quelle vissute mesi e mesi prima.
Ogni giorno trascorreva nello stesso identico modo: faceva tutti i suoi pasti, curava il suo giardino e talvolta andava al mercato - dove ascoltava i pettegolezzi ormai di rito che lo riguardavano -, mentre altre volte si concedeva delle lunghe camminate pur di non restare solo a casa Baggins... momenti all'aria aperta che si dovette scordare con l'arrivo della stagione fredda, cosa che lo costrinse a restare tra le silenziose mura domestiche.
Sperava di essersi abituato a quella situazione, ma dopo quello che era successo la notte prima della partenza, Bilbo sentiva che era tutto diverso.
Perché al suo ritorno da Erebor si era ritrovato era senza speranze. Era stato tagliato fuori da quel regno che aveva aiutato a riconquistare, il cui sovrano era l'unica persona che avrebbe mai amato in vita sua - era una cosa scioccamente romantica, ma Bilbo sapeva che non sarebbe mai esistito uno Hobbit, o qualcun altro di qualsiasi altra razza, in grado di cancellare il legame che aveva stretto con Thorin.
Mentre in quel momento, così come tanti altri che lo avevano preceduto, non poteva fare a meno di chiedersi: " Che cosa sarebbe successo se avessi accettato la proposta di Thorin?", arrivando addirittura a pensare a quali conseguenze sarebbe andato incontro nel fare i bagagli e presentarsi ad Erebor.
Thorin aveva ritirato l'esilio, quindi poteva vivere con lui o anche solo guardarlo da lontano. Poteva sentirsi in un certo qual modo a casa... ma alla fine i suoi erano e sarebbero rimasti per sempre dei pensieri.
Non avrebbe mai trovato il coraggio di compiere un'azione simile, perché anche se tempo addietro aveva trovato il coraggio di intraprendere un'avventura - a tratti suicida -, lui era uno Hobbit e suo malgrado quella era la sua dimora.
Bilbo era un Baggins di Casa Baggins, e tutto ciò che stava fuori dalla Contea doveva essere lasciato andare via.

 

 

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